Non è vero che il governo tedesco ha falsificato dei dati per giustificare le misure di contenimento della pandemia - Facta
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Non è vero che il governo tedesco ha falsificato dei dati per giustificare le misure di contenimento della pandemia

La redazione di Facta ha ricevuto più volte tra il 9 e il 10 febbraio 2021, via social network e WhatsApp, la richiesta di verificare la notizia secondo cui il governo tedesco avrebbe imposto agli scienziati di falsificare o manipolare le previsioni sulla pandemia allo scopo di giustificare ulteriori misure repressive. 

La notizia è stata diffusa su Whatsapp e su Facebook (qui, ad esempio). Si legge: «GERMANIA: DATI FALSATI PER GIUSTIFICARE LA REPRESSIONE. Scandalo in Germania: il Ministro degli interni Horst Seehofer è sotto accusa per aver incaricato scienziati e ricercatori di diversi istituti a creare un preciso modello di calcolo volto a “manipolare” la reale gravità dell’emergenza sanitaria, con il fine di giustificare le dure restrizioni e i lockdown imposti dal governo tedesco nella prima fase della pandemia». La notizia è stata ripresa in Italia con toni simili dal quotidiano Libero (qui) e dai siti ByoBlu (qui) e DatabaseItalia (qui), questi ultimi spesso protagonisti nel propagare disinformazione in Italia, come abbiamo discusso in precedenza

La notizia segnalata è falsa. Vediamo che cosa è successo davvero.

La notizia si riferisce ad un breve articolo pubblicato il 7 febbraio 2021 sul quotidiano tedesco Welt e intitolato «Il ministero dell’interno ha assunto scienziati per giustificare le misure contro il coronavirus». Stando all’articolo, che sarebbe basato su «200 pagine di email» che avrebbero mostrato «esattamente cosa è accaduto tra i funzionari del ministero e i ricercatori», il ministero dell’Interno tedesco avrebbe commissionato a degli scienziati un modello per «pianificare misure repressive e preventive». La tesi dell’articolo è che il ministero tedesco avrebbe fatto pressione sui ricercatori, perché producessero previsioni tali da giustificare esigenze politiche di repressione.

La versione completa dell’articolo è disponibile (a pagamento) qui e, una volta sfrondata dei toni tendenziosi, racconta una storia diversa. Innanzitutto non è stato il ministero dell’Interno a farsi avanti per imporre ai ricercatori un modello che giustificasse oscuri fini politici. Sono stati invece il virologo Christian Drosten e il microbiologo Lothar Wieler – capo del Robert Koch Institute, il principale ente di biologia, medicina e salute pubblica della Germania – a chiedere un colloquio con il ministro dell’interno Horst Seehofer nel marzo 2020 (durante la prima ondata di pandemia) per avvertirlo che la Germania avrebbe subito, a loro parere, drammatiche conseguenze se avesse rimosso il lockdown già a Pasqua, ovvero intorno al 12 aprile 2020, come previsto dal governo. Il ministero dell’Interno si convinse di ciò e, tramite il segretario di stato Markus Kerber,  avrebbe quindi commissionato a «prominenti scienziati da vari istituti di ricerca e università» di fornire un rapporto a sostegno di eventuali misure di sicurezza. 

Il rapporto, che l’articolo di Welt descrive come «segreto», era effettivamente riservato all’inizio, ma dal 20 maggio 2020 è disponibile ufficialmente qui e qui, e delinea quattro possibili scenari di evoluzione della pandemia, da quello più ottimista – detto «Controllo rapido», in cui la pandemia viene controllata velocemente e mantenuta sotto controllo con contact tracing e isolamento dei malati – fino allo scenario peggiore – chiamato «Abisso», in cui non si riesce a tenere il virus sotto controllo senza un pieno lockdown e in cui quindi le restrizioni sarebbero state in atto per tutto l’anno, con il collasso dell’economia e, in teoria, un milione di decessi. Il documento poi si preoccupa di come comunicare correttamente la gravità della situazione, e di chiarire anche emotivamente le conseguenze della pandemia a fronte della possibilità di uno scenario molto grave, che però è considerato solo uno tra i vari plausibili. 

Da nessuna parte, nell’articolo di Welt, si descrive però una falsificazione dei dati o dei modelli. L’articolo denuncia che il Ministero dell’Interno avrebbe scelto di includere nel report non solo la stima più bassa disponibile all’epoca della letalità della Covid-19 (0,56 per cento) ma anche quella più alta (1,2 per cento), perché volevano essere preparati al caso peggiore, insinuando che inserire anche questa cifra nei modelli sarebbe stata un’ingerenza del Ministero nel lavoro dei ricercatori. Welt stesso però conclude ammettendo che «col senno di poi, i ricercatori non si erano sbagliati di molto a tenere conto di una letalità dell’1,2 per cento […] la maggior parte degli scienziati assumono che circa l’uno per cento degli infetti in Germania muore di coronavirus». Nell’articolo inoltre viene riportata una dichiarazione del segretario di Stato Markus Kerber, secondo cui «non avevamo bisogno di un trattato teorico esaustivo […] avevamo il compito di prevenire il caso peggiore».
 
In conclusione, l’articolo completo a pagamento di Welt, sebbene insinui pressioni politiche sui ricercatori tedeschi, in realtà non parla di nessuna falsificazione o distorsione dei dati, ma solo della stesura di un rapporto che teneva conto sia di scenari ottimisti, sia di scenari molto pessimisti, e che poneva le linee guida per comunicare al pubblico la necessità di misure per evitare il peggio. Di più, ammette che, anche se lo scenario più pessimistico del rapporto non si è verificato, le cifre più alte di letalità del virus incluse nel rapporto non erano lontane dalla realtà. Il rapporto inoltre è nato in seguito all’iniziativa degli scienziati che hanno contattato il governo, e non viceversa. Infine, nonostante ciò la Germania aveva effettivamente iniziato ad allentare le restrizioni già il 20 aprile 2020, non lontano quindi dalla data prevista in origine.

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