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I repubblicani continuano a prendersela con il voto elettronico

Dal 2020 i conservatori sostengono che le elezioni presidenziali siano influenzate da frodi legate soprattutto al voto elettronico

4 novembre 2024
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Un semplice errore da parte di un’elettrice nello Stato della Georgia, negli Stati Uniti, è bastato per far riprendere piena vita all’ossessione dei repubblicani per il voto elettronico. A poche ore dalle elezioni presidenziali, previste per il prossimo 5 novembre, si è diffusa una teoria del complotto secondo cui le macchine elettorali starebbero cambiando i voti dei cittadini e delle cittadine. 

Tutto è iniziato con un post su X in cui il 18 ottobre Marjorie Taylor-Greene, deputata repubblicana della Georgia, dichiarava che le macchine per votare «stanno invertendo i voti» nella contea di Whitfield, sostenendo che un elettore avesse contattato il suo ufficio per denunciare uno scambio di voti da Donald Trump a Kamala Harris. Il suo post ha ottenuto decine di migliaia di condivisioni e la presunta notizia è stata diffusa anche da altri utenti che hanno ottenuto milioni di visualizzazioni, riportando sotto i riflettori una vecchia teoria cospitatoria che collega le presunte frodi elettorali e il voto elettronico. 

Negli USA molti Stati offrono la possibilità di voto anticipato (“early voting”), che permette agli elettori di esprimere la loro preferenza nei giorni o settimane precedenti al giorno ufficiale delle elezioni. Al seggio, gli elettori possono scegliere tra diverse modalità di voto, che includono l’utilizzo di un dispositivo elettronico. 

Riguardo, invece, alla possibilità che ci siano state frodi ai danni di elettori che hanno votato anticipatamente e con la modalità elettronica, Dominion Voting Systems, cioè la società che produce le macchine per il voto elettronico, e l’ufficio del Segretario di Stato della Georgia, sono stati categorici nell’affermare che lo scambio di voti non può avvenire. Stephanie Walstrom, portavoce dell’azienda, ha dichiarato a USA Today che questa affermazione è falsa ed è già stata «ripetutamente smentita».

Gabriel Sterling, responsabile operativo dell’Ufficio del Segretario di Stato della Georgia, in una conferenza stampa del 23 ottobre ha chiarito che questo malinteso è nato da un errore di un’elettrice che si è risolto immediatamente e che non è una prova di frode. Un’elettrice si era recata a votare nella contea di Whitfield e ha utilizzato una macchina elettronica per esprimere il suo voto. Per errore ha selezionato il nome di un candidato mentre intendeva sceglierne un altro, ma l’episodio si è concluso quasi subito, non appena il responsabile del seggio ha annullato il suo voto e le ha permesso di esprimere la sua preferenza in modo corretto. «Non c’è alcuna prova che una macchina abbia modificato il voto di un individuo» ha affermato Sterling, aggiungendo che «quella affermazione era una bugia nel 2020 ed è una bugia ora». 

Il Consiglio elettorale della Contea di Whitfield, che aiuta gli elettori a conoscere il processo elettorale, il 19 ottobre ha pubblicato una nota sull’errore dell’elettrice e il conseguente annullamento della scheda, confermando che si è trattato di uno sbaglio risolto immediatamente e che «questo è stato l’unico incidente tra oltre 6 mila schede votate nella Contea di Whitfield dal 15 ottobre 2024».  

Questo aneddoto, smentito più volte, è una delle storie di frode elettorale che è riuscita ad arrivare sotto i riflettori nazionali a poche settimane dalle elezioni, nonostante gli sforzi per evitare questa dinamica. Infatti, mentre decine di elettori ed elettrici si recano ai seggi per il voto anticipato in Stati in bilico come la Georgia, i complottisti elettorali sono alla ricerca di storie che possano sostenere la loro convinzione che i brogli elettorali siano diffusi. E per farlo, molti stanno riprendendo una vecchia affermazione infondata secondo cui i risultati delle elezioni del 2020, quando Joe Biden divenne presidente degli Stati Uniti d’America, vincendo su Donald Trump, sarebbero stati influenzati da frodi elettorali legate soprattutto al voto elettronico e all’azienda che lo gestisce, la Dominion Voting Systems.

Una cospirazione che risale al 2020
A pochi giorni dalle elezioni presidenziali del 2020, gli avvocati di Donald Trump avevano diffuso affermazioni infondate su Dominion Voting Systems, sostenendo che l’azienda avesse truccato il voto, passando milioni di preferenze da Trump a Biden. L’avvocato di Trump, Rudy Giuliani, e il team legale dell’ex presidente avevano sollevato dubbi su Dominion. Giuliani, ad esempio, sosteneva di aver ricevuto una dichiarazione formale da una fonte interna a Dominion, secondo cui sarebbero stati conteggiati lotti di «schede false» a favore di Biden. Giuliani, però, non ha mai fornito alcuna prova a sostegno di questa accusa. 

Nonostante l’assenza di prove, queste illazioni avevano trovato ampio spazio nei media conservatori e non si sono mai davvero del tutto sgonfiate. 

