Tra le fine di agosto e l’inizio di settembre 2020 è diventato virale su Facebook e WhatsApp un video in cui il ginecologo Roberto Petrella riporta una serie di informazioni false e prive di fondamento scientifico sul nuovo coronavirus Sars-Cov-2, sui test oggi utilizzati in Italia per rilevare il virus e sulle scelte che avrebbero preso di recente altri Paesi nella gestione della pandemia.
Il video non è circolato solo in Italia, ma anche all’estero. Ne hanno parlato i colleghi fact-checker di Rappler (Filippine), quelli di Faktograf (Croazia), quelli di AFP Factual (Spagna), quelli di Politifact (Stati Uniti). In America latina il filmato si è diffuso in Brasile (qui, Agência Lupa), in Argentina (Chequeado) e in Perù (Ap Noticias). Si tratta, quindi, come già accaduto in passato, di un caso di disinformazione nato in Italia e diffusosi poi in molti altri Paesi.
Abbiamo deciso di fare chiarezza verificando le diverse informazioni riportate da Petrella e cercando di capire come un video pieno di informazioni false sia diventato virale all’estero.
Chi è Roberto Petrella
Il filmato mostra, per tutta la sua durata, il primo piano di un uomo adulto che indossa un camice da medico. Si tratta di Roberto Petrella, laureato in medicina e chirurgia e specializzato in ostetricia e chirurgia. Secondo il sito del suo studio medico, esercita a Mosciano Sant’Angelo, un paese in provincia di Teramo in Abruzzo.
Petrella è conosciuto all’interno del panorama medico italiano per avere in passato sostenuto posizioni controverse sulle vaccinazioni. In diverse occasioni le sue prese di posizione sono state criticate dal virologo e divulgatore scientifico Roberto Burioni.
Prima della pandemia, il 17 giugno 2019 si era diffusa la notizia (qui riportata da Adnkronos) della possibile radiazione di Petrella dall’Ordine dei medici di Teramo poiché aveva espresso delle posizioni estremamente critiche verso il vaccino contro il papilloma virus Hpv – pur esercitando la professione di ginecologo – e, in generale, contro l’obbligatorietà delle vaccinazioni. Non è un episodio isolato: stando a quanto riportato da alcune testate, già nel 2013 Petrella avrebbe rischiato di dover interrompere l’esercizio della professione medica per gli stessi motivi. Il caso era poi stato archiviato dalla commissione disciplinare dell’Asl di Teramo.
Consultando il portale della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), al 10 settembre 2020 Petrella risulta ancora iscritto all’ordine dei medici di Teramo. La sua pagina è aggiornata al 4 settembre 2020. Stando a quanto riportato da alcune fonti stampa (qui ad esempio) e da Petrella su uno dei suoi profili social (qui), il ginecologo avrebbe fatto ricorso per il procedimento del 2019 e, per questo, sarebbe ancora presente nella lista. La redazione di Facta ha contattato l’ordine per avere chiarimenti in merito e siamo in attesa di una loro risposta.
Dall’inizio della pandemia, non è la prima volta che si parla di casi di disinformazione collegati al nome di Roberto Petrella. A inizio agosto i colleghi di Open si sono occupati, ad esempio, della verifica di un altro suo video che trattava dei decessi da Covid-19 in Lombardia. Su Bufale.net si è invece parlato il 12 agosto delle dichiarazioni di Petrella secondo cui il virus della Covid-19 sarebbe presente all’interno dei vaccini antinfluenzali somministrati ai primi pazienti con sintomi riconducibili al nuovo coronavirus (notizia falsa di cui ci eravamo occupati anche noi). In entrambi i casi, le informazioni riportate da Petrella nei video erano prive di fondamento.
Dunque, riassumendo, Petrella è una personalità conosciuta nel mondo della medicina per aver espresso negli anni posizioni in contrasto con la scienza, soprattutto per quanto riguarda la vaccinazione obbligatoria. Posizioni che almeno in due occasioni hanno portato a indagini disciplinari da parte dell’Ordine dei medici di Teramo. Inoltre, da inizio pandemia, Petrella ha in almeno altre due occasioni già creato e condiviso dei filmati contenenti informazioni false e prive di fondamento scientifico.
Il contenuto del video del 12 agosto
Fatta chiarezza sull’autore del filmato, passiamo ora al contenuto: che cosa viene detto?
Petrella esordisce (min. 00:27) affermando che esiste un documento che rivela che «Covid-19 significa certificato di identificazione della vaccinazione con intelligenza artificiale e 19 è l’anno in cui è stato creato», sostenendo che non sarebbe il «nome del virus» ma che si tratterebbe di «un piano internazionale per il controllo e la riduzione delle popolazioni» (min. 00:47), «sviluppato nel corso di decenni» e «lanciato nel 2020».
