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Il debunking del video di Christian Perronne davanti al “Parlamento europeo”

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11 febbraio 2022
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Negli ultimi giorni è stato più volte segnalato via WhatsApp alla redazione di Facta un video presente sia su Facebook che su YouTube. Il filmato, della durata di circa 8 minuti, mostra un uomo all’interno di quella che sembra un’aula parlamentare mentre espone in francese (il video presenta sottotitoli in italiano) una serie di opinioni critiche sui vaccini anti-Covid.

Le immagini sono accompagnate da un commento, scritto da chi ha pubblicato il post su Facebook, in cui si afferma che chi parla è il professore Christian Perronne durante un intervento «al Parlamento Europeo».

Si tratta di un contenuto che veicola una serie di notizie false e fuorvianti sui vaccini contro il nuovo coronavirus Sars-Cov-2, sulla loro approvazione, sui loro effetti, sui decessi legati alla Covid-19 e su altre questioni che riguardano da vicino la pandemia. Ma andiamo con ordine e analizziamo l’intero filmato.

Dove si è svolto l’intervento 

Innanzitutto, chi parla è in effetti Christian Perronne, infettivologo francese che ha partecipato a “Hold up”, documentario pieno di disinformazione sul nuovo coronavirus uscito nel 2020  in Francia. L’intervento ripreso nel video non si è però svolto al Parlamento europeo, come sostenuto erroneamente nel post oggetto di verifica. Il video mostra in realtà il professor Perronne mentre parla davanti alla Camera dei deputati del Granducato di Lussemburgo il 12 gennaio 2022, come si può verificare qui (da 2:02:47).

Perronne era stato invitato, insieme ad altri relatori, da due cittadini lussemburghesi, autori emtrambi (qui e qui) di petizioni contro la vaccinazione anti-Covid. Come spiegato dai colleghi del servizio di fact-checking dell’agenzia di stampa Afp, in Lussemburgo «qualsiasi firmatario di età superiore ai quindici anni può presentare un proprio testo alla commissione per le petizioni del Lussemburgo. Se quest’ultima esprime parere favorevole, l’istanza soddisfa i criteri di ammissibilità e registra più di 4.500 firme in un massimo di 42 giorni, viene organizzato un dibattito pubblico». Queste petizioni hanno raccolto rispettivamente oltre 11 mila firme e più di 4.500. «Nell’ambito di questo dibattito, programmato alla presenza di un ministro – si legge ancora su Afp –, gli autori della petizione pubblica possono invitare relatori esterni, di nazionalità lussemburghese o straniera, ad accompagnare il loro intervento».

Mercoledì 12 gennaio i due autori delle petizioni hanno scelto di essere ascoltati dalla Camera insieme al professore e infettivologo francese Christian Perronne, alla genetista Alexandre Henrion-Caude e al virologo francese Luc Montagnier. Si tratta di tre figure che durante la pandemia di Covid-19, come abbiamo visto in diverse occasioni su Facta (qui, qui, qui e qui), hanno veicolato notizie false, fuorvianti e prive di riscontri sui vaccini anti-Covid.

Contattato dai colleghi di Afp, Fernand Etgen, presidente della Camera del Lussemburgo, ha dichiarato che «durante il dibattito, i parlamentari hanno ripetutamente sottolineato che gli esperti non stavano rispondendo alle loro domande, andando fuori tema per la maggior parte del tempo».

Il curriculum di Perronne

Passiamo al contenuto del video. Al minuto 0:11 Perronne si presenta all’aula, affermando di aver presieduto «la commissione sulle malattie infettive del Consiglio superiore della sanità pubblica» e di essere stato «vicepresidente dell’Organizzazione mondiale della sanità per molti anni, nel panel di esperti sui vaccini per l’intera regione Est Europa dell’Oms».

Si tratta di informazioni parziali e in parte fuorvianti.

Perronne è stato capo del dipartimento di malattie infettive e tropicali presso l’ospedale Raymond Poincaré – Aphp di Garches (nella regione dell’Île-de-France, in Francia). Con la sigla Aphp si intende l’Assistance publique – Hôpitaux de Paris, cioè il consorzio pubblico degli ospedali universitari di Parigi. Nel dicembre del 2020, l’infettivologo è stato però rimosso da questa carica per «aver fatto osservazioni considerate indegne della funzione che esercita» in riferimento alla pandemia di Covid-19, come si legge in un comunicato ufficiale dell’Aphp.

Inoltre, Perronne non è mai stato vicepresidente dell’Oms, come confermato dalla stessa organizzazione ai colleghi della sezione di fact-checking dell’agenzia di stampa Associated Press (Ap). L’infettivologo è stato membro e vicepresidente dell’European technical advisory group of experts on immunizations (Etage). Si tratta di un gruppo di esperti indipendenti, nominati dal Direttore regionale dell’Oms per l’Europa, che fornisce consulenza all’organizzazione e ai suoi Stati membri sulle questioni relative all’immunizzazione con l’obiettivo di facilitare e accelerare i risultati in relazione all’eradicazione, all’eliminazione e al controllo delle malattie prevenibili con i vaccini. L’Oms ha precisato all’Ap che «le opinioni dei singoli membri del gruppo non riflettono necessariamente quelle dell’Oms» e che «qualsiasi dichiarazione o conclusione che non sia basata su prove solide non è in linea con le posizioni o le raccomandazioni dell’Oms». Perronne si è dimesso dall’Etage nell’ottobre del 2016.

