Come le false notizie sull’Ucraina possono influenzare il voto UE - Facta
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Come le false notizie sull’Ucraina possono influenzare il voto UE

Di Camilla Vagnozzi

Nel corso del 2023, anno di elezioni nazionali in diversi Stati europei, la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina è stata uno dei principali argomenti di disinformazione di cui si sono occupate le diverse redazioni di fact-checking europee, secondo il monitoraggio svolto dall’European Digital Media Observatory (Edmo), un progetto europeo di cui fanno parte anche Facta e Pagella Politica.  

L’esame delle notizie verificate in passato può aiutarci a ipotizzare quali contenuti falsi, imprecisi o decontestualizzati che riguardano la guerra in Ucraina potrebbero tornare a diffondersi a ridosso delle prossime elezioni europee. 

L’UE e diversi suoi Stati membri hanno infatti un ruolo fondamentale nel sostegno a Kiev. Dall’altro lato, Mosca ha probabilmente un forte interesse a influenzare il voto sfruttando la disinformazione, per favorire un esito che possa rallentare, ridurre e in generale compromettere il più possibile gli aiuti economici e militari all’Ucraina.

Il coinvolgimento dell’Europa nella guerra
Già in passato sono circolate spesso false notizie che parlavano di un diretto coinvolgimento dell’Unione europea o dei singoli Paesi nella guerra con la Russia ma, di recente, questo filone di disinformazione è tornato ad essere particolarmente diffuso, in particolare in seguito a diversi interventi del presidente francese Emmanuel Macron che ha parlato di un possibile intervento diretto europeo in Ucraina. 

L’esame di contenuti di questo tipo pubblicati online ha dimostrato che, in diversi casi, si sia trattato di disinformazione in formato testuale: articoli che riportavano notizie senza il supporto di prove o fonti, screenshot di testi decontestualizzati o false comunicazioni attribuite all’esercito.

Ad esempio, uno screenshot apparentemente proveniente dal sito della Presidenza ucraina sarebbe, secondo alcuni, la prova della richiesta ufficiale del presidente Zelensky rivolta alle truppe europee di intervenire. In realtà si trattava di una iniziativa promossa da un privato cittadino. 

Lo scorso 15 marzo i colleghi greci di Ellinika Hoaxes hanno invece verificato una notizia secondo cui la Francia avrebbe ufficialmente inviato le prime truppe in Ucraina: nulla di vero, l’articolo che la veicolava non forniva alcuna prova ed è stato smentito dal ministero degli Esteri francese. Una falsa notizia simile si è diffusa anche in Macedonia del Nord. 

Altro esempio di disinformazione “testuale” è quello circolato in Portogallo, dove un presunto documento ufficiale è stato distribuito agli anziani di un comune del Nord del Paese. Stando a quanto riportato, l’esercito voleva convocare i riservisti per combattere in Ucraina con la Nato. In realtà, si trattava di un’iniziativa messa in atto da sconosciuti senza alcuna connessione con le autorità locali, che si sono affrettate a smentire.

Non sono poi mancati casi di disinformazione in formato video, sempre per sostenere casi inesistenti di un diretto coinvolgimento europeo sul campo di battaglia. 

In Italia, ad esempio, è stato pubblicato un filmato che, secondo alcuni, mostrava il presidente ucraino scortato da un agente dei servizi segreti brittanici. In realtà, si trattava di un agente ucraino che si era già occupato della sicurezza di almeno un altro presidente del Paese. O ancora: in Germania si è sostenuto che un carro armato con la bandiera dell’Unione europea stesse attraversando dei territori russi (si trattava in realtà di un’altra bandiera e di un mezzo guidato da militari russi filo-ucraini).

In base a questi precedenti e al diffuso sentimento in alcune parti delle opinioni pubbliche di ansia e paura per una possibile escalation del conflitto, è probabile che fino alla data del voto europeo (e oltre) la disinformazione filo-russa insista su contenuti allarmistici, con l’obiettivo di ridurre il consenso per i partiti che sostengono apertamente la necessità di continuare ad aiutare l’Ucraina e di aumentare quello per i partiti che invece vorrebbero interrompere gli invii di armi a Kiev. 

L’effetto sanzioni
Tra i contenuti di disinformazione che potrebbero circolare nelle prossime settimane in vista delle elezioni europee, ci sono anche quelli che ritraggono le sanzioni imposte alla Russia come del tutto inefficaci e, al contrario, uno strumento dall’impatto estremamente negativo sugli Stati europei. Ad essere preso di mira da questi contenuti di disinformazione è stato finora soprattutto un settore specifico nel campo energetico, quello del gas naturale liquefatto.

Si tratta di casi di disinformazione spesso circolati in passato e che quindi è bene conoscere, ma che non è detto vedano una crescita nelle prossime settimane. Ciò che è ipotizzabile è, comunque, un ritorno di argomenti simili nel dibattito politico, con particolare attenzione alla possibilità che le sanzioni possano essere un danno per i Paesi europei piuttosto che per la Russia e che, di conseguenza, vengano screditati quei partiti o esponenti politici che le hanno introdotte o sostenute.

