L’idea che il mondo sia segretamente controllato da una specie aliena a forma di rettile è alla base di molte opere di finzione: romanzi, serie tv, documentari e film, su tutti il celebre “Essi Vivono” del regista John Carpenter.
Ma se fino agli anni Ottanta l’idea era confinata nel campo della letteratura fantastica, dagli anni Novanta a oggi è percolata nella realtà attraverso la teoria del complotto dei rettiliani. La quale, a grandi linee, recita così: gli esseri umani sono schiavizzati da una razza di rettili umanoidi mutaforma che occupa tutti i ruoli di potere, succhia il sangue degli umani e controlla mentalmente la popolazione.
Nonostante sia stata ampiamente smentita, e spesso ridicolizzata, la teoria ha dimostrato nel corso degli anni una sorprendente resilienza. Ancora oggi girano sui social media video in cui politici e personaggi famosi – da Mark Zuckerberg fino a Hillary Clinton, passando per la famiglia reale britannica – vengono falsamente descritti come dei «rettiliani» perché avrebbero gli occhi simili ai rettili, con le pupille nere e l’iride gialla. Nel 2022 l’estremista di destra olandese Thierry Baudet, leader del partito Forum per la Democrazia, ha sostenuto che il pianeta è governato da «rettili malvagi».
La teoria è stata anche legata a gravi casi di cronaca. Il 25 dicembre del 2020, ad esempio, il 63enne statunitense Anthony Warner Quinn si è fatto esplodere con il suo van nel centro di Nashville, nello stato del Tennessee, ferendo otto persone e danneggiando la sede locale della compagnia telefonica AT&T. A gennaio del 2021 alcuni conoscenti hanno ricevuto un pacco spedito dall’attentatore che conteneva un manoscritto in cui – tra le varie cose – si citavano teorie del complotto sull’11 settembre, sullo sbarco sulla Luna e sui rettiliani.
Nell’agosto del 2021, invece, Matthew Taylor Coleman ha ucciso il figlio di 2 anni e la figlia di 10 mesi a Rosarito (in Messico). Stando alla sua confessione, l’uomo era convinto che i suoi figli sarebbero diventati dei «mostri» visto che la moglie aveva il «Dna di un serpente».
Ma com’è nata questa teoria? E come ha fatto a diventare così popolare, nonostante la sua palese falsità? Per capirlo bisogna necessariamente partire dal suo inventore: il britannico David Icke, uno dei più noti professionisti del complottismo a livello globale.
Chi è David Icke, l’inventore della teoria dei rettiliani Nato a Leicester nel 1952 da una famiglia della piccola borghesia, a 15 anni Icke ha lasciato la scuola per dedicarsi alla sua grande passione: il calcio. Nel 1973, tuttavia, è stato costretto a ritirarsi a causa dell’artrite reumatoide e di alcuni infortuni che ne compromettono il fisico.
Dopo la parentesi calcistica è diventato un giornalista sportivo: negli anni Ottanta ha infatti lavorato come telecronista per la BBC. Alla fine del decennio si è buttato in politica, entrando nel Partito Verde Britannico e assumendo in breve la carica di portavoce nazionale. Anche la sua carriera politica, tuttavia, si è interrotta bruscamente. All’inizio degli anni Novanta i tabloid si mettono a riportare strane voci sul suo conto: Icke diceva di essere in grado di prevedere le catastrofi naturali e andava in giro con tute acetate di colore turchese.
Nell’autunno del 1991 l’ex calciatore e telecronista viene invitato nello show televisivo Wogan, condotto da Terry Wogan, uno dei più celebri conduttori dell’epoca. Icke, vestito con una tuta acetata, racconta di essere il figlio di Dio, profetizza la fine del mondo per il 1997, si paragona a Gesù Cristo e viene ricoperto dalle risate del pubblico e dagli sberleffi di Wogan. Anni dopo, lo stesso Icke dirà al giornalista Jon Ronson che quell’ospitata gli ha fatto capire «come poche persone, piazzate in pochi posti di potere, siano effettivamente in grado di controllare il mondo».
Dopo quell’apparizione televisiva Icke ha intrapreso un’altra fase della vita: quella di scrittore complottista. La teoria rettiliana prende corpo in alcuni libri pubblicati tra il 1994 e il 2001, in particolare “The Robots’ Rebellion” (“La ribellione dei robot”), “…And the Truth Shall Set You Free” (“…E la verità vi renderà liberi”), “The Biggest Secret” (“Il segreto più nascosto”) e “Children of the Matrix” (“Figli di Matrix”).
In questi testi Icke scrive che l’umanità viveva in pace e in armonia finché i rettiliani – degli alieni mutaforma provenienti dal sistema stellare Alpha Draconis – non sono arrivati sulla Terra, schiavizzando le persone attraverso il controllo mentale, il vampirismo e la promiscuità sessuale. Anche i governi di tutto il mondo sarebbero in mano ai rettiliani, spiega Icke, che di volta in volta assumono le fattezze dei potenti – proprio come succede nel film “Essi Vivono”.
Secondo il ricercatore Marc-Andrè Argentino, esperto di complottismo e del suo legame con la religione, la teoria dei rettiliani è molto meno banale e campata in aria di quello che sembra. Al contrario: è un’abile costruzione narrativa che mescola elementi della New Age, teorie di estrema destra (come quella sul Nuovo Ordine Mondiale), testi letterari fantascientifici (a partire da quelli dello scrittore Robert E. Howard, l’inventore di Conan il Barbaro), l’esoterismo, l’ufologia e alcune correnti cristiane – specialmente l’Identità Cristiana, una dottrina religiosa suprematista nata tra gli anni Venti e Trenta del Novecento.