The Lancet e l’idrossiclorochina
Al minuto 1:10 Perronne sostiene che «tutti i nostri politici» durante la pandemia di Covid-19 hanno preso decisioni senza fornire prove scientifiche e che, quando l’hanno fatto, si trattava di «frodi». L’infettivologo cita come esempio il «Lancet-Gate», quando «la lobby» avrebbe «screditato l’idrossiclorochina» pagando «un’equipe e la rivista per pubblicare uno studio fraudolento che l’ha bloccata [l’idrossiclorochina] in tutto il mondo».

Si tratta di una ricostruzione falsa e fuorviante.

L’infettivologo francese si riferisce a un episodio verificatosi a maggio 2020. In quell’occasione, sulla rivista scientifica The Lancet era stata pubblicata un’analisi sulla mancata efficacia dell’idrossiclorochina, un farmaco antimalarico, nel trattamento della Covid-19. Lo studio era stato realizzato dai ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston (Stati Uniti) utilizzando dati e analisi provenienti da 671 ospedali di tutto il mondo e cartelle cliniche di 96.000 pazienti, forniti da Surgisphere Corporation, una società statunitense di analisi sanitaria. Per via dei risultati di questo studio, il 25 maggio 2020, l’Oms ha sospeso temporaneamente le sperimentazioni a livello globale del farmaco per il trattamento della Covid-19.

Pochi giorni dopo la pubblicazione, però, sono emersi dubbi e critiche da parte di diversi ricercatori ed esperti sulle metodologia e sulle fonti utilizzate per realizzare il documento. A giugno 2020 lo studio è stato ritirato, come si legge in una nota pubblicata sempre su The Lancet. La società che aveva dato i dati per svolgere l’analisi non ha fornito un pieno accesso alle informazioni utili per effettuare una revisione indipendente tra pari (la cosiddetta peer-review), affermando che ciò avrebbe violato gli accordi con i clienti e i requisiti di riservatezza. Per questo motivo, spiega sempre The Lancet, non è stato possibile «garantire la veridicità delle fonti di dati primarie. A causa di questo sfortunato sviluppo, gli autori chiedono che l’articolo venga ritirato».

L’Oms, il 4 giugno 2020, dopo il via libera dal comitato di sicurezza, ha ripreso la sperimentazione clinica sull’idrossiclorochina. A settembre 2020, infine, la rivista scientifica The Lancet ha modificato le proprie politiche editoriali per identificare e ridurre ulteriormente i rischi di ricerche e pubblicazioni non corrette.

In questo caso, non esistono riscontri di lobby che avrebbero pagato per fare pubblicare lo studio su The Lancet, come erroneamente sostenuto da Perronne. Inoltre, questo episodio non dimostra che l’idrossiclorochina funziona contro la Covid-19: nel luglio 2020 l’Oms ha definitivamente interrotto la sperimentazione dell’idrossiclorochina perché gli studi realizzati avevano mostrato come il farmaco avesse prodotto poca o nessuna riduzione della mortalità dei pazienti ospedalizzati per Covid-19.

In Italia, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) non ne raccomanda l’utilizzo «alla luce delle evidenze che si sono progressivamente accumulate e che dimostrano la completa mancanza di efficacia a fronte di un aumento di eventi avversi, seppure non gravi». Negli Stati Uniti, la Food and drug administration (Fda) – l’ente statunitense che si occupa di verificare efficacia e sicurezza dei farmaci – ha comunicato a gennaio 2022 che l’idrossiclorochina non ha dimostrato di essere sicura ed efficace per il trattamento o la prevenzione della Covid-19.

Il British medical journal e il vaccino Pfizer

Al minuto 2:48 Perronne cita anche un altro caso per sostenere la sua tesi su presunte frodi alla base delle decisioni nella gestione della pandemia: «Di recente avete visto sul British medical journal il Pfizer-Gate, dove si mostrava solo una parte dello studio di Pfizer per ottenere l’autorizzazione ad immettere sul mercato il loro cosiddetto vaccino. Era fraudolento. In Francia non ne hanno parlato, ad esclusione di un piccolo trafiletto su Le Figaro».

Si tratta di una notizia falsa.

