La pillola del giorno dopo e la pillola abortiva - Facta
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La pillola del giorno dopo e la pillola abortiva

Di Irene Sartori Di Borgoricco

Questa è “TABOO”, la rubrica di FACTA che tratta la disinformazione sulla sessualità e sull’educazione emotiva. In queste pillole di informazione cercheremo di trattare alcuni argomenti “intimi”, rispondendo a domande un po’ difficili e facendo chiarezza su temi che riguardano tutti e tutte.  

Gli argomenti di oggi sono la Pillola del giorno dopo e la Pillola abortiva. La pillola del giorno dopo è un farmaco che agisce a livello della produzione dell’ormone progesterone, prodotto normalmente durante la gravidanza. Questo farmaco è costituito da una molecola chimicamente molto simile (ulipristal acetato), la quale, attraverso un meccanismo tipo puzzle, si incastra al posto del progesterone, bloccando così la produzione del progesterone stesso e di tutti quegli ormoni necessari durante la gravidanza. La pillola del giorno dopo va assunta in seguito a rapporti sessuali completi, unicamente vaginali, e ha la funzione di evitare il progredire di eventuali gravidanze indesiderate.

La pillola abortiva, invece, è un farmaco che serve per interrompere una gravidanza già in atto e può essere somministrata solo sotto supervisione medica.

Dunque, come sottolineato dal ministero della Salute, la prima differenza fondamentale è che «la pillola del giorno dopo non interrompe la gravidanza, ma la impedisce», e per questo motivo «non può essere considerata abortiva».

Quando deve essere assunta la pillola del giorno?
Si deve assumere il prima possibile dopo il rapporto sessuale considerato a rischio gravidanza, spiegano il ministero della Salute e la Società italiana farmacologia (SIF), preferibilmente nelle prime 12 ore, quando la sua efficacia è massima, in ogni caso entro «le 72 ore o 120 ore a seconda delle formulazioni» ormonali. 

Può essere utilizzata come metodo contraccettivo abituale?
Il ministero della Salute ricorda che «non se ne deve fare un uso regolare, ma si può ricorrere ad essa quando si pensa di aver avuto un rapporto non adeguatamente protetto». La pillola può essere usata anche nel caso in cui, durante il rapporto, il profilattico si è rotto o si è sfilato, la pillola del blister non è stata assunta regolarmente, si è sbagliato il conteggio dei giorni fertili, oppure «non vi è stata una copertura contraccettiva», ovvero «il coito non è stato interrotto in tempo o non è stato voluto».

Quanti tipi di pillola del giorno dopo esistono?
Secondo quanto riportato dall’Associazione italiana per l’educazione demografica (Aied) esistono due tipi di pillola d’emergenza: la pillola del giorno dopo propriamente detta e la pillola dei cinque giorni dopo. La differenza principale tra le due è il tempo massimo di assunzione dopo il rapporto sessuale a rischio. Difatti la pillola del giorno dopo (a base di levonorgestrel) è un farmaco approvato per la contraccezione d’emergenza, che si deve assumere non oltre le 72 ore (cioè 3 giorni) successive al rapporto sessuale considerato a rischio. La “pillola dei 5 giorni dopo” (a base di ulipristal acetato), invece, può essere assunta entro 120 ore dal rapporto a rischio. 

Serve la prescrizione del medico per avere la pillola del giorno dopo?
L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) l’8 ottobre 2020 ha classificato la pillola del giorno dopo in due categorie, precisando alcune raccomandazioni per la sua assunzione: 

  • i preparati progestinici contenenti il principio attivo levonorgestrel (pillola del giorno dopo), che non sono soggetti a prescrizione medica (SOP – senza obbligo di prescrizione) per le persone di età pari o superiore a 18 anni, mentre per le minori di 18 anni è obbligatoria la prescrizione medica, da rinnovare di volta in volta;
  • i preparati contenenti il principio attivo ulipristal acetato (pillola dei cinque giorni), che non sono soggetti a prescrizione medica, né per le maggiorenni né per le minorenni (SOP  – senza obbligo di prescrizione).

