Questo articolo è la traduzione editata dell’analisi originariamente pubblicata in fiammingo dal magazine belga Knack e, successivamente, in inglese dallo European digital media observatory (Edmo)
In tutta Europa circolano sui social foto di presunte proteste contro le misure restrittive collegate alla pandemia. I no vax e no green pass, e movimenti simili, per sostenere la propria narrazione diffondono foto e video di eventi di massa per raffigurare grandi proteste contro le misure legate alla Covid-19. Ma queste immagini sono molto spesso foto e video vecchi, di manifestazioni o festeggiamenti non collegati in alcun modo alla pandemia di coronavirus. Questo è emerso chiaramente dall’indagine condotta da Knack – rivista settimanale belga in lingua olandese – in collaborazione con varie organizzazioni europee di fact-checking.
Vecchie foto, nuovo (e falso) contesto
Domenica 3 ottobre 2021 è un giorno piovoso ad Amsterdam. Un elicottero con telecamere sorvola la capitale olandese per filmare una protesta contro i vaccini e le misure restrittive contro il coronavirus. Il sito web blckbx.tv, che ospita un forum per attivisti no vax, ha noleggiato l’elicottero «per mostrare dall’alto quante persone ci siano, perché questo è un dato che viene spesso minimizzato», afferma il presentatore di blckbx.tv in un video, diffuso su YouTube.
Il dibattito sul numero dei partecipanti alle proteste contro i vaccini e le misure restrittive legate alla pandemia è stato spesso rovente online. A settembre, quando una protesta analoga aveva avuto luogo sempre ad Amsterdam, era circolata online la notizia secondo cui i manifestanti presenti erano «250 mila». Secondo la polizia olandese si trattava invece di 20 mila persone.
L’indagine condotta da Knack, in collaborazione con il network di organizzazioni di fact-checking di EDMO, dimostra che spesso contenuti falsi sono stati diffusi online in una “guerra di percezione” sulla reale portata delle proteste contro vaccini e misure collegate alla pandemia. No vax e no green pass, e movimenti simili, utilizzano foto vecchie, per lo più di eventi affollati, che non hanno nulla a che vedere con le proteste legate alla pandemia, per mostrare un inesistente movimento di massa contrario a vaccini, mascherine, green pass e via dicendo.
Nove organizzazioni europee di fact-checking hanno rilevato questo stesso fenomeno nel proprio Paese. Spesso i casi di disinformazione di questo genere sono transnazionali, cioè la foto che viene diffusa in un certo Stato per testimoniare enormi proteste, contro ad esempio i vaccini, proviene da un altro Stato europeo. Un utente italiano ha per esempio pubblicato su Facebook un video del 2016 di tifosi di calcio islandesi che festeggiano a Reykjavik, spacciandola per il video della manifestazione no green pass avvenuta «in Francia il 7 agosto 2021». Quel giorno in effetti ci sono state per davvero delle proteste in Francia con l’introduzione del green-pass (pass sanitaire). Ma le immagini provenienti dall’Islanda, pubblicate da un utente italiano, ovviamente non hanno nulla a che vedere con tali proteste.
In questo esempio, così come in altri 46 casi verificati dai fact-checker europei, immagini reali (cioè non modificate o alterate) sono state rimosse dal loro contesto originale e sono state corredate con una didascalia che le contestualizza in modo ingannevole. Nella mappa interattiva sottostante (Mappa 1) sono riportati 22 esempi di disinformazione di questo genere, in particolare di casi divenuti virali in Europa.
Istruzioni per la Mappa (realizzata da Pagella Politica) – in nota [1]
È vero che in diversi Paesi ci sono state proteste contro i vaccini e contro le misure restrittive collegate alla pandemia, ma la loro portata è nettamente inferiore rispetto a quanto lascino intendere le immagini decontestualizzate, e con didascalie fuorvianti, diffuse sui social media.
