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Questi esperimenti con la frutta non dimostrano che i tamponi rapidi sono inattendibili

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5 gennaio 2021
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Il 3 gennaio 2021 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp riguardante un video, pubblicato dal canale Youtube di Massimo Mazzucco (ex regista e noto diffusore di varie tesi complottiste, in particolare sugli attentati dell’11 settembre 2001), luogocomune2. Il video è intitolato “Anche il kiwi prende il Covid” con la didascalia “Esperimento sull’attendibilità dei tamponi, condotto dal dott. Mariano Amici e dal Prof. Stefano Scoglio”. Nel video vengono sottoposti a un tampone rapido per il virus Sars-CoV-2 diversi campioni di frutta e verdura, di cui alcuni danno risultato apparentemente positivo al test. L’intento, nelle intenzioni degli autori del video, è quello di confutare questo tipo di metodo diagnostico.

Si tratta di un tipo di esperimento che è stato condotto altre volte nel mondo allo scopo di screditare i tamponi rapidi per il virus Sars-CoV-2, come discusso ad esempio qui e qui. È del tutto possibile che i risultati mostrati nel video siano reali, ma non ne dimostrano l’inaffidabilità. Vediamo che cosa mostra il video e perché non è un esperimento significativo.

Dopo una introduzione sui tamponi rapidi antigenici effettuata da Mazzucco, al minuto 01:25 il filmato mostre tre persone in camice bianco (Stefano Scoglio, già diffusore di teorie pseudoscientifiche sui tamponi; Mariano Amici, medico richiamato dall’Ordine il 28 dicembre 2019 per le sue affermazioni sui vaccini; e Domenico D’Angelo, tecnico di laboratorio) in un laboratorio. Dopo una introduzione di Amici e Scoglio, dal il minuto 05:28 iniziano gli esperimenti, in cui il tecnico Domenico D’Angelo effettua test su vari campioni vegetali (kiwi, arancio, succo di frutti di bosco, banana, uva, mandarancio, pera, zucca, cavolo e un succo di frutta tropicale) usando un tampone antigenico della compagnia Joysbio Biotechnology Co., come si vede ad esempio al minuto 06:54.

Al minuto 17:00 il risultato del primo test, condotto sul kiwi, mostra che il risultato sarebbe «positivo» al coronavirus Sars-CoV-2. Man mano che i test vengono svolti e i risultati letti, il tampone è positivo per arancio e succo di frutti di bosco, incerto (ovvero in cui la banda colorata della positività è appena visibile) per uva, banana e mandarancio, e negativo per gli altri.

Al minuto 31:20 Mariano Amici conclude, riassumendo i risultati, che «questo esperimento mette in chiara luce che il tampone è assolutamente inattendibile».

Il video si chiude con Mariano Amici prima e Massimo Mazzucco poi che denunciano quindi, una volta “provato” che il tampone antigenico è inattendibile, la presunta assenza di basi scientifiche delle misure di sicurezza e promettono di rivolgersi alla magistratura. Mazzucco inoltre, al minuto 34:40, cita brevemente l’esperimento analogo di un deputato austriaco, che avrebbe mostrato il risultato positivo del test alla Coca Cola.

Passiamo ora alla nostra verifica: che cosa dimostra davvero questo esperimento?

Nell’apertura del video, Mariano Amici presenta l’esperimento con le parole «sostanzialmente, dobbiamo verificare se il tampone è attendibile o il tampone è inattendibile» e continua subito dopo con «testeremo il tampone su materiali che non hanno nulla a che vedere con il materiale umano. Quindi, se il tampone ha aspettative di funzionamento, dovrebbe dare tutti risultati negativi».

Questo argomento non è valido a partire dalle premesse: il tampone non è fatto per lavorare con materiali diversi dal materiale biologico umano che viene ricavato da un tampone nasofaringeo. Usare materiali completamente estranei, come un succo di frutta, è l’opposto di un esperimento di controllo, che dovrebbe invece effettuare il test esattamente nelle stesse condizioni normali di lavoro, confrontando una singola variabile: in questo caso, la presenza del virus.

Secondo la professoressa di biochimica Annette Beck-Sickinger, contattata dai nostri colleghi fact-checkers di The Observers, i materiali contaminanti e l’acidità della frutta possono falsare, e falsano, i test antigenici. Ciò accade perché sebbene la soluzione in cui il tampone viene diluito prima del test sia concepita per stabilizzare il pH del campione, questa non è calibrata «per neutralizzare cibi molto acidi, come la mela o il mango».

In effetti, il pH dei vegetali usati nell’esperimento è compreso circa tra 3 e 4, mentre il muco nasale umano ha un pH di 5.5-6.5 che sale a 7.2-8.3 durante una rinite.

Stefano Scoglio argomenta che «se dovesse venire fuori che anche in sostanze che non hanno a che vedere con esseri viventi si trovano queste presunte particelle [virali] questo conferma il fatto che il virus non è mai stato isolato e non lo si conosce». Ovviamente questo ragionamento è un non sequitur: se anche il tampone antigenico non funzionasse, non dimostrerebbe certo che il virus non è stato isolato, affermazione che sappiamo essere falsa.

In conclusione, come abbiamo raccontato in precedenza, è noto che i tamponi rapidi non sono completamente affidabili, se confrontati con i tamponi molecolari. Non è però scientificamente valido in alcun modo provarlo sulla frutta, ovvero materiale biologico del tutto scorrelato da quello umano e con proprietà chimiche capaci di falsare il test. L’esperimento di Mariano Amici, Stefano Scoglio e Domenico D’Angelo non dimostra quindi nulla, in nessun senso, sui tamponi rapidi, né tantomeno sull’esistenza o l’isolamento del virus in laboratorio.

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