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I fotoromanzi su Elon Musk sono il nuovo genere della disinformazione

Come contenuti virali, con immagini create con l’intelligenza artificiale, alimentano falsi miti sull’uomo più ricco del mondo

4 dicembre 2024
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Con la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali, Elon Musk ha acquisito maggior potere e influenza, oltre che nel mondo degli affari anche e soprattutto in politica. L’imprenditore miliardario si è speso in prima persona con convinzione per il candidato repubblicano parlando ai suoi comizi, promuovendo propaganda e disinformazione contro il Partito Democratico su X (il social di sua proprietà) e finanziando con circa 130 milioni di dollari la campagna elettorale di Trump e quella del Partito Repubblicano. 

Tra le prime nomine del neo presidente eletto è arrivata così proprio quella al CEO di Tesla e SpaceX: Musk sarà a capo, insieme al repubblicano ​​Vivek Ramaswamy, del cosiddetto nuovo “dipartimento per l’efficienza governativa”, un comitato che, secondo quanto comunicato da Trump, fornirà consulenza alla prossima amministrazione contro la burocrazia, «per tagliare le spese inutili e ristrutturare le agenzie federali». Una nomina che ha subito sollevato preoccupazioni etiche e domande su potenziali conflitti d’interesse, in quanto il miliardario è alla guida di aziende che hanno contratti esistenti e redditizi con agenzie governative statunitensi.

Dopo il 5 novembre (giorno delle elezioni negli Stati Uniti), Musk è così finito ancora di più sotto i riflettori dei media e dell’opinione pubblica internazionale. Un’attenzione globale che lo ha portato anche al centro di svariate notizie false e distorte sul suo conto. Se solitamente però la disinformazione punta a screditare i personaggi che prende di mira, in questo caso la dinamica è risultata essere differente. 

Le narrazioni disinformative che abbiamo analizzato, diffuse in più lingue e su diverse piattaforme social, hanno puntato invece a mitizzare la figura di Musk, utilizzando la fama diffusasi negli anni intorno al suo successo imprenditoriale. Per enfatizzare ancora di più questo tipo di racconto, sono state utilizzate anche false foto in determinate pose dello stesso Musk create con l’intelligenza artificiale. Il risultato è una specie di fotoromanzo virale che racconta l’uomo più ricco del mondo come modello perfetto di imprenditore e uomo vincente.

“Una lezione dal più grande gigante del mondo”

Inizia con questa frase un post in italiano, inglese, spagnolo e francese che da diversi giorni sta circolando su Facebook (ma anche su  Instagram e X) e che ha raccolto finora migliaia di condivisioni e commenti, raggiungendo milioni di visualizzazioni. Oltre a singoli utenti, a condividere questo tipo di contenuto sono ad esempio anche grossi gruppi su Facebook con centinaia di migliaia di iscritti o pagine da oltre un milione di follower con nomi piuttosto eloquenti come “Dream To Success”, “Mentalidad Millonaria” e “SELF MADE MAN”. 

Il post contiene un breve racconto di come Musk, definito per l’appunto «il più grande gigante del mondo», sarebbe riuscito nel 2018 a risollevare praticamente da solo le sorti di Tesla «quando tutti pensavano che sarebbe fallita». Il post si apre con presunti commenti negativi che all’epoca avrebbero rilasciato diverse aziende concorrenti e il mondo della finanza sul futuro dell’azienda statunitense di vetture elettriche cofondata e guidata da Musk.

Vista la situazione, continua il racconto, «Elon Musk decise di trasferirsi in fabbrica, portando con sé la sua determinazione e il suo cuscino». Una decisione che avrebbe cambiato le carte in tavolo, perché Tesla «non solo è sopravvissuta, ma è esplosa». Tutto merito della determinazione del suo cofondatore che in quel periodo avrebbe ispezionato le stazioni di produzione della Tesla, lavorato al «codice del software quando necessario», «licenziato immediatamente i manager che non condividevano la sua visione» e chiamato personalmente «i fornitori alle 3 del mattino per ottenere pezzi». Nel post viene raccontato anche di come una notte i dipendenti di Tesla avrebbero trovato Musk coperto «persino di olio mentre riparava un Model 3 che altri ingegneri avevano “abbandonato”». 

