Nel corso dell’emergenza sanitaria da Covid-19, la redazione di Facta ha ricevuto numerose richieste di verificare un’informazione – circolata su Facebook e Twitter – che comparava il presunto numero di decessi nei primi tre mesi del 2020 (165.367) a quelli avvenuti nello stesso periodo degli anni precedenti, concludendo che questi fossero addirittura calati durante la pandemia.
«Non siate pecore, ma diventate leoni» esortava il testo che accompagnava le statistiche, «Occorre isolare gli ansiosi e i sopraffatti dai media, essi abbassano il sistema immunitario sociale». La tesi espressa dall’autore del contenuto virale, dunque, mirava a ridimensionare la portata della pandemia, descrivendola come il frutto di un’infondata paura instillata dai media.
A questa particolare richiesta di verifica avevamo dedicato due diversi articoli (qui e qui) e in entrambi i casi la conclusione era stata la stessa: i dati relativi ai decessi avvenuti nel 2020 non erano attendibili, a causa della loro provenienza. Erano stati ottenuti infatti da ItaliaOra, un sito che, nella sezione relativa al suo funzionamento, sostiene di elaborare previsioni statistiche in tempo reale attraverso «un algoritmo» basato su dati raccolti precedentemente. L’informazione è riportata sullo stesso sito web, che scrive: «Il meccanismo delle statistiche in tempo reale è basato su un algoritmo proprietario che elabora i dati più recenti a disposizione insieme al tasso di cambiamento stimato e le proiezioni generate dai nostri modelli per calcolare il numero da visualizzare sulla pagina al millisecondo».
Non è ben chiaro quali fossero i dati utilizzati per l’elaborazione del modello relativo alle statistiche dei decessi nel primo trimestre del 2020 (ItaliaOra non specifica la fonte e l’anno di riferimento dei dati), ma il risultato finale viene presentato come il frutto di un’elaborazione effettuata da «un algoritmo» di proprietà del Real Time Statistics Project, che sul sito di ItaliaOraviene descritto come «un progetto che riunisce un gruppo di programmatori, ricercatori e volontari da tutto il mondo con l’obiettivo comune di diffondere le statistiche in un formato dinamico ed accattivante al maggior numero di persone».
Secondo le informazioni presenti sul sito, il responsabile italiano del progetto sarebbe dal 2009 Fabrizio D’Amato, l’ideatore del sito ItaliaOra che in un’intervista rilasciata nello stesso anno al periodico Maxim si definisce «un appassionato di numeri». La redazione di Facta ha provato a contattarlo, ma senza successo.
I dati di ItaliaOra nel dibattito pubblico
I dati di dubbia affidabilità ripresi da ItaliaOrasono comparsi anche in un controverso articolo sul sito de Il Sole 24 Ore. In un intervento dal titolo «L’economia ferma e il dubbio sui decessi in Italia», firmato il 17 aprile 2020 da Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, compare il passaggio: «In Italia siamo circa in 60 milioni, abbiamo 650 mila decessi l’anno e circa 230 mila decessi nel periodo gennaio-aprile e quest’anno, in base ai dati Istat, non si riscontra un aumento complessivo di mortalità rispetto agli anni precedenti». Come specificato più avanti nel pezzo, tuttavia, i dati non erano tratti da fonti Istat, ma arrivavano proprio dal sito web di ItaliaOra.
I veri dati relativi al primo trimestre del 2020 sono stati pubblicati dall’Istituto nazionale di statistica solo il 4 maggio, due settimane dopo l’articolo di Becchi e Zibordi, e mostravano un quadro completamente diverso. Segnalavano infatti per il mese di marzo 2020 un aumento dei decessi pari al +49,4 per cento rispetto alla media del periodo nei quattro anni precedenti, smentendo così una delle tesi principali dell’articolo.
Il 18 aprile 2020 il comitato di redazione de Il Sole 24 Ore si è pubblicamente dissociato dall’articolo, che in ogni caso «non impegna la linea editoriale del giornale», come specificato in testa ad ogni intervento esterno ospitato dalla testata.
I dati «in tempo reale» pubblicati da ItaliaOra hanno inoltre contribuito a fornire un’errata percezione dei fenomeni migratori in Italia. A titolo esemplificativo, ci occuperemo di questo tweet, che utilizzando una schermata di ItaliaOra denuncia l’arrivo in Italia di «644 nuovi immigrati» nella giornata del 25 maggio 2020. Si tratta anche in questo caso di una proiezione elaborata da quello che il sito definisce «un algoritmo proprietario» (e dunque con una struttura chiusa, nel senso che solo al proprietario è concesso conoscere il reale metodo di funzionamento) e basata su fonti non esplicitate dal gestore del sito.
Ma i dati ufficiali provenienti dal cruscotto statistico del Ministero dell’Interno riferiscono di zero sbarchi nella giornata del 25 maggio. Il numero complessivo di migranti sbarcati in Italia nei primi 5 mesi del 2020 è di 4.737, mentre per ItaliaOra sarebbero oltre 150mila.
Il nodo centrale del network: Worldometer
ItaliaOra è solo uno dei siti riconducibili al Real Time Statistics Project, progetto che ha il suo nucleo nel sito Worldometer, portale di statistiche in tempo reale in lingua inglese, che nella sezione «Clients» informa di essere stato ripreso da realtà come Bbc, The Atlantic e le Nazioni Unite.
