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Ascesa e caduta di Kiwi Farms, tra i luoghi più oscuri di Internet

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23 settembre 2022
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Il 5 settembre, con una nota ufficiale, Matthew Prince, co-fondatore e Ceo di Cloudflare, società americana che si occupa di fornire servizi di sicurezza Internet, ha bloccato l’accesso al sito di Kiwi Farms, forum noto per via delle campagne di diffamazione, spionaggio e hacking organizzate ciclicamente dai suoi utenti.

Per quasi 10 anni, proteggendo il sito dagli attacchi DDoS (Distributed Denial-of-Service), Cloudflare ha garantito alla community di Kiwi Farms di agire liberamente e portare avanti azioni coordinate incentrate su molestie, abusi, stalking e diffusione di dati privati; negli ultimi giorni, però, la marcia indietro da parte di Prince potrebbe aver segnato un precedente importante, ponendo un limite alla libertà d’azione di questa tipologia di spazi e una svolta non da poco per un’azienda che non ha mai fatto troppi sforzi sul fronte della moderazione dei contenuti.

Prince ha spiegato che quella di Cloudflare è stata «una decisione straordinaria» con cui «non si trova a proprio agio». Tuttavia, l’azienda si è trovata costretta ad adottarla come extrema ratio, dato che nel giro di poche ore l’attività degli utenti di Kiwi Farms avrebbe potuto tradursi in una «imminente e urgente minaccia alla vita umana».

La pericolosità delle azioni intimidatorie intraprese dalla community non è una novità, ma un tratto costante che, oltreoceano, catalizza l’attenzione mediatica da tempi non sospetti: già nel 2016, la giornalista del New York Magazine Margaret Pless aveva definito il forum come «la più grande community di stalker di tutto il web».

Ma quali sono le circostanze che hanno reso possibile la trasformazione di Kiwi Farms in uno tra i sottoboschi digitali più pericolosi e temuti di Internet? Perché le sue azioni hanno assunto una simile rilevanza? E a quale «imminente e urgente minaccia per la vita umana» faceva riferimento Prince? Scopriamolo insieme.

L’origine di Kiwi Farms
Kiwi Farms è stato fondato nel 2013 e, negli anni, ha consolidato la propria fama di «posto peggiore di Internet» grazie ad un’intensa attività volta alla persecuzione ossessiva e all’intimidazione coordinata (online, ma non solo) di personalità note, attivisti per i diritti Lgbtq+, giornalisti, esponenti del mondo dei videogame e comunità marginalizzate.

Il forum, che attinge a piene mani dalle esperienze di altre imageboard come 4chan e 8chan, è nato con lo scopo di creare un luogo di discussione atto a pianificare, organizzare e coordinare operazioni di molestie mirate verso gli obiettivi appena descritti. Una versione embrionale di Kiwi Farms era già stata lanciata nel 2009 con il nome di CWCki forum.

Come suggerisce l’acronimo, lo scopo iniziale era quello di dare corpo a una specie di enciclopedia, in stile Wikipedia, da dedicare interamente a Christine Weston Chandler, una fumettista americana transgender e autistica, conosciuta anche con i nickname di “Chris Chan” o “Sonichu”. L’interesse morboso nei confronti di questa figura è da ricollegare al successo che i suoi disegni riscossero all’interno delle varie imageboard americane bazzicate dall’alt–right, suffragato dalla comparsa di una pagina a lei dedicata su Encyclopedia Dramatica (l’enciclopedia satirica più famosa al mondo), creata ovviamente con l’evidente obiettivo di prenderla in giro. Chan divenne la destinataria di atti di bullismo di ogni tipo, diventando suo malgrado la protagonista di una nutrita produzione memetica. Da lì in poi, l’attività del forum ha iniziato a estendersi verso obiettivi di ogni tipo, in special modo persone fragili o in prima linea per la difesa dei diritti LGBTQ+.

Come spesso accade negli anfratti oscuri del web, nel tempo, la community ha sviluppato un lessico specifico e riconoscibile, fatto di neologismi coniati appositamente per rafforzare il cameratismo e la compattezza dell’utenza.