Il video dedica poi ampio spazio al tema della futura vaccinazione contro la Covid-19. La posizione di Petrella è estremamente critica, tanto da sostenere che l’intento sia quello di somministrare «i vaccini più terribili di tutti gli altri» (min. 01:30) per ridurre la popolazione dell’80 per cento. Altrettanto critica è l’opinione sui test utilizzati in Italia per monitorare il diffondersi del virus, che «non sono affidabili» (min. 01:48) e ad affermarlo, a detta dell’autore del video, sono «i produttori del test» dal momento che «nessuno dei test è in grado di rilevare il virus Sars-Cov-2».
Infine, nella parte conclusiva del filmato, Petrella apre una parentesi sulle presunte decisioni prese da altri Paesi nella gestione della pandemia: dall’11 maggio 2020 in Francia sarebbero «stati imposti esami di massa in tutte le scuole, 700 mila ogni settimana» – notizia che, si denuncia, sarebbe stata tenuta nascosta dai media italiani – e sottoposti «a screening» non solo gli alunni ma anche le rispettive famiglie e i «contatti immediati» (min. 02:52). Inoltre, nel prossimo futuro, gli spostamenti di coloro che non sono vaccinati saranno estremamente limitati tanto che le persone non «saranno in grado di andare al cinema» e «non potranno mai uscire di casa» (min. 06:08), cosa che starebbe «già accadendo in alcune città della Cina» (min. 06:14).
La gran parte di queste informazioni sono false, prive di fondamento scientifico e pericolose in questa delicata fase di emergenza sanitaria.
Per fare chiarezza, le abbiamo verificate una ad una: ecco che cosa abbiamo scoperto.
Covid-19: che cosa significa
Covid-19 è il termine scelto l’11 febbraio 2020 dall’Organizzazione mondiale della sanità per indicare la malattia legata al nuovo coronavirus. Le lettere «Co» indicano il termine “corona” (famiglia di virus a cui appartiene Sars-Cov-2), «vi» sta per virus, «d» è la lettera iniziale della parola disease che in inglese significa “malattia” e «19» è l’indicazione temporale dell’identificazione dell’epidemia, che – ricordiamo – è stata fatta risalire alla fine del 2019, con il focolaio di Wuhan in Cina.
Non è quindi vero, e Facta se ne era già occupata a maggio 2020, che Covid-19 significa «certificato di identificazione della vaccinazione con intelligenza artificiale». Precisiamo, inoltre, che non vi è traccia di un ipotetico documento a riguardo sugli organi di stampa nazionali o internazionali né risultano espressioni simili né si utilizza questa espressione nel documento relativo alle “Proposte per una strategia italiana per l’intelligenza artificiale”, stilato dal Ministero per lo Sviluppo economico il 25 luglio 2020 e in cui si parla, tra le altre cose, anche di Covid-19.
I vaccini e la riduzione della popolazione mondiale
Petrella sostiene che la somministrazione del futuro vaccino contro la Covid-19 sarebbe estremamente pericolosa e finalizzata a ridurre la popolazione dell’80 per cento.
In passato ci siamo già imbattuti in casi di disinformazione simili: a maggio 2020, si era infatti diffusa la notizia falsa (e da noi verificata qui e qui) secondo cui Bill Gates avrebbe ammesso che l’intento delle vaccinazioni è quello di ridurre la popolazione globale. Al tempo, quindi, il responsabile era stato identificato nel magnate americano e nell’attività della Bill & Melinda Gates Foundation. Oggi Petrella accusa direttamente il futuro vaccino contro la Covid-19.
Ricordiamo che Bill Gates non ha mai fatto mistero di considerare la crescita della popolazione mondiale incompatibile, soprattutto nei Paesi più poveri del mondo, con il miglioramento delle condizioni sanitarie. L’intento, però, non è quello di diminuire drasticamente la popolazione attraverso le vaccinazioni, quanto quello di cercare di ridurre al minimo il tasso di mortalità infantile. Come abbiamo scritto, Gates spesso in questi mesi è stato il bersaglio per diverse bufale a tema Covid-19 e non solo.
