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I guai giudiziari di Trump in vista delle presidenziali 2024 sono appena iniziati

La Corte Suprema del Colorado ritiene l’ex presidente “ineleggibile” per il suo coinvolgimento nell’assalto al Congresso, ma questo è solo il primo ostacolo verso una corsa alla presidenza che si annuncia travagliata

21 dicembre 2023
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Con una sentenza senza precedenti, il 19 dicembre 2023 la Corte suprema del Colorado ha deciso – con quattro voti a favore e tre contrari – che Donald Trump non potrà partecipare alle primarie statali del Partito Repubblicano per scegliere il candidato alle elezioni presidenziali del 2024.

I giudici lo ritengono «ineleggibile» per il suo coinvolgimento diretto nell’assalto al Congresso (ovvero il parlamento degli Stati Uniti) del 6 gennaio 2021. Trump avrebbe infatti violato la sezione 3 del 14esimo emendamento, una norma risalente alla guerra civile americana che impedisce di ricoprire incarichi ai funzionari pubblici che abbiano partecipato a un’«insurrezione» o una «ribellione» contro lo Stato.

La causa contro Trump era stata intentata lo scorso settembre dall’organizzazione non-profit Citizens for Responsibility and Ethics in Washington (Crew). Il 17 novembre la giudice Sarah Wallace della Corte distrettuale di Denver, in Colorado, aveva ritenuto Trump responsabile di aver «incitato un’insurrezione», ma lo aveva ammesso alle primarie perché – a suo avviso – la sezione 3 non si applica a un presidente. La Crew aveva però fatto ricorso presso la Corte suprema, che alla fine l’ha accolto.

Nel testo della sentenza i giudici hanno scritto di «non essere giunti a queste conclusioni a cuor leggero», e di essere consapevoli del peso giuridico – e politico – di una simile decisione.

In tutta risposta, il candidato repubblicano ha criticato duramente il giudizio sulla sua piattaforma Truth Social. «È UN GIORNO TRISTE PER L’AMERICA», ha scritto il 20 dicembre 2023, per poi affermare – in una lunga serie di post, tutti rigorosamente in maiuscolo – che «BIDEN DOVREBBE PIANTARLA DI FARE QUESTE FALSE ACCUSE POLITICHE NEI MIEI CONFRONTI», che si tratta di «UNA VERGOGNA PER IL NOSTRO PAESE», e che questa «INTERFERENZA NELLE ELEZIONI» rischia di trasformare gli Stati Uniti in una «REPUBBLICA DELLE BANANE».

Ma quali conseguenze può avere la sentenza della Corte suprema del Colorado sulle presidenziali del 2024? Resterà confinata a quello Stato, o Trump potrebbe non essere effettivamente candidabile nel resto del Paese?

Le accuse a Donald Trump per l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021
Per cercare di capirlo, è utile riepilogare brevemente il procedimento penale contro l’ex presidente per l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, in cui sono morte cinque persone e più di cento agenti delle forze dell’ordine sono stati feriti.

I capi d’accusa, contenuti nell’incriminazione presentata il primo agosto del 2023 al Tribunale federale di Washington D.C., sono quattro: cospirazione per commettere frode contro gli Stati Uniti; cospirazione per intralciare un procedimento ufficiale (ossia la certificazione del voto); tentativo di influenzare i testimoni; cospirazione contro i diritti dei cittadini, ai quali sarebbe stato impedito di veder contati i propri voti. Le pene per questi reati sono piuttosto alte, e alcuni arrivano fino a un massimo di 20 anni di reclusione.

L’accusa, guidata dal procuratore Jack Smith, ritiene che l’assedio sia stato «il culmine di un disegno criminale per ribaltare i legittimi risultati di un’elezione presidenziale», e che Trump abbia «diretto una folla di persone arrabbiate, e fomentate da notizie false su presunti brogli, contro il Campidoglio».

Secondo un articolo pubblicato dalla NPR, la procura intende dimostrare il nesso di causalità tra il comizio di Trump di quel giorno e le azioni dei manifestanti, avvalendosi di testimonianze, foto, video, tweet e altri elementi probatori.

