Non è vero che installando l'applicazione per il monitoraggio di Covid-19 potranno «prelevare» i nostri parenti «con l'uso della forza» - Facta
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Non è vero che installando l’applicazione per il monitoraggio di Covid-19 potranno «prelevare» i nostri parenti «con l’uso della forza»

Il 21 aprile su Facebook è stato pubblicato uno status in cui si avverte che «l’app di monitoraggio» Covid-19 (la malattia provocata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2) che «sta per uscire» sarebbe «una vera e propria trappola» perché, se installata, «sarà la fine della vostra privacy in ogni forma». «In pratica» si sostiene nel post Facebook, diventato virale anche su WhatsApp «state dando l’autorizzazione a prelevare le persone positive anche se asintomatiche, dai nuclei familiari, anche con l’uso della forza!!».

Questa notizia non trova riscontro in nessuna testata nazionale, locale e in nessun comunicato ufficiale delle autorità. Si tratta quindi di una notizia frutto di fantasia.

Facciamo il punto su quali sono ad oggi le informazioni disponibili sull’applicazione utile per monitorare il diffondersi di Covid-19 nel nostro Paese e che dovrebbe essere pronta a partire da maggio.

Il contact tracing (cioè il tracciamento dei contatti) per l’emergenza coronavirus rientra tra le possibili strategie che il governo Conte II sta pensando di mettere in campo per contrastare la diffusione del virus. Come spiega la ministra per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, Paola Pisano, in una nota del 21 aprile – in cui si ricostruisce il percorso compiuto fino a oggi sulla realizzazione dell’app – «qualora determinazioni di Governo e Parlamento permettessero di renderlo operativo, il contact tracing potrebbe aiutare a identificare individui potenzialmente infetti prima che emergano sintomi e, se condotto in modo sufficientemente rapido, potrebbe impedire la trasmissione successiva del virus dai casi secondari».

Per sviluppare un’app di monitoraggio che, secondo le autorità, potrebbe fornire un contributo al contact tracing, sono arrivate 319 proposte, dopo un invito promosso il 20 marzo dai ministri di Sviluppo Economico, Università e Ricerca e Innovazione Tecnologica e Digitalizzazione. Queste proposte sono state poi valutate dal “Gruppo di lavoro data-driven per l’emergenza Covid-19”, formato da diversi esperti del settore.

Lo scorso 16 aprile, Domenico Arcuri, il commissario straordinario del Governo per l’attuazione ed il coordinamento delle misure per il contenimento ed il contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19, ha stipulato un contratto con una società milanese che «ha concesso la licenza d’uso aperta, gratuita, perpetua e irrevocabile del codice sorgente e di tutte le componenti» di un’applicazione che è stata chiamata Immuni.

L’applicazione che sarà sviluppata, chiarisce sempre il Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, «non dovrà accedere alla rubrica dei contatti del proprio telefono, non chiederà il numero e non manderà SMS per notificare chi è a rischio». «L’applicazione si baserà sull’installazione volontaria da parte degli utenti e il suo funzionamento potrà cessare non appena terminerà la fase di emergenza, con cancellazione di tutti i dati generati durante il suo funzionamento». Inoltre, il Ministero riporta che l’app «non conserverà i dati relativi alla geolocalizzazione degli utenti, ma registrerà esclusivamente i contatti pseudonimizzati di prossimità rilevati mediante la tecnologia bluetooth low energy».

Si tratta di una tecnologia, ricostruisce il Corriere della Sera, ritenuta in grado «di riconoscere e registrare i codici identificativi degli altri smartphone, sempre dotati di Immuni, che si trovano nelle vicinanze». Una volta installata, si legge ancora nell’articolo, «basterà scaricarla e andare in giro con il telefonino (…). Bisognerà intervenire solo se ci si dovesse scoprire positivi al virus: con il risultato del test verrà fornita una chiave che sbloccherà la lista dei codici degli altri utenti che verranno avvisati con una notifica».

Infine, come ha annunciato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante un’informativa tenuta al Senato il 21 aprile, il governo farà in modo che «chi non vorrà scaricarla non subirà limitazione dei movimenti o altri pregiudizi».

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