Nel caso di Kiwi Farms, il più celebre in assoluto è LOLcow” (crasi dell’acronimo di “Laugh out loud”, ridere rumorosamente, e “cow”, mucca), parola ormai diventata di utilizzo comune nel gergo delle imageboard frequentate dai simpatizzanti della nuova estrema destra americana, che gli utenti utilizzano per indicare gli obiettivi da colpire, paragonandoli per l’appunto a delle mucche da “mungere” per puro divertimento, tradotto: individui da tartassare e opprimere fino all’estremo.

Tra le tattiche che, nel corso degli anni, la community ha messo in campo per tormentare in maniera sistematica e ininterrotta i propri obiettivi spicca soprattutto il doxing, ossia la diffusione su larga scala di informazioni private, come numeri di telefono, indirizzi personali, foto esplicite e, nel caso di offensive rivolte verso persone reduci da un intervento chirurgico del cambio di sesso, la pubblicazione del cosiddetto “dead name”, ossia il nome che la persona utilizzava prima di portare a compimento la transizione e che, in maniera del tutto comprensibile, avrebbe voluto mantenere segreto.

Che Kiwi Farms fosse animato da pessime intenzioni lo si poteva evincere sin dal primissimo istante, grazie ad una rapida ricognizione dei trascorsi del suo fondatore: il forum, infatti, è nato su iniziativa di Joshua Conner Moon, meglio conosciuto come “Null”, personalità notissima all’interno della galassia composita dell’alt-right americana.

Moon ha un curriculum di tutto rispetto dal punto di vista delle intimidazioni online: è stato uno degli amministratori storici di 8chan, che ha rappresentato per anni un luogo di aggregazione privilegiato per l’estrema destra americana, spesso balzato agli onori delle cronache per la diffusione di contenuti razzisti, xenofobi e pedopornografici, per aver dato spazio ad istigazioni alla violenza armata e per avere appoggiato, in più di un’occasione, la causa del suprematismo bianco.

Il sito è stato rimosso dalla rete il 5 agosto del 2019, in seguito alla strage di El Paso, quando Patrick Crusius, il 21enne autore della sparatoria, vi pubblicò un manifesto di quattro pagine intriso di insulti razzisti e antisemiti e di svariate teorie complottiste contro gli immigrati: una sorta di “carta di valori” a tinte suprematiste da lasciare in eredità per eventuali emulatori in cerca di ispirazione.

Nello stesso anno, due giorni dopo la drammatica strage di Christchurch, Moon rifiutò di collaborare con la polizia neozelandese, respingendo la richiesta, pervenutagli via e-mail, di consegnare agli investigatori del materiale relativo ad alcuni post e collegamenti video apparsi su Kiwi Farms negli stessi minuti in cui Brandon Tarrant, munito di fucile d’assalto, stava trasmettendo in diretta le fasi salienti dell’attentato, procedendo all’esecuzione di 51 persone.

In quell’occasione, il fondatore di Kiwi Farms pubblicò uno screenshot della mail direttamente sul sito, senza premurarsi di censurare l’indirizzo di John Michael, il detective che l’aveva contattato. Moon condivise con gli altri utenti della piattaforma anche la risposta piccata che oppose alle pretese degli investigatori, in cui definiva la richiesta della polizia come uno «scherzo» ed etichettava la Nuova Zelanda come una «nazione insulare piccola e insignificante». Inoltre, riconobbe espressamente di aver caricato sul sito il Pdf di The Great Replacement, il manifesto che Tarrant diffuse in Rete nei minuti che precedettero la strage (la pratica di divulgare questo tipo di documenti all’interno delle varie imageboard alt-right friendly è piuttosto diffusa: anche John Timothy Earnest, che nell’aprile del 2019 uccise una persona in una sinagoga di Powey durante un raid antisemita, fece lo stesso).

Screenshot della mail contenente la richiesta della polizia neozelandese, postato su Kiwi Farms da Moon
La risposta di Moon 

La stagione dei suicidi
Le inquietanti connessioni con le sparatorie di Christchurch, però, rappresentano soltanto la punta dell’iceberg del lascito di Kiwi Farms. I metodi settari e intimidatori impiegati dalla sua utenza, portato più visibile di una community caratterizzata da una capacità d’indagine elevatissima e da una organizzazione parecchio strutturata, acquisirono ben presto una dimensione pubblica.