Per esempio, dopo la prima ondata di contagi in Germania, il 1° agosto 2020 a Berlino si è tenuta una manifestazione contro le misure restrittive e per celebrare la «fine della pandemia». La polizia stimò allora tra i 17 mila e i 20 mila partecipanti, ma online circolava la notizia che a partecipare alla protesta sarebbero state «centinaia di migliaia» di persone, o addirittura «3,5 milioni di persone».
Analizzando le fotografie e utilizzando parametri di calcolo attendibili, i colleghi tedeschi dell’organizzazione di fact-checking Correctiv hanno dimostrato come le stime circolate online fossero del tutto irrealistiche. Nel luogo della manifestazione ci sarebbero potute stare al massimo 173.600 persone, a condizione che i manifestanti fossero pigiati come sardine (e le immagini di quel giorno mostrano invece ampi spazi vuoti nel corteo dei manifestanti). Dunque le persone che hanno partecipato alla manifestazione erano sicuramente meno di quanto non sia poi stato affermato in alcuni contenuti circolati online.
La percezione tra i contrari alle misure restrittive era però diversa e, per andare incontro al loro desiderio di sentirsi un movimento di massa, sui social media sono state pubblicate varie foto di una folla di persone in strada a Berlino. Tuttavia, come è emerso dal fact-checking dei nostri colleghi, quelle foto erano vecchie e ritraevano immagini del festival techno “Love Parade” del 2001, tenutosi sempre a Berlino negli stessi luoghi della manifestazione. Secondo la polizia, alla Love Parade del 2001 avevano partecipato 800 mila persone.
«Questo è un chiaro esempio di come sia stato consapevolmente creato un contenuto falso», spiega Nathalie Van Raemdonck, che sta portando avanti un dottorato di ricerca presso l’Università Vrije di Bruxel sul tema della disinformazione online. «Le persone che poi condividono in un secondo momento queste immagini spesso lo fanno in buona fede e per ignoranza. Ma l’impatto non è per questo meno dannoso. Le ricerche scientifiche dimostrano che le persone sono portate a credere a quanto viene condiviso da amici e parenti, persone che conoscono e di cui si fidano. Questo è il modo con cui l’incendio si propaga».
Una didascalia fuorviante può sembrare innocua, ma non lo è secondo Van Raemdonck: «L’illusione di essere una maggioranza che viene creata dai contenuti falsi online è pericolosa, perché offusca la realtà. Sui social media si vede una protesta enorme, mentre sui media tradizionali a volte a malapena se ne parla, proprio perché in realtà si tratta spesso di eventi di piccole dimensioni. Quando le foto con didascalie false che creano un contesto inesistente circolano molto online, finiscono con il far venire il dubbio a molti utenti che le fonti istituzionali – come la polizia e i mass media – mentano o nascondano la verità. Questo è un fenomeno molto negativo, perché crea una realtà parallela ed erode la fiducia delle persone nelle istituzioni».
Bias di conferma, pigrizia ed effetto gregge
Ma allora perché le persone sono portate a condividere questo genere di contenuti falsi? Il ricercatore di psicologia sperimentale dell’Università Vrije di Bruxel, Timothy Desmet, individua una possibile spiegazione in tre “errori” che commette il cervello umano: bias di conferma, pigrizia ed effetto gregge.
Bias di conferma
Lo psicologo e vincitore del premio Nobel Daniel Kahneman descrive il bias di conferma nel suo noto libro Thinking fast and slow (2011), come il fenomeno che porta le persone a interpretare le informazioni che vengono loro fornite in modo da renderle coerenti con le preesistenti opinioni e convinzioni.
Che le persone preferiscano conferme di quanto già credono, piuttosto che non essere aperte a opinioni e convinzioni diverse, può sembrare irrazionale. Ma, scrive Kahneman, è un fenomeno importante. In primo luogo i bias di conferma contribuiscono a prendere le decisioni in modo rapido e riducono il disagio che nasce dall’avere idee in conflitto tra loro.