Con determinazione e intelligenza, l’imprenditore miliardario sarebbe così riuscito a sconfiggere il vecchio sistema di potere nel settore, identificato nel post dai «produttori tradizionali» di auto che avevano alle spalle più di un secolo di esperienza, miliardi di dollari e protezioni politiche. Alla fine arriva la morale della storia: «La perseveranza e la visione possono cambiare un’intera industria». 

Questi post sono anche accompagnati in genere da presunte foto di Musk che incarnano il modello di imprenditore descritto nel testo virale.

Le due immagini false di Elon Musk utilizzate nei post social virali

In uno di questi scatti lo si vede dormire a terra sul pavimento di un’officina, con dietro un modello di Tesla su cui stava lavorando. In un altro, invece, Musk è mostrato all’interno di un jet privato, con indosso un giubotto nero con sul petto il disegno di una grande bandiera americana, mentre guarda sicuro davanti a sé.

 La realtà, oltre il mito

Partiamo dalla fonte. Il post virale è il sunto di un thread più articolato pubblicato originariamente il 5 novembre 2024 da Ole Lehmann sui propri canali social. Lehmann, come si descrive lui stesso nel proprio sito, è un imprenditore digitale che afferma di condividere online idee e storie «su come fare soldi con la magia di internet». Nei suoi account sono presenti svariati contenuti simili al post su Musk: brevi caroselli che puntano a raccontare in maniera accattivante storie su imprenditori del presente e del passato per imparare cosa insegnano i loro successi e anche i loro errori. Al termine di ognuno di questi mini racconti – compreso quello sul CEO di Tesla –, Lehmann inserisce sempre il link alla sua newsletter, invitando gli utenti a iscriversi. Non si tratta quindi di post con finalità prettamente giornalistiche o documentaristiche, ma di contenuti pensati e costruiti per viralizzare e sponsorizzare il lavoro dello stesso Lehmann.

Il racconto del post è costruito sulle gravi problematiche di produzione che Tesla aveva dovuto realmente affrontare nel 2018. Un anno prima c’erano stati il lancio della berlina Model 3 di fascia media e l’annuncio della casa automobilistica di auto elettriche di volerne produrne 5mila a settimana entro il 2017 con prezzi accessibili al grande pubblico per affermarsi sul mercato di massa. 

Questo obiettivo però non era stato raggiunto, subendo immediatamente importanti ritardi dovuti a svariati problemi nella catena di produzione. Il Financial Times aveva riportato che tra le cause principali dei rallentamenti c’erano il fatto che nello stabilimento californiano di Fremont di Tesla i robot che avrebbero dovuto essere automatizzati per la costruzione della vettura erano in realtà azionati manualmente dai dipendenti, i costi di produzione erano aumentati e i fornitori erano in ritardo per via delle continue modifiche nella progettazione dell’auto da parte dell’azienda.

Quella della completa automazione del processo di costruzione della Model 3 era stata una prospettiva annunciata tempo prima proprio da Musk. «Non puoi avere persone nella linea di produzione, altrimenti passi alla velocità delle persone. Le persone si invece occuperanno della manutenzione delle macchine», aveva dichiarato nel 2016. La massiccia presenza di robot all’interno dello stabilimento invece di velocizzare il processo produttivo, aveva finito per rallentarlo. Poco meno di due anni dopo, lo stesso Musk aveva riconosciuto che si era trattata di una decisione sbagliata, attribuendosene la colpa.

A inizio aprile 2018 con i continui obiettivi di produzione annunciati della Model 3 ma mai raggiunti, il declassamento del rating creditizio di Tesla e la modifica delle prospettiva da stabili a negative da parte di Moody, tra le maggiori agenzie di rating al mondo, per via di una situazione finanziaria difficile, Elon Musk decise di assumere il controllo diretto della divisione di produzione della nuova berlina della Tesla. 

