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Pfizer non ha accettato i finanziamenti del governo americano, ma ha beneficiato di un preordine di 2 miliardi di dollari

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1 dicembre 2020
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Martedì 1 dicembre 2020 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di fare chiarezza circa la presunta partecipazione della casa farmaceutica Pfizer alla cosiddettaOperazione Warp Speed”, la partnership pubblico-privata voluta da Donald Trump per accelerare lo sviluppo e la produzione di un vaccino contro la Covid-19.

«Viene comunemente dato per scontato che i vaccini anti Covid-19 siano in dirittura di arrivo grazie a Trump. Ciò viene esteso anche al vaccino Pfizer-Biontech, poiché Trump avrebbe fatto un contratto di 2 miliardi di dollari» ci scrive il lettore, «A me risulta che l’Ue aveva ordinato 200 milioni di dosi con opzioni fino a 300. Non so quanto costi una dose, ma a occhio direi che anche la “misera” UE qualcosa ci ha messo. Ci riduciamo a ringraziare pure per ciò che abbiamo fatto noi?».

Il riferimento è a un articolo pubblicato da Agi il 27 novembre 2020 e intitolato: «”Warp Speed”, l’acceleratore di Trump nella corsa al vaccino». Nella parte riguardante Pfizer, l’articolo spiega che «Persino Pfizer, che non ha preso investimenti diretti dall’operazione Warp Speed, ha beneficiato di un preordine di 2 miliardi di dollari per quando il suo vaccino verrà approvato» e che dunque «sarebbero stati pagati» anche nel caso in cui fossero stati battuti sul tempo.

Si tratta di una notizia vera.

In un primo momento la vice-presidente di Pfizer Kathrin Jensen aveva pubblicamente preso le distanze dall’iniziativa dell’amministrazione Trump, specificando di non aver ricevuto contributi dal governo americano. Come raccontato in un articolo di fact-checking pubblicato da Cnn, tuttavia, una portavoce dell’azienda ha poi aggiustato il tiro, spiegando che «Pfizer è uno dei produttori di vaccini che partecipano all’operazione Warp Speed come fornitore di un potenziale vaccino contro la Covid-19» sebbene «la società non ha accettato finanziamenti per il processo di ricerca e sviluppo».

Pfizer non ha insomma beneficiato dei finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo del candidato vaccino – cosa che ha invece fatto BioNTech, partner di Pfizer e destinataria di sovvenzioni del governo tedesco – ma ha stretto con il governo americano un accordo di 2 miliardi di dollari per la sua vendita, che sarebbe dunque avvenuta indipendentemente dai tempi di produzione. Il rischio di impresa da parte di Pfizer è in questo modo di certo mitigato, ma non è annullato, come invece lo sarebbe stato accettando i fondi offerti dal governo americano a copertura dei costi di sviluppo.

Ma il governo americano non è l’unico ad aver stretto accordi di questo tipo con Pfizer e la stessa strategia è stata perseguita anche dal governo britannico e dal Canada. Al contrario, l’accordo tra Pfizer e Unione europea è stato firmato l’11 novembre 2020 e quindi due giorni dopo l’annuncio dell’efficacia al 90 per cento del candidato vaccino. Rispondendo alla domanda del lettore, l’intervento dell’Unione Europea non è stato dunque determinante per lo sviluppo del vaccino.

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