«Se una persona è già convinta che le persone contrarie ai vaccini siano tantissime, e vede un’immagine di questo tipo, il suo cervello è automaticamente portato a prendere per vera l’immagine e la didascalia fuorviante», afferma Desmet.
Pigrizia
Un secondo fattore, collegato al primo, è la pigrizia del cervello umano. «A causa dell’eccesso di informazioni a cui veniamo esposti, e che dobbiamo processare costantemente, non dedichiamo lo stesso spirito critico a qualsiasi cosa ci venga detta», dice ancora Desmet.
«Ricerche basate su esperimenti dimostrano che le persone a cui viene dato un tempo ristretto per valutare delle informazioni sono più propense a credere alle falsità rispetto a quanto non accada alle persone a cui viene dato il tempo di soffermarsi e riflettere. E spesso le persone decidono nel giro di un secondo se condividere una foto online, senza pensarci troppo a lungo».
Effetto gregge
Il terzo fattore è un altro forte impulso istintivo. «La norma sociale o effetto gregge», spiega Desmet, «nella letteratura scientifica: the bandwagon effect. Le persone ritengono importante che il loro comportamento segua la norma sociale e quindi sono spesso portate a imitare il comportamento di altri. Il fatto di voler appartenere a un gruppo ha senso, da un punto di vista evolutivo, perché è molto più sicuro muoversi in gruppo piuttosto che da soli. Le persone che si sentono ora isolate nella loro critica a una certa politica, e che vedono sui social media immagini di masse di persone che apparentemente la pensano come loro, sono naturalmente portate a condividere tali immagini. Gli conferma che non sono parte di una ristretta minoranza ma, al contrario, che appartengono a un vasto gruppo di persone che saranno in grado di determinare importanti cambiamenti nel futuro».
Questi tre fattori – bias di conferma, pigrizia e effetto gregge – sono strettamente interconnessi, sottolinea Desmet. «Sia in un verso che nell’altro, oltretutto: sia per i favorevoli che per i contrari ai vaccini, ad esempio. Il bias di conferma e la pigrizia fanno sì che si condividano velocemente e in modo acritico i contenuti che confermano le proprie opinioni preesistenti. E proprio perché le altre persone che la pensano come noi reagiscono ai contenuti che condividiamo positivamente, rafforzando la nostra autostima, la volta successiva saremo ancora più inclini a condividere simili contenuti di quanto non lo fossimo in precedenza».
L’effetto cornice
Sfruttare l’effetto gregge è uno dei cardini della propaganda politica, afferma il professore e politologo dell’Università di Antwerp Peter Van Aelst. «I politici scafati festeggiano le loro vittorie in locali che sono leggermente troppo piccoli: le immagini di tante persone stipate in spazi angusti irradiano successo. Il messaggio è che il successo è talmente grande che non è nemmeno possibile far entrare tutti».
Tutti sfruttano il framing [o “effetto cornice”, cioè il contestualizzare in un certo modo, piuttosto che in un altro, un determinato evento n.d.r.], sottolinea Van Aelst. «Qualsiasi storia viola la realtà in qualche modo, perché chiunque racconti la storia è costretto a prendere alcune decisioni: scegliere le parole, le immagini, i punti di vista. I politici, i no vax, gli accademici, i giornalisti: nessuno è esente. Se un giornalista vuole sottolineare la scarsa partecipazione a una manifestazione, filmerà la coda del corteo, dove ci sono vuoti tra le persone. Se vuole far vedere una grande partecipazione, filmerà la testa del corteo e veicolerà quell’impressione».
Francia
Dall’indagine di Knack emerge che 9 immagini su 22 totali di quelle analizzate con una didascalia che dà un contesto falso, provengono dalla Francia. Per esempio, una foto di tifosi di calcio che festeggiano a Parigi la vittoria ai Mondiali di calcio del 2018 è stata diffusa come la foto di una protesta contro il green pass, dall’Irlanda ai Balcani, dalla Polonia alla Spagna. Una foto del 1991 di una enorme protesta a Mosca contro il governo sovietico di Mikhail Gorbachev è stata diffusa da un sito cospirazionista francese come se fosse la foto di una protesta contro le misure collegate alla pandemia, e da lì è diventata virale in quella versione.
