Negli ultimi anni, l’Europa ha assistito a un preoccupante aumento delle teorie del complotto che negano il cambiamento climatico, in particolare nel contesto di eventi meteorologici estremi. Questo rapporto analizza come la disinformazione e il negazionismo abbiano attecchito in Italia, Spagna e Grecia, dove gravi eventi naturali sono stati strumentalizzati da contenuti di disinformazione per minimizzare la realtà del cambiamento climatico. Inondazioni, siccità e incendi indotti dalla crisi climatica sono stati spesso dipinti come il risultato di un’azione umana deliberata volta a danneggiare i cittadini o come il risultato di presunte volontà politiche a favore di specifici gruppi di interesse.
Tali affermazioni infondate non solo sono emerse nel dibattito pubblico dei Paesi citati, ma sono state spesso alimentate anche da politici di spicco e personalità pubbliche che le hanno rievocate, nonostante le accuse gravi e infondate che promuovono.
In Italia, le forti alluvioni hanno scatenato diverse teorie cospirative, secondo le quali la causa era da attribuire ai governi locali o alla manipolazione umana del clima. Lo stesso è accaduto in Spagna con la scarsità d’acqua che ha colpito l’Europa Sud-Occidentale, con cospirazioni che hanno avuto un impatto significativo sul dibattito pubblico spagnolo. In Grecia, il punto focale dei contenuti falsi e cospirativi sono stati i recenti incendi boschivi e la loro presunta connessione con l’installazione di turbine eoliche.
Attraverso un esame approfondito di incidenti specifici e delle false narrazioni che ne sono seguite, questo rapporto mira a far luce sui meccanismi del negazionismo climatico e sul suo impatto sulla percezione pubblica, sulle politiche e sulle realtà legali e ambientali.
Incolpare le istituzioni democratiche di aver causato disastri naturali sembra avere lo scopo di diffondere sfiducia verso la democrazia stessa, ma anche di suggerire che il cambiamento climatico non sia reale. Cercare di dipingere i fenomeni meteorologici estremi come responsabilità di presunti interessi politici maligni sembra invece essere un tentativo di minimizzare la gravità del cambiamento climatico, minando il sostegno alle misure necessarie per ridurre l’impatto della crisi climatica e i suoi effetti collaterali.
Capitolo I – Alluvioni
L’Italia è uno dei Paesi dell’Europa continentale in cui gli eventi meteorologici estremi sono sempre più numerosi e frequenti. Soprattutto negli ultimi due anni, questi eventi hanno causato diversi danni al territorio e alla popolazione colpita. Nel settembre 2022, forti piogge si sono abbattute nelle Marche, mentre a maggio del 2023 è stato il caso dell’Emilia-Romagna. In quest’ultima regione, le forti piogge, insieme a una concomitanza di fattori, hanno causato frane, alluvioni e inondazioni. Le conseguenze sono state decine di morti, danni subiti da 70 mila persone e quasi 9 miliardi di danni economici. Ad aggravare la situazione sono state diverse teorie cospirative: le persone hanno iniziato a credere che le piogge e i danni fossero stati causati artificialmente e intenzionalmente. Una sorta di “piano malvagio” da parte dei governi locali. Queste teorie, che fanno parte di una più ampia narrazione che nega il cambiamento climatico, si riferiscono a fatti ed eventi realmente accaduti, ma le spiegazioni fornite sono completamente false e fuorvianti.
L’impatto degli eventi climatici estremi
Per contestualizzare quanto accaduto in Emilia-Romagna nel 2023, tra la fine di aprile e la metà di maggio di quell’anno si sono verificate precipitazioni più o meno diffuse nelle regioni del Centro-Nord Italia. Rispetto ad altre località, la quantità di pioggia caduta il 16 e 17 maggio in Emilia-Romagna è stata un evento eccezionale. Infatti, le precipitazioni in quella regione sono state molto persistenti e concentrate in un breve periodo di tempo: circa 300 millimetri di pioggia sono caduti nell’arco di 36-48 ore. Si tratta di un dato significativo per una regione come l’Emilia-Romagna, che vede una media di 888,5 millimetri di precipitazioni in un anno.
I danni non sono stati causati solo dalle forti piogge, ma altri fattorihanno aggravato la situazione: la saturazione del terreno e lo stato dei corsi d’acqua, stretti e arginati.
Le narrazioni false che circolavano sui social media erano completamente diverse: secondo la disinformazione, sia le inondazioni sia i relativi danni erano il risultato di un piano specifico di attori non meglio identificati che volontariamente non solo avevano causato le piogge, ma avevano inondato un’intera regione attraverso l’apertura volontaria di dighe e chiuse. Questo tipo di disinformazione è stato veicolato soprattutto attraverso contenuti video.
