Questo studio non sta facendo vacillare il «dogma della biologia» - Facta
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Questo studio non sta facendo vacillare il «dogma della biologia»

Il 18 giugno 2021 la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp la richiesta di verificare un articolo, pubblicato da Sky Tg24, secondo cui uno studio avrebbe dimostrato che le cellule umane possono convertire Rna in Dna, una scoperta che potrebbe «costringere a riscrivere i libri di biologia» e farebbe vacillare il «dogma della biologia molecolare». In alcuni casi la notizia è circolata sui social in post che insinuano dubbi sulla sicurezza dei vaccini a mRna contro la Covid-19, come in questo esempio.

Lo studio è reale, ma la sua descrizione è fuorviante. Vediamo con ordine di cosa si tratta.

L’articolo a noi segnalato riguarda uno studio, pubblicato l’11 giugno 2021 dalla rivista scientifica Science Advances (una testata “satellite” della più celebre Science e pubblicata dalla stessa casa editrice). I risultati dello studio sembrano suggerire fortemente che un enzima all’interno delle cellule umane, la polimerasi theta (Polθ), sia capace di copiare una molecola di Rna in una molecola di Dna. Dna e Rna sono le due principali classi di molecole che codificano l’informazione genetica negli esseri viventi. Il Dna contiene il genoma della cellula, ma i geni normalmente vengono copiati in Rna per essere tradotti in proteine (come avevamo descritto qui).

Il «dogma della biologia» a cui si fa riferimento è il cosiddetto Dogma centrale della biologia molecolare. È un postulato che risale a un articolo teorico del 1958 dello scienziato Francis Crick, secondo cui l’informazione genetica può venire copiata dal Dna all’Rna, e da questo venire tradotta in proteine, ma non può mai fare il cammino inverso. Va chiarito che l’infelice termine “dogma” è in realtà frutto di un piccolo errore linguistico. Crick con quella parola non voleva lasciar intendere di aver espresso una verità incontrovertibile (cosa che sarebbe ben poco scientifica) bensì al contrario, come dichiarò in seguito, «un’idea per la quale non ci sono ragionevoli prove […] Non sapevo cosa volesse dire davvero “dogma”, avrei potuto chiamarla anche l’Ipotesi centrale, che è quello che volevo dire. “Dogma centrale” era solo una frase a effetto». 

Che l’informazione genetica possa fare il percorso “inverso” da Rna a Dna infatti non è una novità. È un processo biologico noto come trascrizione inversa o retrotrascrizione, che è stato scoperto indipendentemente dai ricercatori David Baltimore e Howard Temin nel 1970, scoperta per cui hanno ricevuto il Nobel nel 1975. È, per esempio, alla base del funzionamento dei retrovirus come Hiv (di cui avevamo parlato su Facta). Indizi che questo processo, originariamente scoperto nei virus, possa accadere anche nelle cellule umane ci sono fin dal 1979, e infatti Polθ non è il primo enzima umano conosciuto capace di trascrivere Rna in Dna. È noto dal 1997 che l’enzima telomerasi agisce nelle cellule umane trascrivendo uno stampo particolare di Rna in Dna, e la polimerasi eta (Polη) ha la stessa capacità, secondo uno studio del 2019. Insomma, questa parte del «dogma» (che vero dogma non è mai stato) è già crollata da almeno cinquant’anni. 

Infine, per quanto riguarda i vaccini a mRna, queste scoperte passate o presenti non devono mettere in allarme. L’enzima oggetto dello studio infatti agisce nel nucleo delle cellule (dove non arriva il mRna in uso nei vaccini contro la Covid-19) e usa questo processo esclusivamente per riparare tratti danneggiati del Dna. Come avevamo discusso in passato su Facta, la probabilità che il mRna del vaccino possa integrarsi nel nostro genoma è estremamente piccola, tanto che questo è considerato proprio uno dei vantaggi di sicurezza di questa tecnologia vaccinale. 

In conclusione, lo studio è reale ma non dimostra niente di particolarmente rivoluzionario: che l’Rna possa essere ricopiato in Dna è noto da oltre cinquant’anni, e sappiamo da molti anni che accade, in casi particolari, anche nelle cellule umane. Nulla cambia per quanto riguarda la tecnologia dei vaccini a mRna: la probabilità che questi enzimi possano ricopiare il mRna dei vaccini nel nostro genoma è minuscola, e i vaccini a mRna anzi sono considerati più sicuri anche perché non vanno ad agire sul Dna.

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