La teoria del complotto che nega il femminicidio di Giulia Cecchettin - Facta
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La teoria del complotto che nega il femminicidio di Giulia Cecchettin

Di Leonardo Bianchi

In parallelo alla teoria del complotto infondata sul satanismo di Elena Cecchettin, di cui abbiamo parlato in precedenza su Facta, negli ultimi giorni se n’è sviluppata un’altra ancora più estrema: quella secondo cui Filippo Turetta non sarebbe realmente l’assassino di Giulia Cecchettin.

Questa teoria, circolata principalmente su X e su siti noti per diffondere notizie false, si basa su presunte incongruenze nella ricostruzione del delitto.

In particolare, vengono citate l’assenza di vistose tracce di sangue nell’auto di Turetta usata per trasportare il corpo della ragazza, l’irrazionalità della sua fuga dopo il delitto, il “misterioso” ritardo nell’autopsia di Cecchettin, e la circostanza che il lago di Barcis, dov’è stato ritrovato il corpo della 22enne, sarebbe un «luogo di culto per riti esoterici».  

L’obiettivo finale di questa montatura – ha scritto l’influencer complottista Cesare Sacchetti in un lungo articolo pubblicato il 24 novembre del 2023 sul suo sito che alimenta questa teoria – sarebbe la creazione di una falsa «emergenza femminicidi» volta a «instillare il germe della demascolinizzazione» nelle «future generazioni», che «saranno un domani esattamente il popolo castrato e inerme che il liberal-progressismo desidera».

Questa teoria è priva di ogni fondamento sotto qualsiasi punto di vista. Ma vediamola più in dettaglio.

Cosa dice l’ordinanza di custodia cautelare
Anzitutto, che Turetta sia la persona responsabile del femminicidio l’ha confessato lui stesso.

Il 19 novembre del 2023, dopo essere stato fermato dalla polizia tedesca lungo la corsia d’emergenza dell’autostrada A9 all’altezza di Bad Dürrenberg (nei pressi di Lipsia), il 21enne ha infatti ammesso di aver «ucciso» Giulia Cecchettin.

Secondo la ricostruzione del delitto presente nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla giudice per le indagini preliminari (Gip) Benedetta Vitolo, il femminicidio è avvenuto in due atti. In un primo momento Turetta ha aggredito Cecchettin nel parcheggio dell’asilo in via Aldo Moro a Vigonovo (provincia di Padova). Qui, anche sulla base del racconto di un testimone, l’omicida l’avrebbe presa a calci e accoltellata, trascinandola poi in macchina. La studentessa dell’università di Padova sarebbe anche stata zittita con lo scotch, che Turetta aveva acquistato online qualche giorno prima dell’omicidio.

Successivamente, nella zona industriale di Fossò (in provincia di Venezia), Cecchettin ha provato a scappare ma Turetta l’ha nuovamente aggredita «provocandone la caduta e producendo ulteriori sanguinamenti che determinavano, insieme ad altre lesioni, [la morte]», scrive ancora la Gip.

Nell’ordinanza, la giudice per le indagini preliminari ha voluto rimarcare «l’inaudita gravità e la manifesta disumanità del delitto commesso ai danni della giovane donna».

La questione delle tracce di sangue nell’auto
Il punto centrale su cui viene allestita la teoria del complotto che stiamo analizzando è però un altro: la presunta assenza di «tracce ematiche» nella Fiat Grande Punto di Turetta. Il dettaglio – almeno in questa fase delle indagini – è reale, ma va contestualizzato.

Come si legge in un articolo del Corriere del Veneto pubblicato il 24 novembre del 2023, «la polizia tedesca ha fatto una ricognizione superficiale del veicolo» che «non risulta incidentato», e dentro il quale «non risultano segni evidenti di sostanza ematica». L’autovettura, riporta un articolo di Fanpage del 27 novembre 2023, «al momento è ancora in Germania ma sarà riportata in Italia nei prossimi giorni a disposizione» del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Parma.

Tuttavia, numerose tracce di sangue sono state trovate sulle scarpe e sui vestiti di Turetta, su alcuni fazzoletti rinvenuti vicino al cadavere di Cecchettin, sull’asfalto a Fossò e sulle banconote usate da Turetta per fare rifornimento di benzina, come confermato dal benzinaio.