Dighe e chiuse
In un caso, a metà maggio 2023, è circolato sui social media un video che mostrava una serie di chiuse (dighe artificiali di un corso d’acqua) e canali in cui c’era poca acqua. Il video è stato girato a Casalecchio di Reno, un comune vicino a Bologna. La logica alla base di questo video era la seguente: l’apertura degli sbarramenti avrebbe provocato un enorme afflusso d’acqua che si sarebbe poi riversato nelle città colpite. Il video è stato effettivamente girato a Casalecchio di Reno, ma la spiegazione fornita è sbagliata. Infatti, gli esperti che gestiscono i canali bolognesi hanno spiegato che lo sbarramento permette a parte dell’acqua del fiume di confluire nel canale di Reno per essere utilizzata artificialmente. L’assenza di acqua nel canale significa che l’apparato di derivazione dell’acqua dal fiume principale è stato chiuso, per isolare il canale dal fiume. Se il canale è vuoto, significa che l’acqua non vi è entrata, e questo vuol dire che gli organi di regolazione che avrebbero permesso all’acqua di entrare erano stati chiusi perché questo non avvenisse.
Un altro racconto simile era diventato virale in quei giorni. In questo caso, la colpa sarebbe stata dei gestori della diga di Ridracoli, un bacino artificiale in una frazione di montagna. Secondo le teorie che circolavano in quei giorni, la diga era rimasta chiusa per mesi, dal novembre 2022, accumulando un’enorme quantità d’acqua fino all’orlo. Con l’arrivo delle forti piogge del 15 e 17 maggio 2023, la teoria cospirativa sosteneva che, non essendoci più spazio nel bacino, i gestori della diga avrebbero dovuto aprirlo, liberando una valanga d’acqua che si sarebbe “rovesciata sulla popolazione”. Insieme a questa narrazione era circolato anche un video modificato in cui il presidente della regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, avrebbe sostenuto e confermato la teoria della diga di Ridracoli. Lo scopo del video era quello di dare validità alla teoria, la quale tuttavia è totalmente infondata.
Nel maggio 2023, nei due giorni precedenti l’alluvione, la diga aveva effettuato diverse operazioni. Una di queste è stata la fuoriuscita dell’acqua contenuta nell’invaso attraverso lo scarico centrale della diga, per attenuare la piena del fiume Bidente. I tecnici della diga hanno spiegato che in questo modo la diga avrebbe potuto raccogliere l’acqua piovana prevista che si sarebbe accumulata nelle ore successive. Durante questa operazione, il livello del bacino si è abbassato di soli 60 centimetri, quindi non è possibile che questa quantità d’acqua rilasciata in modo controllato abbia prodotto danni e allagamenti.
Entrambe le teorie descritte si basavano quindi su eventi e situazioni reali, come l’apertura o la chiusura di dighe e chiuse, ma la spiegazione fornita era completamente fuorviante ed errata.
“L’inseminazione delle nubi”
Sulla base dello stesso meccanismo di fondo, è stata avanzata l’idea che le forti piogge fossero state causate dall’inseminazione delle nubi (conosciuta anche come cloud seeding), un termine utilizzato per descrivere una tecnologia realmente esistente con la quale è possibile stimolare artificialmente la pioggia all’interno delle nuvole. La teoria secondo la quale le piogge sono state indotte utilizza come prova le traiettorie di alcuni aerei che hanno sorvolato le aree alluvionate in modo insolito intorno al 14 maggio. Le immagini di Flightradar24, un servizio globale di tracciamento dei voli che fornisce informazioni in tempo reale su migliaia di velivoli in tutto il mondo, sono state fornite come prova di quanto affermato, e sembra che alcuni aerei abbiano compiuto movimenti circolari per lungo tempo.
Le immagini sono reali, ma anche in questo caso la spiegazione reale è un’altra. Infatti, l’aereo in questione ha registrato le immagini del Giro d’Italia, la principale corsa ciclistica a tappe in Italia, che sono state trasmesse in tempo reale durante le dirette televisive. Questo è il motivo per il quale la traiettoria dell’aereo era insolita rispetto a un normale volo aereo. Inoltre, il cloud seedingnon è in grado di determinare il tempo atmosferico e l’efficienza di questo sistema è piuttosto bassa, quindi non si sarebbero mai potute verificare precipitazioni così intense.
La stessa teoria del complotto sull’inseminazione delle nubi è apparsa di nuovo durante le alluvioni che hanno colpito gli Emirati Arabi Uniti, in particolare Dubai, a metà aprile 2024. Questa falsa narrazione – diffusa anche in altri Paesi europei come Grecia e Spagna – è stata rafforzata dal fatto che il Centro nazionale di meteorologia degli Emirati Arabi gestisce effettivamente un programma di cloud seeding, un dettaglio che ha dato alla teoria una parvenza di credibilità. Come abbiamo già detto, però, questa tecnica non può causare eventi come quello che ha colpito Dubai, e lo stesso Centro nazionale di meteorologia ha confermato di non aver eseguito alcuna operazione nei giorni precedenti le piogge.