La questione relativa alle vaccinazioni e alla crescita della popolazione mondiale è infatti molto più complessa rispetto alla semplice accusa mossa da Petrella. Si tratta della teoria demografica conosciuta come Child survival hypothesis (in italiano, “Ipotesi di sopravvivenza del figlio”) oggi dibattuta all’interno della comunità scientifica e in voga soprattutto negli anni Settanta. Stando a questa teoria, nei Paesi più poveri del mondo, i genitori spesso scelgono di avere più figli per aumentare la possibilità di sopravvivenza degli stessi fino ad un’età adulta, così che madre e padre possano essere aiutati in tarda età. Rendendo disponibili più vaccini e diminuendo quindi il tasso di mortalità infantile, il numero di individui che sopravvivono alla giovane età risulterebbe maggiore e, in determinate aree del mondo, la crescita della popolazione limitata o stabilizzata rispetto all’andamento attuale.
Al di là del dibattuto negli studi (qui, ad esempio) circa la reale efficacia della teoria, la vaccinazione (contro al Covid-19 o di altro tipo) non mira sicuramente alla riduzione dell’80 per cento della popolazione mondiale, come sostenuto dal ginecologo.
Che cosa sappiamo sui test per tracciare la diffusione di Sars-Cov-2 in Italia
Nella parte centrale del suo video, Petrella critica ampiamente i test utilizzati per tracciare il diffondersi del nuovo coronavirus, ritenendo, di fatto, che si tratti di un processo inutile e non in grado di identificare la presenza o meno di Sars-Cov-2 nel soggetto che vi si sottopone. L’invito è, esplicitamente, quello di non farli.
Petrella nel filmato sostiene che «nessuno dei test è in grado di rilevare il virus Sars-Cov-2». In realtà, le cose non stanno così.
Come scritto dai colleghi di Pagella Politica, ad oggi il tampone oro-faringeo o rino-faringeo è il metodo per diagnosticare la presenza di una possibile infezione da nuovo coronavirus (e, come già visto in passato non presenta rischi). Il test, come spiegato dall’Istituto superiore di sanità, prevede – utilizzando un bastoncino ovattato, simile ad un cotton fioc e sterile –il prelievo di una piccola quantità di muco che riveste la mucosa dell’orofaringe (se il tampone si inserisce in gola) o della rinofaringe (se il tampone si inserisce dal naso).
Le analisi del materiale prelevato rintracciano la presenza o meno del virus e, quindi, la possibilità di diagnosticare una possibile infezione da Covid-19. Ancora più esplicita è la spiegazione del test fornita dal Centro Cardiologico Monzino, uno degli ospedali milanesi dove è possibile sottoporsi al test: nella sezione dedicata del sito web, si legge che il «test molecolare su tampone per Covid-19 serve per ricercare la presenza sulla mucosa rinofaringea di materiale genetico del virus SARS-CoV-2, che causa la malattia Covid-19».
Dunque, non è vero che «nessuno dei test è in grado di rilevare il virus Sars-Cov-2», il tampone è al contrario il sistema con cui è possibile rintracciare esattamente la presenza del nuovo coronavirus. Ciò è possibile poiché il campione dopo essere stato sigillato viene esaminato in un laboratorio di microbiologia e sottoposto ad una precisa procedura detta reazione a catena della polimerasi (Prc). Come spiegato (pag. 7) dall’Istituto superiore di sanità, grazie a questa tecnica è possibile estrarre l’Rna del virus e amplificare «la quantità di genoma del virus Sars-CoV-2 eventualmente presente» così da poter individuare i casi positivi. Precisiamo, per completezza di informazioni, che per quanto il risultato sia attendibile, non è del tutto esclusa la possibilità che i test generino dei falsi positivi e/o negativi. Vale poi la pena ricordare che il test fotografa la situazione in un preciso momento e non esclude, quindi, che ci sia un’infezione in una fase iniziale o che si possa risultare poi infetti nel periodo successivo al test.
Come noto, esiste poi oggi anche un’altra opzione oltre al tampone: il test sierologico.
Si tratta di un test mirato alla ricerca degli anticorpi ma, come spiegato dal Ministero della Salute, i test sierologici pur risultando funzionali a scoprire se l’infezione è già stata contratta, non sono però in grado di stabilire se l’infezione è in atto. Inoltre, la possibile assenza di anticorpi «non esclude la possibilità di un’infezione in fase precoce» con il rischio che il soggetto che si è sottoposto al test sierologico, una volta risultato negativo, possa comunque essere contagioso.
C’è poi la possibilità che con con queste specifico test il rilevamento degli anticorpi – spiega sempre il Ministero – non sia «specifico per Sars-Cov-2» per «ragioni di possibile cross-reattività con altri patogeni simili (come altri coronavirus della stessa famiglia)». Potrebbe quindi succedere che persone che hanno altre infezioni non collegabili con la Covid-19, risultino positive alla ricerca degli anticorpi per il nuovo coronavirus. Proprio per questo motivo i test sierologici non vengono utilizzati come indicatori ufficiali per la mappatura della Covid-19 in Italia, i test Pcr (e, quindi, i tamponi) invece sì.