Pochi mesi dopo il lancio del sito, Moon e soci diedero il via a una campagna d’odio nei confronti di Chloe Sagal, programmatrice transgender famosa per aver sviluppato il videogioco indipendente Homesick.

Nell’aprile del 2013, Sagal organizzò una campagna di crowdfunding su Indiegogo per coprire le spese di un’operazione finalizzata alla cura di un avvelenamento da metalli pesanti scaturito da un incidente stradale. La raccolta fu un successo e, in pochi giorni, superò la soglia dei 35.000 dollari; tuttavia, dopo aver finanziato con successo l’operazione, Indiegogo dispose la sospensione della campagna, limitandosi a fare riferimento ad alcune «attività sospette».

Un articolo pubblicato su Eurogamer il 9 aprile chiarì i contorni della vicenda: si scoprì che Sagal aveva mentito sulla reale destinazione dei fondi e che, contrariamente a quanto dichiarato inizialmente, intendeva utilizzarli per pagarsi un intervento di riassegnazione del genere.

Per tutta risposta, la persecuzione dei “mungitori” di Kiwi Farms fu martellante e brutale: diedero il via a una sequela asfissiante di minacce a tutto campo, dedicandole un thread specifico in cui diffondere ogni tipo di informazione sensibile che potesse riguardare la sua sfera privata. La campagna d’odio durò ben cinque anni e culminò nel suicidio di Sagal, che si uccise dandosi fuoco in un parco di Portland, in Oregon. Dopo la sua morte, la reazione della community fu più cinica e spietata che mai: Moon è addirittura arrivato a celebrarla con una diretta YouTube dai toni festosi, organizzata appositamente per l’occasione.

Quello di Sagal non è un caso isolato: nel 2016 la stessa sorte toccò alla canadese Julie Terryberry, diventata oggetto delle attenzioni del forum per via delle sue relazioni poliamorose.

Nel 2021, l’attività vessatoria del sito è stata ricollegata al discusso suicidio di Near, uno sviluppatore di videgiochi che ha rivelato di essere stato preso di mira da Kiwi Farms perché affetto da autismo. Nell’ultimo thread pubblicato su Twitter prima di morire, lo stesso Near ha parlato di molestie parecchio estese che non si sarebbero concentrate soltanto su di lui: gli utenti, infatti, avrebbero reso impossibile anche la vita di alcune persone a lui care, cui sarebbero state destinate campagne di doxxing, stalking e istigazioni al suicidio. Nonostante le evidenze, Moon e soci hanno sempre negato qualsiasi coinvolgimento in tutti i casi appena descritti.

La fine (?) di Kiwi Farms
Tornando al presente e alla decisione di Cloudflare, rimane da sciogliere l’ultimo interrogativo: a quale «imminente e urgente minaccia per la vita umana» faceva riferimento Prince nel suo comunicato?

Negli ultimi mesi, le attenzioni del forum sono state indirizzate soprattutto verso una “lolcow” parecchio influente: Clara Sorrenti, una donna transgender canadese nota online con il nickname Keffals.

Sorrenti ha un canale Twitch, seguito da decine di migliaia di persone, che utilizza per portare avanti la sua personale battaglia contro le discriminazioni fondate sul genere: nei tempi più recenti, si è schierata contro le dure prese di posizione transfobiche del governatore texano Greg Abbott, che a febbraio ha pubblicato una lettera indirizzata al Dipartimento della Famiglia in cui chiedeva di verificare se le procedure di transizione di genere potessero essere qualificate come «abusi sui minori» ai sensi della legge del Texas.

Le battaglie di Keffals sono finite nel mirino degli utenti di Kiwi Farms, che hanno mobilitato tutto il loro know–how per intimorirla e costringerla a chiudere il canale. L’offensiva ha vissuto un culmine lo scorso 5 agosto, quando la polizia ha fatto irruzione in casa dell’attivista, notificando l’arresto.

Un utente di Kiwi Farms aveva mandato una e-mail a nome di Sorrenti a tutti i consiglieri comunali della città affermando che la donna era armata, responsabile di avere ucciso sua madre e di volere andare in Municipio per colpire ogni persona cisgender che le fosse capitata sotto tiro.