L’inseminazione delle nubi è diventata protagonista di un filone distinto del negazionismo climatico: le stesse persone che negano che certe attività umane possano cambiare il clima a lungo termine, incolpano altre attività umane per singoli eventi meteorologici. Queste teorie forniscono spiegazioni comode e rassicuranti su ciò che accade intorno a noi: in breve, «il cambiamento climatico non esiste». Le persone, anche in buona fede, credono a ciò che leggono sulle piogge, sulle precipitazioni abbondanti e sugli eventi meteorologici estremi perché non hanno una conoscenza di base del funzionamento del clima e dei fenomeni correlati, come il ciclo dell’acqua.
La rappresentazione (errata) dei fenomeni climatici
Approfittando delle alluvioni in Emilia-Romagna nel 2023 e di quelle nelle Marche nel 2022, un’altra narrazione di disinformazione ha messo in dubbio e negato un altro problema legato alla crisi climatica: la siccità. La tesi di fondo sostiene che «durante la siccità non può piovere».
Tuttavia, pensare che la siccità implichi una totale assenza di precipitazioni e di acqua nei fiumi e nei laghi è uno degli errori più comuni. Per chi crede a questa teoria, l’Italia non sarebbe stata in emergenza siccità in quel periodo perché erano comunque presenti piogge e forti alluvioni. Secondo i disinformatori, le azioni intraprese dai governi che hanno dichiarato queste emergenze sarebbero quindi solo una giustificazione per limitare la libertà dei cittadini.
Ma la siccità è una condizione meteorologica naturale e temporanea in cui si verifica una significativa riduzione delle precipitazioni rispetto alle condizioni climatiche medie del luogo considerato, non necessariamente una totale assenza delle stesse. Gli esperti hanno sottolineato che alluvioni e siccità sono due aspetti naturali della variabilità del ciclo idrologico, ma non sono necessariamente legati tra loro. Alcuni casi di precipitazioni, infatti, non determinano e non significano l’interruzione di un periodo di siccità.
Nonostante la loro infondatezza, queste affermazioni sono emerse anche in altri Paesi dell’Unione europea colpiti dalle stesse condizioni estreme.
Capitolo II – La scarsità d’acqua nell’Europa Sud-Occidentale…
La mancanza di pioggia e la scarsità d’acqua hanno colpito soprattutto l’Europa del Sud-Ovest nel 2023, con una transizione verso l’Est alla fine dell’estate, secondo lo Stato europeo del clima 2023. La persistente mancanza di precipitazioni durante la fine dell’inverno e la primavera e le temperature superiori alla media nella penisola iberica e nel Mediterraneo Occidentale hanno provocato una grave siccità in quelle regioni. Dopo il mese di aprile più secco da quando esistono i registri dell’agenzia meteorologica spagnola, il governo di Pedro Sanchez ha adottato misure urgenti volte a proteggere il settore primario dagli effetti della carenza idrica.
Sebbene la mancanza di pioggia sia stata particolarmente persistente nell’Europa Occidentale nella prima metà del 2023, il perdurare della situazione di siccità che ha colpito l’Italia dal 2022 ha fatto sì che il Governo Meloni estendesse lo stato di emergenza ad aprile dal Nord alla parte centrale del Paese. Dopo un giugno generalmente umido, a luglio e agosto sono continuate le condizioni di siccità superiori alla media nella penisola iberica. Le riserve idriche nella penisola spagnola a metà luglio erano del 43 per cento, quasi 20 punti al di sotto della media decennale per lo stesso periodo. Le precipitazioni si sono stabilizzate nella penisola iberica a settembre, anche se le riserve idriche hanno continuato a ridursi, raggiungendo il 36 per cento alla fine del mese, e non hanno iniziato a riprendersi fino a ottobre 2023. La mancanza di pioggia si è poi spostata nell’Europa Sud-Orientale, dove la siccità ha colpito nuovamente diversi territori.
… e come è stata sfruttata dalla disinformazione
Questa continua mancanza di pioggia e scarsità d’acqua ha portato alla nascita di una serie di narrazioni errate e di disinformazione che, in poche parole, hanno fatto risalire questo fenomeno meteorologico estremo ad altre ragioni piuttosto che alle sue vere cause, che sono la siccità legata alle caratteristiche specifiche di un clima mediterraneo, la gestione e l’utilizzo dell’acqua e gli effetti del cambiamento climatico. Nell’Europa del Sud, questi messaggi hanno quindi ostacolato un dibattito basato sui dati concreti.
