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Non è stato «dimostrato» che le cure domiciliari adottate in Piemonte contro la Covid-19 funzionano

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12 marzo 2021
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Il 9 marzo 2021 la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp la richiesta di verificare un post dell’8 marzo 2021 pubblicato dal profilo Facebook di Francesca Donato, europarlamentare della Lega Nord. Nel post si sostiene che «il Covid si cura» e che dove le cure domiciliari sono state adottate, «il numero dei ricoveri si è ridotto di un terzo e sono crollati i decessi». Secondo Donato, «questi risultati dimostrano che le cure domiciliari precoci funzionano».

A supporto del testo, Francesca Donato ha allegato uno spezzone di un servizio del Tg3 regionale Piemonte, andato in onda il 7 marzo 2021 alle ore 19.30 (dal minuto 7:15) secondo cui il protocollo nel distretto Asl piemontese di Acqui-Ovada avrebbe permesso di diminuire a un terzo di ricoveri e di far crollare la mortalità. «Funziona, dunque» chiosava nel servizio la giornalista del Tg3.

I numeri a cui si riferisce il post e il servizio del Tg3 esistono, ma sono privi di contesto e da soli non dimostrano nulla. Andiamo con ordine.

Prima di tutto, cerchiamo di capire di quali cure domiciliari parliamo. Si tratta di un protocollo aggiornato del 5 marzo 2021 che ha introdotto, nella Regione Piemonte, l’uso dell’idrossiclorochina, di farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) e della vitamina D per la cura a domicilio di pazienti Covid-19. Un protocollo che sembra simile a quello promosso dal Comitato Cure Domiciliari Covid, che abbiamo approfondito in precedenza, e che al momento non è supportato da solide basi scientifiche, in particolare per quanto riguarda l’uso dell’idrossiclorochina. A questo proposito, uno dei due medici che compaiono nello spezzone video postato da Donato, Federico Boveri, è stato cofirmatario di una lettera aperta sulle cure domiciliari assieme a Luigi Cavanna e Andrea Mangiagalli del Comitato Cure Domiciliari. Va qui inoltre ricordato che l’assessore alla sanità del Piemonte, il leghista Luigi Icardi, è un sostenitore dell’uso dell’idrossiclorochina, fin dai primi giorni di aprile 2020.

In secondo luogo, vediamo i numeri. Come ha confermato a Facta la Asl del distretto di Acqui-Ovada (in provincia di Alessandria) i numeri citati da Francesca Donato e dal servizio del Tg3 esistono, ma sono in realtà riferiti al solo periodo tra il 18 marzo e il 30 aprile 2020. Sono numeri già citati in questo comunicato stampa della Regione Piemonte, risalente all’11 dicembre 2020, che esprimeva soddisfazione per l’ordinanza del Consiglio di Stato che autorizzava nuovamente l’uso dell’idrossiclorochina. In quel periodo infatti su 340 pazienti Covid-19 registrati in quel distretto ci sarebbero stati solo 22 ricoveri (6,4 per cento) e 9 decessi. Una percentuale effettivamente inferiore a quella che era la media nazionale all’epoca, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità del 1 maggio 2020. La percentuale di casi severi e critici, ovvero che necessitano di ricovero ospedaliero, era su tutto il territorio italiano del 20,5 per cento: poco più di tre volte superiore ai dati del distretto Acqui-Ovada. I 9 decessi del distretto corrispondono a una percentuale del 2,7 per cento, molto inferiore alla media nazionale del 12,7 per cento alla stessa data.

Le fonti della Asl da noi interpellate hanno però chiarito che si tratta di un puro dato osservazionale che non può in alcun modo essere considerato scientificamente probante, e che non ha portato a nessuno studio scientifico pubblicato.
Come abbiamo discusso nel nostro approfondimento sulle terapie domiciliari, i dati osservazionali sono spesso soggetti a fattori che ne rendono difficile l’interpretazione e non possono sostituire gli studi clinici veri e propri, che invece finora non hanno confermato l’efficacia dell’idrossiclorochina. Per questo, sebbene suggestivi, i dati citati dal Tg3 e da Francesca Donato non sono una dimostrazione dell’efficacia delle cure domiciliari.

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