Il 23 agosto 2023 un aereo privato modello Embraer Legacy 600 che viaggiava da Mosca a San Pietroburgo è precipitato nella regione di Tver, in Russia, uccidendo tutte le persone a bordo. Poco dopo lo schianto l’agenzia federale russa per i trasporti aerei Rosaviatsiya ha diffuso la lista dei passeggeri, tra i quali compaiono anche Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo paramilitare russo Wagner, e Dmitry Utkin, spesso descritto come braccio destro di Prigozhin e cofondatore del gruppo mercenario, assieme ad altre otto persone.
Le autorità russe hanno affermato che stanno indagando e conducendo operazioni di ricerca e la dinamica dell’incidente non è ancora stata chiarita. Fin da subito, tuttavia, hanno iniziato a circolare in Rete molte teorie su cosa possa aver causato lo schianto dell’aereo. È, quindi, importante chiarire cosa è noto e cosa no, facendo ordine tra le varie ipotesi.
Chi era Yevgeny Prigozhin?
Tra il 23 e il 24 giugno 2023, il nome di Prigozhin era tornato al centro dell’attenzione mediatica perché il capo della Wagner – compagnia militare privata spesso impiegata da Mosca, nelle settimane precedenti in particolare nell’offensiva su Bakhmut in Ucraina – aveva lanciato una sfida al presidente russo Vladimir Putin, penetrando con le sue milizie in territorio russo, dopo mesi di critiche nei confronti delle istituzioni militari di Mosca, in particolare Ministero della Difesa ed Forze Armate.
La marcia dei mercenari della Wagner si era arrestata già nella serata del giorno in cui era iniziata e Prigozhin aveva annunciato il dietrofront e il rientro dei miliziani nei loro campi base, fermandosi a 200 chilometri dalla capitale «per evitare spargimenti di sangue» in Russia. Per la fine della rivolta era stata decisiva la mediazione del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, che aveva anche ospitato Prigozhin risparmiandogli il processo in Russia.
Yevgeny Prigozhin è stato un uomo d’affari russo e, in passato, uno stretto collaboratore di Putin. Da ex carcerato prima e venditore di hot dog poi, è riuscito a diventare un oligarca e il capo del più grande esercito privato russo, la Wagner, apparsa per la prima volta sulle scene nel 2014 durante l’annessione della Crimea da parte della Russia. Da allora il gruppo Wagner ha inviato i propri uomini in diversi conflitti, espandendosi e rafforzandosi sempre di più. Come avevamo spiegato in un approfondimento su Facta.news, Prigozhin è noto anche per aver avuto legami con l’Internet Research Agency (IRA), meglio conosciuta come la “fabbrica di troll” della Russia. Si tratta di un’azienda russa impegnata in operazioni di propaganda online per conto di aziende russe e per gli interessi politici del Cremlino.
Le varie ipotesi in circolazione
La morte del capo della Wagner fin da subito è stata circondata da un alone di mistero, che ha portato alla circolazione di varie teorie rispetto alla motivazione di quanto accaduto. Dalla responsabilità di Putin, a una rappresaglia di alcuni nemici, fino alle ipotesi che mettono in dubbio la morte stessa di Prigozhin. Si tratta, però, di teorie, alcune più accreditate dagli esperti e altre meno, che non hanno ancora trovato conferma.
Molti esponenti occidentali hanno espresso dubbi sulle circostanze e sulle informazioni che circolano su quanto accaduto. La ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock, per esempio, ha dichiarato che non è ancora chiaro cosa sia successo perché «non ci si può fidare delle dichiarazioni ufficiali russe», mentre Olivier Véran, portavoce del governo francese ha affermato che è possibile «avere ragionevoli dubbi» su quanto accaduto.
La pista che porta a Putin
Il primo scenario presentato successivamente alla morte di Prigozhin è quello che vede Vladimir Putin come mandante. Il presidente russo, infatti, avrebbe avuto molte ragioni per volere il leader mercenario morto, in particolare dopo l’ammutinamento guidato da Prigozhin a giugno.