In Spagna, da quando le precipitazioni hanno iniziato a diminuire nel 2023, la scarsità d’acqua è stata uno dei principali argomenti di disinformazione climatica. Il messaggio principale è che la siccità è provocata dalle autorità spagnole ed europee. Per trasmettere questo messaggio, sono state diffuse due narrazioni principali:
1) le autorità spagnole stavano demolendo le dighe per provocare la scarsità d’acqua; 2) una volta che la siccità era ridotta a metà del 2024, queste autorità stavano deliberatamente svuotando i bacini idrici per dichiarare poi il problema della scarsità d’acqua.
Teorie del complotto emergenti nel dibattito politico
Durante la primavera e l’estate del 2023, la narrazione sulla presunta demolizione delle dighe ha prosperato e penetrato nelle sfere politiche spagnole. Il partito spagnolo di estrema destra Vox ha ripetutamenteutilizzato questa narrazione durante le campagne e i dibattiti per le elezioni locali e regionali svoltesi il 28 maggio. Queste elezioni sono state seguite da un’elezione generale a metà luglio, in occasione della quale era comparsa nuovamente anche la teoria della demolizione delle dighe. Per quanto riguarda il tipo di contenuti attraverso i quali viene veicolata questa teoria, ci sono sia contenuti generali sia contenuti che puntano a dighe specifiche. Dal 2023, Maldita.es ha verificato nove bufale o storie disinformative che puntavano a casi specifici in questo filone di notizie false.
«Ecco l’acqua per poi dichiarare la siccità», recitava un video che riprendeva un flusso d’acqua in uscita dalla diga idroelettrica di Alcántara, che raccoglie l’acqua del Tago nella provincia di Cáceres, molto vicino al confine con il Portogallo. Un video virale sosteneva che il 21 gennaio 2024 l’acqua sarebbe stata scaricata dal bacino per «riempire i bacini del Portogallo», aprendo la strada alla dichiarazione della siccità in Spagna. Ma il giorno dopo la fuoriuscita, il bacino era a più del 93 per cento della sua capacità e, alla fine della settimana, aveva aumentato le sue riserve dal 71 per cento al 94 per cento.
Come già accennato, in Italia si sono verificati diversi eventi meteorologici estremi legati all’acqua nel 2023. Nel luglio 2022, il Governo Draghi ha dichiarato lo stato di emergenza per la crisi idrica in cinque regioni del Nord del Paese (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto), poi esteso il 14 aprile 2023 dal Governo Meloni ad altre cinque regioni (Umbria, Lazio, Liguria, Toscana e Marche) fino al 31 dicembre 2023. Parallelamente a questa situazione, nel Paese si sono verificate due alluvioni: una a metà maggio in Emilia-Romagna e una a fine ottobre in Toscana.
Questa alluvione è stata accompagnata a contenuti sui social media che diffondono il mito della negazione dell’emergenza siccità in Italia, affermando che in presenza di forti piogge non può esserci siccità. «Siccità con pioggia. Il prossimo passaggio della narrazione sarà “l’acqua è secca”» è stata una delle affermazioni condivise a maggio. Questa mancanza generalizzata di conoscenza del fenomeno della siccità è presente anche in Spagna, dove si è rafforzato un mito che sostiene che l’acqua viene “scaricata” quando viene rilasciata in mare dai fiumi.
In base a queste narrazioni, nel 2023 si è ripresentata la teoria cospirativa delle scie chimiche. Questa teoria, che normalmente sostiene che i governi spargano sostanze pericolose sulla popolazione con lo scopo di diffondere malattie o danneggiare i raccolti, dal 2023 ha spostato l’attenzione sulla mancanza di pioggia. Ora, la tesi principale è che le scie chimiche dissolvono le nuvole per impedire le precipitazioni, provocando così condizioni di siccità per controllare la popolazione controllando la loro risorsa più preziosa. Maldita.es ha smascherato molte bufale su questo tema, alcune delle quali utilizzavano immagini satellitari per “dimostrare” che le nuvole in arrivo erano state rimosse dal cielo. Si tratta della stessa teoria della modificazione meteorologica usata per l’aereo nel caso del Giro d’Italia, ma questa volta sostenendo che la tecnica è stata usata per prevenire la pioggia invece di causarla.
Più recentemente, una nuova falsa teoria sta veicolando il messaggio che la scarsità d’acqua in Spagna sia in qualche modo causata o aggravata dal Marocco e dalle sue politiche idriche. Questa teoria a volte si basa su fatti veri elaborati per creare un’immagine distorta. Ad esempio, un contenuto sostiene che il governo spagnolo ha pagato milioni di euro al Marocco per sviluppare infrastrutture idriche a scapito della politica idrica spagnola. Questi contenuti utilizzano una base di verità per distorcere la realtà e creare l’idea che ci sia una sorta di trattamento di favore da parte del governo spagnolo o dell’Unione europea nei confronti del Marocco.
