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Il consenso sull’origine antropica dei cambiamenti climatici non è affatto gonfiato

È l’ultima battaglia de La Verità per sminuire le responsabilità umane nella crisi climatica, ma le cose non stanno proprio così

31 maggio 2023
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Le alluvioni in Emilia-Romagna, che hanno causato 15 morti e migliaia di sfollati, hanno riportato d’attualità le opinioni di chi dubita o nega che i cambiamenti climatici siano causati dalle attività umane. Come abbiamo spiegato più volte su Facta.news, l’aumento medio delle temperature a livello globale è un fatto e l’assoluta maggioranza degli esperti di clima concorda nell’attribuire le responsabilità di questo fenomeno agli esseri umani.

Negli scorsi giorni questo ampio consenso è stato messo in dubbio da La Verità in alcuni articoli. Per esempio il 26 maggio 2023 il quotidiano ha pubblicato un articolo firmato da Franco Battaglia, docente di chimica fisica all’Università di Modena e Reggio Emilia. Tre giorni dopo l’articolo è stato rilanciato dal giornalista Fabio Dragoni in un tweet, che un lettore ha chiesto a Facta.news di verificare. Nel tweet il giornalista de La Verità ha scritto che è una «CAZZATA» la «favoletta» secondo cui il 97 per cento degli scienziati sostengono che i cambiamenti climatici hanno un’origine antropica, ossia sono causati dagli esseri umani. Secondo Dragoni e Battaglia, solo una minoranza degli scienziati crede nell’origine antropica dei cambiamenti climatici, ma le conclusioni di entrambi sono infondate, smentibili analizzando vari studi scientifici sul tema.

L’errore di Battaglia
L’articolo di Battaglia – intitolato “«Sul clima scienziati sicuri al 97%». Così nasce la balla sulle colpe umane” – parla di uno studio pubblicato nel 2013 da un gruppo di ricercatori guidato da John Cook, ricercatore del Centro di comunicazione sui cambiamenti climatici della Monash University di Melbourne, in Australia. Lo studio in questione si intitola “Quantificare il consenso sul riscaldamento globale antropico nella letteratura scientifica: una nuova analisi” e si basa sull’analisi di alcune ricerche pubblicati negli anni precedenti.

I ricercatori hanno passato in rassegna gli abstract (ossia i riassunti degli studi scritti dagli stessi autori) di circa 12 mila studi scientifici pubblicati in vent’anni, tra il 1991 e il 2011. Tra questi studi hanno selezionato solo quelli i cui abstract contenevano le espressioni “cambiamento climatico globale” e “riscaldamento globale”. Secondo Cook e colleghi, il 66,4 per cento degli abstract selezionati non esprimeva una posizione sulle responsabilità degli esseri umani nell’origine dei cambiamenti climatici, il 32,6 per cento sosteneva che i cambiamenti climatici fossero causati dagli esseri umani, mentre lo 0,7 per cento rifiutava questa posizione. Lo 0,3 per cento degli abstract era invece incerto sulle cause del riscaldamento globale.

Sulla base di questi dati, Battaglia e Dragoni dicono che solo un terzo circa delle ricerche analizzate dallo studio sostiene l’origine antropica dei cambiamenti climatici. Ma questa lettura dei dati è scorretta. Cook e gli altri ricercatori hanno infatti chiesto a tutti gli autori delle ricerche che hanno selezionato di esplicitare se fossero d’accordo oppure no sul fatto che i cambiamenti climatici sono causati dagli esseri umani. Oltre il 97 per cento ha dichiarato che sì, l’aumento medio delle temperature è responsabilità degli esseri umani. Lo studio di Cook precisa poi che la percentuale del 97 per cento non si riferisce al totale degli scienziati, ma agli «esperti di clima».

In generale non è facile quantificare il consenso della comunità scientifica sul tema dell’origine antropica dei cambiamenti climatici: per esempio i risultati possono dipendere dalla metodologia usata per selezionare gli articoli o dal campione preso in esame. Sono comunque stati pubblicati altri studi che mostrano come l’assoluta maggioranza della comunità scientifica difenda la teoria dell’origine antropica dei cambiamenti climatici.

Gli altri studi
Nel 2016 Cook e il suo gruppo di ricerca hanno pubblicato una nuova versione dello studio uscito tre anni prima, questa volta aggregando le ricerche pubblicate in un periodo più ampio, tra il 1991 e il 2015. A seconda della metodologia usata per analizzare le ricerche selezionate, tra gli esperti di clima il consenso sul cambiamento climatico antropico oscillava tra il 90 e il 100 per cento.

In una pubblicazione del 2021 Mark Lynas e colleghi hanno invece applicato la metodologia dello studio di Cook del 2013 a un database di articoli pubblicati tra il 2012 e il 2020. Gli autori sono arrivati alla conclusione che la percentuale di consenso sull’origine antropica dei cambiamenti climatici si aggira intorno al 99,6 per cento. L’affidabilità di questa percentuale è stata messa in dubbio il 30 maggio da Dragoni su La Verità. Ma anche in questo caso è stata fatta confusione tra il numero di studi che non menzionavano le cause dei cambiamenti climatici e quelli contrari ad attribuire le responsabilità agli esseri umani.

Come specificato da organizzazioni come il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) e la Nasa, è importante sottolineare che il consenso scientifico intorno a una teoria non si basa sulle opinioni degli scienziati, ma sulle prove raccolte a sostegno di quella teoria. Per quanto riguarda l’origine antropica del riscaldamento globale, le prove scientifiche continuano a mostrare che le attività umane hanno riscaldato la superficie terrestre e i suoi bacini oceanici, influenzando a loro volta il clima terrestre.

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