Anche questa pratica, nota come swatting, rappresenta uno dei marchi di fabbrica di Kiwi Farms: consiste nell’impossessarsi dell’identità della vittima e creare ad arte una finta emergenza per indurre la polizia a presentarsi alla porta della persona interessata. Dopo essere stata a lungo interrogata Sorrenti è stata rilasciata, ma gli agenti le hanno comunque confiscato computer e telefono.

Dopo i fatti del 5 agosto, le molestie del forum non hanno subito alcuna battuta d’arresto: Sorrenti e il suo fidanzato, traumatizzati dalla visita a sorpresa degli agenti, hanno deciso di trasferirsi per qualche giorno in un hotel, ma è bastato che gli utenti entrassero in possesso di una foto del loro gatto per localizzarli. Confrontando le lenzuola visibili in quella foto con quelle che gli altri alberghi della zona mostravano nelle immagini pubblicate sui loro siti web, gli utenti di Kiwi Farms sono riusciti a rintracciare la coppia, cogliendo l’occasione per far recapitare loro decine di pizze sfruttando il dead name di Sorrenti, quello che utilizzava prima della transizione. Non dovesse bastare, i membri del forum hanno violato il suo profilo Uber, ottenendo l’accesso a tutti gli indirizzi frequentati nell’ultimo mese.

Messa alle strette, l’attivista è stata costretta a lasciare il Canada e a trasferirsi da un’amica a Belfast (Regno Unito), dove ha lanciato una campagna con l’obiettivo di far escludere Kiwi Farms dai server di Cloudflare. Anche in questo caso, le intimidazioni non si sono fermate: lo scorso 3 settembre, quando Sorrenti è stata contattata dal Washington Post per un’intervista, ha raccontato di aver subito un altro tentativo di swatting. Peraltro, pochi giorni dopo il suo arrivo a Belfast, un utente del forum ha postato una foto sotto la sua nuova abitazione.

Quando Moon ha saputo del blocco da parte di Cloudflare, si è detto sorpreso e offeso perché la decisione è arrivata senza che prima ci sia stata “una discussione”, cioè senza prima averne parlato con lui. D’altro lato, Kiwi Farms avrebbe già pianificato una riorganizzazione: il forum, infatti, avrebbe completato il proprio trasloco su Vanwatech, un piccolo provider con sede a Vancouver che nel suo portfolio vanta clienti come 8kun (l’erede di 8chan) e The Daily Stormer, un sito web americano di estrema destra, neonazista, suprematista bianco, misogino, islamofobo, antisemita e negazionista dell’Olocausto che, tra le altre cose, sostiene la necessità di un secondo genocidio degli ebrei.

In conclusione
Nella travagliata chiusura di Kiwi Farms, a fare discutere è stato anche l’atteggiamento ambiguo e attendista dei vertici di Cloudflare, che hanno superato a fatica la propria refrattarietà a rendere irraggiungibile il sito. Nella visione di Cloudflare, un’azienda non dovrebbe prendere alcuna posizione, ma soltanto limitarsi a fornire i propri servizi senza preoccuparsi dell’etica e dei comportamenti tenuti dal cliente di turno.

Prima di procedere al blocco, alcuni suoi portavoce avevano paragonato le attività di Cloudflare – che dichiara di fornire servizi al 20 per cento delle aziende internet nordamericane – a quella delle società telefoniche, «che non ti staccano la linea anche se nelle tue conversazioni dici cose terribili, razziste e bigotte».

Per 9 anni, Kiwi Farms ha avuto la possibilità di organizzare una fitta rete di abusi rimasti impuniti: quante altre vittime dovranno subire visite della polizia indesiderate, pubblicazione di dati personali e pedinamenti prima che aziende come Cloudflare agiscano in maniera tempestiva?

Se hai pensieri suicidi, ci sono diversi numeri a cui puoi riferirti per avere assistenza, come il Telefono Amico, aperto tutti i giorni dalle 10 alle 24.  Puoi contattare un operatore allo 02 2327 2327 o, se preferisci, via internet, cliccando qui. Puoi anche fare uno squillo all’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.

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