Capitolo III – Incendi boschivi e turbine eoliche
Quando pensiamo alla siccità, l’immagine che spesso ci viene in mente è quella di una terra arida e secca e di prolungate ondate di calore. Anche se questa può sembrare una realtà lontana, la siccità può avere un impatto sulla nostra vita a più livelli, spesso in modi che non sono immediatamente evidenti se non ne si è direttamente colpiti. A volte, persino chi ne subisce le conseguenze non riesce a cogliere il nesso. Si prevede che il cambiamento climatico esacerberà gradualmente queste sfide, rendendo l’impatto della siccità più grave e meno prevedibile. Un monitoraggio efficace della siccità e un’informazione precisa sono fondamentali per comprendere e mitigare i suoi effetti sugli ecosistemi, sulle fonti d’acqua e sull’economia. Come effetto collaterale, la siccità prolungata crea anche le condizioni per un aumento del rischio di incendi boschivi.
Siccità e incendi boschivi in Grecia
Negli ultimi trent’anni, la Grecia ha sperimentato almeno sei periodi di siccità, con i periodi umidi di durata inferiore e con valori più bassi [indicatore di siccità: Indice standardizzato di precipitazione ed evapotraspirazione (SPEI)]. In un sondaggio del 2022 sulla percezione pubblica del cambiamento climatico e dei suoi impatti in Grecia, i partecipanti hanno valutato varie conseguenze su una scala da 1 (per nulla minaccioso) a 5 (molto minaccioso). In particolare, la siccità ha ricevuto il maggior numero di voti al livello 1, indicando che molti non la percepiscono come una minaccia significativa. Gli incendi selvaggi hanno ricevuto il minor numero di voti a livello 1, dato che la maggior parte dei partecipanti li considera una minaccia significativa.
Durante i primi 10 giorni di maggio 2024, l’Europa ha sperimentato condizioni di grave siccità, con l’Italia Meridionale e la Spagna Orientale in stato di allerta (allerta rossa), secondo le metriche del Composite Drought Index (CDI). Condizioni di grave siccità sono state osservate anche in Grecia, dove il 70 per cento del territorio era in stato di allerta con bassi livelli di umidità del suolo. Il 5 per cento del territorio era in stato di allerta con effetti immediati sulla vegetazione.
L’aumento delle temperature, la siccità combinata con eventi meteorologici estremi, i cambiamenti nell’uso del suolo e la riduzione delle precipitazioni favoriscono la frequenza e l’intensità degli incendi boschivi. Secondo Niki Evelpidou, docente presso il dipartimento di Geologia e Geoambiente dell’Università di Atene, la siccità prolungata e l’aumento delle temperature aumentano l’infiammabilità delle foreste. Evelpidou ha commentato che questo fattore ha contribuito ai devastanti incendi che si sono verificati nell’agosto 2021 nell’Isola di Eubea.
La Grecia si trova all’estremità Sud-Orientale dell’Europa, in un’area che, secondo Copernicus, presenta un alto tasso di incendi durante i mesi estivi. Nell’estate del 2023, la Grecia ha vissuto uno degli incendi più distruttivi dal 2000 in poi, che ha bruciato 920mila metri quadri di terreno.
Società e politici ben informati sono i prerequisiti per le politiche e le azioni di adattamento ai cambiamenti climatici e alla gestione degli incendi boschivi. Comprendere il legame tra cambiamenti climatici e siccità, nonché il collegamento tra siccità e aumento dell’attività degli incendi a causa della riduzione dell’umidità del suolo e della presenza di combustibile in determinate aree, dovrebbe essere una priorità. Tuttavia, questi sforzi sono spesso vanificati dalla diffusione di disinformazione durante la stagione degli incendi. Una narrazione ripetutamente sfatata dai fact-checker in Grecia è l’affermazione che le foreste vengono bruciate solo per installare parchi eolici e quindi per far sì che alcuni individui ne traggano profitto. Trovandosi di fronte alcune frasi controverse sul cambiamento climatico in un sondaggio in Grecia, 7 partecipanti su 10 hanno dichiarato di essere d’accordo con l’opinione che la maggior parte degli incendi sia il risultato di un incendio doloso, mentre 5 su 10 hanno detto di essere d’accordo sul fatto che dopo incendi devastanti fioriscono i parchi eolici.
