Il 26 maggio 2021 il profilo Facebook dell’onorevole Sara Cunial, deputata del Gruppo Misto alla Camera, ha pubblicato un post intitolato «Ciò che dite sui vaccini non è scritto da nessuna parte! (e lo sapete!)». Il post amplia l’intervento dell’onorevole Cunial durante la seduta della Camera del 25 maggio 2021, disponibile online (dal minuto 3:26:19). In quell’occasione la deputata doveva rispettare le tempistiche imposte dal luogo, mentre su Facebook ha dato ampio spazio al suo pensiero e, nel dettaglio, Cunial ha fatto due principali affermazioni: la prima è che i vaccini contro la Covid-19 non sono in grado «né di coprirci dall’eventuale contagio successivo né dall’eventuale trasmissione»; la seconda è che «i vaccini contengono proprio l’elemento che sta uccidendo le persone», in riferimento alla proteina Spike che i vaccini fanno produrre all’organismo umano e che, secondo Cunial, causerebbe tanto i sintomi della Covid-19 quanto gli eventuali danni da vaccino.
Si tratta in entrambi i casi di affermazioni false. Andiamo con ordine.
In primo luogo, sebbene sia vero che all’inizio della campagna vaccinale non c’erano prove che i vaccini fossero capaci di impedire l’infezione asintomatica e la trasmissione del virus Sars-CoV-2, oggi sappiamo che le cose stanno diversamente. Numerosi dati indipendenti oggi suggeriscono fortemente che i vaccini possono ridurre significativamente, anche se non del tutto (dal 40 al 70 per cento circa, a seconda degli studi) la probabilità di infezione e quindi di trasmissione del virus.
Per quanto riguarda la tossicità della proteina Spike, come avevamo già discusso su Facta, è vero che esistono studi secondo cui una parte dei danni causati dalla Covid-19 potrebbe essere collegata alla proteina Spike, ma anche se tali studi fossero confermati la quantità di Spike prodotta dai vaccini è molto piccola rispetto a quella prodotta dal virus Sars-CoV-2 e persiste nell’organismo al massimo per pochi giorni. In ogni caso sappiamo che i vaccini, lungi dal causare patologie se non in casi estremamente rari, stanno dimostrando un’eccellente efficacia nella riduzione di malattia grave, ricoveri e decessi, come si vede dai dati di vari Paesi tra cui l’Italia.