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Grande reset, QAnon e Illuminati: Draghi è già al centro di teorie del complotto

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12 febbraio 2021
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Uno degli effetti principali della crisi di governo innescata il 26 gennaio 2021 dalle dimissioni di Giuseppe Conte è stato quello di aver rimesso sotto i riflettori la figura di Mario Draghi, ex governatore della Banca d’Italia e fino al 2019 presidente della Banca centrale europea. Mentre scriviamo, Draghi non ha ancora sciolto la riserva di presidente del Consiglio incaricato e non sappiamo, dunque, se sarà in grado di comporre una maggioranza abbastanza solida da ottenere la fiducia delle camere.

Ma la sua irruzione sulle scene della politica italiana – di cui si parlava da un decennio, come ha ricostruito Pagella Politica – è già misurabile attraverso un parametro molto meno rituale, ma altrettanto significativo: la disinformazione.

Le false notizie a sfondo politico sono uno degli argomenti ricorrenti nelle segnalazioni ricevute dalla redazione di Facta e in questo senso il profilo di Mario Draghi sembra fatto apposta per generare ogni tipo di teoria del complotto. Accademico, banchiere e dirigente pubblico, Draghi è stato per anni uno degli uomini più influenti all’interno delle istituzioni europee, nonché il principale difensore della moneta unica. Per questo motivo abbiamo deciso di scandagliare i social network alla ricerca di disinformazione sul suo conto, nel tentativo di analizzare e comprendere le reazioni del web alla nomina del probabile prossimo presidente del Consiglio italiano.

La disinformazione su Facebook

Sui social network e in particolare su Facebook, nelle ultime settimane, sono tornate a circolare alcune vecchie dichiarazioni falsamente attribuite all’ex presidente della Bce.

Il tema ricorrente è la visione economica del futuro governo e in particolare la sua posizione su moneta unica, reddito di cittadinanza e lotta all’evasione fiscale. Come abbiamo verificato nei giorni scorsi, Mario Draghi non ha mai paragonato l’euro alla porta di una prigione «chiusa a tripla mandata», non ha mai detto che il reddito di cittadinanza è «uno spreco per le casse del Paese» – al contrario, secondo Beppe Grillo questi la considererebbe una «grande idea» – e non ha mai scaricato la responsabilità dell’evasione fiscale su commercianti e piccoli artigiani.

Gran parte dei contenuti pubblicati su Facebook a tema Mario Draghi e in cui ci siamo finora imbattuti riguarda la ricostruzione di quanto avvenuto il 2 giugno 1992 sul panfilo Britannia, uno degli eventi storici più richiamati in questi giorni e da tempo al centro del complottismo politico italiano (ce n’eravamo già occupati in passato, qui). Subito dopo l’incarico conferito a Draghi da Sergio Mattarella, i fatti del Britannia sono stati citati anche da alcune personalità politiche di spicco, come i senatori del Movimento 5 Stelle Gianluigi Paragone ed Elio Lannutti, che sempre su Facebook hanno accusato il premier incaricato di aver «svenduto l’Italia».

Ma cosa accadde esattamente sul Britannia? Vale la pena ricostruire innanzitutto ciò che sappiamo con certezza: nel 1992 Mario Draghi era da poco diventato direttore generale del ministero del Tesoro, un ruolo “tecnico” da funzionario governativo di alto livello. Le finanze italiane non versavano in buone condizioni, per usare un eufemismo, tanto che di lì a breve (il 10 luglio) il neo-insediato governo Amato avrebbe attuato il famigerato “prelievo forzoso” del sei per mille sui conti correnti italiani.

In questo scenario, il 2 giugno 1992 – dieci giorni dopo la strage di Capaci in cui morì il magistrato antimafia Giovanni Falcone, cinque giorni dopo l’elezione di Oscar Luigi Scalfaro come capo dello Stato – Mario Draghi fu invitato sul panfilo della regina d’Inghilterra Elisabetta II, il HMY Britannia, insieme ad alti rappresentanti della comunità finanziaria internazionale. Come riportava un articolo del Corriere della Sera uscito lo stesso giorno, oltre a Draghi tra gli invitati figuravano «il presidente della Banca Warburg, Herman van der Wyck, il presidente dell’Ina, Lorenzo Pallesi, Jeremy Seddon, direttore esecutivo della Barclays de Zoete Wedd, il direttore generale della Confindustria, Innocenzo Cipolletta». Fin qui i fatti noti.

