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Il Consiglio dell’Unione europea non ha previsto «repressione e galera per chi denuncia i pericoli sanitari del 5G»

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18 giugno 2020
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Articolo aggiornato venerdì 19 giugno 2020 alle ore 9:26

Giovedì 18 giugno la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un articolo, pubblicato il 14 giugno 2020 dal blog Oasi Sana, dal titolo «ESCLUSIVO – Consiglio Unione Europea: repressione e galera per chi denuncia i pericoli sanitari del 5G. Rischiano medici, scienziati e attivisti».

L’articolo fa riferimento a una presunta «esclusiva assoluta di Oasi Sana», un documento redatto dalla Segreteria Generale del Consiglio dell’Unione europea e «inviato a tutti i delegati», destinato a fare «tremare il movimento internazionale Stop 5G».

Il documento, di cui Oasi Sana riporta uno stralcio in lingua francese, conterrebbe il seguente passaggio (traduzione effettuata da Oasi Sana): «nell’ambito della diffusione di nuove tecnologie come 5G/6G, è importante preservare la capacità delle forze dell’ordine, dei servizi di sicurezza e della magistratura per esercitare efficacemente le loro legittime funzioni; tenendo conto delle linee guida internazionali per gli effetti sul campo elettromagnetico sulla salute; rilevando che è importante combattere la diffusione di disinformazione sulle reti 5G, in particolare per quanto riguarda le affermazioni secondo le quali questa rete costituirebbe una minaccia per la salute o il fatto che sarebbe collegata al COVID-19».

Nella parte conclusiva dell’articolo, l’autore mette in guardia i lettori da quella che viene definita «una tecnodittatura legalizzata e una caccia alle streghe 2.0», finalizzata ad attuare «un’ondata repressiva senza precedenti orchestrata in nome di una scienza negazionista votata al rischio nell’ignoto tecnologico».

Si tratta di una notizia fuorviante, che sfrutta un titolo acchiappa-click per amplificare la portata di un’informazione già nota.

Il documento presentato come «un’esclusiva di Oasi Sana» è in realtà liberamente disponibile al download in lingua italiana ed è stato pubblicato il 9 giugno 2020 sul sito ufficiale del Consiglio dell’Unione europea, organo decisionale che riunisce i ministri provenienti da ciascun Paese Ue.

La frase oggetto di verifica è presente a pagina 14, e più precisamente al punto 36, in cui si legge: «nel quadro dell’introduzione di nuove tecnologie quali il 5G o il 6G, è opportuno preservare la capacità delle autorità di contrasto, delle autorità di sicurezza e del settore giudiziario di svolgere efficacemente le rispettive funzioni legittime. TIENE CONTO degli orientamenti internazionali relativi all’impatto dei campi elettromagnetici sulla salute. RILEVA l’importanza di contrastare la diffusione della misinformazione relativa alle reti 5G, con particolare riferimento alle false dichiarazioni secondo cui tali reti costituirebbero una minaccia per la salute o sarebbero collegate alla Covid-19».

Il passaggio è molto simile a quello riportato da Oasi Sana, ma non altrettanto la sua interpretazione. La frase riferita alle autorità di contrasto non è infatti in alcun modo collegata al campo della disinformazione, come si nota dalla traduzione corretta, ma è plausibile che sia stata inserita nel documento per sottolineare la necessità di combattere azioni di vandalismo contro le antenne 5G.

In conclusione, il documento pubblicato da Oasi Sana è reale, ma liberamente disponibile al pubblico. Al suo interno, vengono elencate delle conclusioni riguardanti l’indirizzo politico dell’Unione europea, che intende «preservare» le funzioni di polizia e dei tribunali (in vista di eventuali atti di vandalismo in risposta all’introduzione di tecnologia 5G e 6G) e «contrastare» la misinformazione sul tema.

Nessuna «repressione e galera per chi denuncia i pericoli sanitari del 5G», insomma, ma un richiamo all’applicazione delle leggi vigenti.

La redazione di Facta ha più volte trattato il tema dei presunti danni alla salute causati dalla tecnologia 5G, anche in relazione all’emergenza sanitaria di Covid-19, non evidenziando alcun nesso che possa far supporre la pericolosità della tecnologia.

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