Il sito è recentemente finito al centro di un’inchiesta della Cnn, dopo che lo scorso 28 aprile il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez aveva definito la Spagna «il quinto Paese al mondo per numero di tamponi effettuati». Il dato, presentato come proveniente «da uno studio della Johns Hopkins University», non compare in realtà in alcuna pubblicazione dell’università americana e, come verificato dai colleghi spagnoli del sito di fact-checking Maldita, è falso. La Spagna è in realtà al quindicesimo posto al mondo per tamponi effettuati, mentre i dati presentati da Sanchez – e difesi per settimane dal ministro della Sanità spagnolo Salvador Illa – provengono da Worldometer.
Come racconta la rivista britannica New Statesman, Worldometer nasce nel 2004 quando l’allora ventenne Andrey Alimetov creò il sito (al tempo chiamato Worldometers, con l’aggiunta di una “s” finale, denominazione ancora riportata nella url) con una manciata di statistiche (qui la copia in archivio del sito originale), per poi venderlo due anni più tardi per duemila dollari su eBay.
Prima dell’emergenza sanitaria da Covid-19, Wordometer era un sito piuttosto conosciuto (era già utilizzato da Bbc e dall’Atlantic, ad esempio) grazie alla trovata dei «contatori» presenti sulla homepage, che aggiornano in un apparente tempo reale il numero di nuovi nati, decessi, incremento della popolazione mondiale, spesa pubblica, debito pubblico mondiale. Negli ultimi sei mesi, però, Worldometer è diventato uno dei siti più popolari al mondo, grazie alla scelta di dedicare una sezione alle statistiche riguardanti il Covid-19.
Secondo le statistiche elaborate dalla società di ricerca per il content marketing BuzzSumo, tra gennaio e maggio 2020 Worldometer è stato condiviso sui social network oltre 2,5 milioni di volte, mentre nello stesso periodo del 2019 le condivisioni erano state appena 65. Il portale Alexa – sito web di proprietà da Amazon, che si occupa di classificare gli indirizzi internet in base al traffico generato – classifica Worldometer al sessantaquattresimo posto tra i siti più frequentati al mondo negli ultimi 90 giorni, con un bacino d’utenza simile a quello del sito web dell’Oms. Sempre secondo le rilevazioni di Alexa, Wordometer raccoglie il 7,5 per cento del traffico mondiale relativo alla ricerca Google del termine «Coronavirus».
Worldometer e l’Italia
Worldometer oggi è proprietà di una società chiamata Dadax Llc, fondata in Delaware nel 2002. Secondo la documentazione disponibile presso il Dipartimento di stato del Delaware (e pubblicata dal sito di informazioni aziendali Open Corporates) il presidente della società dal 2003 è l’imprenditore italiano Dario Pasqualino – la persona che acquistò su ebay il dominio di Worldometer tra il 2005 e il 2006 – e risulta aver ricoperto la carica almeno fino 15 marzo 2019. Pasqualino è un piccolo imprenditore nato a Roma nel 1971, che dal 2019 dirige un’attività di «gestione e vendita di propri spazi pubblicitari» a Bologna, ma che riceve corrispondenza anche a Princeton (New Jersey) e a Greenwich (Connecticut).
A nome di Dario Pasqualino sono registrati due domini attualmente inattivi, cartolinedinatale.it (creato nel 2004) e fortuna.it (creato nel 1997). A nome della Dadax Llc risultano invece i domini inattivi scuolaz.com e ciauz.com. Pasqualino non ha risposto alle richieste di intervista ricevute da Facta e non è risultato raggiungibile presso gli uffici della sua azienda bolognese.
Secondo il suo sito internet aziendale, Worldometer è «gestito da un team di ricercatori, sviluppatori e volontari», ma non è stato possibile rintracciare alcun dipendente che abbia dichiarato pubblicamente di lavorare per la compagnia. Non esiste spiegazione pubblica del funzionamento dell’algoritmo che aggiorna le statistiche e non è ben chiaro se qualcuno abbia il compito di calibrarle per eliminare il margine d’errore.
Nonostante tutto, Worldometer ha goduto di ampia credibilità presso molte organizzazioni e istituzioni influenti. I dati prodotti dal sito sono infatti utilizzati dal governo britannico, dalla Johns Hopkins University (che alla Cnn ha dichiarato di utilizzare i dati di Worldometer insieme ad altre «dozzine» di fonti), da Financial Times, Washington Post e New York Times.
In Italia Worldometer compare tuttora – al 27 maggio 2020 – nella lista dei «siti istituzionali da consultare» per restare aggiornati sulla pandemia pubblicata dal Centro Medico Santagostino, una delle tre realtà dietro l’ideazione dell’app per il tracciamento dei contatti Immuni. Nonostante non sia un sito istituzionale né, come abbiamo visto, esente da errori importanti.
In conclusione
Nel corso dell’emergenza sanitaria da Covid-19, Worldometer e un sito riconducibile alla stessa proprietà, ItaliaOra, sono stati la fonte all’origine di numerosi dati scorretti. Il network di siti di «statistica in tempo reale» che fa capo a Worldometer non è una fonte attendibile da cui attingere dati reali sull’emergenza Covid-19. Non si tratta infatti di vere statistiche aggiornate, ma di numeri frutto dell’elaborazione di un algoritmo, di cui non è dato conoscere il metodo di funzionamento e nella maggior parte dei casi nemmeno la fonte originale.
Nonostante ciò, tali dati sono utilizzati da testate influenti, università di tutto il mondo e governi nazionali, che hanno così involontariamente contribuito a riempire il dibattito pubblico di dati fuorvianti e scientificamente inconsistenti, che in alcuni casi si trasformano in operazioni di disinformazione.
Dietro la galassia di siti c’è un piccolo imprenditore italiano sconosciuto alle cronache, che nel giro di sei mesi si è trovato a gestire una macchina che è, in questo periodo, uno dei siti più popolari al mondo, nonché una delle fonti di informazioni più utilizzate in tema di Covid-19.
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