Secondo l’Institute for the Study of War (ISW) si tratta dell’ipotesi più convincente. Il direttore della CIA Bill Burns aveva dichiarato a luglio che il capo della milizia aveva i giorni contati perché Putin avrebbe cercato vendetta rispetto all’ammutinamento guidato da Prigozhin a giugno. Nei mesi successivi alla penetrazione militare in territorio russo da parte delle milizie di Wagner, anche altri esperti e giornalisti investigativi avevano predetto la morte del leader della compagnia militare.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha commentato a caldo la notizia della morte di Prigozhin affermando di non essere sorpreso anche se, al momento, non aveva particolari informazioni a riguardo, aggiungendo che «non c’è molto di quello che accade in Russia in cui Putin non sia dietro». Anche fonti della sicurezza britannica ritengono che l’abbattimento del jet privato sia stato effettuato dall’agenzia di intelligence FSB proprio su ordine di Putin.
Secondo Stefano Ruzza, responsabile del programma Violence & Security del Torino World Affairs Institute (T.wai) e professore associato di Scienza politica all’Università di Torino, «la ragione imporrebbe che in assenza di elementi fattuali, laddove si costruiscono delle ipotesi, si parta da quelle più semplici» e in questo caso l’ipotesi più semplice e più lineare è quella che riguarda la frattura «che si è aperta tra il Cremlino e i vertici di Wagner esattamente due mesi fa». Sempre secondo il professore, infatti, quando si investiga su un evento come la morte di Prigozhin è necessario vedere «se esistono movente, occasione e mezzi. E in questo caso è un tre su tre». È comunque verosimile che le circostanze non vengano chiarite nemmeno in futuro, in quanto il Cremlino, con molta probabilità, non dichiarerà mai di essere il vero mandante dell’incidente e, come ha ricordato Ruzza, «Putin è sempre stato uno che gli oppositori politici li fa fuori». Il presidente russo, infatti, ha una lunga storia nel far “scomparire” i suoi nemici. Almeno 14 persone legate al governo di Putin sono morte in circostanze violente o misteriose da quando ha assunto la presidenza nel 2000.
Nonostante l’ipotesi sia accreditata da vari esperti e porti con sé una logica che appare solida, Aldo Ferrari, professore all’Università Ca’ Foscari di Venezia e responsabile dell’Osservatorio Russia e Caucaso centrale dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), ha spiegato a Facta.news che è importante valutare tutti i punti di vista prima di confermare una determinata analisi. Secondo Ferrari, infatti, è necessario analizzare tutte le alternative, ad esempio chiedendosi se davvero questo gesto sia positivo per l’immagine di Putin. Anche se in questo caso, a differenza di altri, «tutto sommato se non emergeranno elementi nuovi, è ragionevole andare nella direzione dell’interpretazione più diffusa», cioè quella che vede il presidente russo come il mandante dell’omicidio.
Morto o forse no?
Una delle teorie alternative che circolano in Rete attorno l’incidente che ha coinvolto Prigozhin è quella che mette in dubbio la morte stessa del leader della Wagner.
Alcuni utenti sui social network hanno infatti affermato che Prigozhin avrebbe inscenato l’incidente per simulare la propria morte, teoria che fa leva sul fatto che il capo della Wagner in passato avesse spesso fatto uso di sosia e travestimenti, come rivelato dal Pentagono. Anche nei canali Telegram di estrema destra negli Stati Uniti sono state diffuse notizie simili, come ha riportato il New York Times. Alcuni utenti hanno postato immagini di una mappa che mostrava un secondo aereo in partenza da Mosca poco dopo il primo volo, sostenendo che Prigozhin in realtà si trovava su quel volo, e non avrebbe quindi subito alcun danno.
