Questi falsi siti, che si presentavano come delle vere e proprie testate giornalistiche, sono stati utilizzati per diffondere informazioni del tutto infondate secondo cui, ad esempio, il candidato del partito dei Verdi Robert Habeck avrebbe abusato una giovane donna anni fa.
Altre notizie inventate riportavano che la ministra degli esteri del governo tedesco, Annalena Baerbock (del partito dei Verdi), avesse incontrato un gigolò durante i suoi viaggi in Africa. Marcus Faber, capo della commissione parlamentare di difesa della Germania e strenuo sostenitore dell’Ucraina, è stato accusato di essere in realtà un agente segreto russo. In questo caso la falsa notizia è stata diffusa con un video deepfake che ricreava digitalmente l’immagine di un ex consigliere per la politica di difesa presso l’ufficio del deputato che sembrava fare la rivelazione davanti una telecamera.
In altri casi, riporta Correctiv, le notizie false diffuse da questa compagna hanno sostenuto «che l’esercito tedesco abbia previsto di mobilitare 500.000 uomini per un’operazione nell’Europa orientale e che la Germania avesse firmato un accordo di migrazione per portare quasi 2 milioni di keniani» nel Paese.
Questi contenuti disinformativi sono stati poi spinti e condivisi sui social media da svariati influencer filorussi attivi in Germania. Secondo Darren Linvill, professore della Clemson University che segue la disinformazione russa da tempo, questo metodo di diffusione è molto più efficace rispetto ad altre campagne di influenza del Cremlino, come “Doppelganger“, l’operazione della propaganda russa scoperta nel 2022 che ha utilizzato molteplici “cloni” di autorevoli media europei (tra cui ad esempio Bild, 20minutes, Ansa, The Guardian) per diffondere articoli, video e sondaggi falsi e promuovere le narrazione del Cremlino sulla guerra in Ucraina. «Il tasso di coinvolgimento [portata e interazione, nota di Correctiv] di “Storm-1516” su alcune di queste storie è semplicemente sorprendente». A conferma che, come avevamo scritto su Facta lo scorso settembre, le operazioni segrete russe sono sempre più sofisticate e raffinate.
In particolare, continua l’inchiesta, ad aver condiviso queste notizie false per primi sono stati sempre gli stessi account: «Michael Wittwer, ex candidato del partito estremista di destra Pro Chemnitz, Jovica Jović, un’attivista filo-russa e Alina Lipp, un’influencer filo-russa che gestisce un grande canale su Telegram. I suoi post sono spesso condivisi da Alena Dirksen, recentemente padrona di casa di un ristorante russo a Mittweida». I giornalisti scrivono che resta aperta la questione se gli influencer filorussi in Germania coinvolti siano stati pagati per diffondere questo tipo di disinformazione. Finora, tuttavia, non sono state trovate prove.
Prima di essere indirizzata verso le prossime elezioni tedesche, la campagna disinformativa russa “Storm-1516” aveva già “colpito” dall’estate 2024, con le stesse modalità, le elezioni presidenziali statunitensi di novembre. Questa rete aveva ad esempio diffuso sui social media storie da milioni di visualizzazioni inventate su Kamala Harris secondo cui l’ex vice presidente statunitense e candidata democratica nel 2011 aveva investito a San Francisco una ragazza, per poi fuggire senza prestare soccorso, e ucciso, durante un safari in Zambia, un rinoceronte in via di estinzione. Anche in questo caso per dare credibilità a queste narrazioni erano stati anche realizzati video falsi di presunti testimoni che avrebbero assistito a tali eventi.
Come aveva raccontato Wired, “Storm-1516″ ha infatti una lunga storia di pubblicazione di video di testimoni realizzati con attori o tramite l’intelligenza artificiale per veicolare online disinformazione. Pochi giorni prima del voto del 5 novembre “Storm-1516” aveva iniziato a spingere online anche false narrazioni per mettere in dubbio l’integrità del processo elettorale e democratico statunitense.
In base a diverse inchieste giornalistiche “Storm-1516” sembra essere legata a John Mark Dougan, l’ex vice sceriffo statunitense da tempo in Russia per fuggire a un’indagine dell’FBI nei suoi confronti, con un ruolo centrale nella diffusione della propaganda filo-russa, con ad esempio la diffusione tramite siti fittizi a lui collegati di alcune delle bufale più virali contro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Secondo una recente indagine del Washington Post, basata su oltre 150 pagine di documenti di un servizio di intelligence europeo, la rete di disinformazione di Dougan è stata finanziata anche grazie a soldi inviati direttamente sul conto bancario dell’ex vice sceriffo aperto a Mosca da Yury Khoroshenky, ufficiale attivo nell’Unità 29155 del GRU (il servizio di intelligence militare russo) che supervisiona le operazioni di sabotaggio, interferenza politica e guerra cibernetica contro l’Occidente.