L’energia green in Grecia
In quanto Stato membro dell’Unione europea, la Grecia deve essere in linea con gli obiettivi di neutralità climatica dell’UE nell’ambito del Green Deal europeo. Ciò significa attuare politiche e azioni per ridurre le emissioni di gas serra, migliorare l’efficienza energetica e passare alle fonti di energia rinnovabili. Nel 2023, la Grecia ha raggiunto il massimo decennale nella produzione annuale di energia verde. La partecipazione delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione e al consumo di elettricità costituisce una delle principali priorità politiche del Paese. L’energia eolica contribuisce in modo significativo a questa crescita, con l’aumento della capacità di generazione cumulativa di energia installata. Gradualmente, dato che la Grecia ha installato più di 110 turbine eoliche sulla terraferma ogni anno dal 2017 (ad eccezione del 2022), la narrativa secondo cui attori malintenzionati bruciano le montagne greche per installare parchi eolici continua a guadagnare trazione.
Il cambiamento climatico e le credenze sul clima in Grecia
Nel corso del tempo, i dati dei sondaggi nazionali rivelano che, sebbene i greci riconoscano il cambiamento climatico come un fenomeno reale e una minaccia, vi sono significative incoerenze nell’opinione pubblica, con alcune opinioni che si allineano a vecchie ma anche nuove forme di negazionismo climatico. In un recente studio del 2024, il 43 per cento dei partecipanti ha dichiarato che la propria vita è già influenzata dai cambiamenti climatici, mentre il 44,6 per cento ha affermato che la propria vita non è ancora influenzata ma lo sarà nel prossimo futuro. Solo il 10 per cento ritiene che il cambiamento climatico non avrà conseguenze sulla propria vita. Uno studio del 2022 ha rilevato che quasi il 9 per cento dei partecipanti negava l’esistenza del cambiamento climatico, ma nel 2023 questa percentuale era salita al 15 per cento. Le contraddizioni erano evidenti, con il 48,5 per cento degli intervistati che suggeriva che il cambiamento climatico fosse inventato dai Paesi ricchi a scapito di quelli più poveri, contestando in sostanza gli effetti dell’attività umana sul riscaldamento globale. Inoltre, il 25,4 per cento dei partecipanti ritiene che il cambiamento climatico sia un problema irrisolvibile. Questa tendenza rispecchia i risultati ottenuti a livello europeo. In passato, i negazionisti del clima hanno liquidato il cambiamento climatico come una bufala o hanno negato la responsabilità umana.
Tuttavia, molti ora utilizzano tattiche diverse: minare la scienza del clima e mettere in dubbio le soluzioni climatiche («le soluzioni climatiche non funzionano»). Queste tattiche negazioniste alimentano anche narrazioni persistenti, come l’affermazione che le foreste vengono bruciate per far posto ai parchi eolici, che erodono ulteriormente la fiducia nella comunicazione scientifica e ostacolano il sostegno a politiche climatiche equilibrate e basate su dati concreti.
La falsa narrativa su incendi boschivi e turbine eoliche
Questa narrazione falsa si sta diffondendo da anni. In poche parole, si tratta di turbine eoliche installate o in procinto di essere installate in aree recentemente bruciate. Le storie false creano un legame causale tra gli incendi e le turbine eoliche, sottintendendo che le foreste vengono bruciate per installare le turbine eoliche. La prima volta che Ellinika Hoaxes ha individuato e sfatato tali affermazioni è stato nel 2018, quando sono state diffuse online due immagini provenienti dalla regione di Antirrio, nella Grecia Occidentale. Un’immagine mostrava una collina in fiamme e l’altra presumibilmente raffigurava turbine eoliche installate sulla stessa collina, scattate a distanza di un anno l’una dall’altra. È interessante notare che la stessa affermazione e le stesse immagini si sono diffuse in Spagna cinque anni dopo, nel 2023. Dal 2018, la narrazione è emersa quasi ogni estate. Come nel caso citato, queste rivendicazioni si basano solitamente su immagini – autentiche o modificate – di parchi eolici presumibilmente installati in specifiche aree bruciate. In tutti i casi verificati da Ellinika Hoaxes, le indagini hanno rilevato che le immagini non provenivano dalle aree bruciate a cui erano attribuite.
In tutto il Paese, l’area dell’isola Eubea è stata la più bersagliata da questa falsa narrazione, con affermazioni secondo le quali le turbine eoliche saranno o sono state installate nelle sue aree bruciate. L’Eubea ha subito numerosi incendi sia nella regione Settentrionale che in quella Meridionale. L’area Settentrionale è stata pesantemente colpita nel 2021, quando gli incendi si sono diffusi dal Golfo Eubeo al Mar Egeo, aumentando tra il 5 e l’11 agosto da 73,13 a 509,09 chilometri quadrati. Inoltre, l’isola di Eubea appartiene alla zona della Grecia centrale, la regione del Paese con la più alta capacità eolica cumulativa. Questi fattori potrebbero essere i motivi per cui la regione è stata presa di mira da questa narrazione, tanto che più della metà delle verifiche fatte da Ellinika Hoaxes riguardano proprio questa regione. Un’immagine modificata di una presunta centrale eolica costruita su aree bruciate sull’isola di Eubea, nonostante sia stata smentita dal 2021, continua a riapparire online.
