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Dallo Sputnik al “vaccino italiano”: il punto sugli altri vaccini in arrivo contro la Covid-19

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5 marzo 2021
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Pfizer, Moderna e AstraZeneca: negli ultimi mesi abbiamo imparato a conoscere questi nomi, quelli delle tre aziende produttrici dei primi vaccini approvati in Europa e in Italia contro la Covid-19. Non sono gli unici, però.

Al 5 marzo 2021 ci sono 90 vaccini candidati in sviluppo e 12 vaccini approvati in qualche parte del mondo, secondo il Covid-19 Vaccine Tracker, progetto dell’Università McGill di Montréal (Canada) che raccoglie informazioni da numerose fonti ufficiali per tenere il quadro aggiornato dello sviluppo dei vaccini.

Alcuni di questi sono in dirittura d’arrivo in Europa, mentre altri hanno comunque già fatto parlare di sé. Abbiamo preparato schede in cui, per ciascuno dei vaccini più vicini a essere approvati o di cui si è parlato spesso sui media, descriviamo come funzionano, qual è la loro efficacia e quanto sono vicini a essere approvati e distribuiti in Italia e in Europa.

Sputnik V (Gamaleya Research Institute, Russia)

Tecnologia: Sputnik V, sviluppato dall’istituto pubblico russo Gamaleya, è un vaccino basato su un vettore virale, la stessa tecnologia del vaccino AstraZeneca. Come avevamo scritto, il concetto è lo stesso dei vaccini a mRna come Pfizer e Moderna: portare all’interno dell’organismo le istruzioni per produrre la proteina virale Spike così da farla riconoscere al nostro sistema immunitario. Le informazioni sono contenute in una piccola molecola di Dna all’interno della capsula di un virus modificato così da non potersi replicare e, quindi, innocuo: il vettore, appunto. Sputnik V non solo ha bisogno di due dosi come la maggior parte dei vaccini contro la Covid-19, ma sfrutta anche due diversi adenovirus come vettori virali per le due dosi, Ad26 per la prima dose e Ad5 per la seconda dose, a distanza di 21 giorni. Si deve conservare a -18 gradi.

Efficacia: Il vaccino Sputnik V era stato al centro di polemiche nella comunità scientifica in quanto il presidente russo Vladimir Putin ne aveva annunciato l’approvazione in Russia già l’11 agosto 2020, in assenza di studi clinici che ne certificassero l’efficacia. Adesso i dati però ci sono, e sono molto positivi.

Gli studi clinici di fase 3, condotti su oltre 40.000 partecipanti e i cui risultati sono stati pubblicati su Lancet il 20 febbraio 2021, hanno mostrato un’efficacia del vaccino tra il 91 e il 92 per cento. Gli effetti collaterali sono lievi e analoghi a quelli dei vaccini che già conosciamo: sintomi simil-influenzali, mal di testa e stanchezza. Secondo l’istituto Gamaleya il vaccino funzionerebbe bene anche contro le varianti, ma non ci sono ancora dati pubblicati.

A che punto siamo: In Europa la situazione riguardo il vaccino russo è stata inizialmente confusa. Fonti russe il 10 febbraio 2021 avevano affermato che il vaccino Sputnik V era già in corso di approvazione all’Ema, con tanto di screenshot della richiesta postato dal team di Sputnik V su Twitter.

Il giorno stesso, l’Ema aveva però dichiarato di non avere ancora ricevuto una richiesta per la rolling review o l’autorizzazione al rilascio del vaccino. In ogni caso la controversia si è risolta: il 4 marzo 2021 l’Ema ha finalmente iniziato la rolling review del vaccino Sputnik V.

Nel territorio dell’Unione europea, in realtà, Sputnik V viene già utilizzato. Sputnik V è stato infatti approvato dall’Ungheria il 21 gennaio 2021 senza aspettare l’autorizzazione di Ema. In Slovacchia sono state acquistate due milioni di dosi del vaccino Sputnik, di cui le prime 200.000 sono arrivate tra 27 e 28 febbraio 2021: un colpo di mano del primo ministro slovacco Igor Matovic che ha causato una crisi di governo. Il vaccino Sputnik V è stato autorizzato e somministrato a partire dal 25 febbraio 2021 anche nel piccolissimo Stato di San Marino (che tecnicamente non è parte dell’Unione europea). L’arrivo del vaccino in questo territorio ha indotto Matteo Salvini a incontrare il segretario di Stato di San Marino il 3 marzo 2021 per capire come ottenere il vaccino. In Europa (ma fuori Ue) il vaccino è stato autorizzato anche in Serbia a partire dal 30 dicembre 2020.