Durante un’intervista rilasciata in quei giorni alla CBS News all’interno dello stabilimento californiano, il CEO di Tesla si era detto convinto che l’azienda sarebbe uscita dall’«incubo della produzione». All’emittente statunitense aveva anche dichiarato di aver fatto turni notturni nello stabilimento e di aver dormito a volte in fabbrica. «Quando le cose si fanno davvero intense, non ho tempo di andare a casa, farmi una doccia e cambiarmi, quindi dormo qui», aveva detto, mostrando alla giornalista Gayle King una sala conferenze con un divano. «L’ultima volta che sono stato qui, ho dormito letteralmente sul pavimento, perché il divano era troppo stretto», aveva continuato Musk. La notizia che Musk avesse dormito delle notti in ufficio era stata rilanciata da altri media e con il tempo è finita per diventare un meme, alimentando da una parte il mito intorno alla figura dell’imprenditore miliardario, dall’altro per ironizzare sul suo conto e criticare il suo modo di fare. 

Ad esempio su X nel 2023 è stato aperto un account parodia chiamato “Not Elon Musk” che produce post satirici nei confronti di Musk. Svariati di essi, per l’appunto, prendono in giro il dormire in ufficio di Musk con sue foto, create con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, sdraiato sul pavimento delle sue aziende

E proprio una di queste immagini false, pubblicata ad agosto dello scorso anno dall’account parodia per prendere in giro Musk sulle aspettative intorno al Cybertruck (il pick-up della Tesla), è stata utilizzata fuori dal suo contesto originario per rafforzare il racconto dell’imprenditore sporco di grasso che nel 2018 dormì in un’officina Tesla per salvare le sorti della sua azienda.

Anche l’altra immagine utilizzata a corredo del post virale – quella di Musk in un jet privato che guarda con sicurezza dritto davanti a sé – è falsa: creata con l’intelligenza artificiale e pubblicata a inizio ottobre 2024 sempre da “Not Elon Musk”. 

Ma torniamo alla cronaca di cosa successe nel 2018. Per raggiungere gli obiettivi prefissati nella produzione della Model 3, a giugno fu costruito un gigantesco tendone bianco a fianco alla fabbrica di Fremont per avere una nuova linea di assemblaggio dell’auto. Intervistato da Quartz, giornale online statunitense di informazione economica e politica, Arthur Wheaton del programma di relazioni industriali e del lavoro della Cornell University, aveva detto, che se la struttura, progettata per essere temporanea con dentro macchinari, computer dal valore di decine di milioni e auto non finite, avesse subìto danni per il meteo o per un disastro naturale avrebbe significato un disastro per Tesla. 

Oltre a ciò, il New York Times pubblicò la notizia che i dirigenti di Tesla avevano deciso che l’auto non aveva bisogno di così tante saldature a punti per tenere insieme il sottoscocca. Per questo motivo gli ingegneri avevano trovato 300 saldature “non necessarie” e riprogrammato i robot di saldatura per eliminarle dal processo di produzione. D’altronde, spiegava The Verge in quei giorni, Tesla doveva raggiungere il ritmo di 5mila Model 3 a settimana per «smettere di perdere soldi su ogni Model 3 che produce» e raggiungere «l’obiettivo finale di ottenere un margine del 25 percento su ciascuna delle berline». In quello stesso mese Tesla licenziò il 9 per cento dei suoi dipendenti, ovvero circa 3.500 dei suoi 37.500 dipendenti di allora, nell’ambito di una ristrutturazione aziendale per una ricerca del profitto. In questa operazione furono esclusi quelli addetti alla produzione della Model 3.

Ai primi di luglio Tesla comunicò alla fine di essere riuscita a produrre 5031 Model 3 nell’ultima settimana di giugno, mentre nel secondo trimestre la media a settimana era stata di 2198 auto. La produzione della berlina di Tesla aumentò di trimestre in trimestre, fino a raggiungere una certa stabilità nell’obiettivo prefissato l’anno successivo e profitti.

