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Il grafico sulla percentuale dei parlamentari eletti dai partiti è vecchio e non c’entra con il referendum del 2020

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21 settembre 2020
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Lunedì 21 settembre 2020 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un’immagine circolata sull’app di messaggistica istantanea. L’immagine oggetto della nostra verifica contiene un doppio grafico che riporta, rispettivamente, la percentuale dei parlamentari «eletti dai partiti» e quella dei parlamentari «eletti dai cittadini», alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica, prima e dopo un non meglio specificato referendum-

L’immagine oggetto della nostra verifica

Il grafico riportato nella parte alta dell’immagine mostra la situazione precedente al referendum ed evidenzia come, in entrambe le Camere, il 100 per cento dei parlamentari sia eletto dai cittadini. Il grafico presente nella parte inferiore dell’immagine, mostra cosa potrebbe accadere dopo il referendum: la percentuale dei parlamentari eletti dai partiti salirebbe al 60 per cento alla Camera e al 100 per cento al Senato.

Si tratta di una notizia vecchia e imprecisa.

Nonostante il contenuto sia tornato a circolare su WhatsApp nei giorni immediatamente precedenti al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre 2020 – riguardante la riduzione di un terzo del numero dei parlamentari di Camera e Senato – il grafico si riferisce in realtà al referendum costituzionale del 4 dicembre 2020, intitolato «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione».

L’immagine originale è stata pubblicata il 30 novembre 2016 dalla pagina Facebook “Comitato per il NO nel referendum sulle modifiche della Costituzione” e dunque non è più attuale. Oltre a questo, precisiamo poi che le informazioni riportate nel grafico riportano alcune imprecisioni.

Innanzitutto non è corretto sostenere che senza la riforma costituzionale del 2016 – e dunque nell’attuale assetto istituzionale, dal momento che la proposta non è stata approvata dagli elettori – il 100 per cento dei senatori sono «eletti dai cittadini». La costituzione italiana prevede infatti l’elezione di un massimo di cinque senatori a vita, nominati dal presidente della Repubblica e scelti tra i cittadini italiani che abbiano «illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario».

Non risulta corretta neanche l’affermazione secondo cui, in caso di approvazione della riforma costituzionale 2016, il Senato della Repubblica sarebbe stato per il 100 per cento eletto dai partiti. Come spiegato all’articolo 2 della riforma, infatti, i 315 membri attualmente eletti al Senato sarebbero stati sostituiti da «novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica». I rappresentanti del nuovo Senato sarebbero dunque dovuti essere scelti con un sistema proporzionale dai «Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano», a loro volta composti da esponenti politici eletti dai cittadini attraverso le preferenze.

Ricapitolando, l’immagine oggetto di verifica non è solo vecchia e inattuale – riferendosi al referendum costituzionale del 2016 – ma risulta anche imprecisa e non adatta a fotografare la posta in palio nel referendum del 4 dicembre 2016.

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