Contro i migranti ucraini
Come abbiamo già raccontato, dal febbraio 2022 un nuovo flusso di migranti (e la relativa disinformazione) ha interessato l’Europa: gli ucraini in fuga dall’invasione russa. Con l’intento comune di screditare i migranti presenti sul territorio europeo e insinuare infondate paure o timori nei cittadini UE, la disinformazione per veicolare contenuti di questo tipo ha assunto forme differenti.

Diverse notizie decontestualizzate o i reali episodi di violenza sono stati erroneamente attribuiti ai migranti ucraini, dipinti in alcuni casi come pericolosi per le società europee. Spesso vengono usati a questo fine contenuti vecchi e/o che non riguardano cittadini ucraini (foto, video, titoli di giornale etc.) rimessi in circolazione con didascalie fuorvianti per trarre in inganno gli utenti. Oltre che violenti, in passato gli ucraini emigrati in Europa sono stati descritti dalla disinformazione come razzisti, vandali, ingrati verso chi li ospita, malati di sesso e rappresentati da politici corrotti che, grazie agli aiuti finanziari europei, si arricchiscono con la guerra. 

Non sono poi mancati anche casi di disinformazione che, attraverso l’esagerazione di particolari dati o statistiche, volevano aumentare il costo dell’accoglienza degli esuli di guerra o a sostenere che beni statali di grande valore storico o simbolico dei Paesi ospitanti sarebbero stati venduti per far fronte alle spese di accoglienza. In questi casi, la presenza di numeri o dati ha maggiori potenzialità per far ritenere credibili informazioni in realtà false.

Soprattutto in Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Germania sono circolate ricostruzioni errate del tenore di vita garantito agli esuli ucraini, per sostenere che i migranti riceverebbero un trattamento migliore rispetto ai cittadini dei Paesi ospitanti. Prelievi bancomat illimitati, assegni per i figli e accesso agli asili, sovvenzioni e borse di studio, nessun pedaggio stradale sono solo alcuni degli esempi. Qui le modalità di diffusione sono state varie (vista anche la diversità dei temi), ma si è trattato di contenuti diffusi sui social network, con grande successo su TikTok e Facebook.

In generale si può sottolineare che, come rilevato anche da una ricostruzione di Edmo, la disinformazione contro i rifugiati ucraini spesso ricalca gli stessi schemi e le stesse tecniche usate nei Paesi europei per attaccare i migranti che arrivano dal Sud del pianeta.

Infine, come abbiamo già scritto su Facta, di recente sono circolati anche contenuti di disinformazione in cui si sosteneva che ai rifugiati ucraini fosse stato concesso di votare per le diverse elezioni nazionali svoltesi nel 2023. Contenuti simili potrebbero diffondersi anche nelle prossime settimane a ridosso delle elezioni europee. L’intento è quello di insinuare che il risultato del voto dei cittadini comunitari, importante per decidere la linea che l’UE terrà nei confronti di Kiev in futuro, possa essere sovvertito grazie al voto di cittadini ucraini.

Parola ai politici e propaganda russa
Il sostegno o meno all’Ucraina è ovviamente anche un argomento di dibattito politico, e lo è stato in diverse elezioni nazionali negli ultimi due anni. Accanto alla legittima dialettica politica che vede opinioni e posizioni contrapposte, è circolata in passato parecchia disinformazione. Dalle affermazioni false di Berlusconi, nell’ottobre 2022, a difesa delle posizioni della Russia, alle credulità del partito di estrema tedesca AfD nei confronti di alcune tesi dimostrabilmente false del  Cremlino, i casi non mancano. In alcuni Paesi, come Slovacchia e Repubblica Ceca, la situazione è stata particolarmente grave e polarizzata. Nelle settimane a ridosso del voto europeo è probabile che diversi attori politici diffondano, volontariamente o meno, contenuti di disinformazione a sostegno delle proprie legittime posizioni su quello che l’UE e gli Stati membri dovrebbero fare circa l’Ucraina.

Una sconfitta inevitabile
Negli scorsi mesi sono stati diversi i contenuti circolati, ad esempio, in Italia e in Grecia, che, soprattutto sui social network, hanno descritto come disperati gli sforzi bellici dell’Ucraina, preludio di una inevitabile sconfitta. L’altra faccia di questa narrazione promuove, con altrettanti contenuti di disinformazione, un grande supporto verso la Russia.

False notizie di questo tipo sono sempre state molto varie per formato e modalità di diffusione, adattandosi alle diverse narrazioni a seconda delle differenti fasi della guerra. Contenuti simili sembrano ormai essere un leitmotiv della guerra e per questo è possibile che circolino anche nelle prossime settimane. In aggiunta, proprio in vista del voto europeo, la diffusione di contenuti di disinformazione su un’inevitabile sconfitta ucraina potrebbe essere vantaggiosa per quei partiti che sono contrari a ulteriori aiuti a sostegno del Paese aggredito dalla Russia.

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