Qual è l’efficacia di queste pillole d’emergenza?
Prima viene assunta la compressa più efficace sarà il trattamento: l’efficacia, ricorda ancora la Società italiana farmacologia, «è pari a 99,5 per cento se l’assunzione avviene entro 12 ore dal rapporto sessuale a rischio, e scende al 58 per cento se assunta dopo 72 ore».

Quali sono gli effetti collaterali?
Se fino ad alcuni anni fa la pillola del giorno dopo poteva provocare diversi effetti secondari come nausea, vomito, mal di testa o perdite di sangue a causa delle dosi elevate di estrogeni, ora, con la nuova formulazione, spiega il ministero della Salute, gli effetti secondari, se presenti, sono «poco importanti e spesso del tutto irrilevanti».

Se la gravidanza è già in atto e si assume la pillola del giorno dopo cosa succede?
La Società italiana di farmacologia ha ribadito che questa pillola «serve unicamente per evitare che si instauri una gravidanza», perciò «se la gravidanza è già in corso essa non verrà interrotta». Le probabilità di evitare la gravidanza aumentano quanto più breve è l’intervallo di tempo tra il rapporto sessuale e l’assunzione della pillola.

La pillola del giorno dopo ha efficacia per tutto il ciclo mestruale?
È bene ricordare che la pillola del giorno dopo è un metodo contraccettivo d’emergenza, e non preventivo, come può essere invece la pillola anticoncezionale. Ciò significa che la pillola del giorno dopo è efficace solo per un determinato rapporto, e non evita gravidanze derivanti da rapporti avvenuti in giorni ancora precedenti o successivi.

L’assunzione della pillola del giorno dopo ha effetti sulla fertilità della paziente?
Studi dimostrano che la contraccezione di emergenza non avrà effetti negativi sulla fertilità, quindi non impedirà una gravidanza in caso di successivi rapporti sessuali non protetti. 

Qual è la differenza tra pillola del giorno dopo e pillola abortiva?
A differenza della pillola del giorno dopo, la pillola abortiva, anche nota come RU-486, viene utilizzata per praticare l’aborto farmacologico interrompendo una gravidanza in atto. È importante sottolineare che la pillola abortiva non è considerata un metodo contraccettivo d’emergenza, perciò, spiega la Società italiana farmacologia, «non deve essere utilizzata quando c’è il sospetto della gravidanza» ma solo quando se ne ha la certezza. Dunque la pillola del giorno dopo è in grado di ridurre il rischio di gravidanza conseguente a un atto sessuale non protetto o non adeguatamente protetto in una percentuale che varia tra il 75 per cento ed il 99 per cento, mentre la pillola abortiva ha effetto su una gravidanza che è già in atto.

Se la gravidanza non voluta è già in atto, come si procede?
La situazione è completamente diversa da quelle illustrate precedentemente e prevede l’uso di farmaci differenti. In base alle legge 194 del 1978, in Italia l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) può essere richiesta «entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari».

Dov’è possibile praticare l’interruzione volontaria di gravidanza e a chi ci si può rivolgere? 
Sul sito del ministero della Salute si legge che questa pratica può essere eseguita presso strutture ambulatoriali pubbliche o private adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale e autorizzate dalla Regione, nonché nei consultori. Per ricevere consigli e informazioni la paziente si può rivolgere a medici di base, ginecologi, farmacisti e consultori.

Cosa deve sapere la paziente che si vuole sottoporre al trattamento con RU-486?
La paziente che richiede questo trattamente deve essere informata sulle possibilità di insuccesso, che comportano la necessità di interrompere la gravidanza con un approccio chirurgico. Il rischio di fallimento, spiega la Società italiana farmacologia, si presenta nel 1,3-7,5 per cento dei casi, e «rende obbligatoria la visita di controllo entro 14-21 giorni dalla somministrazione di RU-486, che serve ad accertare il successo del trattamento».

Quali tipi di interruzioni di gravidanza volontarie esistono?
L’interruzione volontaria di gravidanza può essere eseguita col metodo farmacologico o con quello chirurgico. Il primo prevede l’uso della pillola abortiva RU-486, mentre il secondo consiste in un’operazione di l’aspirazione e il raschiamento delle pareti uterine effettuata da un medico ginecologo.

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