Venerdì 8 maggio la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp una segnalazione che chiedeva di verificare una notizia, circolata su Facebook, dal titolo «Ramadan, il governo vieta le messe ma permette la preghiera islamica in moschea».
L’articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2020 da Vox News, sito web finito nella lista di «siti di misinformazione sul Coronavirus» stilata da NewsGuard, e riferisce di un «malcontento» diffuso tra i cittadini di Valdilana (comune in provincia di Biella), dopo che alla comunità islamica del vicino comune di Veglio sarebbe stato concesso di tenere le preghiere di inizio Ramadan, mentre ai fedeli cattolici di Valle Mosso (una municipalità di Valdilana) sarebbe stato negato il permesso di «recarsi fuori dalle chiese per avere il tradizionale ramo d’ulivo».
La notizia, insomma, fa perno sulla presunta discriminazione avvenuta all’interno della stessa provincia, in cui il prefetto avrebbe concesso alla comunità islamica la possibilità di riunirsi in preghiera per l’inizio del Ramadan (il 23 aprile), vietando a quella cattolica la celebrazione della Pasqua (il 12 aprile).
Nonostante la storia raccontata dal titolo sia molto diversa da quella riportata nel corpo dell’articolo, si tratta in entrambi i casi di notizie false. Facciamo quindi chiarezza sulla vicenda.
L’articolo di Vox News riprende quasi integralmente quello pubblicato il 27 aprile sulla testata locale Prima Biella, tranne che nel passaggio in cui si specifica che il richiamo alla preghiera concesso dal prefetto di Biella «ha autorizzato due/tre rappresentanti per moschea», particolare omesso da Vox News e comparso invece solo nell’articolo di Prima Biella.
Il riferimento è all’iniziativa della comunità islamica biellese di trasmettere l’Adhan (la chiamata islamica alla preghiera cantata dal muezzin) attraverso un altoparlante posizionato in alcuni centri di preghiera della provincia di Biella, ogni venerdì (giorno in cui i musulmani si recano in moschea per la preghiera pubblica) fino alla fine del Ramadan.
«Le moschee non accoglieranno fedeli ma resteranno chiuse come da decreto ministeriale» aveva precisato il 23 aprile al quotidiano online News Biella Mohamed Es Saket, consigliere comunale di Biella per il Partito Democratico ed estensore della proposta, «sarà presente solo una persona all’interno di ogni moschea ad effettuare l’Adhan per chiedere a Dio di salvarci dal Covid-19».
Celebrazioni religiose senza fedeli sono normalmente autorizzate dalle prefetture locali, e le messe “a porte chiuse” (talvolta trasmesse in streaming) sono state durante l’emergenza sanitaria legata al nuovo coronavirus all’ordine del giorno anche nella comunità cattolica.
Sempre nell’articolo di Vox News, infine, si legge che la moschea di Veglio sarebbe «abusiva». A causa dell’assenza di un concordato tra lo stato italiano e le comunità islamiche (aspetto regolato dall’articolo 8 della Costituzione), le moschee ufficiali in Italia sono solo 10, ovvero quelle costruite con l’intento di ospitare la preghiera e dotate di minareto.
Per garantire la libertà di culto, tuttavia, i fedeli musulmani si riuniscono in appositi spazi creati per la preghiera. Tra questi ci sono anche le associazioni culturali islamiche come quella di Veglio, che godono del riconoscimento giuridico che lo stato italiano concede normalmente alle associazioni.
«Questa condizione però non consente loro di aprire o gestire pubblicamente un luogo di culto, anche di modeste dimensioni, perché questo tipo di attività può essere legittimamente perseguito solo da un soggetto riconosciuto come ente di culto» dichiarava nel 2016 all’agenzia Agensir Alessandro Pertici, dell’Osservatorio giuridico della Cei, spiegando come queste comunità operino «sulla base del diritto comune come semplici associazioni o cooperative, godendo della garanzia di non discriminazione di cui all’articolo 20 della Costituzione».
Non si tratta dunque di una «moschea abusiva» – come riportato da Vox News – e neanche di una vera e propria moschea (nonostante la comunità islamica utilizzi la parola per definire lo spazio della preghiera), ma di un’associazione culturale regolarmente registrata che si riunisce in preghiera usufruendo della libertà concessa dalla Costituzione. All’articolo 20 viene infatti sancito che «il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative».