E se la pandemia da Covid-19 non fosse un evento naturale? Se fosse opera di un non meglio precisato gruppo di persone, comunemente definite “poteri forti”? La suggestione si è fatta strada tra i complottisti di tutto il mondo fin dai primi giorni dell’emergenza sanitaria globale, dando vita a disordinate campagne di disinformazione e a contenuti audio, video e testuali prodotti con il solo fine di instillare il dubbio sulla reale esistenza del virus e sulla sua pericolosità, diffusi sul web e ripresi anche da personalità con un vasto bacino di pubblico.
Da qualche mese, però, tutte queste iniziative nate in ordine sparso sono confluite in un’unica teoria, una narrazione totalizzante che mira a ricondurre le complesse variabili alla base di un evento pandemico alla semplice volontà di un ristretto nucleo di potenti e al loro piano di conquista del mondo. Il suo nome è The Great Reset (italianizzato nell’espressione «Grande Reset») e si tratta di una teoria del complotto diventata l’ultima tendenza dei diffusori di disinformazione sul web. Ecco che cosa sappiamo.
Come nasce la teoria del Grande Reset
Per avere un’idea di cosa sia il Grande Reset, partiamo dalle origini. Il 18 ottobre 2019 a New York il Johns Hopkins Center for Health Security, il World Economic Forum e la Bill & Melinda Gates Foundation (le prime due sono organizzazioni senza scopo di lucro, la terza una fondazione privata di proprietà di Bill Gates e di sua moglie Melinda) hanno ospitato un’esercitazione virtuale chiamata Event 201, in cui è stata simulata una pandemia di coronavirus con l’obiettivo di sottolineare la necessità di una cooperazione globale, pubblica e privata, per contrastare gli impatti economici e sociali di gravi emergenze. Due mesi e mezzo più tardi, il 31 dicembre 2019, le autorità sanitarie di Wuhan hanno annunciato l’esistenza del primo focolaio noto di una «polmonite sconosciuta», poi chiamata Covid-19.
La coincidenza temporale e tematica tra i due eventi ha immediatamente scatenato le fantasie dei complottisti, che hanno trasformato Event 201 nella scintilla di una serie di contenuti di disinformazione (li avevamo verificati qui) che descrivevano la malattia da coronavirus come parte di un piano organizzato a tavolino. E a poco sono servite le precisazioni degli organizzatori dell’evento, che il 24 gennaio 2020 avevano diffuso un comunicato per chiarire come durante l’esercitazione non fosse stata fatta nessuna previsione circa la reale diffusione di un virus potenzialmente mortale e che i dati utilizzati per modellare una pandemia (immaginaria) di coronavirus non corrispondono a quelli reali del Sars-CoV-2. Come ha infatti spiegato anche il Ministero della Salute italiano, i coronavirus sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la Mers (sindrome respiratoria mediorientale) e la Sars (sindrome respiratoria acuta grave).
Si trattava dunque di una simulazione verosimile, basata su dati raccolti durante emergenze sanitarie del recente passato ed elaborati con il fine di non farle riaccadere. Quella di simulare un’emergenza sanitaria è una pratica consigliata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e serve a testare l’effettiva preparazione di una comunità di fronte allo stress derivante da un’epidemia su larga scala.
Da quel momento Bill Gates, già al centro di numerose teorie del complotto nate in ambienti no-vax per i numerosi finanziamenti concessi a campagne di vaccinazione e accusato di aver un ruolo nell’Organizzazione mondiale della sanità per una donazione di 5,5 miliardi di dollari , è diventato il bersaglio perfetto per le bufale sul coronavirus: secondo i complottisti, il piano del fondatore di Microsoft punterebbe alla riduzione della popolazione mondiale e a speculare sugli eventuali vaccini contro la Covid-19 (secondo alcuni, per questo sarebbe anche stato arrestato). Ma il fondatore di Microsoft non è stato l’unico a finire nel mirino della disinformazione, perché Event 201 è stato patrocinato – come abbiamo scritto sopra – anche da altre due realtà e col tempo, accanto al magnate americano, alcune frange complottiste del web hanno eletto un nuovo, pericoloso nemico: il World Economic Forum.
Un “reset” per ricostruire il mondo dopo la pandemia
Il World Economic Forum è un’organizzazione internazionale con sede in Svizzera che dal 1971 una volta l’anno torna al centro dell’attenzione mediatica per un evento noto come Forum di Davos (dove Davos è il nome di una nota località sciistica svizzera), in cui economisti, imprenditori, scienziati, leader religiosi e attori politici partecipano a delicati incontri sui principali temi del dibattito mondiale.
Si tratta di incontri a porte chiuse – anche se alcuni di questi vengono trasmessi online, come questo meeting del 2019 aperto da un intervento di Greta Thunberg e con ospite l’ex vicepresidente americano Al Gore – e accessibili esclusivamente su invito dell’organizzazione. L’importanza dell’evento deriva in parte dal rango dei relatori invitati (dal Forum sono passati Donald Trump, George Soros, Tony Blair, lo stesso Bill Gates) e in parte dal ruolo riconosciuto al World Economic Forum, che al 2012 ha avuto lo status di osservatore presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, una condizione che permette ad alcune e selezionate organizzazioni internazionali di intervenire nell’assemblea, senza però il potere di proporre risoluzioni.
Fatto chiarezza sull’organizzazione, torniamo alla teoria del complotto di cui stiamo scrivendo. A maggio 2020 il World Economic Forum ha lanciato l’iniziativa denominata The Great Reset che auspicava una riunione dei principali leader mondiali per discutere delle due grandi sfide del momento: l’emergenza climatica e la ripresa economica post-pandemia. Il Grande Reset sarà dunque il tema del prossimo Forum di Davos, il cinquantunesimo, in programma a gennaio 2021, ma anche «un impegno a costruire insieme e con urgenza le basi del nostro sistema economico e sociale, per un futuro post-Covid più equo, sostenibile e resiliente» come sostenuto dagli organizzatori.
