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Non ci sono conferme ufficiali che collegano il decesso di un medico Usa con il vaccino anti-Covid

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11 gennaio 2021
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Il 7 gennaio 2021 la redazione di Facta ha ricevuto via Whatsapp la segnalazione di un articolo del tabloid inglese Daily Mail, pubblicato il 6 gennaio 2021, il cui lungo titolo già riassume il contenuto. Si legge “La moglie di un dottore di Miami di 56 anni, ‘perfettamente in salute’, morto di una malattia del sangue 16 giorni dopo aver ricevuto il vaccino Pfizer per la Covid-19, è certa che la morte sia stata scatenata dall’iniezione, mentre il gigante dei farmaci investiga la prima morte con un sospetto collegamento con l’iniezione”. La notizia è stata riportata anche da altri media americani e ripresa anche su alcuni siti italiani.

L’articolo racconta come a Gregory Michael, ginecologo al Mount Sinai Medical Center di Miami, sia stata diagnosticata una condizione nota come porpora trombocitopenica immune o idiopatica (Pti) tre giorni dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer, il 18 dicembre 2020. In questa malattia il sistema immunitario attacca per errore le piastrine, cellule del sangue necessarie per la coagulazione, causando, tra l’altro, emorragie interne. Gregory Michael sarebbe morto di emorragia cerebrale 16 giorni dopo la diagnosi.

La notizia è fuorviante, in quanto è al momento impossibile dire se il vaccino sia correlato o meno a questo decesso. L’unica persona coinvolta a invocare il collegamento tra il vaccino e la morte è la vedova dell’uomo deceduto. L’articolo riporta la dichiarazione di un portavoce di Pfizer, secondo cui l’azienda sta «investigando attivamente il caso, ma al momento non riteniamo che vi sia una correlazione diretta con il vaccino». Secondo Usa Today, i Centers for Disease Control e la Food and Drug Administration stanno ancora raccogliendo informazioni sul caso. È stata condotta un’autopsia che ha raccolto campioni per ulteriori analisi ai Cdc.

Vale la pena dare qualche informazione di contesto. Da un lato, l’incidenza di questa malattia è di un caso su 25.600-62.500 ogni anno. Non è quindi del tutto inatteso che una persona vaccinata, casualmente, si ammali: il 20 dicembre 2020 erano già state somministrate oltre 500.000 dosi di vaccino negli Usa e oggi sono quasi sei milioni.

Dall’altra parte è vero che un’incidenza leggermente superiore di Pti è stata in passato correlata ai vaccini (per esempio il vaccino trivalente contro morbillo, rosolia e parotite, quello contro l’epatite B, e altri), come riassume un articolo di International Journal of Infectious Diseases pubblicato nel 2020. Si tratta comunque di un «evento molto raro, che non getta ombre sull’importanza della vaccinazione», come hanno evidenziato gli autori di uno studio condotto in Francia nel 2018 dove si approfondiva la possibile correlazione tra il vaccino trivalente e Pti nei bambini. Altri studi però (qui e qui) suggeriscono che, specialmente negli adulti, non vi sia nessuna corrispondenza. La Pti è invece una malattia correlata anche alle infezioni virali e, in particolare, a settembre 2020 erano noti nel mondo almeno 45 casi di Pti collegati a casi di Covid-19, inclusi casi di Covid-19 che, a parte la Pti, non avevano riportato altri sintomi.

In conclusione, non possiamo ancora sapere se il vaccino contro la Covid-19 abbia avuto un ruolo in questo tragico decesso. Come abbiamo già discusso, i vaccini non sono esenti da rarissimi effetti collaterali. Quello che bisogna valutare è il rapporto tra i rischi (senza ingigantirli né minimizzarli) e i benefici, e questo non si può fare da un singolo episodio. In questo caso, anche si accertasse un collegamento diretto tra vaccino e Pti, si tratterebbe di un singolo evento su centinaia di migliaia se non milioni di vaccinati da confrontare con una malattia, la Covid-19, che non solo può causare la stessa Pti, ma che ha anche effetti ben più pesanti sulla salute pubblica e che ha registrato un numero estremamente alto di decessi.

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