Ad26.COV2.S (Janssen/Johnson & Johnson, Usa)

Tecnologia: Il vaccino sviluppato da Janssen, divisione farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, si basa anch’esso su un vettore virale. È un approccio che Janssen ha già usato con successo in un vaccino contro Ebola.

La caratteristica più interessante del vaccino Janssen è che necessita di una sola dose, a differenza degli altri vaccini finora approvati che richiedono tutti due dosi, semplificando quindi molto la somministrazione e permettendo di accelerare la campagna di vaccinazione. Va conservato a normali temperature da frigorifero (da due a otto gradi sopra lo zero).

Efficacia: Secondo un rapporto della Food and Drug Administration (Fda) statunitense, pubblicato il 26 febbraio 2021, l’efficacia del vaccino Janssen nella prevenzione di Covid-19 sintomatica, dagli studi clinici di fase 3, è del 66 per cento. L’immunità piena viene raggiunta dopo 28 giorni dalla somministrazione. Può sembrare un dato relativamente deludente rispetto al 94-95 per cento di Moderna e Pfizer, ma il vaccino Janssen è efficace all’85 per cento nel prevenire i casi di Covid-19 con sintomi significativi, e al 100 per cento nel prevenire i ricoveri ospedalieri.

Le varianti destano però alcune preoccupazioni: se negli Usa l’efficacia è del 72 per cento, in Sudafrica cala al 57 per cento, probabilmente per la diffusione della variante virale chiamata, appunto, “sudafricana”. Gli effetti collaterali riportati dall’Fda sono simili a quelli dei vaccini che conosciamo già: mal di testa, stanchezza, dolori e nausea.

A che punto siamo: Il vaccino dovrebbe arrivare a breve. Il 1° marzo 2021 il vaccino Janssen è stato autorizzato per l’uso dalla Fda americana. La European Medicines Agency (Ema) invece ha convocato una riunione straordinaria l’11 marzo 2021 in cui si deciderà l’autorizzazione. Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria e amministratore delegato Janssen in Italia, ha dichiarato a Mezz’ora in più il 28 febbraio 2021 (qui al minuto 50:00) che la Commissione Europea ha prenotato 200 milioni di dosi di vaccino per la fine dell’anno, di cui 27 milioni per l’Italia.

NVX-CoV2373 (Novavax, Usa)

Tecnologia: Il vaccino sviluppato dall’azienda americana Novavax e dalla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) usa una tecnologia diversa da quelle che abbiamo imparato a conoscere finora. Il vaccino infatti non contiene né Dna né mRna, ma è composto da piccole particelle di lipidi (ovvero molecole della categoria di cui fanno parte anche i grassi, simili a quelle che compongono la membrana delle cellule viventi) che recano sulla superficie la proteina Spike del virus Sars-CoV-2. Una sorta di imitazione del virus, tanto che vengono chiamate anche «particelle simili a virus» (ma completamente incapaci di infettare). È una tecnologia già usata con successo in passato per i vaccini contro il virus del papilloma o nel vaccino per l’epatite B Sci-B-Vac. Il vaccino viene somministrato in due dosi, a distanza di tre settimane, e si conserva in frigorifero tra 2 e 8 gradi.

Efficacia: Il 28 gennaio 2021 Novavax ha rilasciato i dati (ancora non disponibili in una pubblicazione scientifica sottoposta a revisione dei pari) di uno studio clinico di fase 3 condotto su oltre 15.000 partecipanti nel Regno Unito. In questo studio l’efficacia del vaccino è stata dell’89 per cento. Il vaccino però sembra molto meno efficace in Sudafrica (intorno al 60 per cento di efficacia, 50 per cento per i soggetti positivi a Hiv), probabilmente a causa della variante sudafricana del virus. In un’intervista a Npr del 2 marzo 2021, l’amministratore delegato di Novavax, Stanley Erck, ha dichiarato che il vaccino ha invece un’efficacia quasi identica (86 per cento) contro la variante B1.1.7 o «inglese», ma si tratta di un dato ancora non pubblicato.