Da quest’ultima Icke ha recuperato la cosiddetta «dottrina del seme del serpente», che sostiene che il peccato originale di Eva era di natura sessuale: la donna avrebbe intrattenuto un rapporto carnale con il serpente, dal quale sarebbe poi nato Caino e un’intera stirpe «demoniaca» – cioè gli ebrei. Il connotato di questa dottrina, come si può intuire, è fortemente razzista e antisemita.
Proprio per questo, Icke è stato ripetutamente accusato di antisemitismo. Nel saggio “Loro”, ad esempio, Jon Ronson ha sottolineato che la teoria rettiliana ricicla parecchi stereotipi antisemiti. Pur ribadendo che i rettiliani sono effettivamente degli alieni, e non una parola in codice per «ebrei», Icke si è detto convinto che i “Protocolli dei Savi di Sion” – un falso antisemita prodotto dalla polizia segreta russa all’inizio del Novecento – siano un «documento storico» e nei suoi libri ha citato fonti neonaziste senza farsi troppi problemi.
In “…And the Truth Shall Set You Free”, ad esempio, spiega che i “Protocolli dei Savi di Sion”riguarderebbero in realtà una cospirazione planetaria ordita dagli Illuminati (una società segreta bavarese del Settecento al centro di svariate teorie del complotto) e non dagli ebrei.
La crescente popolarità della teoria dei rettiliani, dall’11 settembre alla pandemia Nonostante le polemiche sull’antisemitismo, la teoria sui rettiliani continua a circolare e riesce ad agganciarsi ai grandi sconvolgimenti del primo decennio del Duemila, su tutti gli attentati alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 e la Grande recessione del 2008. La sua relatività popolarità viene certificata da un sondaggio del 2013 effettuato dall’istituto Public Policy, che rileva come il 4 per cento della popolazione statunitense creda nella cospirazione rettiliana. Per quanto sia una percentuale bassa, corrisponde comunque a più di dieci milioni di persone in un singolo Paese.
Lo stesso Icke vede accrescere la sua fama all’interno del milieu complottista: comincia a girare il mondo con tour a pagamento che fanno sempre il tutto esaurito (anche in Italia), e partecipa a diverse manifestazioni, dove viene accolto come una vera e propria rockstar. Una di queste è il Bilderberg Fringe Fest che si tiene nel giugno del 2013 a Watford, nel Regno Unito, in concomitanza con la conferenza annuale del gruppo Bilderberg – un evento che vede la partecipazione di personalità del mondo economico, politico e finanziario, anch’esso al centro di molte teorie del complotto.
Con la pandemia, Icke compie un ulteriore salto di qualità. Nell’aprile del 2020 una sua intervista con l’emittente London Live, in cui l’autore britannico ripete tutte le teorie del complotto sulla Covid-19, diventa virale e raggiunge il milione di visualizzazione su YouTube. L’autorità britannica dei media Ofcom sanziona l’emittente, perché l’intervista rappresenta «una minaccia alla salute pubblica», e anche YouTube rimuove il video.
Icke però non si ferma lì: stando ad un’analisi del Center for Countering Digital Hate (Ccdh), nei primi mesi dell’emergenza sanitaria arriva a guadagnare 400 mila follower su vari social (prima della sospensione degli account) mentre i suoi video raggiungono circa 30 milioni di visualizzazioni. In pratica, sostiene il Ccdh, Icke è «il principale produttore individuale di disinformazione sulla Covid-19».
E non solo: diventa uno degli oratori più applauditi alle manifestazioni anti-restrizioni di Londra, nonché uno dei «nodi centrali della rete globale antivaccinista e anti-lockdown», come ha spiegato il ricercatore Joe Ondrak del sito investigativo Logically.
Non sempre però la sua presenza è gradita. Nel novembre del 2022 viene bandito dallo spazio Schengen – per una durata di due anni – su richiesta dell’Olanda, Paese in cui il britannico doveva intervenire nell’ambito di una manifestazione antivaccinista promossa dalla piattaforma Samen voor Nederland (Insieme per l’Olanda). Secondo le autorità olandesi, le idee di Icke rappresenterebbero un rischio per l’ordine pubblico e alimenterebbero «le violenze e le minacce ai politici».
Insomma: a più di trent’anni dall’ospitata su Wogan, David Icke è uno dei pezzi grossi del complottismo contemporaneo, mentre la teoria dei rettiliani esercita ancora una certa attrattiva. Come ogni teoria complottista, del resto, promette di far luce sui grandi eventi globali con una narrazione accattivante e accessibile. Ma soprattutto, fornisce l’illusione di avere accesso a informazioni e verità precluse alle masse. È quello che il ricercatore David Robertson, autore del paper “David Icke’s Reptilian Thesis and the Development of New Age Theodicy”, chiama «capitale epistemico». Chi aderisce alla teoria dei rettiliani, infatti, ritiene di far parte di una «contro-élite» che non ha il potere economico, politico o mediatico dei nemici: può contare, per l’appunto, sul potere della conoscenza. Peccato che, di fatto, quella conoscenza porti benefici (soprattutto economici) a una persona soltanto: David Icke.
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