No, Susanna Ceccardi non ha mai detto che i Puffi sono comunisti - Facta
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No, Susanna Ceccardi non ha mai detto che i Puffi sono comunisti

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Venerdì 10 luglio la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare l’attendibilità di un’immagine, circolata su Facebook il 9 luglio, che riporta una presunta dichiarazione della candidata del centrodestra in quota Lega alla presidenza della Regione Toscana (che dovrebbero tenersi il 20 e il 21 settembre, nonostante manchi l’ufficialità, dopo il rinvio a causa del Covid della tornata prevista per maggio) Susanna Ceccardi, secondo cui i protagonisti del cartone animato «I Puffi» sarebbero «comunisti».

«A dei bambini l’altro giorno è stato mostrato il cartone animato “I Puffi” dove gli abitanti del villaggio non hanno nomi ma vengono chiamati “puffo” seguito dal loro mestiere» si legge nel testo dell’immagine, preceduto da una fotografia dell’esponente leghista, «Sapete chi faceva così? I comunisti. Il capo villaggio, tale “Grande Puffo” si distingue per il cappello rosso, colore del comunismo, ed è chiaramente ispirato a Marx. ll cartone sarà anche carino ma il messaggio è aberrante».

Si tratta di una dichiarazione inventata per fini umoristici e poi circolata, estrapolata dal suo contesto originale, come notizia falsa.

L’immagine originale è stata pubblicata il 7 luglio su Facebook dalla pagina Susanna Ceccardi vs The World, nata lo stesso 7 luglio per ironizzare su una dichiarazione della candidata leghista, questa volta reale, che alla trasmissione In Onda trasmessa su La7 il 4 luglio aveva definito la canzone “Imagine” di John Lennon «una canzone di ispirazione marxista». La stessa pagina ha pubblicato altri contenuti ironici basati sull’idea che Ceccardi consideri «marxisti» personaggi e opere della cultura popolare, in riferimento a Martin Luther King, all’ex amministratore delegato di Vodafone Vittorio Colao e alla cantante Giuni Russo


Nonostante l’immagine contenesse un watermark (il timbro con il logo della pagina, che lo rendeva associabile al suo creatore), possiamo ipotizzare che il contenuto sia poi circolato anche privo di contestualizzazione, generando quella che possiamo considerare a tutti gli effetti una notizia falsa.

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