A che punto siamo: Il vaccino non è ancora stato approvato in nessun Paese. Novavax spera che negli Stati Uniti che possa essere approvato entro il secondo trimestre del 2021 (possibilmente a maggio) se l’Fda accetterà i dati del solo studio clinico condotto nel Regno Unito senza aspettare invece i risultati degli studi clinici negli Stati Uniti e in Messico. Per quanto riguarda l’Europa, il 3 febbraio 2021 l’Ema ha annunciato di aver avviato la rolling review (o “revisione ciclica”) per il vaccino Novavax e l’11 febbraio 2021 Reuters riportava la notizia (confermata dalla Commissione europea) di negoziati in corso per assicurarsi 200 milioni di dosi.

CVnCoV (Curevac, Germania)

Tecnologia: Sviluppato dall’azienda farmaceutica tedesca CureVac, si tratta di un altro vaccino a mRna, come i vaccini Pfizer e Moderna che ci sono ormai familiari. La principale differenza tecnica è che il mRna di CureVac non è modificato come quello degli altri due vaccini a mRna. L’azienda produttrice ha affermato, in un comunicato stampa del 12 dicembre 2020, che si può conservare almeno tre mesi in frigorifero a 5 gradi e, secondo gli studi clinici, richiede due dosi a distanza di 28 giorni.

Efficacia: Non ci sono ancora dati disponibili. In questo momento sono in corso gli studi clinici di fase 3, avviati in Europa e America Latina il 14 dicembre 2020. Gli studi di fase 2 hanno mostrato che il vaccino non sembra avere significativi effetti collaterali ed è capace di indurre una buona risposta immunitaria. L’amministratore delegato di CureVac, Franz-Werner Haas, ha dichiarato il 25 febbraio 2021 in una riunione col Parlamento europeo che ci potrebbero essere dati promettenti anche contro le varianti inglese e sudafricana.

A che punto siamo: L’Ema ha annunciato l’avvio della rolling review del vaccino di CureVac il 12 febbraio 2021. L’azienda si aspetta un’approvazione entro giugno. Nel frattempo CureVac ha annunciato il 1° febbraio 2021 una collaborazione col gigante farmaceutico tedesco Bayer per produrre 160 milioni di dosi entro il 2022, con le prime disponibili a fine 2021. Curiosità: è il primo vaccino prodotto da Bayer nell’intera sua storia.

Soberana 1 e 2 (Istituto Finlay, Cuba)

Tecnologia: Due vaccini sviluppati dall’Istituto Finlay dello Stato cubano con una tecnologia di per sé classica, ma che non avevamo ancora visto contro la Covid-19, ovvero un vaccino coniugato. In questi vaccini, la proteina Spike del coronavirus viene legata a un’altra componente che induce una forte risposta immunitaria. Nel caso di Soberana 1 si tratta di vescicole del batterio meningococco B, mentre in Soberana 2 è un componente del vaccino contro il tetano. È una tecnologia nota da tempo, usata per esempio per i vaccini contro pneumococco e meningococco.

Dovrebbero – non ci sono ancora dati certi sulla formulazione, in quanto gli studi clinici sono agli inizi – essere vaccini a doppia dose, senza particolari requisiti di refrigerazione. Cuba inoltre è nelle prime fasi di sviluppo di altri due vaccini, Abdala e Mambisa.

Efficacia: Nonostante il recente entusiasmo della stampa, finora ci sono solo stati studi clinici di fase 1 e 2 e quindi nessun dato di efficacia. Gli studi di fase 3 per Soberana 2 dovrebbero iniziare a marzo 2021 su 150.000 volontari.

A che punto siamo: Il governo cubano conta di produrre 100 milioni di dosi di Soberana 2 per poter immunizzare tutta la popolazione e sembra che potrà anche essere offerto ai turisti presenti sull’isola. Al momento però i vaccini sono ancora in studio, e non ci sono negoziati con Paesi occidentali.

BBIBP-CorV (Sinopharm, Cina)

Tecnologia: Il vaccino sviluppato dall’Istituto di Pechino per i Prodotti Biologici e portato agli studi clinici dall’azienda di Stato Sinopharm sfrutta una delle tecnologie vaccinali più antiche, ovvero un virus inattivato: particelle del virus Sars-CoV-2 intere ma rese inoffensive tramite trattamento chimico. Uno degli esempi più famosi di questo approccio è il vaccino Salk contro la poliomielite sviluppato negli anni ‘50 del XX secolo, ma tuttora i vaccini antinfluenzali, il vaccino antirabbico o il vaccino contro l’epatite A sono vaccini a virus inattivato. Secondo gli studi clinici si tratta di un vaccino a doppia dose, da ricevere a 21 o 28 giorni di distanza, e dovrebbe essere conservato a normali temperature di frigorifero.

