Ad Atreju Fratelli d’Italia presenta il film più amato dai complottisti di QAnon - Facta
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Ad Atreju Fratelli d’Italia presenta il film più amato dai complottisti di QAnon

di Jacopo Di Miceli

Nel fittissimo programma della quattro giorni di Atreju, il festival organizzato a Roma dall’ala giovanile di Fratelli d’Italia tra giovedì 14 e domenica 17 dicembre 2023, spicca un evento piuttosto particolare. 

In mezzo a ventuno dibattiti, due interviste (di cui una di Nicola Porro al patron di Tesla e di X Elon Musk), cinque comizi (tra cui quello di Santiago Abascal, leader del partito spagnolo di estrema destra Vox), otto presentazioni di libri, tre cerimonie di premiazione, due spettacoli di pattinaggio, un presepe vivente e un torneo di calcio balilla, qualcuno ha inserito anche la presentazione di un film divenuto un vero e proprio culto per i seguaci di QAnon – ossia la complessa teoria del complotto, nata negli Stati Uniti nel 2017, su una presunta “cricca” di pedofili satanisti che governerebbe segretamente il mondo.

Stiamo parlando di “Sound of Freedom” (in italiano “Il suono della libertà”), pellicola statunitense diretta dal messicano Alejandro Monteverde, in cui il protagonista – interpretato dall’attore Jim Caviezel – è un tormentato agente della Homeland Security (il Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti d’America) che lascia il suo lavoro per salvare una bambina honduregna dal traffico sessuale di minori in Colombia. 

Di cosa parla il film Sound of Freedom

Le criticità del film non sono gli implausibili snodi della trama, i dialoghi stereotipati e nemmeno l’insistenza pletorica ed emotivamente disturbante con cui gli sceneggiatori indugiano sulla storia degli abusi sessuali. Sono piuttosto gli ammiccamenti a una delle più pericolose teorie del complotto in circolazione – QAnon, per l’appunto – fatti da Jim Caviezel e Tim Ballard, il personaggio da lui interpretato sullo schermo. 

Sound of Freedom fallisce, innanzitutto, nella corretta rappresentazione del traffico minorile, inducendo nello spettatore la percezione distorta che i bambini in schiavitù sessuale siano essenzialmente rapiti, con la forza o con l’inganno, da sconosciuti. In effetti, i primi a criticare il film sono stati gli esperti della materia criminale: in un articolo pubblicato sulla rivista Rolling Stone hanno sottolineato come, in genere, il reclutamento forzoso avvenga all’interno del cerchio rassicurante della comunità – persino della famiglia – e che siano prevalentemente gli adolescenti a essere coinvolti.

Se Caviezel si avventura nell’esoticità di Cartagena e della giungla colombiana per intrappolare avidi commercianti di esseri umani e pervertiti sessuali, Save The Children e Unicef ricordano che la prostituzione è soltanto una delle varie, crudeli forme di schiavitù minorile – dall’arruolamento in guerra fino alla servitù domestica – e che il traffico di minorenni è purtroppo fiorente anche nei Paesi più ricchi, soprattutto ai danni dei migranti. In sostanza, Sound of Freedom spettacolarizza il salvataggio dei minori dal traffico sessuale, lanciando il messaggio pericoloso che la soluzione sia un esercito armato di vigilantes privati e timorati di Dio.

«Il film si prende alcune libertà creative per scopi narrativi» si è giustificata Angel Studios, la casa di distribuzione, in un articolo che separa la finzione dalla storia vera cui è ispirata, quella di Tim Ballard e della Operation Underground Railroad (OUR), la no-profit anti-tratta da lui fondata. Il problema è che pure i resoconti di Ballard si sono rivelati, a dir poco, romanzati. «Non sono totali falsità, ma uno schema per la patinatura dell’immagine e la costruzione di una mitologia, una serie di esagerazioni nel complesso piuttosto fuorvianti», ha scritto la giornalista di VICE Anna Merlan, che ha a lungo indagato sull’ente di beneficenza in questione.