Riguardo a quel periodo convulso e frenetico, in un’intervista al New York Times, Musk disse, trattenendo a stento le lacrime, che c’erano stati momenti in cui non era uscito dalla fabbrica «per tre o quattro giorni» e che questo era «avvenuto a scapito della possibilità di vedere i miei figli. E di vedere gli amici». Per aiutarsi a dormire, inoltre, quando non lavorava, Musk aveva dichiarato di prendere a volte l’ambien, un sedativo utilizzato contro l’insonnia. Questo fatto aveva preoccupato alcuni membri del consiglio di amministrazione di Tesla, che avevano notato che a volte il medicinale non lo faceva addormentare, ma contribuiva invece a sue intense «sessioni notturne su Twitter». La stessa azienda, sempre a detta del suo CEO, fu molto vicino alla bancarotta. Il CEO di Tesla aggiunge anche che la produzione di massa della Model 3 «era stata fonte di stress estremo e dolore per molto tempo, da metà 2017 a metà 2019. Un inferno di produzione e logistica».

L’inferno però, in base a diverse inchieste giornalistiche, lo passarono anche e soprattutto i dipendenti Tesla. Un articolo di Julia Carrie Wong, giornalista esperta principalmente di lavoro e tecnologia, pubblicato a giugno 2018 sul Guardian, riportava che per molti lavoratori della stabilimento di Tesla di Fremont «c’era un collegamento diretto tra le aggressive proiezioni di produzione di Musk e le loro condizioni di lavoro. Per alcuni dipendenti, l’elevato stress e le lunghe ore interferivano con qualsiasi tipo di vita familiare». Branton Phillips, operaio della Tesla, aveva detto alla giornalista che tra la pressione, le lunghe ore e la difficoltà del lavoro, la fabbrica era diventata una “tempesta perfetta” per gli infortuni. «Non c’è una grande cultura della sicurezza e stanno spingendo i ragazzi molto duramente per la produzione», aveva dichiarato Phillips. Tesla aveva negato le accuse e dichiarato che la sicurezza dei propri lavoratori era tra le priorità dell’azienda.

Un’analisi di Bloomberg di luglio dello stesso anno riportava che il mese precedente Musk aveva affermato che i tassi di infortunio di Tesla nel 2018 erano stati fino a quel momento inferiori del 6 per cento rispetto alla media, anche se la produzione del Model 3 era aumentata. Tuttavia i registri di sicurezza di Tesla erano stati messi in discussione all’inizio dell’anno quando il Center for Investigative Reporting, organizzazione giornalistica investigativa statunitense, aveva segnalato che Tesla aveva classificato erroneamente gli infortuni sul lavoro come problemi medici personali e per questo l’impianto era sembrato più sicuro di quanto non lo fosse. L’azienda aveva ribattuto che il rapporto era «un attacco motivato ideologicamente da un’organizzazione estremista». Nell’inchiesta si leggeva anche che per combattere l’esaurimento, i dipendenti bevevano grandi quantità di Red Bull, a volte fornite gratuitamente da Tesla. Inoltre quattro lavoratori avevano affermato che per evitare ritardi nella produzione erano stati costretti dai loro capi a camminare sui liquami grezzi quando si erano riversati sul pavimento. L’azienda aveva risposto di non essere a conoscenza di un simile episodio.

A dicembre 2018 poi in un lungo articolo di Wired, basato sulle dichiarazioni di decine di attuali ed ex dipendenti di Tesla, si leggeva che lavorare a Tesla in quel periodo era stato un’agonia e un’estasi, passando da un estremo all’altro in un solo giorno. Venivano riportate testimonianze dei modi violenti e irrispettosi di rapportarsi da parte del capo di Tesla con i propri dipendenti. «A volte Musk licenziava le persone; altre volte le intimidiva semplicemente. Un manager aveva un nome per queste esplosioni, “i licenziamenti furiosi di Elon”, e aveva proibito ai subordinati di avvicinarsi troppo alla scrivania di Musk, per timore che un incontro fortuito, una domanda inaspettata a cui si rispondeva in modo errato, potessero mettere a repentaglio una carriera», si leggeva nell’inchiesta della rivista americana