Sostenute dai politici
L’aspetto interessante di questa teoria priva di fondamento è come sia diventata così diffusa da essere ormai una convinzione condivisa da gran parte della società greca. Come accennato, uno studio sulle credenze e sui pensieri relativi al cambiamento climatico, condotto da Metron Analysis e Dianeosis nel 2022, ha rilevato che il 51,5 per cento degli intervistati crede che «dopo gli incendi catastrofici nelle foreste, appaiono le turbine eoliche». L’affermazione trapela persino nel discorso politico, diffusa da politici di tutto lo spettro politico. Nell’estate del 2023, quando l’affermazione è riemersa, Kyriakos Velopoulos, leader del partito parlamentare conservatore Soluzione Greca e negazionista del cambiamento climatico, ha condiviso un video di Kyriakos Mitsotakis, primo ministro greco. Secondo l’affermazione che Velopoulos ha condiviso sul suo account X, Mitsotakis avrebbe detto: «Non rimboscheremo ovunque perché le turbine eoliche hanno bisogno di un posto dove essere installate», dando l’impressione che il premier stesse collegando il ripristino delle aree bruciate con l’installazione di turbine eoliche o che considerasse l’esistenza di aree bruciate come un prerequisito per l’installazione di turbine eoliche. In realtà, il video era un frammento di un discorso del premier di due anni fa, in cui non aveva mai fatto la suddetta affermazione.
Questo è un esempio palese di come questa narrazione sia entrata nel discorso politico e sia stata condivisa dai negazionisti del clima. Velopoulos e il suo partito non sono gli unici nella sfera politica ad aver condiviso questa narrazione. L’affermazione è stata condivisa anche dal partito politico parlamentare di estrema destra Spartani e da singoli individui del partito di sinistra di opposizione SYRIZA. Allo stesso tempo, anche il partito parlamentare conservatore e ultraortodosso NIKI e partiti di sinistra come il Partito Comunista di Grecia (KKE) e MeRA25 hanno collegato le turbine eoliche agli incendi, anche se in modo molto più moderato, sottintendendo o chiedendo una protezione legale più rigorosa delle aree bruciate che vieterebbe completamente l’installazione di turbine eoliche.
È interessante notare che la diffusione della narrazione negli ambienti conservatori e la sottovalutazione del cambiamento climatico e delle sue conseguenze sembrano coincidere. Un sondaggio condotto nel 2024 da Metron Analysis e Dianeosis ha rilevato che le persone che si identificano di destra e di estrema destra tendono a sottovalutare gli impatti diretti che il cambiamento climatico ha e avrà sulle loro vite rispetto a coloro che si identificano come di sinistra. Un sondaggio simile condotto nel 2022 ha rilevato che le persone appartenenti alla destra e all’estrema destra tendevano a essere leggermente più scettiche nei confronti dell’affermazione secondo cui «il cambiamento climatico è dovuto all’attività umana« (il 91,3 per cento dell’estrema sinistra sosteneva questa affermazione rispetto all’87,6 per cento dell’estrema destra).
L’affermazione ignora completamente il quadro giuridico per le installazioni di centrali eoliche in Grecia. Secondo questo quadro, le turbine eoliche possono essere installate nelle foreste in determinate circostanze e in base alle disposizioni dell’articolo 24 della Costituzione ellenica. Ciò significa che non è necessario che un’area forestale perda il suo carattere forestale per potervi installare parchi eolici. Per molti anni non è stato chiaro se i parchi eolici potessero essere realizzati in aree bruciate, che, in base all’articolo 117 della Costituzione, sono necessariamente caratterizzate da rimboschimento, vietando altre attività. In una decisione del 2012, il Consiglio di Stato ellenico (il tribunale amministrativo supremo in Grecia) ha stabilito che, poiché le turbine eoliche possono essere installate nelle foreste, possono essere installate anche nelle aree bruciate, ma è necessaria una maggiore prova della necessità di questa specifica attività in ogni caso. Questo rende l’installazione di turbine eoliche in aree bruciate più difficile in termini di procedura di autorizzazione e toglie completamente ogni motivo per bruciare una foresta per questo motivo. Allo stesso tempo, elimina qualsiasi motivazione da parte di coloro che potrebbero voler impedire l’installazione di turbine eoliche in un’area specifica, poiché anche se l’area è bruciata, l’installazione potrebbe comunque procedere.