Tuttavia, secondo Stefano Ruzza, la morte di Yevgeny Prigozhin è di per sé una notizia probabilmente vera e plausibile. Ruzza ha infatti spiegato a Facta.news che sia le fonti ufficiali russe sia la sfera informativa che circola attorno a Wagner, come il gruppo Telegram “Grey Zone”, hanno confermato la notizia, aggiungendo, seppur con cautela, che «è vero che le prime notizie sono arrivate da una sola parte [quella russa, ndr], ma sappiamo che Wagner e Cremlino sono sulla linea di faglia, quindi avere conferme che arrivano da entrambi questi attori mi sembra indicativo del fatto che la notizia sia vera».
Molte ore dopo l’incidente Putin ha rotto il silenzio sull’accaduto e, nonostante non abbia direttamente confermato la morte di Prigozhin, ha rivolto le sue condoglianze alle famiglie delle dieci vittime e ha parlato dei passeggeri a bordo dell’aereo al passato.
Nella giornata di giovedì 24 agosto anche gli Stati Uniti hanno dichiarato che i rapporti preliminari dell’intelligence li hanno portati a credere che un’esplosione a bordo del jet privato abbia probabilmente fatto precipitare il velivolo, uccidendo tutti i passeggeri a bordo. Per la prima volta, il Pentagono ha dichiarato apertamente di considerare la probabilità che Prigozhin sia morto, pur non confermando ancora ufficialmente la notizia. Patrick Ryder, segretario stampa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha smentito anche una notizia riportata da alcuni media secondo cui l’aereo sarebbe stato colpito da missili terra-aria, spiegando che si tratta di una notizia «inesatta».
Altre teorie diffuse in Rete
Il New York Times ha evidenziato come sui profili di utenti seguaci della teoria del complotto di QAnon, successivamente alla notizia della morte del capo della Wagner, siano apparsi post in cui si afferma che gli Stati Uniti sono segretamente responsabili dell’incidente e del conseguente decesso. Secondo Stefano Ruzza si tratta di un’ipotesi priva di prove fattuali a supporto in quanto, dal suo punto di vista, non esiste un reale beneficio per gli Stati Uniti nell’eliminazione di Prigozhin. Il professore inoltre ha sottolineato a Facta.news che gli Stati Uniti «hanno imposto limiti molto chiari quando hanno consegnato aiuti militari all’Ucraina, che impongono di non utilizzare quel materiale per attaccare la Russia», oltre al fatto che sarebbe stato estremamente difficile condurre un attacco a guida statunitense sul territorio russo senza che Mosca ne fosse al corrente.
Un’altra ipotesi è che l’attacco potrebbe essere stato condotto non direttamente da Putin, ma da altri membri del ministero della Difesa russo, in quanto le lamentele che il leader mercenario ha manifestato prima e durante l’ammutinamento erano dirette in particolar modo a questa istituzione. Secondo alcuni analisti, come Simon Miles, assistente professore alla Sanford School of Public Policy della Duke University e storico dell’Unione Sovietica e delle relazioni USA-URSS, non è inconcepibile che persone all’interno dell’esercito vittime degli abusi di Prigozhin abbiano potuto agire contro il leader di Wagner senza l’approvazione di Putin, anche se è difficile mettere insieme una spiegazione che non implichi l’utilizzo di mezzi statali per far cadere l’aereo.
Nonostante la presenza delle teorie più disparate, da quelle più complottiste a quelle riportate dagli esperti, al momento in cui scriviamo non esiste alcuna certezza rispetto a quanto accaduto e, soprattutto, sull’attribuzione della responsabilità dell’incidente. Resta infatti difficile districarsi tra la rete di propaganda russa e le informazioni che arrivano dal gruppo Wagner. Tra gli esperti, però, l’interpretazione che appare prevalente è quella che indica Vladimir Putin come il mandante dell’omicidio e il movente sarebbe una punizione per quella che lo stesso Prigozhin aveva definito come la “marcia per la giustizia” del 24 giugno scorso.
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