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No, una ricerca scientifica pubblicata su Science non dimostra che i dati sui contagi sono falsi

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12 novembre 2020
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La redazione di Facta ha ricevuto più volte (l’ultima il 12 novembre 2020) via Whatsapp la segnalazione di un video apparso sulla pagina Facebook SocialTv Network che viene presentato con l’affermazione «I dati sui contagi SONO FALSI e non lo dico io ma una RICERCA SCIENTIFICA pubblicata su Science. E c’è dell’altro.» 

Il video, della durata di 7 minuti e 5 secondi, mostra un giovane uomo (con ogni probabilità Bogdan Andrea Tibusche, gestore della pagina, come racconta questo articolo su neXt Quotidiano) davanti a un personal computer, dove commenta un articolo apparso il 6 novembre 2020 sulla testata Il Gazzettino, che a sua volta farebbe riferimento a una ricerca scientifica pubblicata sempre il 6 novembre 2020 sulla rivista Science. L’articolo viene interpretato come prova che «la scienza dice» che i numeri sui contagi sono artificialmente gonfiati. Al 12 novembre, il video è stato condiviso oltre 1.600 volte su Facebook. 

La ricerca scientifica a cui il video fa riferimento esiste davvero, ma non dimostra che i dati sui contagi sono falsi, mentre sono false le conclusioni del video oggetto della nostra verifica. Analizziamo di seguito le affermazioni chiave:

Al minuto 0:25 il protagonista afferma che «Sappiamo che il percorso per stabilire se una persona è positiva al coronavirus sono i il tampone e il sierologico. Ti fanno il tampone e se esce qualche cosa ti mandano a fare il sierologico»

Questa è una notizia falsa. Secondo i protocolli del Ministero della Salute, gli unici test utilizzabili sono il cosiddetto tampone molecolare (tramite tecnologia Pcr, di cui abbiamo parlato ad esempio qui) e i test rapidi antigenici. I test sierologici possono essere usati solo allo scopo di screening di comunità (ovvero, secondo il Ministero della Salute, «ricerca di persone con infezione in atto in un gruppo esteso di persone per motivi di sanità pubblica») e, come da protocollo, devono sempre essere confermati  da un test molecolare su tampone. Di per sé infatti il sierologico non può confermare l’infezione in atto, ma solo una passata infezione. 

Quindi per certificare un’infezione in atto e il conteggio nel numero di positivi il sierologico, almeno secondo le procedure descritte dal Ministero, non vale: vale solo il tampone molecolare o, in alcuni casi, i test rapidi. 

In seguito la persona nel video legge buona parte dell’articolo del Gazzettino, che riporta in modo sostanzialmente corretto la ricerca pubblicata su Science.

Per riassumere: secondo questa ricerca, una percentuale di persone non infette dal virus Sars-CoV-2, ma venute in passato in contatto con altri coronavirus umani comuni capaci di causare raffreddori, contiene anticorpi capaci di legare il virus Sars-CoV-2. Questa percentuale sembra più alta nei giovani tra uno e 16 anni: 21 campioni di sangue su 48 raccolti tra il 2011 e il 2018, prima dell’avvento della Covid-19, mostrano anticorpi reattivi. 

Dopo di che, al minuto 2:50, si interrompe la lettura e la persona nel video inizia a reinterpretare quanto appena letto: «Ricapitoliamo: il 5,3 per cento delle persone analizzate sono quelle che hanno avuto l’influenza. Se si analizzassero tutte le persone, magari solo persone che hanno avuto il raffreddore comune, probabilmente il 100 per cento avrebbero anticorpi».

In questa affermazione, come nel seguito del video, si fa confusione tra raffreddore e influenza. Sono due cose diverse: l’influenza è una malattia respiratoria dovuta a quattro tipi di orthomixovirus mentre sotto il nome di «raffreddore» si classifica una malattia respiratoria che può essere dovuta a oltre 200 virus diversi, nel 10-15 per cento dei casi a quattro coronavirus umani, OC43, HKU1, 229E e NL63. Questi coronavirus sono completamente diversi dal virus dell’influenza, come hanno discusso qua i nostri colleghi di Pagella Politica. Come si evince dall’articolo di Science, gli anticorpi reattivi a Sars-CoV-2 sono dovuti all’infezione con questi coronavirus comuni, non con il virus dell’influenza.