Ricordiamo invece che, ad oggi, non esiste – come precisato, ancora una volta, dal Ministero della Salute – «alcun test rapido validato per la diagnosi di contagio virale o di Covid-19.
L’Organizzazione mondiale della sanità sta attualmente valutando circa 200 nuovi test rapidi basati su differenti approcci e che sono stati portati alla sua attenzione». In Italia, come recentemente scritto dai colleghi di Pagella Politica, da agosto 2020 vengono utilizzati alcuni test rapidi negli aeroporti (soprattutto nel Lazio e in Veneto) come prevenzione per i prossimi mesi ma c’è ancora il reale rischio di imbattersi in risultati errati e non è chiaro quali siano stati validati, oltre a non essere consultabili studi indipendenti sul tema.
In conclusione, in Italia sono tre i sistemi oggi utilizzati per cercare di mappare la diffusione del nuovo coronavirus nel Paese: il tampone, il test sierologico e i test rapidi. Di questi, il primo caso è lo strumento più ufficiale perché in grado di stabilire la presenza di Sars-Cov-2 nel soggetto che vi si sottopone, nonché esame su cui si basano i dati diffusi dalla Protezione Civile sull’andamento dei contagi. Non ci risulta, inoltre, che i produttori dei test ne abbiano segnalato l’inaffidabilità, come invece ritenuto da Petrella.
Disinformazione su Francia e Cina
Passiamo ora all’ultima parte del video, dove Petrella parla delle misure che all’estero sarebbero state prese per combattere la pandemia. In Francia, stando a quanto riportato, al momento della riapertura delle scuole a inizio maggio sarebbero stati fatti «esami di massa» in tutte le scuole, «700 mila alla settimana», e sottoposti a screening sia gli alunni, sia i genitori che le persone più vicine al nucleo familiare. Queste informazioni non sarebbero state riportate dai media italiani. Ma che cosa c’è di vero? Davvero poco.
L’11 maggio 2020, come hanno ricostruito i colleghi di Pagella Politica, la Francia ha effettivamente avviato un prima fase di alleggerimento delle misure di lockdown prese in precedenza. Vi è stata una graduale riapertura delle scuole elementari – chiuse dal 16 marzo – in alcune aree del Paese. Per farlo, però, dovevano essere rispettate delle regole quali il numero massimo di 15 studenti per classe e l’obbligo di indossare la mascherina sia per gli alunni che per il corpo docenti. Precisiamo, poi, che la frequenza scolastica non era obbligatoria e gli alunni erano liberi di continuare a seguire le lezioni da casa.
Per quanto riguarda i presunti 700 mila «esami di massa» alla settimana, le cose sono in realtà diverse rispetto a quanto riportato da Petrella. Come testimoniato da fonti stampa italiane che hanno trattato la questione (contrariamente alla presunta censura di cui si parla nel video) ed estere (qui e qui), con l’allentamento delle misure di lockdown di maggio, il primo ministro Edouard Philippe – presentando il 28 aprile la “fase 2” al Parlamento – aveva parlato, tra le altre cose, anche dell’impegno nel realizzare fino a 700 mila test virologici ogni settimana ma senza alcun riferimento alle scuole, ai genitori degli alunni o alle persone a loro vicine.
Si era trattato di un impegno preso dal governo francese per cercare di contenere il diffondersi della pandemia, non di uno screening «di massa» che partiva dai bambini, come invece alluso da Petrella nel video. Tra l’altro, stando alle regole emanate a fine aprile dal ministero della Salute francese, la vaccinazione di massa degli alunni non veniva raccomandata perché avrebbe coinvolto troppe persone con tempistiche di risposta che si sarebbero rivelate inutili.
Il ginecologo, nei minuti successivi, ha poi sostenuto che nel prossimo futuro non ci si potrà spostare senza la somministrazione di un vaccino, non si potrà andare al cinema o uscire di casa e questo starebbe «già accadendo in alcune città della Cina».
Anche in questo caso, si tratta di informazioni false: non esistono infatti indicazioni sulla futura obbligatorietà del vaccino contro la Covid-19 che, ricordiamo, ancora non esiste. Inoltre, ad agosto 2020 il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva dichiarato che il vaccino contro il nuovo coronavirus non sarà obbligatorio. Precisiamo, poi, che in generale la scelta di non vaccinarsi non impone limiti nelle libertà personali cui fa riferimento Petrella: uscire di casa o andare al cinema.
