La sindrome da immunodeficienza acquisita da vaccino (Vaids) non esiste
Il 14 febbraio 2022 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un articolo pubblicato l’8 febbraio 2022 dal sito web Scenari Economici. L’articolo oggetto della segnalazione si intitola “Vi presentiamo V-AIDS, sindrome da immunodeficienza acquisita da vaccino” e, proprio come da titolo, rivela l’esistenza di una presunta «sindrome da immunodeficienza acquisita» causata «dalla vaccinazione mRna», che danneggerebbe il sistema immunitario.
Secondo Scenari Economici, l’esistenza di una «sindrome da immunodeficienza acquisita» (anche detta Vaids o V-Aids) sarebbe testimoniata da tre «articoli» (qui, qui e qui) e confermata dai dati raccolti da Public Health Scotland, agenzia governativa scozzese che si occupa di salute pubblica. L’articolo non contiene link o spiegazioni approfondite riguardanti i dati scozzesi, ma si limita a dire che «i vaccini geneticamente modificati perdono il loro effetto molto rapidamente» e che «una volta che l’efficacia cala, vediamo che anche il sistema immunitario innato è danneggiato», proteggendo in maniera meno efficace «dall’infezione, dal ricovero in ospedale e dalla morte rispetto ai non vaccinati».
Si tratta di una notizia falsa.
Innanzitutto, la sindrome da immunodeficienza acquisita da vaccino (Vaids) non esiste, mentre la sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids) è una condizione medica reale causata dal virus dell’immunodeficienza umana (Hiv) e interferisce con la capacità dell’organismo di combattere infezioni e malattie. I link contenuti nell’articolo di Scenari Economici non conducono a ricerche scientifiche, ma a tre articoli comparsi sul blog austriaco Tkp, piùvoltecitato dai colleghi fact-checker tedeschi di Correctiv come fonte di disinformazione.
La falsa notizia dell’esistenza di una sindrome da immunodeficienza acquisita da vaccino ha preso piede a livello internazionale dopo un articolo pubblicato il 6 dicembre 2021 da America’s Frontline Doctors, un’associazione che i fact-checker di LeadStoriesdescrivono come «organizzazione di attivisti anti-vaccini» e di cui ci siamo occupatiin diverseoccasioni. Per corroborare le ipotesi presentate nel pezzo, America’s Frontline Doctors citava uno studio in pre-print (quindi non ancora vagliato da esperti) oggi pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet.
Lo studio, tuttavia, esaminava la protezione fornita dai vaccini anti-Covid nel tempo e non riguardava la presunta immunodeficienza acquisita da vaccino. A confermarlo è stato Peter Nordstrom, uno degli autori, che ai colleghi di Reutersha spiegato: «Il nostro studio mostra che la protezione contro le malattie più gravi è sostenuta, il che è in netto contrasto con qualsiasi affermazione secondo cui i nostri risultati sosterrebbero l’esistenza della Vaids».
L’esistenza di una sindrome da immunodeficienza acquisita da vaccino è stata smentita in questo articolo di Reuters anche da Stephen Gluckman (professore di malattie infettive alla Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania) e da Donna Farber (professoressa di microbiologia e immunologia alla Columbia University). Quest’ultima ha aggiunto che i vaccini «non esauriscono nessuna cellula immunitaria», ma che al contrario «stimolano le cellule immunitarie ad essere attivate, si dividono e producono molecole come anticorpi e fattori solubili per riconoscere un agente patogeno e liberare da questo il corpo».
Veniamo ora ai dati raccolti da Public Health Scotland, che secondo l’articolo di Scenari Economici confermerebbero l’esistenza della Vaids. Sebbene l’articolo a noi segnalato non contenga ulteriori dettagli, questo è in realtà una semplice traduzione di un articolo pubblicato il 7 febbraio 2022 da Tpk, il già citato blog austriaco che Scenari Economici riportava come fonte.
L’articolo di Tpk fa riferimento al report pubblicato da Public Health Scotland il 2 febbraio 2022 e in particolare alla tabella numero 14 di pagina 41, che secondo Tpk mostrerebbe che «la probabilità di infezione è maggiore nei vaccinati rispetto ai non vaccinati» e che queste probabilità aumentano con la dose booster. Questi dati non bastano naturalmente a provare l’esistenza di una condizione di immunodeficienza generata dai vaccini, ma sono soprattutto fuorvianti. E a specificarlo è la stessa didascalia della tabella, in cui si legge: «I dati in questa tabella non devono essere utilizzati come misura dell’efficacia del vaccino, perché non sono state calcolate distorsioni e fattori di rischio in diverse popolazioni».
Si tratta insomma di dati grezzi che, come spiega lo stesso documento a pagina 36, non dovrebbero essere utilizzati per un confronto sull’efficacia dei vaccini, dal momento che al suo interno non sono valutate «una serie di differenze tra i gruppi» indispensabili per trarre un giudizio definito.
Come abbiamo già argomentato in passato, la comunità scientifica è oggi d’accordo nell’affermare che i vaccini contro la Covid-19 sono ampiamente capaci di ridurre la trasmissione di Sars-CoV-2 tanto con due quanto con tre dosi. I risultati degli studi più recenti mostrano che l’efficacia dei vaccini contro la malattia sintomatica è inferiore per omicron rispetto ad altre varianti e che tende a diminuire nel tempo, ma nessuno di questi ha mai evidenziato la possibilità che le persone vaccinate siano più esposte al rischio di infezione.