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No, Australia e Giappone non hanno «annullato» i flussi migratori in entrata

No, Australia e Giappone non hanno «annullato» i flussi migratori in entrata

15 settembre 2023
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Il 6 settembre 2023 il generale italiano Roberto Vannacci durante la trasmissione di Rete4 Fuori dal Coro ha dichiarato (dal minuto 01:05:00 della puntata integrale) che «l’immigrazione non è inevitabile, e chi l’ha voluta evitare, l’ha evitata». A sostegno della sua teoria Vannacci ha portato l’esempio del Giappone e dell’Australia, due Paesi che, secondo il suo parere, se non hanno annullato il fenomeno dell’immigrazione «lo hanno limitato a numeri veramente risicatissimi».

Vannacci era finito recentemente sotto i riflettori per aver auto-pubblicato ad agosto 2023 “Il mondo al contrario”, un libro che parla del concetto di “normalità” e di come alcune minoranze stiano cercando di stravolgerlo, e che contiene una serie di commenti omofobi, sessisti e razzisti. L’opera era stata definita dal ministro della Difesa Guido Crosetto come «farneticazioni personali» che «screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione», e Vannacci è stato poi destituito dal suo incarico di comandante dell’Istituto geografico militare. Il 25 settembre uscirà una nuova edizione del libro edita dalla casa editrice Il Cerchio.

Le informazioni rilasciate da Vannacci a Fuori dal Coro sono false.

Da oltre 15 anni in Australia il fenomeno dell’immigrazione contribuisce all’aumento della popolazione totale. Come ha sottolineato su X Luca Sofri, direttore de Il Post, secondo i dati dell’Australian Bureau of Statistics (ABS), l’ufficio nazionale di statistica dell’Australia, dal 2011 al 2020 ogni anno sono entrate nel Paese oltre 400mila persone. In questi numeri sono comprese persone a cui è stato concesso un visto che può rientrare in una delle seguenti tipologie: temporaneo, ovvero per turisti, studenti e lavoratori specializzati, permanente, cioè per motivi familiari ed economici, speciale per i cittadini della Nuova Zelanda, come garantito dall’accordo Trans-Tasman del 1973 per favorire il libero movimento persone tra i due Paesi, e di altre categorie. In questi dati vengono conteggiate anche le persone che hanno ottenuto la cittadinanza australiana. 

In particolare, da gennaio del 2000 ad agosto 2021 sono entrate nel Paese 3 milioni di persone con un visto permanente, il 59 per cento delle quali ha ottenuto la cittadinanza australiana. Gli ultimi dati mostrano che ad agosto 2021 sul territorio australiano erano presenti 1,6 milioni di persone con un visto temporaneo (in questo calcolo sono esclusi i turisti, a cui è richiesto un visto di ingresso, ma che entrano nel Paese per scopi ricreativi quindi non possono essere conteggiati nel fenomeno migratorio). 

Facendo un confronto con l’Italia si può notare che i dati sono pressoché simili. Dal 2012 al 2021 ogni anno sono state registrate nel Paese circa 250mila persone straniere immigrate (sia comunitarie, cioè appartenenti all’Unione Europea e allo Spazio Schengen, sia non comunitarie), ovvero che hanno una residenza legale da almeno 12 mesi nello Stato italiano.

Nel caso di persone straniere senza documenti regolari, ovvero cittadini stranieri che si trovano e vivono in Italia senza aver superato un regolare controllo alle frontiere o che hanno il permesso di soggiorno o il visto scaduti, la Fondazione Ismu stima che al 1° gennaio 2021 in Italia erano presenti circa 519 mila migranti irregolari. Il dato è in linea con quello dell’anno prima e in calo rispetto ai 562 mila stimati all’inizio del 2019. Come suggerito dai colleghi di Pagella Politica, però, vista la natura illegale del fenomeno non esistono cifre ufficiali delle istituzioni, per esempio del Ministero dell’Interno, su quante siano le persone immigrate che vivono senza un regolare permesso in Italia. Inoltre, bisogna tenere conto che i dati oscillano a causa dei movimenti migratori e dalle politiche approvate dai governi, con cui sono stati regolarizzati nel tempo i documenti di centinaia di migliaia di migranti. 

Precisiamo che, nel caso dell’Australia, l’Australian Press Council (APC), istituto che si occupa di promuovere una corretta informazione, ha stilato un documento per fare chiarezza sui cosiddetti “migranti illegali”. Le persone che arrivano in Australia via mare senza un visto vengono definite come «arrivi marittimi irregolari», ma non sono considerate colpevoli di alcun reato. La procedura prevede che queste persone, se ne hanno diritto, verranno classificate come richiedenti asilo e potranno rimanere nel territorio australiano fino a che non riceveranno un visto di protezione oppure un visto transitorio, che consente di rimanere in Australia in attesa della concessione di un eventuale nuovo visto.

Secondo i dati del governo australiano, pubblicati a seguito di una richiesta di accesso agli atti (FOIA), tra luglio 2019 e settembre 2020 sono stati concessi circa 2mila visti di protezione, “Protection visa”, su un totale di oltre 26 mila domande. Nello stesso periodo, sono state presentate oltre 3mila domande da parte di persone che hanno raggiunto l’Australia «illegalmente», e sono stati rilasciati oltre 2mila visti di protezione temporanea (“Temporary Protection visa” e “Safe Haven Enterprise visa”). 

Tornando ai numeri di ingresso in Australia, sia tramite un visto temporaneo che permanente, per gli anni 2020 e 2021 si nota una forte diminuzione. Questo calo, però, non è dovuto alle politiche migratorie del governo australiano, come suggerito da Roberto Vannacci, bensì alla pandemia di Covid-19 e alle relative restrizioni sugli spostamenti a livello internazionale. I confini australiani, infatti, sono stati chiusi per motivi sanitari da marzo 2020 a fine febbraio 2022. 

Per quanto riguarda il Giappone, invece, a fine 2022 si conteggiavano 3 milioni di residenti stranieri, dato mai raggiunto prima, come spiegato dall’Agenzia giapponese dei servizi per l’immigrazione. A 900 mila di questi è stato concesso un visto per motivi di studio e lavoro, 800 mila hanno lo status di residente permanente, ovvero hanno la possibilità di rimanere nel Paese a vita, e al resto delle persone è stato concesso un permesso di residenza speciale, garantito agli abitanti di Corea e Taiwan, colonie del Giappone prima della fine della seconda guerra mondiale, e che per il Trattato di pace di San Francisco del 1952 tra Giappone e Repubblica Cinese avevano perso la loro cittadinanza giapponese. 

Inoltre, sempre nel 2022 il governo giapponese ha concesso quasi 2mila visti per motivi umanitari su circa 7mila richieste. Negli anni precedenti i visti concessi sono stati inferiori. Nel 2021, infatti, sono stati rilasciati 654 permessi (su 6mila richieste), mentre l’anno precedente erano 91 (su 5mila richieste). Nel 2019 la richiesta di visti per motivi umanitari erano maggiori, circa 10mila, e a 81 persone è stato concesso di risiedere in Giappone.

I dati sui migranti irregolari nel Paese, invece, mostrano che nel 2020 e nel 2021 erano presenti circa 82 mila persone che risiedono in Giappone senza un permesso valido. Questo dato è sceso nel 2022, arrivando a 66mila, per poi salire nuovamente nel 2023 fino a 70mila.

Né l’Australia né il Giappone hanno dunque «annullato» il fenomeno dell’immigrazione, come erroneamente suggerito da Roberto Vannacci.

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