Inoltre l’articolo stesso di Science chiarisce che non tutti gli infetti da questi coronavirus contengono anticorpi capaci di riconoscere anche il coronavirus Sars-CoV-2: «Invece, dato che anticorpi reattivi ai HCoV [Coronavirus umani, N.d.T.] sono presenti in praticamente tutti gli adulti, la rarità della cross-reattività con Sars-CoV-2 (16 su 302, 5,29 per cento) indica requisiti addizionali…» e quindi se si analizzassero tutte le persone con raffreddore comune non troveremmo affatto un 100 per cento di anticorpi anti-Sars-CoV-2.

Se lo studio venisse confermato, potrebbe essere vero in alcuni casi che, come prosegue la persona nel video, «quando vi fanno il sierologico in Italia e vi dicono che siete positivi al Sars-CoV-2 probabilmente hanno trovato gli anticorpi del raffreddore comune», ma questo al limite sarebbe un problema da tenere in conto per le analisi epidemiologiche a posteriori e non per il conteggio dei positivi, che richiede sempre un tampone molecolare o al limite un test rapido antigenico, test che in entrambi i casi non hanno a che vedere con gli anticorpi.

Al minuto 3:24 la persone in video continua con «Quindi se vi fanno il sierologico ora e se voi avete avuto un’influenza, avete avuto un raffreddore comune… quegli anticorpi verranno spacciati per anticorpi contro il Sars-CoV-2 quando in realtà sono anticorpi che avete sviluppato contro un raffreddore comune. Quindi i numeri che diffondono sui contagi in Italia sono assolutamente falsi. Falsi, falsi!»

Come abbiamo visto, i dati dei sierologici in sé non hanno alcuna rilevanza nel conteggio ufficiale dei positivi in Italia. La positività agli anticorpi tramite test sierologico non entra nel computo dei positivi se non dopo conferma tramite tampone molecolare, che è altamente specifico per il coronavirus Sars-CoV-2 e non altri, come abbiamo già spiegato di recente. Quindi affermare che i dati sui contagi in Italia sarebbero «falsi» per questo motivo è assolutamente privo di fondamento.

Al minuto 3:57 del video si collega quanto «dedotto» alla vaccinazione anti-influenzale: «Le persone che si sono prese il raffreddore comune sviluppano degli anticorpi in grado di neutralizzare il Sars-CoV-2. E cosa dicono il governo e le regioni? Fate il vaccino così non vi infettate dall’influenza. Cosa che potrebbe essere utile a combattere il Sars-CoV-2. Quindi ci stanno dicendo di non prenderci il raffreddore comune quando con quegli anticorpi potremmo difenderci da Sars-CoV-2, per farci il vaccino».

Di nuovo, qui si confondono influenza e raffreddore comune: l’influenza, essendo dovuta a un tipo di virus completamente diverso dai coronavirus che causano raffreddore, non ha niente a che vedere con l’immunità pregressa verso i coronavirus. Se anche per assurdo gli anticorpi anti-virus influenzale potessero agire contro i coronavirus, questi ci proteggerebbero sia se indotti dal nostro sistema immunitario in risposta a un vaccino, sia in risposta a un’infezione. In realtà, esiste addirittura qualche indizio (anche se ancora molto preliminare) che il vaccino anti-influenzale possa indurre una modifica della risposta immunitaria capace di agire, indirettamente, anche sull’infezione da Sars-CoV-2, tramite un meccanismo però diverso dalla produzione di anticorpi specifici. 

Infine, al minuto 4:50 la persona in video afferma che «il 5,3 per cento delle persone in età adulta avevano anticorpi, quindi se fossero state testate per il Sars-CoV-2 sarebbero risultate positive, quindi secondo i nostri governi sarebbero persone malate da Sars-CoV-2»

Ancora la confusione tra test sierologici (che non contano per il conteggio dei positivi) e tamponi, come abbiamo discusso sopra. È quindi assolutamente falso che quelle persone, «secondo i nostri governi», sarebbero di per sé conteggiati tra i positivi o addirittura tra i malati. 

In conclusione, nessuna ricerca scientifica ha dimostrato che i dati sui contagi sono falsi, e il contenuto del video, anche se riporta una ricerca reale, la distorce a tal punto e con tali confusioni da diffondere una notizia falsa.

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