Efficacia: Gli studi clinici di fase 1 e 2 sono stati pubblicati il 15 ottobre 2020 su Lancet Infectious Diseases, e hanno mostrato che il vaccino ha effetti collaterali lievi paragonabili a quelli degli altri vaccini in uso, e che sembra indurre una buona risposta immunitaria. Gli studi clinici di fase 3 (in corso negli Emirati Arabi Uniti, in Perù e in Marocco) non sono stati ancora pubblicati su una rivista accademica, ma Sinopharm il 24 febbraio 2021 ha comunicato che i dati finora disponibili indicherebbero un’efficacia del 72 per cento (gli Emirati Arabi avevano rivendicato un’efficacia dell’86 per cento). Il vaccino sembrerebbe funzionare (anche se in misura ridotta) contro la variante sudafricana.

A che punto siamo: Al di fuori della Cina, i primi Paesi ad approvare il vaccino sono stati Paesi arabi come il Bahrain e gli Emirati Arabi Uniti, nonostante la scarsa trasparenza dei dati. Il primo Paese europeo (ma fuori dall’Unione) ad acquistare il vaccino Sinopharm è stata la Serbia, con un milione di dosi giunte il 16 gennaio 2021 e distribuite a partire dal 19 gennaio. Nell’Unione, al momento non risulta che sia stata richiesta l’autorizzazione all’Ema. Ciononostante l’Ungheria è stato il primo Paese Ue ad autorizzarlo, iniziando a somministrarlo già il 24 febbraio 2021: tra i vaccinati anche il primo ministro Viktor Orbán.

CoronaVac (Sinovac, Cina)

Tecnologia: Come il vaccino di Sinopharm, il vaccino CoronaVac dell’azienda farmaceutica cinese Sinovac sfrutta un virus inattivato. Anche qui si tratta di un vaccino a doppia dose, probabilmente spaziate di 28 giorni (il protocollo che ha dato i risultati migliori nei test clinici di fase 1/2). Si conserva a temperature di frigorifero, da 2 a 8 gradi, teoricamente fino a 3 anni.

Efficacia: Sull’efficacia del vaccino di SinoVac c’è molta confusione e nulla di pubblicato ufficialmente. Come riportava il 12 gennaio 2021 la rivista scientifica Science, gli studi clinici di fase 3 in corso in Brasile sembravano indicare all’inizio un’efficacia di circa il 78 per cento, ma una nuova analisi dei dati ha abbassato questo dato appena sopra al 50 per cento. Nel frattempo i dati preliminari di altri studi in corso in Turchia e Indonesia indicavano un’efficacia del 91 e del 65 per cento rispettivamente (il 4 marzo il dato dello studio clinico turco si è abbassato all’83 per cento). Un comunicato stampa di Sinovac del 5 febbraio 2021 sui dati preliminari di fase 3 conferma un’efficacia di solo il 51 per cento nella prevenzione della malattia, dato che però sale a 83,7 per cento se si considera la protezione dai casi che hanno richiesto terapie mediche e del 100 per cento dalla malattia grave. Il direttore del centro biomedico Butantan, che ha coordinato gli studi clinici in Brasile, ha dichiarato in una conferenza stampa il 17 febbraio 2021 che il vaccino sarebbe efficace anche contro le varianti “inglese” e “sudafricana”, ma non ci sono dati disponibili pubblicamente.

A che punto siamo: In Cina, il vaccino è approvato dal 6 febbraio 2021. Il vaccino è stato autorizzato in Turchia dal 13 gennaio, e il presidente Tayyip Erdogan è stato vaccinato col CoronaVac il giorno dopo. In Brasile il vaccino è approvato dal 17 gennaio 2021. Il 12 febbraio 2021 l’Ema ha dichiarato di essere in contatto con l’azienda Sinovac, contatti definiti «promettenti» da Marco Cavaleri, presidente della task force sui vaccini dell’Ema, in un’intervista a La Stampa del 1° marzo 2021.

