Giovedì 18 marzo 2021 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un video che include la spiegazione di un gesto creato per segnalare la violenza domestica. Il filmato oggetto della nostra verifica dura in tutto 2 minuti e 25 secondi e mostra una donna con il palmo della mano rivolto verso la telecamera, che piega il pollice verso l’interno (minuto 00:06) e poi anche le altre quattro dita su di esso, fino a formare un pugno (minuto 00:07).
Nei minuti seguenti, il filmato insegna a riconoscere questo «semplice gesto silenzioso» come la segnalazione di un abuso domestico e ad agire di conseguenza, contattando il numero anti-violenza promosso dalla presidenza del Consiglio dei ministri, il 1522.
Si tratta di una notizia vera.
Il video segnalato è stato originariamente pubblicato il 16 marzo 2021 dai canali social dell’associazione GenGle (Genitori Single) e la donna che compare nei secondi iniziali è Giuditta Pasotto, fondatrice dell’associazione.
Come correttamente spiegato nel video, il gesto è stato proposto per la prima volta ad aprile 2020 dalla Canadian Women’s Foundation, una fondazione canadese femminista che si occupa di combattere la violenza domestica e di genere, nel tentativo di aiutare le donne vittime di abusi domestici. Le restrizioni anti-Covid, introdotte nell’ultimo anno in tutto il mondo, hanno infatti avuto l’effetto collaterale di costringere molte vittime di violenza a convivere forzatamente con i loro carnefici, senza la possibilità di denunciare gli abusi alle autorità. Le vittime di femminicidio in Italia nel 2020 sono state in tutto 112, una tragica conta alla quale nei primi mesi del 2021 si sono aggiunti altri 14 casi.
In questo senso, il gesto nato in Canada può passare inosservato agli occhi degli abusatori e può essere silenziosamente messo in pratica durante una videochiamata o aprendo la porta per ricevere un pacco, come spiegato dal video oggetto della nostra verifica (minuto 00:56).
Il segnale d’aiuto può insomma salvare delle vite, ma necessita di una collaborazione attiva da parte di chi lo riceve: il consiglio delle associazioni, in questo caso, è quello di segnalare subito la situazione al 1522 (numero anti-violenza promosso dalla presidenza del Consiglio dei ministri) o alle autorità competenti (ovvero Carabinieri e Polizia, raggiungibili rispettivamente chiamando i numeri 112 e 113).
L’iniziativa è stata criticata su Facebook dalla rete Di.Re., associazione che riunisce oltre 80 centri antiviolenza in tutta Italia. Pur lodando le buone intenzioni del video, Di.Re. ha definito «pericolosa» l’idea di mettere in moto un intervento non supportato da un protocollo, «che di fatto non esiste». Il post si conclude con la frase: «Per affrontare la violenza sulle donne ci vuole sempre competenza. Non si può improvvisare».
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