Il Grande Reset è insomma poco più che un semplice slogan, accompagnato da vaghe dichiarazioni d’intenti come «plasmare la ripresa» o «determinare lo stato futuro delle relazioni globali». Il piano è approfondito in un libro – “Covid-19: The Great Reset” scritto dal fondatore del Forum Klaus Schwab in collaborazione con l’economista Thierry Malleret – che, come raccontato dallo Spectator, contiene spunti altrettanto vaghi e riferimenti ai sistemi di sorveglianza, alla tutela della salute mentale e agli effetti salutari del camminare della natura.
Un’iniziativa che appare del tutto innocua e ben intenzionata, dunque, ma non per tutti. Perché secondo una fetta crescente di teorici del complotto, dietro alle parole Grande Reset si celerebbe un sofisticato piano di conquista del mondo, ordito dal World Economic Forum e giunto ormai al suo atto conclusivo.
Il Grande Reset nella narrazione complottista
La stampa mondiale si è accorta dell’esistenza di una teoria del complotto riguardante il Grande Reset solo il 9 novembre 2020, quando le parole “The Great Reset” sono diventate un trending topic mondiale su Twitter, con quasi 80 mila tweet in poche ore, molti dei quali pubblicati da note personalità dell’estrema destra internazionale.
A provocare l’improvviso trambusto sui social in quel caso era stato un video risalente a settembre – e per qualche motivo diventato virale in quelle ore – che mostrava un discorso pronunciato alle Nazioni Unite dal primo ministro canadese Justin Trudeau. Nel video, dedicato alla ricostruzione delle economie mondiali post-Covid e al possibile ruolo del Canada in questa transizione, Trudeau fa riferimento a un «reset» (dal minuto 02:06) e utilizza la frase «build back better» (ovvero «ricostruire meglio», dal minuto 03:02), uno degli slogan elettorali del presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden. La citazione ha subito riacceso la macchina della propaganda complottista e, come racconta il New York Times, influencer dell’estrema destra complottista americana come Paul Joseph Watson e Steven Crowder – commentatori conservatori con un folto seguito su YouTube e in passato già diffusori di teorie del complotto – hanno collegato Trudeau e Biden al Grande Reset.
Ma cos’è il Grande Reset, per la narrazione complottista? A raccontarlo meglio di chiunque altro è il documentario francese Hold-Up (di cui ci eravamo occupati qui), diretto da Pierre Barnérias e pubblicato gratuitamente l’11 novembre 2020 sulla piattaforma di streaming video Odysee. La tesi principale del film fa riferimento a un piano globale ordito dal World Economic Forum, il Grande Reset appunto, che avrebbe commissionato la creazione in laboratorio di un virus (il nuovo coronavirus Sars-CoV-2) responsabile di una malattia che in realtà sarebbe «non più pericolosa di un normale virus stagionale». Con l’aiuto dei mezzi d’informazione, il World Economic Forum avrebbe così diffuso una paura irrazionale della Covid-19, creando le condizioni per un nuovo corso dei governi mondiali, con l’obiettivo di instaurare un controllo centrale dell’economia e una società di stampo marxista. La teoria del Grande Reset ha finito inevitabilmente per fondersi con quella di QAnon (di cui avevamo parlato qui), trasformando Donald Trump nell’unico leader mondiale ad opporsi al piano.
Negli Stati Uniti il Grande Reset ha trovato ampia diffusione tra anti-vaccinisti, seguaci di QAnon ed estrema destra complottista, mentre tra i suoi massimi sostenitori a livello internazionale troviamo il britannico David Icke, probabilmente il più noto complottista al mondo e diffusore di bufale sull’11 settembre, rettiliani e complotto giudaico. La teoria, che sottolineiamo ancora essere priva di fondamento, è stata anche diffusa dal network finanziato dal Cremlino Russia Today, che lo scorso 14 ottobre ha pubblicato un articolo di opinione che sposava in pieno la tesi dei complottisti.
In Italia la teoria complottista è stata attivamente diffusa dall’emittente radiofonica Radio Radio (di cui ci eravamo già occupati qui e qui), dal filosofo e opinionista televisivo Diego Fusaro e dall’influencer complottista e giornalista Cesare Sacchetti, ma anche dai siti Scenari Economici, Oltre.tv, Byoblu e Database Italia, tutti annoverati da NewsGuard tra i «siti che hanno pubblicato informazioni false o fuorvianti sul coronavirus».
In conclusione
Il Grande Reset è una teoria del complotto che accusa il World Economic Forum di aver creato il virus Sars-CoV-2 in laboratorio, così da porre le basi per un controllo centrale dell’economia e una società di stampo marxista. In realtà “The Great Reset” è poco più di un semplice slogan, con cui il World Economic Forum intende porre l’attenzione sulla necessità di politiche globali per uscire dall’emergenza climatica e immaginare un mondo post-pandemia.
La teoria del complotto ha finito per fondersi con quella di QAnon e in quest’ottica Donald Trump sarebbe l’unico leader mondiale a opporsi al piano globale. Tra i sostenitori della teoria troviamo anche gli anti-vaccinisti e l’estrema destra complottista americana, mentre in Italia la bufala del Grande Reset è stata diffusa da influencer e siti internet già noti per campagne di disinformazione. Lo scorso 14 ottobre il network finanziato dal Cremlino Russia Today ha pubblicato un articolo di opinione che sposava in pieno la tesi dei complottisti.