Mancano le prove di molti rocamboleschi salvataggi fra il Messico e la Thailandia, le conferme di collaborazione con le agenzie federali e statali statunitensi e la chiarezza sull’uso dei milioni di dollari ricevuti in donazione. Il passato stesso di Ballard è avvolto nella nebbia: afferma di essere stato nella CIA e nella Homeland Security, ma ha sempre negato il permesso ai suoi ex datori di lavoro di divulgare i file che lo riguardano. Inoltre, secondo i vertici di OUR, da cui si è separato dopo un’indagine interna nel giugno 2023, Ballard avrebbe partecipato direttamente a meno dell’1 per cento delle operazioni della non-profit negli ultimi tre anni. Il motivo dell’allontanamento dall’organizzazione sono le accuse di molestie sessuali rivolte da almeno sette volontarie a Ballard, che avrebbe approfittato della sua posizione e addirittura addotto una dispensazione religiosa del capo della Chiesa mormone per adescarle.

A ogni modo, i metodi muscolari e militarizzati di OUR hanno fatto del suo fondatore una celebrità e un eroe popolare, nonché un consulente della Casa Bianca sul traffico di esseri umani durante la presidenza Trump. A Ballard non è sembrato vero che, a partire dal 2016, si fosse coagulata negli Stati Uniti una vastissima comunità interessata a sradicare il traffico sessuale di minori, per quanto disinformata sui numeri effettivi del fenomeno e obnubilata da orribili cospirazioni immaginarie. «Alcune di queste teorie hanno consentito alla gente di aprire gli occhi», ha detto Ballard al New York Times nel 2020, riferendosi a QAnon. «Ora spetta a noi inondare lo spazio con informazioni reali in modo che i fatti siano condivisi». 

Rispetto ad OUR, i complottisti di QAnon fanno un salto in più: non solo credono che la tratta sessuale di minori abbia una portata globale enormemente sottovalutata, ma anche che, a tirarne le fila, ci sia una rete di potenti pedofili e satanisti bramosi di sequestrare bambini per ricavarne un elisir di eterna giovinezza, l’adrenocromo. Tuttavia, QAnon non si limita a essere un’evoluzione contemporanea dell’accusa del sangue, cioè delle fantasie antisemite medievali, o una nuova espressione del tipico panico satanico americano. 

QAnon è, in primo luogo, propaganda politica: sarebbero infatti i democratici ad abusare dei bambini, mentre Trump lotterebbe, solo e contro tutti, per salvare il Paese dall’abisso della degenerazione morale. Nell’assalto a Capitol Hill, il 6 gennaio 2021, erano molti i complottisti di QAnon in prima fila, come lo “sciamano” Jake Angeli e Ashli Babbitt, l’unica vittima da arma da fuoco negli scontri. Dopo aver negato per due anni di conoscere QAnon, da diversi mesi Trump ha apertamente abbracciato la teoria del complotto, ripubblicandone i meme sui social e inserendone le musiche nella campagna elettorale.

I legami tra il film, la teoria del complotto di QAnon e l’estrema destra statunitense

Ora: è bene precisare che in Sound of Freedom non si evoca mai direttamente QAnon, peraltro minoritario nel 2018 quando è stato girato il film. Se tuttavia persino il regista Alejandro Monteverde ha sentito l’esigenza di prendere le distanze dalla teoria del complotto, il motivo risiede sia nell’endorsement al film da parte degli attivisti di QAnon, che lo hanno spinto alla cifra monstre di 180 milioni di dollari di incassi nei soli primi due mesi nelle sale americane, sia nelle dichiarazioni di Tim Ballard e Jim Caviezel. 

Il primo, pur avendo sempre rinnegato QAnon, ha un rapporto ambiguo con i suoi contenuti. In un post su Twitter del 2020, ad esempio, menzionava la teoria del complotto sui bambini venduti all’interno degli armadi dell’azienda di arredamento Wayfair, evitando accuratamente di specificare che fosse falsa. In una recente intervista con lo psicologo di estrema destra Jordan Peterson, Ballard ha poi convalidato l’idea che esistano sevizie per estrarre sangue e adrenocromo, pur circoscrivendole a pratiche africane.