Ma perché la Francia sembra essere spesso al centro di questo genere di disinformazione? Van Aelst e altri colleghi hanno condotto un sondaggio in sei Stati – Belgio, Francia, Germania, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti – per scoprire chi diffonde informazioni scorrette e che cosa succede dietro le quinte. Il loro studio, che verrà presto pubblicato nella rivista American Behavioral Scientist, mostra che, dopo gli americani, i francesi sono i più portati a interagire con messaggi fuorvianti a proposito della pandemia. Il 29 per cento dei francesi che hanno risposto al sondaggio appare propenso ad apprezzare, condividere o commentare simili messaggi, contro un 23 per cento di belgi e un 16 per cento di svizzeri. «In Francia c’è chiaramente un terreno fertile per la disinformazione», dice ancora Van Aelst. «Lo scetticismo sui vaccini è inoltre qui andato in crescendo negli ultimi anni».
Un’altra possibile spiegazione è che le proteste realmente avvenute contro il “pass sanitaire” hanno davvero mobilitato le persone in Francia. Ci sono state proteste in numerose città francesi per sedici sabati consecutivi a partire dal 17 luglio. Il 23 ottobre, secondo il Ministero dell’Interno francese, c’erano in totale 40 mila manifestanti in tutta la Francia. Il 7 agosto c’è stato addirittura un picco, riferisceLe Monde, di 273 mila partecipanti.
Ripulire un dibattito pubblico inquinato
Van Raemdonck ritiene che, a proposito di queste immagini decontestualizzate in modo fuorviante, il ruolo dei fact-checkers sia quello di «ripulire un dibattito pubblico inquinato». Non è loro compito solo confutare quello che è falso e ribadire il contesto originale delle immagini, «ma anche rendere esplicito quello che accade realmente nelle manifestazioni, per bilanciara la narrativa tossica del “Guardate i media mainstream che cosa ci tengono nascosto”. Dovrebbero esplicitare se una protesta legata alle misure di contrasto alla Covid-19 c’è stata oppure no, e nel caso quanta gente ha partecipato».
Se vogliamo una stima approssimativa di quanto sia diffusa la contrarietà alla misure restrittive dovute alla pandemia, troviamo alcune cifre nell’Eurobarometro di settembre 2021 (qui scaricabile). I dati pubblicati a settembre mostrano che chi non vuole vaccinarsi è il 10 per cento della popolazione Ue. Il 6 per cento pensa che le misure restrittive per contenere il coronavirus siano “del tutto ingiustificate”. Il 10 per cento sostiene poi di essere “completamente non soddisfatto” dalle misure di contrasto alla pandemia prese nel proprio Paese.
Uno su dieci sembra una stima ragionevole di chi sia davvero contrario alle misure restrittive. Tuttavia, come ha di recente sostenuto sul quotidiano De Morgen il filosofo morale Brecht Decoene, è significativo che le proteste contro le misure collegate alla pandemia sia uno dei rari casi in cui vengono messe insieme persone con idee e retroterra culturali completamente diversi. «I libertari di destra non vogliono veder restritte le proprie libertà: mascherine e lockdown e chiusure dei negozi sono contrari alla loro ideologia», dice Decoene, autore del libro Suspicion between fact and fiction (2016), sul tema delle teorie del complotto. «Spiritualisti di sinistra hanno diversi problemi coi vaccini perché li vedono come sostanze aliene che disturbano il loro equilibrio naturale, altri progressisti mettono nel mirino la grande mole di profitti che fanno le società che vendono vaccini». Decoene descrive i manifestanti che protestano contro le misure collegate alla pandemia con l’immagine in qualche modo provocativa dei “Nazisti hippie”. «Manifestanti dell’estrema destra hanno marciato mano nella mano con hippie, esoterici e spiritualisti», afferma, a proposito di alcune manifestazioni contro le misure restrittive avvenute a Berlino l’anno scorso (a proposito delle quali sono state diffuse, in modo fuorviante, le immagini delle Love Parade degli anni precedenti). Questa fusione tra destra e sinistra secondo Decoene crea la ricetta perfetta per «la teoria del complotto ideale. Perché più persone si sentono coinvolte da questa cospirazione, maggiore è il suo successo».