Anche Trump e molti repubblicani si sono rifiutati di riconoscere la sconfitta e il tycoon ha iniziato a diffondere una serie di notizie false mettendo in discussione la legittimità del conteggio dei voti in alcuni Stati in bilico. Il 12 novembre 2020, 9 giorni dopo le elezioni, quando aveva postato sull’allora Twitter un testo gridato in caps lock in cui sosteneva che Dominion avesse «cancellato 2,7 milioni di voti a Trump a livello nazionale», aggiungendo che un’analisi condotta dall’emittente via cavo di estrema destra One America News Network avesse rilevato che «gli Stati che usano i sistemi di voto Dominion hanno spostato 435.000 voti da Trump a Biden».

Poche ore dopo il suo tweet un gruppo di funzionari elettorali nazionali, statali e privati, ​​aveva affermato in una dichiarazione congiunta che «le elezioni del 3 novembre sono state le più sicure nella storia americana», aggiungendo che «non ci sono prove che un sistema di voto abbia cancellato o perso voti, modificato voti o sia stato in alcun modo compromesso».

Dominion Voting Systems ha dichiarato pubblicamente che le voci sui problemi con la sua tecnologia erano false. L’agenzia ha spiegato che «non esistono resoconti o prove credibili di problemi software» aggiungendo che sebbene nessuna elezione sia priva di problemi isolati, «Dominion Voting Systems conta le schede in modo affidabile e accurato. Le autorità elettorali statali e locali hanno confermato pubblicamente l’integrità del processo».

Le voci erano iniziate dopo essere venute a conoscenza di alcuni errori nel conteggio dei voti. Ad esempio nella contea di Antrim, in Michigan, che al tempo era una roccaforte repubblicana e dove si usano le macchine di Dominion, i risultati iniziali mostravano Joe Biden in testa. I funzionari elettorali si erano immediatamente resi conto che qualcosa non andava nei risultati, ma il Segretario di Stato del Michigan ha chiarito che si era trattato di un errore umano subito corretto e che non aveva influenzato in alcun modo la modalità in cui le schede erano state effettivamente conteggiate. L’ufficio del Segretario di Stato aveva chiarito come un impiegato avesse dimenticato di aggiornare alcune unità multimediali nelle macchine per il conteggio delle schede, quindi, anche se i voti erano stati contati correttamente, erano poi stati riportati i totali sbagliati.

Altri sospetti, invece, facevano riferimento alla contea di Oakland, sempre in Michigan, dove i risultati iniziali riportavano erroneamente per due volte i voti della città di Rochester Hills, ma si era trattato di un errore isolato e rapidamente rettificato, come aveva riportato la CNN.

Trump, le persone a lui vicine e i suoi sostenitori, però, avevano utilizzato eventi singoli di questo genere come presunte prove che dimostravano problemi più ampi con i software di Dominion Voting Systems. 

La teoria è stata sfatata da tante voci sia pubbliche che private e la società che gestisce le macchine elettorali ha aperto varie cause per diffamazione, in particolare contro due agenzie di stampa e diverse persone accusate di diffondere falsità rispetto a presunti brogli elettorali avvenuti nel 2020. Fox News nel 2023 ha accettato di pagare all’azienda quasi 800 milioni di dollari per evitare il processo nella causa intentata da Dominion, in cui si sosteneva che l’emittente statunitense avesse trasmesso consapevolmente false affermazioni, collegando le macchine della società a un complotto per compromettere le elezioni.

Eppure, nonostante i procedimenti penali e le continue smentite, la teoria della cospirazione non è morta e non si è nemmeno sopita. I seguaci di QAnon, teoria del complotto che sostiene l’esistenza di una rete di élite che traffica bambini e manipola il governo degli Stati Uniti, hanno avuto un ruolo importante nel tenere viva la cospirazione sui brogli elettorali, facendola arrivare più vibrante che mai fino alle elezioni presidenziali del 2024. 

I complottisti sono ancora qui
Quattro anni dopo, i ferventi sostenitori di Donald Trump che hanno diffuso la teoria della cospirazione su Dominion Voting Systems e i presunti brogli a sfavore dell’ex presidente sono ancora attivi e lo stesso tycoon è tornato all’attacco ormai da mesi. Le teorie dilagano sui social media e tentano di convincere gli elettori e le elettrici che, anche questa volta, le macchine elettroniche starebbero manipolando i voti.  

Speculazioni che si sono manifestate principalmente attraverso la raffica di cause legali che i repubblicani hanno intentato in vista delle elezioni. Un giudice della Georgia, ad esempio, ne ha recentemente respinta una definendo «puramente ipotetici» i difetti e i problemi di sicurezza relativi alle macchine per il voto sollevati nella causa.    

Ma anche notizie false e disinformazione diffusa sui social, come l’allarmismo senza prove lanciato dalla deputata Repubblicana della Georgia Marjorie Taylor-Greene. E ancora, l’account conservatore @hodgetwins il 15 ottobre ha dichiarato su X: «Stanno già rubando il Michigan», ripostando un contenuto secondo cui Detroit sarebbe la città peggio gestita degli Stati Uniti, ma a pochi giorni dall’invio delle schede per il voto per corrispondenza, questo aveva già raggiunto un tasso di ritorno alle urne del 40 per cento, sottintendendo la presenza di una frode. 