Secondo la già citata teoria del complotto, su quell’imbarcazione Mario Draghi fu convinto ad avviare una serie di privatizzazioni – tra le quali quelle di Telecom, Enel, Eni e Iri – poi effettivamente sancite con un decreto d’urgenza firmato dal presidente della Repubblica Scalfaro l’11 luglio 1992. Si tratterebbe dunque di un favore all’alta finanza, convinzione rafforzata da un intervento dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che nel 2008 alla trasmissione Uno Mattina definì Draghi «un vile affarista», accusandolo di essere «il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica italiana».

In realtà, come risulta dalla trascrizione del discorso tenuto da Mario Draghi in quell’occasione e pubblicata per la prima volta a gennaio 2020 dal Fatto Quotidiano, l’intenzione politica di avviare la stagione delle privatizzazioni era stata assunta in Italia ben prima della celebre crociera. I convenuti del Britannia erano piuttosto, per Draghi, una potenziale platea di investitori.

Gli altri social network

Proseguendo nella nostra ricerca di disinformazione dedicata a Mario Draghi sbarchiamo su Twitter, dove le notizie false su tutto ciò che riguarda l’ex presidente della Bce fanno talvolta parte di una narrazione più ampia, che riguarda due filoni di teorie del complotto di cui ci eravamo già occupati: QAnon e il Grande Reset.

Per quanto riguarda il primo caso, sotto il cielo dei sostenitori italiani di Trump regna grande confusione. In queste ore si sta infatti consumando una disputa interna tra chi crede che Mario Draghi sia in realtà un emissario di Donald Trump, inviato dall’ex presidente degli Stati Uniti per sostenere il suo presunto re-insediamento alla Casa Bianca, e chi invece assicura che faccia parte del deep state, i “poteri forti” che controllano segretamente il mondo.

Gran parte della diatriba si basa su un’intervista rilasciata nel 2019 da Trump all’emittente televisiva Fox News, in cui l’imprenditore faceva il nome di Draghi come possibile successore di Jerome Powell alla Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti. Le relazioni tra Draghi e Trump sono in realtà sempre state piuttosto fredde e il presidente americano uscente non ha mai nascosto una certa avversione per lo stimolo monetario impresso all’eurozona dal quantitative easing, la politica firmata Mario Draghi con cui la Bce ha acquistato per quattro anni titoli di Stato dei Paesi Ue.

Il filone narrativo più diffuso su Twitter è comunque quello che riguarda il cosiddetto “Grande Reset”, il presunto piano delle élite finanziarie per ridisegnare le economie di tutto il mondo servendosi di un virus creato in laboratorio. A partire dal 3 febbraio (data in cui Mario Draghi ha accettato con riserva l’incarico di formare un governo) sul social network si sono moltiplicati i riferimenti a questa teoria del complotto (qui, qui e qui qualche esempio), che è circolata massicciamente anche grazie ad alcuni articoli provenienti da noti siti di disinformazione.

Uno di questi è stato pubblicato il 7 febbraio dal sito Blondet & Friends (già inserito da NewsGuard tra i diffusori di «teorie del complotto su salute e politica») e accusava Draghi di essere a capo del G30 (il Gruppo dei Trenta), «un think tank fondato su iniziativa della Rockefeller Foundation nel 1978», che nell’articolo viene definito «una delle centrali strategiche che ha progettato il Grand Reset del World Economic Forum». Come abbiamo verificato in questo articolo, Mario Draghi è realmente un membro anziano del Gruppo dei Trenta, ma non detiene alcuna carica di vertice.

La disinformazione con protagonista Mario Draghi si è fatta sentire, seppur in misura minore, anche su TikTok. Si sono diffuse notizie sulla sua presunta appartenenza alla setta degli Illuminati – un’inesistente società segreta che riunirebbe le persone più influenti del mondo e di cui l’ex presidente Bce sarebbe addirittura uno dei capi – e sulla sua nomina a presidente del Consiglio, arrivata per imposizione dei “poteri forti” dell’Europa.

Molta della disinformazione circolata su TikTok è comune anche ad altre piattaforme – come la falsa notizia secondo cui nel 2015 Draghi sarebbe stato aggredito da «una giornalista greca», circostanza di cui ci eravamo occupati qui – mentre almeno un contenuto originale pubblicato su TikTok ha superato i confini del social network dedicato ai video, diventando virale.