Secondo numerose fonti Musk derideva apertamente i dipendenti durante le riunioni, insultando la loro competenza, intimidendo coloro che non erano riusciti a lavorare, declassando le persone sul posto. Alcuni manager temevano che assumendo ruoli più importanti avrebbero aumentato il rischio di licenziamento o di umiliazione pubblica. A un certo punto, secondo diversi dirigenti, lo stesso Musk era diventato tra i maggiori ostacoli al raggiungimento degli obiettivi con i suoi comportamenti instabili e le sue scelte sbagliate come quella di insistere eccessivamente sull’automazione. Al giornalista di Wired, un ex dirigente di ingegneria di Tesla confidò che il vero risultato era il fatto di essere stati in grado di costruire un’auto elettrica su larga scala «in mezzo a tutta quella follia. Pensaci: abbiamo progettato un’auto così semplice ed elegante che puoi costruirla in una tenda. Puoi costruirla quando il tuo CEO sta crollando. Puoi costruirla quando tutti si licenziano o vengono licenziati. È un vero risultato. È incredibile».

Come si vede, quindi, quello che successe in quel periodo a Tesla non corrisponde al mito evocato nel post virale condiviso in più lingue con milioni di visualizzazioni, quello cioè dell’imprenditore geniale e scapestrato che trasferendosi in fabbrica, con poche decisioni eclatanti e la sua forza di volontà e visione, trasformò la sua azienda in difficoltà in una di enorme successo a livello globale.  

“Quando sei ricco nessuna donna ti sposa per amore”

C’è un altro capitolo di questa specie di fotoromanzo che circola in maniera virale su svariati social, che ha migliaia di share e commenti e diverse milioni di visualizzazioni. È un post che gioca sul luogo comune maschilista della donna avida che davanti a un uomo di successo può essere solo attratta dalla sua ricchezza e punta anche in questo caso a esaltare la lungimiranza di Musk.

Il titolo di questo post, d’altronde, è molto eloquente: “Il miliardario Elon Musk crede che quando sei ricco nessuna donna ti sposa per amore”. Di seguito viene poi riportata una presunta dichiarazione che l’uomo più ricco del mondo avrebbe rilasciato: «Se sposassi una donna adesso, lei sicuramente mi ucciderà, così che possa avere metà della mia ricchezza. Le persone spesso dicono che se non sono innamorate o sposate, non saranno felici, ma la verità è che se non sei abbastanza ricco da prenderti cura di te e della tua famiglia, non sarai felice». Il post si conclude con questa considerazione, attribuita sempre a Musk: «Valgo più di 275 miliardi di dollari, quindi immagina una signora che guadagna più di 100 milioni di dollari semplicemente perché mi ha sposato. Allora è meglio che rimanga single perché ho lavorato sodo per i miei soldi Amo il mio lavoro e penso che abbia sostituito l’amore di una donna». Ad accompagnare la citazione, la foto presunta di un giovane Musk che beve una birra da solo in un locale. 

Niente di tutto questo però è vero. A partire della foto. Anche in questo caso si tratta di un’immagine creata con l’intelligenza artificiale pubblicata a giugno 2023 su Instagram da un fan di Elon Musk, sul cui profilo sono presenti altre false foto del CEO di Tesla generate tramite l’IA

Non esiste poi alcun riscontro che Musk abbia mai pronunciato la frase riportata nel post virale. Nella realtà il miliardario, che ha 47 anni, finora si è sposato e ha divorziato tre volte (due volte con la stessa donna, l’attrice britannica Talulah Riley), ha avuto altre compagne e ha 12 figli.

Questa falsa notizia nasce invece il 4 novembre 2024 su Facebook da un post in inglese pubblicato da una pagina di nome Ngalim Sylverius’ Blog, per poi diffondersi in maniera capillare tradotta in più lingue dopo la vittoria di Trump (e Musk) alle elezioni statunitensi. Si tratta di una pagina che si definisce di intrattenimento, che pubblica tutta una serie di post con dichiarazioni (molte volte prive di riscontri) attribuite a personaggi famosi sulle loro vite sentimentali, passioni e ricchezza, pensati e strutturati per diventare virali.

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