È vero che a metà ottobre circa il 40 per cento delle schede elettorali inviate per il voto per corrispondenza a Detroit era già stato restituito, con un tasso in aumento di 14 punti percentuali rispetto allo stesso periodo delle elezioni precedenti. Le autorità, tuttavia, hanno chiarito che questo incremento è dovuto a miglioramenti nei processi e nell’infrastruttura di voto della città, escludendo che sia legato a episodi di frode. Ad esempio, nel 2020 l’amministrazione della città aveva implementato un nuovo sistema di gestione delle schede per corrispondenza chiamato Relia-Vote, che permette alla città di gestire in modo più efficace l’invio, la scansione e il smistamento delle schede per il voto per corrispondenza. Sebbene il tasso di restituzione delle schede per corrispondenza a Detroit sia superiore a quello della maggior parte dei comuni e delle contee del Michigan, non rappresenta un’eccezione. Anche la città di East Jordan e la contea di Bay, entrambe vinte da Donald Trump nel 2020, hanno mostrato tassi di restituzione simili.

In una lunga intervista di tre ore con il podcaster Joe Rogan, l’ex presidente Donald Trump ha ripetuto notizie false sull’esito delle elezioni del 2020, contribuendo a lanciare benzina sul fuoco su questa cospirazione anche in relazione alle prossime presidenziali. Ha affermato, ad esempio, che «se si guarda al Wisconsin, hanno praticamente ammesso che le elezioni sono state truccate, derubate e rubate». In realtà Trump aveva chiesto i riconteggi in Wisconsin, ma questi avevano confermato la vittoria di Biden, certificata dallo Stato. La Corte Suprema del Wisconsin aveva rigettato una causa che mirava a vietare le cassette postali per le schede elettorali, affermando che le problematiche presentate non erano state chiaramente esposte. Un’indagine condotta dall’ex giudice della Corte Suprema dello Stato, Michael Gableman, noto per il suo sostegno a Trump e alle sue affermazioni infondate, non ha rivelato prove di irregolarità nelle elezioni. Anche un’altra organizzazione conservatrice, il Wisconsin Institute for Law & Liberty, ha confermato la mancanza di prove di frodi su larga scala, mentre i revisori statali hanno attestato che le macchine per​ il voto funzionavano correttamente.

Persino Elon Musk, il patron del social più amato dall’estrema destra, dai cospirazionisti e da chi semina odio di ogni tipo, ha deciso di dare il suo supporto a questa teoria senza fondamento. Durante un incontro pubblico in Pennsylvania, l’amministratore delegato di X ha sostenuto che le macchine per il voto in realtà trucchino il voto. Durante l’evento Musk ha affermato: «sono un tecnologo, mi intendo molto di computer», aggiungendo poi che l’ultima cosa che farebbe, sarebbe fidarsi «di un programma informatico, perché è troppo facile da hackerare». Musk ha anche sollevato alcune perplessità direttamente sull’uso di macchinari di Dominion, sostenendo che «ci sono alcune cose molto strane che accadono e che sono incredibilmente improbabili dal punto di vista statistico», precisando che queste stranezze sarebbero collegate alle macchine per il voto della società Dominion. «È strano, se non erro» ha dichiarato, «che vengano utilizzate a Philadelphia e nella contea di Maricopa, ma non in molti altri luoghi. Non sembra una coincidenza piuttosto curiosa?» facendo riferimento al fatto, ad esempio, che Philadelphia è la roccaforte democratica dello Stato. 

Un portavoce dell’azienda ha subito respinto le affermazioni di Musk, chiarendo che Dominion non serve la contea di Philadelphia, che i sistemi di voto di Dominion si basano già su schede cartacee verificate dagli elettori e che i riconteggi manuali e verifiche di tali schede hanno dimostrato ripetutamente che le macchine di Dominion producono risultati accurati. 

In conclusione, questa teoria della cospirazione, che è ritornata nella politica statunitense e nell’opinione pubblica a poche settimane dalle elezioni, rischia di alimentare un clima di sfiducia e polarizzazione, fondato su notizie false e insinuazioni infondate. Il suo destino sembra strettamente legato all’esito delle elezioni: se Trump dovesse perdere, probabilmente si aprirà un nuovo capitolo di accuse di brogli, che rischia di consolidarsi maggiormente e trascinarsi negli anni, minando la legittimità delle istituzioni e aggravando il senso di disillusione. Al contrario, una vittoria di Trump solleverebbe il paradosso di giustificare la retorica delle presunte irregolarità, ponendo dubbi su quanto questa narrativa possa sparire o continuare a sopravvivere come strumento politico, riaccendendosi in futuro a seconda della convenienza. In ogni caso, la posta in gioco non è solo elettorale, ma riguarda la stabilità della democrazia stessa e la fiducia dei cittadini nel processo elettorale.

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