Per quanto riguarda la Cina, negli scorsi mesi state sicuramente messe in campo delle misure per limitare la diffusione del virus: il totale isolamento di Wuhan a gennaio 2020 e la quarantena di diverse aree di Pechino a giugno. Dai primi di settembre, Pechino ha però riaperto ai voli internazionali, parte del tentativo di ricreare un’immagine positiva del Paese dopo essere stato il centro del primo focolaio di Sars-Cov-2.
Che cosa sappiamo sulla diffusione del video
Veniamo, in conclusione, alla diffusione del filmato. Sappiamo per certo che l’origine è italiana e lo testimoniano sia quanto scoperto su Roberto Petrella che la lingua parlata nella versione originale del filmato, poi circolato all’estero con sottotitoli in inglese e/o in altre lingue (qui e qui alcuni esempi).
Il 12 agosto 2020 alle ore 8:55 il video ha fatto la sua prima comparsa su Facebook (sotto forma di diretta), pubblicato da uno dei diversi profili a nome di Roberto Petrella ma che sembra essere il più ufficiale tra quelli presenti e l’unico che raccoglie tutte le dirette del ginecologo. Segnaliamo che l’immagine di copertina del profilo Facebook è una foto di Petrella insieme a Stefano Montanari, personalità che ha in passato spesso negato o sminuito la pericolosità della Covid-19 e di cui abbiamo già scritto.
Rispetto al video poi diventato virale, quello originale dura un paio di minuti in più e comincia facendo un confuso riferimento ad una vicenda precedente e alle presunte offese da parte di alcuni cittadini di Pescara. Al 10 settembre 2020, il filmato pubblicato sul profilo di Petrella ha superato 1,3 milioni di visualizzazioni.
Grazie a CrowdTangle – strumento che permette la ricerca dei contenuti su diversi social network – sappiamo poi che già pochissimi giorni dopo la pubblicazione in italiano, prima del 15 agosto 2020, era disponibile una versione dello stesso filmato con i sottotitoli in spagnolo. Guardando ai dati degli ultimi 12 mesi che ci fornisce CrowdTangle, sappiamo che su Facebook – piattaforma su cui è circolato il video oggetto della nostra analisi – il nome di Roberto Petrella è iniziato ad essere presente con una certa insistenza a partire dalla fine di luglio 2020, per raggiungere poi l’apice della diffusione (oltre 11 mila interazioni) proprio nei giorni in cui è diventato virale il video che abbiamo analizzato, tra il 30 agosto e il 5 settembre 2020. Possiamo quindi supporre che la notorietà internazionale di Petrella sia associabile proprio a questo filmato.
In conclusione
Roberto Petrella, personalità nota nel panorama medico italiano a causa di alcuni procedimenti disciplinari iniziati dall’Ordine dei medici di Teramo e conosciuto nel mondo della disinformazione per avere in passato già pubblicato almeno due filmati contenenti notizie false, è recentemente diventato protagonista di un nuovo caso di disinformazione.
Un suo video – pubblicato sul proprio profilo Facebook e diffusosi poi anche all’estero – riporta una serie di informazioni false e prive di fondamento scientifico. Il filmato, pubblicato il 12 agosto 2020, ha raggiunto l’apice della sua diffusione tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, ed è stato tradotto e sottotitolato in diverse lingue.
Nel riportare brevemente le informazioni contenute nel video, ricordiamo che Covid-19 non significa «certificato di identificazione della vaccinazione con intelligenza artificiale» ma è il nome scelto dall’Oms per indicare la malattia legata al nuovo coronavirus Sars-Cov-2.
Non è poi vero che attraverso le vaccinazioni si vorrebbe ridurre dell’80 per cento la popolazione mondiale; la teoria che mette in relazione l’aumento delle vaccinazioni (e, quindi, il miglioramento delle condizioni sanitarie) ad una diminuzione della popolazione mira a far sì che la crescita della popolazione si riduca grazie ad una maggiore sopravvivenza degli individui di giovane età, soprattutto nei Paesi più poveri del mondo.
Sbagliato è sostenere che non esiste alcun test in grado di rilevare il virus Sars-Cov-2: il tampone oro-faringeo o rino-faringeo viene fatto proprio per questo.
Infine, non è corretto dire che in Francia sono stati sottoposti ad «esami di massa» gli alunni rientrati a scuola: si tratta di una procedura chiaramente sconsigliata dal ministero della Salute. Le ipotesi sulle misure prese dai governi quando il vaccino contro la Covid-19 sarà disponibile, infine, sono prive di fondamento.