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No, il vaccino «antinfluenzale 2019-2020» non conteneva «il Covid-19»

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25 giugno 2020
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Mercoledì 24 giugno la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un’immagine, circolata sulla app di messaggistica istantanea e pubblicata il 20 giugno su Facebook, secondo cui l’emergenza Covid-19 sarebbe stata creata dai produttori del vaccino antinfluenzale 2019-2020, che avrebbero inserito il virus Sars-Cov-2 «in tutti i ceppi» del vaccino stagionale.

«Risolto il mistero dei decessi in Lombardia» esordisce il testo circolato sotto forma di immagine, «tutti i ceppi dell’antinfluenzale di quest’anno (2019-2020) contengono il Covid-19! Avete capito perché ai tamponi sono tutti positivi?». Come prova, il messaggio cita «uno studio che stiamo conducendo su scala nazionale» e un dato: «Su 60 pazienti analizzati, 58 avevano fatto il vaccino».

La tesi viene ulteriormente rafforzata con il link di una ricerca scientifica pubblicata su Science Direct dal titolo «Vaccinazione influenzale e interferenza di virus respiratori tra il personale del Dipartimento della Difesa durante la stagione influenzale 2017-2018».

Il messaggio oggetto della nostra verifica circola da aprile 2020 ed è attribuito in calce al testo ad un certo Cristian Atzori Auret, laddove «Auret» è il nome dell’associazione «Autismo ricerca e terapie» per la quale il presunto autore del messaggio presta volontariato.

Si tratta di una notizia falsa.

La ricerca citata nel messaggio è stata condotta dal dottor Greg Wolff (medico che lavora per le forze armate americane) tra il 2017 e il 2018, ed evidenzia come il vaccino stagionale possa aumentare il rischio di contrarre «altri virus respiratori» e possa essere «significativamente associato a coronavirus [una vasta famiglia di virus respiratori esistente anche prima della pandemia attualmente in corso, ndr]».

Tale ricerca è stata messa in discussione da Maria Sundaram, ricercatrice della Emory Rollins School of Public Health, e Danuta Skowronski, docente dell’università della British Columbia, che in due successive ricerche (qui e qui) non sono state in grado di riprodurre i risultati ottenuti da Wolff.

Una parziale rettifica del messaggio è stata inviata a fine aprile 2020 da Atzori ai colleghi di Butac, escludendo ogni coinvolgimento dell’associazione Auret ed evidenziando una manipolazione dei messaggi originali, da lui inviati in privato il 13 marzo 2020 a un destinatario non meglio identificato.

Quanto ai dati riportati, non esiste alcuna informazione o fonte in grado di certificare il dato relativo ai «60 pazienti esaminati». Nel messaggio originale, pubblicato da Butac, Atzori fa riferimento a «60 verifiche che ho condotto ricavando i dati di pazienti in t.i.r. [terapia intensiva respiratoria, ndr], grazie all’aiuto di chi ci appoggia nella libera scelta». Si tratta dunque di una ricerca personale, che non rappresenta un contributo scientifico alla discussione.

Infine precisiamo che nessun esponente della comunità scientifica ha pubblicato alcuna ricerca relativa a una correlazione tra vaccinazione antinfluenzale e insorgenza di Covid-19 e che lo studio linkato da Atzori presenta, come abbiamo visto, alcune problematicità, discusse dal mondo accademico.

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