Gli inquirenti sostengono pure che Trump abbia continuato a difendere e supportare le oltre mille persone incriminate per reati legati all’assalto. E in effetti, l’ex presidente li ha recentemente definiti «ostaggi» e ha promesso che – in caso di rielezione – concederebbe loro la grazia. Dal canto suo Trump ha respinto ogni addebito e ha parlato di una «caccia alle streghe» politicamente motivata.

La prima udienza è fissata il 4 marzo del 2024, ma la difesa sta cercando in vari modi di ritardare il processo almeno fino a luglio – ossia dopo la fine delle primarie, quando Trump con ogni probabilità sarà annunciato come il candidato del Partito Repubblicano alla presidenza.

Le possibili conseguenze della sentenza della Corte Suprema del Colorado
Ma torniamo alla sentenza della Corte suprema del Colorado. La decisione non è immediatamente operativa, ma è stata sospesa fino alla pubblicazione delle liste elettorali per le primarie – cioè il 4 gennaio 2024 – per dare la possibilità a Trump di fare ricorso alla Corte suprema degli Stati Uniti. La difesa ha già annunciato che lo farà.

La Corte suprema dovrà dunque dirimere la questione giuridica dell’applicabilità o meno della sezione 3 al caso di specie, che potrebbe essere sollevata anche da altri Tribunali statali. «Ancora una volta la Corte Suprema avrà un ruolo centrale in un’elezione presidenziale», ha scritto sul suo sito il professore Rick Hasen della facoltà di giurisprudenza all’Università della California di Los Angeles, ma a differenza del passato recente «ora la situazione è molto incerta, vista l’instabilità politica generale degli Stati Uniti».

Come hanno notato diversi esperti e opinionisti, è probabile che la Corte si esprimerà a favore di Trump: al momento sei giudici su nove sono di orientamento conservatore, tre dei quali nominati proprio dall’ex presidente. In altre parole, questo giudizio difficilmente fermerà la sua candidatura.

Ma per Trump, le incognite da qui al voto sono parecchie: quella per l’assalto al 6 gennaio, infatti, non è l’unica incriminazione mossa nei suoi confronti. L’ex presidente è accusato dalla procura di Manhattan, a New York, di aver violato la legge che regola il finanziamento delle campagne elettorali per un pagamento di 130mila dollari all’ex attrice di film porno Stephanie A. Gregory Clifford (in arte Stormy Daniels), effettuato nel 2016 per comprare il silenzio della donna su un rapporto sessuale avuto con lui.

Poi c’è il procedimento per la sottrazione di documenti governativi riservati, che Trump avrebbe illecitamente conservato nella sua villa di Mar-a-Lago, in Florida. L’accusa gli contesta ben 40 capi d’accusa e la violazione di sette leggi federali. Stando agli inquirenti, la sottrazione di quel materiale è dovuta «soprattutto al suo ego» e al «desiderio di conservare [i documenti] come trofei o ricordi».

Infine c’è quello in Georgia sui tentativi di rovesciare a suo favore il voto nello Stato durante le elezioni presidenziali del 2020. Trump, insieme ad altri 18 co-imputati, è accusato di false dichiarazioni, manomissione di documenti e intimidazione di pubblici ufficiali. In un caso l’ex presidente aveva telefonato al segretario di Stato Brad Raffensperger invitandolo a “trovare” illegalmente 11mila voti per lui. Raffensperger, che è un repubblicano, aveva rifiutato scatenando l’ira di Trump.Tutti questi processi inizieranno nel 2024 e renderanno ancora più incandescente la campagna elettorale. Dopotutto, non era mai successo nella storia degli Stati Uniti che su un singolo candidato pendessero in tutto 91 capi d’accusa, tra cui quelli di aver tentato di ribaltare un’elezione presidenziale e di aver causato un assedio al Campidoglio.

Immagine di copertina via Wikimedia Commons/Gage Skidmore, CC BY-SA 2.0

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