Il mese di dicembre porta con sé una lunga serie di consuetudini e tradizioni che col tempo hanno finito per scandire le nostre vite e consolidare una cultura condivisa delle festività natalizie: c’è ad esempio chi l’8 dicembre addobba l’albero di Natale e chi preferisce fare il presepe, chi acquista il pandoro e chi proprio non può fare a meno del panettone. Chi conosce a memoria Una poltrona per due e chi invece passa la sera della Vigilia in compagnia dei classici Disney.
Da ormai quasi trent’anni, però, esiste una tradizione che unisce l’Italia da nord a sud e che è diventata parte essenziale del clima natalizio, come e più del proverbiale bacio sotto il vischio: il libro di Bruno Vespa distribuito nelle librerie. E per celebrare questo rito, inscalfibile nella sua puntualità, abbiamo deciso di dedicare la seconda puntata del nostro ciclo di leggende metropolitane italiane proprio al decano dei giornalisti Rai e a una vecchia storia che lo riguarda: quella secondo cui sarebbe il figlio illegittimo di Benito Mussolini (qui la prima su una surreale storia che circonda Pippo Franco).
Alle origini del mito
Questa storia affonda le radici in una vecchia trasmissione di La7, Markette, condotta da Piero Chiambretti tra il 2004 e il 2008. Durante la puntata andata in onda il 21 dicembre 2005, l’allora (e attuale) europarlamentare Alessandra Mussolini, nipote del dittatore fascista Benito Mussolini, rivelò: «Bruno Vespa è mio zio».
Il filmato dell’intervento non è più disponibile in Rete, ma questo articolo pubblicato al tempo dal Corriere della Sera interpretava l’intero siparietto come una «simpatica boutade», basata su una presunta somiglianza fisica tra Vespa e Mussolini. Nell’intervista, Alessandra Mussolini aveva ad esempio dichiarato che «la mascella è uguale, è identico negli occhi, lo sguardo, questa bocca, queste labbra… quello è il figlio, è mio zio».
L’interrogativo circa una presunta parentela tra Vespa e Mussolini era stato lanciato qualche giorno prima dalla trasmissione satirica Striscia la Notizia, con un servizio andato in onda il 19 dicembre 2005 che metteva a confronto i padiglioni auricolari dei due, aggiungendo che «per scoprire l’identità di una persona, le fattezze delle orecchie sono molto più attendibili delle impronte digitali». Anche in questo caso, dunque, si trattava di un contenuto umoristico e senza alcuna pretesa di veridicità.
Dal 2005 a oggi, Alessandra Mussolini è tornata sull’argomento almeno in altre due circostanze: la prima durante una puntata di Porta a Porta del 2009, trasmissione condotta proprio da Bruno Vespa, nella quale ha suggerito al giornalista di interpretare il ruolo cinematografico del giovane Benito Mussolini; la seconda durante un segmento di Pomeriggio 5 risalente al 2010, quando la politica dichiarò che Vespa «ha una caratteristica distintiva della famiglia Mussolini, il tratto dalla narice alla bocca» e che «prima o poi farà outing [coming out, ndr]». Quest’ultimo commento aveva provocato una risposta stizzita del conduttore, che ha smentito l’insinuazione definendola senza «nessun senso né temporale né logico».
Bruno Vespa e Mussolini
Ad accendere la fantasia del Web è stata però una precisa circostanza geografica e temporale. Secondo la leggenda tramandata da blogger e gruppi di discussione, infatti, la madre di Bruno Vespa avrebbe lavorato nell’albergo di Campo Imperatore, in Abruzzo, dove Benito Mussolini fu tenuto prigioniero tra il 28 agosto e il 13 settembre 1943. Bruno Vespa è nato a L’Aquila, in Abruzzo, il 27 maggio 1944, ovvero 8 mesi e 17 giorni dopo la fuga di Mussolini da Campo Imperatore.
La circostanza è tornata alla ribalta nel 2013, quando Vespa rese noto di aver alloggiato proprio in quell’hotel, nell’appartamento che aveva ospitato Mussolini.
In quell’occasione era stato lo stesso Vespa a chiarire che la storia della sua presunta parentela non tornava a causa di «sei anni di troppo», perché sua madre aveva messo piede per la prima volta a Campo Imperatore nel 1949. Ma già nel 2005 il conduttore aveva smentito le voci presentando tre argomenti piuttosto inequivocabili.
Vespa aveva spiegato che sua madre «non ha mai lavorato nell’albergo in cui fu ospitato per qualche giorno Mussolini» e che il matrimonio con suo padre si era svolto il 24 luglio 1943, prima della prigionia del Duce in Abruzzo. L’ultimo particolare menzionato nel 2005 da Vespa riguarda la sua somiglianza con il fratello Stefano, scomparso a marzo del 2022 e nato nel 1956, quando Benito Mussolini era ormai morto da circa 11 anni.
Gli argomenti utilizzati da Vespa sono insomma molto più solidi delle presunte prove a sostegno della sua parentela con Mussolini, che a conti fatti annoverano solo una sbilenca somiglianza. Eppure ciò non è bastato a contenere la diffusione della leggenda metropolitana, che torna a circolare con vigore soprattutto durante il periodo natalizio, in concomitanza con le presentazioni degli annuali libri di Vespa (che dal 2020 a oggi hanno riguardato, in tutto o in parte, proprio la figura di Mussolini).
In conclusione
Ormai da anni, il periodo natalizio fa tornare in auge una vecchia leggenda metropolitana che riguarda il giornalista Bruno Vespa e la sua presunta parentela con il dittatore Benito Mussolini.
Tutto è iniziato nel 2015, a causa di alcune dichiarazioni dal tono ironico di Alessandra Mussolini, nipote del Duce, e di un servizio umoristico di Striscia la Notizia.
Oltre che per la presunta somiglianza tra i due personaggi, la teoria si è alimentata anche a causa di una coincidenza geografica e temporale. La leggenda narra infatti che la madre di Bruno Vespa avrebbe lavorato nell’albergo dove Benito Mussolini fu tenuto prigioniero per alcuni giorni del 1943. La circostanza è stata più volte smentita da Vespa, che ha spiegato come la madre fosse al tempo fresca di matrimonio e non avesse mai messo piede nel suddetto albergo.
La tredicesima odierna non è una concessione del fascismo, ma il risultato di lunghe battaglie sindacali, proprio quelle che Mussolini aveva reso illegali per vent’anni