Non è vero che secondo il Parlamento Ue il 5G accelera la pandemia di Covid-19 - Facta
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Non è vero che secondo il Parlamento Ue il 5G accelera la pandemia di Covid-19

Il 12 maggio la redazione di Facta ha ricevuto alcune segnalazioni via WhatsApp che chiedevano la verifica di un articolo pubblicato dal blog oasisana.com [1], dal titolo «Adesso lo dicono pure dal Parlamento Europeo: “5G accelera la pandemia di Covid-19!”». 

L’articolo, online dal 25 marzo 2020, supporta la teoria di un presunto legame tra l’epidemia dovuta al nuovo coronavirus Sars-Cov-2 e la nuova rete per le telecomunicazioni di quinta generazione (5G, appunto). Stando a quanto riportato, Kalus Buchner (immaginiamo un refuso sul nome, e che si tratti di Klaus Buchner), fisico e parlamentare tedesco al Parlamento Europeo con il Gruppo Parlamentare dei Verdi/Alleanza Libera Europea, avrebbe sottolineato (non è chiaro in che circostanza) che «esistono prove scientifiche chiare che la diffusione di virus è accelerata dalle radiazioni elettromagnetiche. In particolare, il 5G è un accelerante della pandemia di coronavirus». 

A supporto di questa tesi il blog Oasi sana sostiene, ricordando che l’attuale epidemia ha avuto origine nella città di Wuhan (Cina) che i cinesi siano stati esposti per primi al mondo a tutte le bande di frequenza di 5G. Inoltre, si legge che, pur non imputando al 5G l’origine del virus, si sarebbe visto che «l’esposizione a lungo termine danneggia il sistema immunitario. In particolare, è noto come questa radiazione acceleri la replicazione virale: apre i canali del calcio nelle cellule». Ciò, stando a quanto scritto, sarebbe stato dimostrato per un altro virus Corona, un parente vicino a quello che causa l’attuale pandemia.

Si tratta di affermazioni infondate e fuorvianti. Procediamo con ordine. 

Cominciamo con il precisare che non esiste alcuna comunicazione ufficiale del Parlamento europeo dove si dichiari che «il 5G accelera la pandemia di Covid-19». Al contrario, ce n’è una che dichiara espressamente che non esiste alcun legame tra il coronavirus e la tecnologia 5G.

È poi vero che l’europarlamentare Klaus Buchner è laureato in fisica ed è membro (oltre che, in Germania, del Partito Ecologico-Democratico) del Gruppo Parlamentare dei Verdi/Alleanza Libera Europea presso il Parlamento Ue. Le sue perplessità sugli effetti del segnale 5G sulla salute le ritroviamo in un’interrogazione rivolta al Parlamento Ue, pubblicata in forma scritta solo il 24 aprile 2020 e firmata assieme ad altri membri [2] dal titolo «5G, virus ed effetto immunodepressore dell’esposizione prolungata alle onde elettromagnetiche a radiofrequenza». 

In questa occasione viene chiesto dai firmatari dell’interrogazione se la Commissione Ue abbia tenuto conto dell’effetto immunodepressore dell’esposizione prolungata alle onde elettromagnetiche a radiofrequenza prima di promuovere la tecnologia 5G e simili tecnologie che comportano un’irradiazione notevolmente maggiore; se abbia valutato il possibile rafforzamento della replicazione virale determinato dall’esposizione alle onde elettromagnetiche a radiofrequenza; e da quale organo consultivo ottenga i dati concernenti gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche. 

In pratica, in questa occasione, Buchner e colleghi hanno chiesto chiarimenti circa la sicurezza della rete 5G per la salute umana, in particolare sui possibili effetti sul sistema immunitario e per quanto riguarda la diffusione dei virus.  Non si tratta però di una presa di posizione del Parlamento europeo bensì di una richiesta di chiarimento da parte di alcuni dei suoi membri, al momento in attesa di risposta.

In merito al presunto legame tra la rete per le telecomunicazioni 5G e la diffusione del virus, l’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito la teoria tra i casi di disinformazione più diffusi sulla pandemia, come abbiamo avuto modo di verificare più volte (per esempio qui, qui, qui e qui). Inoltre anche la generica presunta tossicità del 5G è infondata (fonte: Oms). 

Sull’ipotesi che il diffondersi del virus sia stato in qualche modo (e in anticipo sul resto del mondo) favorito a Wuhan dalla presenza di molte antenne per il 5G, abbiamo già indagato in passato, e neppure in questo caso vi è alcun fondamento, anzi: la città di Wuhan è coperta dalla rete 5G solamente per il 10 per cento del totale, nel Regno Unito il 5G è arrivato 18 mesi prima di quanto non sia successo a Wuhan e, aggiungiamo, molti dei Paesi che sono stati colpiti duramente dalla pandemia, come Francia e l’Iran, hanno poca o nessuna copertura 5G.

[1] Precisiamo che il sito oasisana.com non è una testata giornalistica registrata, come confermato anche in un «discalimer» (probabile refuso: il termine corretto è disclaimer) riportato sul sito stesso. Si tratta di un sito gestito, leggiamo, da «un gruppo umano di professionisti, terapeuti e cultori di discipline bionaturali che propone la giusta sintesi rigenerante e detossificante di medicina naturale e informazione Consapevole». Non si tratta, quindi, di un sito di riferimento medico-scientifico. [2] Michèle Rivasi di Europa Ecologia – Francia, Ivan Vilibor Sinčić di Barriera Umana – Croazia, Anja Hazekamp del Partito per gli Animali – Olanda, Eleonora Evi e Piernicola Pedicini del Movimento 5 Stelle – Italia, Ivo Hristov del Partito Socialista Bulgaro.

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