Caviezel, invece, è un sincero credente di QAnon. Ha partecipato a diverse conferenze dei suoi seguaci e sta promuovendo Sound of Freedom nei circoli dell’estrema destra, come il podcast dell’ex consulente di Trump Steve Bannon o lo show dell’antisemita Scott McKay, ripetendo le parole d’ordine e i nuclei narrativi della teoria del complotto, a partire dal mito dell’adrenocromo

Sul film è infine arrivato il cappello della destra trumpiana. Il 19 luglio, nel suo golf club di Bedminster, nel New Jersey, Trump ha ospitato una proiezione privata di Sound of Freedom alla presenza, tra gli altri, di Bannon, Ballard e di un Caviezel in uno stato di adorazione per l’ex presidente («È il nuovo Mosè», dirà l’attore il giorno dopo alla Fox). A favorire l’avvicinamento alla galassia più radicale dei repubblicani è il produttore del film, l’attore ed ex cantante Eduardo Verástegui. 

Quest’ultimo – che in Sound of Freedom interpreta un ricco finanziatore di Ballard – è incidentalmente anche leader in Messico (il suo paese natale) di un movimento cattolico di destra, nonché organizzatore locale della Conservative Political Action Conference (Cpac), la conferenza dei conservatori statunitensi. I rapporti con i repubblicani sono così consolidati che, durante un incontro a fine giugno con l’ex speaker della Camera Kevin McCarthy, Verástegui ha strappato la promessa di una proiezione del film al Congresso, puntualmente avvenuta il mese successivo.

I tentativi di distribuire Sound of Freedom in Italia

Sound of Freedom sembra, insomma, vivere una vita politica parallela a quella cinematografica per volontà dei suoi stessi finanziatori. In Europa, invece, il film fatica maggiormente a trovare una distribuzione. Se in Francia è Saje Distribution a farsi carico di portare il film nelle sale dal 15 novembre, in Italia ad assumere questa missione è stata la Dominus Production, che ha avviato a questo scopo una raccolta fondi per ora molto deludente: finora ha raggiunto appena l’1,14 per cento dell’obiettivo prefissato). 

Come la sua controparte francese, con cui c’è una coincidenza nel catalogo, Dominus è impegnata nel cinema cristiano. Fra i titoli risaltano Unplanned, controversa pellicola anti-abortista ispirata alla storia di un’ex volontaria pro-aborto diventata pro-life, e Cristiada, dramma storico sulla guerra civile messicana con Eduardo Verástegui nel cast. 

La fondatrice di Dominus è Federica Picchi Roncali, ex candidata di Fratelli d’Italia al Senato nelle ultime elezioni politiche ed ex dirigente del partito nel dipartimento pari opportunità, famiglia e valori non negoziabili. Nel panel di presentazione di Sound of Freedom ad Atreju, Picchi Roncali è la principale relatrice insieme al prete anti-pedofilia Don Fortunato Di Noto, in un dibattito introdotto e moderato da due deputate anch’esse di Fratelli d’Italia, Carolina Varchi e Marta Schifone.

Una coincidenza interessante è che proprio il meeting tra Giorgia Meloni ed Elon Musk a Roma dello scorso giugno sarebbe stato, secondo il produttore Verástegui, il preludio all’arrivo di Sound of Freedom in Italia. 

Niente più che un mero auspicio, probabilmente, ma è significativo che il magnate di origini sudafricane, ormai convertitosi allo sdoganamento di complottisti ed estremisti di destra sulla sua piattaforma, si fosse offerto di ospitare il film su X senza trattenere per sé alcun guadagno.

In questo gioco globale di rimbalzi tra Sound of Freedom e QAnon, la stessa Picchi Roncali ha fatto la sua parte. Il giorno dopo le presidenziali americane del 2020, ad esempio, ha alluso a una «guerra» che Trump avrebbe condotto contro una «élite dissipata e pedofila», la stessa che avrebbe in mano «il mondo della comunicazione e dello spettacolo».

Nonostante ciò, appare improbabile che i vertici di Fratelli d’Italia avallino la teoria del complotto. È molto più plausibile che la destra italiana, come quella americana d’altronde, stia tentando tramite il film di Monteverde di intestarsi la lotta alla pedofilia, lasciando credere che alla sinistra non importi fermarla. E se poi a qualche elettore paranoico venisse in mente di “fare le proprie ricerche”, come insegnano i seguaci di QAnon, tanto meglio: non saranno certo loro a fermarli. 

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