Inoltre, non ci sono prove della creazione massiccia di centrali eoliche in aree bruciate. Al contrario, trovandosi spesso di fronte a questa narrazione, l’Associazione scientifica ellenica per l’energia eolica (Hwea), ha pubblicato una ricerca nel marzo 2024 secondo la quale «il numero totale di parchi eolici installati su terreni in fase di riforestazione – sia che siano stati installati prima o dopo l’incendio – occupa meno dello 0,06 per cento di questi terreni». In Spagna, Maldita.es ha condotto un’analisi per la regione delle Asturie, nel Nord del Paese, dove si sono diffusi gli incendi boschivi e le centrali eoliche. Secondo questa analisi, solo 10 città su 78 avevano avuto un incendio boschivo nei primi mesi del 2023 e al contempo una o più centrali eoliche in cantiere. La stragrande maggioranza delle città con incendi non aveva centrali eoliche in progetto in quel momento.
Conclusioni
Confrontando le false teorie circolate in Spagna e in Italia, si nota che la disinformazione climatica diffusa l’anno scorso in questi due Paesi era molto simile, anche se gli eventi estremi a cui si riferivano erano molto diversi. Il messaggio diffuso dalle principali false narrazioni era che sia la siccità che le alluvioni non fossero eventi naturali, ma parte di un piano malvagio dei governi per causare danni alla popolazione. Secondo la disinformazione, i governi avrebbero utilizzato tecniche come l’“inseminazione delle nubi” per spargere sostanze chimiche nel cielo ed eliminare o causare la pioggia, portando a condizioni di siccità (in Spagna) e alluvioni (in Italia). In altri casi, storie false sostenevano che i governi avessero manomesso il funzionamento delle dighe per provocare eventi meteorologici estremi. In Spagna, è stato suggerito che le autorità locali abbiano demolito le dighe per provocare la scarsità d’acqua, mentre teorie cospirative simili sostenevano che, in Italia, le dighe fossero state aperte volontariamente per lasciare che un’enorme quantità d’acqua colpisse i villaggi di fondovalle. Questo tipo di disinformazione si riferiva quindi a eventi reali, ma le spiegazioni fornite erano completamente fuorvianti e infondate, suggerendo che alcuni degli effetti più tangibili del cambiamento climatico sono dovuti a una presunta volontà politica di danneggiare i cittadini. Una caratteristica degna di nota di queste false teorie è che incolpano i governi di aver usato le stesse tecniche per causare due eventi opposti: una prolungata assenza di pioggia, con conseguente siccità, e un eccesso di pioggia che ha portato a inondazioni. Piuttosto bizzarro.
Mentre in Italia e in Spagna le narrazioni disinformative analizzate appaiono in linea con il consueto “negazionismo climatico” – che nega i cambiamenti climatici o gli effetti delle azioni umane su di essi –, in Grecia queste false narrazioni sembrano appartenere al cosiddetto “nuovo negazionismo“, che si concentra maggiormente sulle contromisure (come l’uso più diffuso di veicoli elettrici, fonti di energia rinnovabile, ecc.) volte a contrastare la crisi climatica, nel tentativo di diffondere confusione sul tema e minare il sostegno all’azione per il clima mentre la transizione verso fonti di energia più sostenibili appare più urgente che mai. Sostenendo in modo fuorviante che le foreste vengono incendiate o abbattute per creare spazio per le turbine eoliche, le narrazioni disinformative sembrano voler negare la vera causa degli incendi boschivi e minare la credibilità delle energie rinnovabili.
Nonostante queste teorie negazioniste abbiano formulato accuse gravi e prive di prove, sono state ampiamente condivise anche da personaggi pubblici e altri attori politici di rilievo che svolgono ruoli importanti nel formare l’opinione pubblica, ma anche nel prendere decisioni e azioni politiche in merito. È necessaria un’azione tempestiva, soprattutto a livello legislativo, per cercare di mitigare i danni causati dal cambiamento climatico.
Questo rapporto è stato sviluppato dalle organizzazioni di fact-checking Facta (Italia), Maldita.es (Spagna) e Ellinika Hoaxes (Grecia) nell’ambito del progetto Climate Facts Europe, coordinato dall’European Fact-Checking Standards Network (Efcsn), che mira a individuare e tracciare modelli di disinformazione prima e dopo le elezioni europee 2024.
Il presente rapporto è il secondo dei quattro previsti per analizzare la disinformazione e la cattiva informazione individuate nel database di Climate Facts nell’ambito del progetto Climate Facts Europe, che saranno pubblicati circa una volta al mese fino a settembre, in vista e nelle settimane successive alle elezioni del Parlamento europeo del 2024.
Per accedere al database, visitate il sito climatefacts.efcsn.com. Per saperne di più sull’Efcsn, visitate il sito web, e per riceve aggiornamenti seguite i profili social su X, Threads e LinkedIn.