Ad5-nCoV (CanSino, Cina)

Tecnologia: È un vaccino simile a quello di Johnson & Johnson, ovvero basato su un vettore virale a dose singola. L’azienda cinese CanSino, specializzata in vaccini, aveva già usato questa strategia per un vaccino contro Ebola. CanSino era stata una delle aziende più rapide nello sviluppo iniziale di un vaccino contro la Covid-19, ma si era arenata a causa di tensioni politiche tra Cina e Canada. Gli studi di fase 3 dovevano infatti iniziare in Canada, ma la Cina ha proibito di esportare i vaccini. I rapporti tra Cina e Canada sono particolarmente tesi dal 1° dicembre 2018, quando il Canada ha arrestato, su richiesta degli Stati Uniti, la direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou.

Efficacia: L’efficacia del vaccino di CanSino sembra simile a quella del vaccino Johnson & Johnson. Secondo un comunicato dell’azienda, riportato inizialmente dal consigliere per la salute del governo pakistano l’8 febbraio 2021, l’efficacia contro i casi di Covid-19 sintomatica sarebbe del 66 per cento circa, e del 91 per cento nella prevenzione dei casi con sintomi importanti. Gli studi di fase 3 sono in corso in Pakistan, Russia, Messico e Cile. Non sembrano esserci dati sull’efficacia contro le varianti. Secondo lo studio di fase 1, pubblicato su Lancet il 13 giugno 2020, il vaccino sembra indurre le consuete reazioni avverse di febbre, astenia e mal di testa, ma nessun effetto collaterale grave.

A che punto siamo: Il vaccino di CanSino era stato il primo in tutto il mondo a essere somministrato sugli esseri umani al di fuori degli studi clinici: il 29 giugno 2020 la Cina ne aveva autorizzato l’uso sui militari. Per il pubblico è stato approvato a febbraio 2021 in Cina, in Messico e in Pakistan. Non risultano al momento negoziati di Ema e Fda.

GRAd-COV2 (Reithera, Italia)

Tecnologia: Il primo vaccino italiano contro la Covid-19, sviluppato dall’azienda farmaceutica Reithera con sede a Roma (ma controllata interamente dalla società svizzera Keires AG) e dall’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, si basa su un vettore virale, derivato da un adenovirus di gorilla. Dovrebbe trattarsi di un vaccino a singola dose, conservato a temperature da frigorifero tra 2 e 8 gradi.

Efficacia: Al momento gli unici dati, diffusi tramite un comunicato stampa dell’azienda rilasciato il 24 novembre 2020, sono quelli dello studio di fase 1, condotto su 90 volontari. Il vaccino sembra ben tollerato e capace di generare una risposta immunitaria, ma resta da vedere l’efficacia effettiva. La sperimentazione di fase 2 dovrebbe cominciare a marzo 2021.

A che punto siamo: Gli studi clinici sono ancora agli inizi, quindi non è possibile fornire una data di approvazione. L’azienda prevede di produrre 100 milioni di dosi all’anno a partire da settembre 2021.

In conclusione

La quantità di vaccini al momento in via di sviluppo contro la Covid-19 testimonia l’enorme sforzo tecnologico dispiegato contro la pandemia. Alcuni di questi vaccini, come lo Janssen/Johnson & Johnson, potrebbero essere dei game-changer grazie alla necessità di una singola dose. Altri comunque potrebbero rivelarsi un supporto fondamentale viste le difficoltà di produzione che stanno rallentando la campagna vaccinale.

Per la maggior parte di questi vaccini però i dati disponibili sull’efficacia sono ancora pochi e spesso diffusi solo attraverso brevi comunicati stampa, una situazione di incertezza riflessa sul fatto che molti di questi non sono ancora in nessuna fase di negoziato con le grandi agenzie occidentali, come Ema e Fda.

Ciò nonostante molti Paesi extraeuropei e, in alcuni casi, anche europei come l’Ungheria, hanno deciso di scommettere, affidandosi anche a vaccini non ancora approvati dagli organi europei e su cui i dati non sono sempre solidi. Tutto fa pensare comunque che nell’arco del 2021 avremo molte più opzioni su come vaccinarci anche in Italia e, quindi, maggiori possibilità di lasciarci finalmente alle spalle i momenti peggiori della pandemia.

Ringraziamo Serena Fabbrini per l’aiuto con alcune fonti.

Photo Credits: Wikimedia Commons – Casa Rosada. Licenza CC-BY 2.5 Argentina

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