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No, la «seconda ondata» dell’influenza spagnola nel 1918 non fu provocata dai vaccini

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29 giugno 2020
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Lunedì 29 giugno la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un post, pubblicato il 28 giugno su Facebook, secondo cui «i 50 milioni di morti» provocati dalla seconda ondata di influenza spagnola, nel 1918, «morirono proprio dopo essersi vaccinati».

Tale informazione è riportata in relazione ad una frase che nel post oggetto di verifica è attribuita all’Organizzazione mondiale della sanità, che avrebbe paragonato il comportamento della Covid-19 a quello dell’influenza spagnola, che «andò giù in estate e tornò in autunno con 50 milioni di morti».

Il post è accompagnato da un’immagine tratta dal film “V per Vendetta” e da un ulteriore testo, che recita: «L’unico motivo per cui prevedono una “seconda ondata” è perché l’hanno già programmata… e i primi a morire saranno proprio coloro che si vaccineranno!».

Si tratta di una notizia falsa.

Immagine inviata al servizio WhatsApp di Facta – Notizia falsa

La frase attribuita all’Oms non rientra tra le comunicazioni ufficiali della massima organizzazione sanitaria al mondo, ma è stata pronunciata dal suo vicedirettore generale per le iniziative strategiche, il dottor Ranieri Guerra, nel corso della trasmissione di Rai3 Agorà (qui dal minuto 52:33). Guerra ha sottolineato la possibilità di una seconda ondata di Covid-19 in autunno, proprio come accadde con la Spagnola, senza fare alcun riferimento al vaccino.

L’influenza spagnola – provocata dal virus H1N1, che tra il 1918 e il 1920 arrivò a infettare circa 500 milioni di persone, causando in tutto 50 milioni di morti – si è effettivamente diffusa in tre ondate, la più letale delle quali nell’autunno del 1918, dopo un’apparente regressione estiva. La cosiddetta «seconda ondata», tuttavia, non ha nulla a che fare con campagne di vaccinazioni.

Nel 1918, infatti, non esisteva alcun vaccino contro l’influenza stagionale (che fu sviluppato solo nel 1936, in Unione Sovietica) e gli unici vaccini disponibili erano quelli contro vaiolo, rabbia, tifo, colera e peste.

La teoria che la Spagnola fosse stata originata da un vaccino era comunque molto popolare nel 1918, quando alcuni scienziati sospettarono che la pandemia potesse essere stata originata dal bacillo di Pfeiffer, un batterio che lo scienziato Richard Pfeiffer ritenne essere l’agente patogeno dell’influenza stagionale. A partire dal 1892, Pfeiffer inoculò il batterio nei pazienti che avevano contratto l’influenza stagionale (senza alcun risultato) e la comunità scientifica del 1918-1919 ritenne che tale esperimento potesse essere alla base della pandemia di influenza spagnola.
La teoria, in ogni caso, si rivelò un abbaglio già con gli esperimenti clinici condotti al Rockfeller Institute da Peter Olitsky and Frederick Gates, che già nel 1919 dimostrarono l’assenza di ogni correlazione tra il vaccino sviluppato da Pfeiffer e l’insorgenza dell’influenza spagnola.

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