È del tutto fisiologico che nelle fasi iniziali di un’indagine per omicidio gli elementi probatori non siano perfettamente chiari e cristallizzati. I Ris (il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri) dovranno pertanto svolgere accertamenti più approfonditi, che potrebbero portare al peggioramento della posizione processuale di Turetta con la contestazione di nuovo reato – occultamento di cadavere – e dell’aggravante della premeditazione, che prevede come pena massima l’ergastolo.

L’inesistente «pista esoterica» del lago di Barcis
Con un preciso rimando alle accuse di satanismo rivolte a Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, la scelta di Turetta di disfarsi del corpo nei pressi del lago di Barcis è stata descritta da Cesare Sacchetti come un fatto indecifrabile legato al «mondo dell’occulto», visto che l’area sarebbe una «meta prediletta di esoteristi e stregoni».

In realtà, si tratta di una pura speculazione formulata sulla base di una diceria popolare riportata sei anni fa dal webmagazine Show me FVG. In un post del 10 aprile 2017, infatti, si leggeva che «per lungo tempo si è pensato che le acque del lago […] fossero abitate dalla famose ‘agane’, personaggi mitici […] che avrebbero abitato il lago, adibendolo a luogo di feste sabbatiche e riti esoterici». Con ogni probabilità, sarà lo stesso Turetta a dover spiegare agli inquirenti perché ha deciso di lasciare il corpo in quell’area.

Per Sacchetti è sospetto anche il «ritrovamento lampo del corpo […] quando in una zona così vasta ci sarebbero voluti normalmente mesi». In realtà, stando a un articolo del Sole 24 Ore del 26 novembre 2023, il cadavere è stato ritrovato dopo giorni di intense ricerche nei posti in cui è stato avvistato Turetta, grazie a un cane in forza all’unità cinofila della Protezione civile del Friuli-Venezia Giulia.

Il «mistero» dell’autopsia di Cecchettin e della «scomparsa» di Turetta
Infine, diversi utenti su X hanno sollevato dubbi sulle tempistiche dell’autopsia del corpo di Giulia Cecchettin, alludendo a inconfessabili segreti da salvaguardare. In un post, ad esempio, si chiede maliziosamente se «hanno mai detto o accennato in quale obitorio sia e qualcuno ha visto quando è stato recuperato il cadavere» della studentessa 22enne.

Anche in questo caso non c’è nessun mistero. Il corpo è custodito all’Istituto di Medicina legale dell’Università di Padova, mentre l’autopsia verrà effettuata il primo dicembre e sarà fondamentale anche per stabilire l’eventuale aggravante della crudeltà. Dopo l’esame la salma sarà restituita alla famiglia, che potrà così celebrare il funerale alla Basilica di Santa Giustina a Padova.

Sempre su X, inoltre, si è alluso a una fantomatica scomparsa – soprattutto mediatica – di Turetta; anch’essa, evidentemente, nasconderebbe indicibili secondi fini. «Mi chiedo e vi chiedo», recita lo stesso tweet citato in precedenza, «Turetta da quando è accaduto il fatto è stato mai visto dal vivo?».

La risposta è sì: è stato visto. Turetta è stato infatti riportato in Italia il 25 novembre con un volo dell’Aeronautica militare, e i media hanno anche diffuso immagini del 21enne con le forze dell’ordine italiane. 

In seguito è stato trasferito al carcere Montorio di Verona, dove la mattina del 28 novembre si è svolto il primo interrogatorio di garanzia. Al termine dell’interrogatorio, il suo avvocato di fiducia Giovanni Caruso ha riferito alla stampa che Turetta «ha ammesso davanti alla gip di aver ucciso la ex fidanzata».

Come fanno molte teorie del complotto, insomma, anche questa si basa su vuoti informativi e circostanze reali – che tuttavia vengono stravolte per creare una vera e propria realtà parallela. In questo caso, per l’appunto, si cerca di scagionare un reo confesso per arrivare a negare l’esistenza stessa dei femminicidi.Un fenomeno che è concreto, verificabile e drammaticamente tangibile, come dimostra la «manifesta disumanità» della morte di Giulia Cecchettin.

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