Il fact-checking degli utenti
La diffusione da parte di una minoranza chiassosa di contenuti falsi o fuorvianti sui social media, allo scopo di farsi percepire con un movimento di massa, è un fenomeno che si può combattere. Se un utente qualsiasi vede circolare una foto sui social media, può verificare facilmente se la didascalia e il contesto riportati sono corretti. Questo può essere fatto con una semplice ricerca inversa: si scarica l’immagine e la si carica nel motore di ricerca, ad esempio images.google.com. In questo modo si può scoprire il contesto originale con pochi click del mouse. Questo inoltre ci mette al riparo dal rischio di diffondere qualcosa di scorretto, e ci mette in condizione di aiutare gli altri.
Un’altra alternativa è fidarsi dei media tradizionali. Prendiamo per esempio la protesta di Amsterdam del 3 ottobre di cui abbiamo parlato all’inizio di questo articolo, quella in cui i cospirazionisti hanno noleggiato un elicottero per «mostrare la verità». La tv pubblica olandese NOSha parlato di una «importante marcia di protesta contro le politiche di contrasto al coronavirus ad Amsterdam». Come anche il canale complottista blckbx.tv,NOS ha riferito le stime della polizia di circa 25 mila partecipanti e la tv pubblica ha mostrato foto di una massa di persone in una piazza. Una foto corretta.
A causa della pioggia, invece, l’elicottero di blckbx.tv è decollato in ritardo. Le immagini riprese dall’elicottero mostrano quindi la fine del corteo, con ampi spazi vuoti tra le persone e dunque apparentemente non una partecipazione massiccia. Come thumbnail per la loro trasmissione liveo su YouTube, blckbx.tv ha però usato una foto che ritrae una manifestazione anti-razzista del movimento Black Lives Matter, dunque un ennesimo contenuto decontestualizzato in modo ingannevole. Abbiamo chiesto spiegazioni a blckbx.tv a proposito di questa scelta, ma finora non abbiamo ricevuto risposta.
Jan Jagers & Brecht Castel
A questa analisi hanno collaborato le organizzazioni di fact-checking: Knack, PagellaPolitica/Facta, AFP, Correctiv, Demagog, Ellinika Hoaxes, Maldita, The Journal – FactCheck, VerificaRTVE.
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[1] Cliccando sulle varie bandiere appare una finestra che contiene l’immagine oggetto di disinformazione, collegata falsamente a proteste di massa collegate alla pandemia, e una cartina che mostra come tale immagine sia circolata: il Paese in blu è quello dove l’immagine è stata realmente scattata, quello o quelli in rosso sono gli Stati dove è stata diffusa l’informazione falsa sull’immagine in questione. Cliccando sull’immagine appare poi un articolo di fact-checking scritto da una delle organizzazioni che se ne sono occupate.
Esempio: cliccando sulla bandiera svizzera (il Paese in cui è stata originariamente scattata la foto di un festival di musica techno, a Zurigo), apparirà una finestra dove – oltre alla foto in questione – si vedrà una cartina con tre frecce che vanno dalla Svizzera a Italia, Spagna e Bulgaria (i Paesi dove l’immagine è stata diffusa con una didascalia fuorviante che descrive un contesto falso, nel caso dell’Italia ad esempio le proteste no green pass di Trieste). Cliccando sull’immagine si aprirà l’articolo di fact-checking su questa immagine scritto dal bureau bulgaro di AFP, Proveri. Gli articoli in italiano e spagnolo relativi a questa stessa immagine non sono accessibili direttamente dalla mappa, ma sono inclusi in questo file archivio.
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