Si tratta di questo video, che mostra l’arrivo di Mario Draghi al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a bordo di un’auto apparentemente non assicurata. Il filmato è stato molto condiviso anche su Facebook e Twitter, ma come avevamo verificato in un nostro vecchio articolo si tratta di una situazione comune a tutte le auto di rappresentanza e di scorta. Al momento non è dato sapere se quelle assicurazioni siano realmente scadute o se i dati dei veicoli siano semplicemente protetti per comprensibili ragioni di sicurezza (la nostra richiesta di informazioni diretta all’Agenzia delle entrate e alla prefettura di Milano non ha mai ottenuto risposta), ma possiamo affermare con certezza che ogni eventuale responsabilità non sia addebitabile a Mario Draghi.

Una disinformazione “attendista”

Il dato che salta immediatamente all’occhio nell’analizzare la disinformazione riguardante Mario Draghi è la quasi totale assenza di materiale riconducibile a schieramenti politici definiti. Nei suoi oltre 1o mesi di vita, Facta ha analizzato numerosi contenuti volti ad attaccare l’operato del presidente del Consiglio uscente Giuseppe Conte, dei membri della maggioranza o degli esponenti dell’opposizione, ma si trattava in molti casi di notizie provenienti da un universo di pagine Facebook ideologicamente riconducibili – seppur non direttamente collegate – ai partiti politici.

Per fare qualche esempio, la falsa notizia secondo cui l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina avrebbe dichiarato di voler pagare i banchi a rotelle dieci volte il loro prezzo di mercato era stata pubblicata originariamente da una fanpage del deputato leghista Gianni Tonelli. O, ancora, l’informazione (infondata) che voleva la Commissione Von der Leyen pronta a «ritrattare gli accordi sul Recovery Fund» in caso di caduta del governo Conte, arrivava dalla pagina Marco Travaglio Fan Club, ricca di contenuti propagandistici pro-Movimento 5 Stelle.

Al contrario, la prima settimana di disinformazione su Mario Draghi è stata monopolizzata dai teorici del complotto – QAnon e Grande Reset, ma come abbiamo visto anche sostenitori dell’esistenza di Illuminati e Nuovo Ordine Mondiale – in grado di immaginare trame più complesse, ma senza la potenza di fuoco necessaria a produrre una grande quantità di contenuti.

La galassia di pagine Facebook segnalate in passato per attività di propaganda partitica – e in particolare quelle vicine a Lega e Movimento 5 Stelle, storicamente le più prolifiche – si sono rivelate per lo più sterili, abbassando dal 3 febbraio in poi il loro numero di post giornalieri. Ciò accade di pari passo con la confusione che regna nelle rispettive controparti politiche, in queste ore impegnate in una delicata operazione di riposizionamento e di mediazione interna, che potrebbe portare Lega e Movimento 5 Stelle ad entrare nella coalizione di governo che sosterrà il presidente del Consiglio Mario Draghi.

In conclusione

Il 3 febbraio 2021 l’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha ricevuto l’incarico di formare un nuovo esecutivo. Mentre scriviamo Draghi non ha ancora sciolto le riserve e dunque non sappiamo se riuscirà o meno a trovare una maggioranza adatta allo scopo, ma nell’ultima settimana è già cominciata a circolare sul suo conto molta disinformazione.

Su Facebook si è diffusa una serie di vecchie citazioni attribuite a Draghi, ma prive di alcuna veridicità. La storia più citata sul social network è però quella del panfilo Britannia, dove Draghi avrebbe “svenduto” le aziende pubbliche italiane alla finanza internazionale. Si tratta di un classico del complottismo italiano, a più riprese smentito.

Quello delle teorie del complotto è il materiale che ricorre più spesso anche su Twitter, dove le trame che riguardano Draghi confluiscono nei filoni di QAnon e del Grande Reset. Una tale centralità di contenuti complottisti è il sintomo di una tendenza che, contrariamente alla norma, porta a produrre contenuti non direttamente riconducibili alla propaganda partitica: in questo senso la disinformazione segue da vicino le evoluzioni della politica italiana, dove le principali fazioni sono ora impegnate in una delicata operazione di riposizionamento, per formare la maggioranza che sosterrà Mario Draghi.

Copertina photo credits: European Central Bank via Flickr

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