Come abbiamo già ricostruito su Facta, in un articolo pubblicato il 2 novembre 2021 sul British medical journal (Bmj) – una delle riviste mediche generaliste più autorevoli al mondo – si raccontava di Ventavia, una delle società coinvolte nella realizzazione dei trial clinici che hanno portato all’approvazione del vaccino anti Covid-19 prodotto da Pfizer e BioNTech (il cui nome commerciale è Comirnaty). Come spiegato da Bmj, Ventavia si è occupata di appena 3 delle 153 sperimentazioni condotte sul vaccino, che si traduce in un bacino di 1.000 volontari su 40 mila complessivamente coinvolti. Secondo l’autore dell’articolo, nei trial clinici effettuati da Ventavia sarebbero state segnalate alcune «poor practices», cioè cattive pratiche di laboratorio potenzialmente in grado di «sollevare domande sull’integrità dei dati e sulla supervisione del processo».

Il Bmj ha elencato una serie di errori procedurali, verificatisi durante la sperimentazione supervisionata da Ventavia e segnalati da un ex dipendente della compagnia, che sono i seguenti: partecipanti al trial collocati nella sala d’aspetto e non monitorati dal personale clinico; comunicazione degli eventi avversi dopo tre giorni dalla loro scoperta (anziché uno, come da prassi); smaltimento non corretto delle siringhe utilizzate per l’inoculazione; numeri identificativi lasciati incustoditi e dunque potenzialmente in grado di rendere distinguibile il gruppo dei volontari vaccinati da quello dei volontari sottoposti a placebo (il cosiddetto “doppio cieco” è necessario a garantire l’imparzialità della sperimentazione).

Questa serie di errori procedurali elencati da Bmj non mette in alcun modo in discussione la sicurezza dei vaccini contro la Covid-19. E non solo perché si tratta di irregolarità marginali o per il basso numero di volontari interessati: la sicurezza e l’efficacia dei vaccini è confermata dalle oltre 10 miliardi di dosi di vaccino somministrate in tutto il mondo e dal numero di ospedalizzazioni e decessi registrati grazie al progresso delle campagne vaccinali.

Lo scorso 17 gennaio, l’Agenzia europa per i medicinali (Ema), in collaborazione con la Food and drug administration (Fda) statunitense, al termine di verifiche, ha comunicato «che le carenze individuate non mettono a repentaglio la qualità e l’integrità dei dati provenienti dal sito interessato e non hanno alcun impatto sulla valutazione del rapporto rischio-beneficio, né sulle conclusioni sulla sicurezza, l’efficacia e la qualità del vaccino stesso».

Non è quindi vero, come sostenuto da Perronne, che l’articolo del Bmj dimostra che lo studio di Pfizer per ottenere l’autorizzazione del proprio vaccino era una frode. È falso anche sostenere che in Francia, ad eccezione di un articolo su Le Figaro, non si sia parlato di questo caso. Molti media francesi hanno raccontato questa vicenda, come si può verificare qui, qui, qui e qui.

I vaccini «non impediscono i contagi, non impediscono le forme gravi» di Covid-19

Al minuto 4:01 l’infettivologo francese sostiene che i vaccini anti-Covid non sarebbero «affatto vaccini» e la prova sarebbe nel fatto che «non impediscono i contagi, non impediscono le forme gravi».

Si tratta di un’affermazione che veicola una serie di notizie sbagliate e fuorvianti.

Come ha spiegato l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) nessun vaccino è efficace al 100 per cento, tuttavia quelli anti-Covid autorizzati dall’Ue, anche se con l’arrivo della nuova variante omicron hanno un’efficacia minore contro l’infezione, continuano a fornire un livello elevato di protezione contro forme gravi della malattia, ricoveri e decessi.

Ciò è confermato da tutte le più importanti istituzioni che si occupano di prevenzione sanitaria. Ad esempio, negli Stati Uniti, ​​i Centers for disease control (Cdc) – l’ente di salute pubblica statunitense – hanno comunicato che i vaccini autorizzati riducono il rischio di contrarre la Covid-19, compreso il rischio di malattie gravi e morte: «Oltre ai dati degli studi clinici, le prove degli studi sull’efficacia dei vaccini nel mondo reale mostrano che i vaccini anti Covid-19 aiutano a proteggere dalle infezioni, con o senza sintomi (infezioni asintomatiche). L’efficacia del vaccino contro i ricoveri è rimasta relativamente alta nel tempo, sebbene tenda a essere leggermente inferiore per gli anziani e per le persone con sistema immunitario indebolito».

I dati «gonfiati» dei decessi Covid

Secondo Perrone (al minuto 4:25) sono stati «gonfiati» i dati epidemiologici della pandemia di Covid-19, in particolare quelli dei decessi «perché le persone che vengono ricoverate in ospedale per qualsiasi motivo, risultando positive al test Covid, sono dichiarate morte di Covid, anche se sono morte per altro».

Si tratta di una notizia falsa. Avevamo già ricostruito in un articolo su Facta come il conteggio dei decessi Covid sia affidabile, e anzi rischi di essere sottostimato.

Come ha spiegato, ad esempio, l’Istituto superiore di sanità (Iss) italiano, è utile seguire le indicazioni del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e dell’Oms per identificare i decessi associati a Covid-19. Queste indicazioni prevedono i seguenti criteri: «decesso occorso in un paziente definibile come caso confermato microbiologicamente (tampone molecolare) di Covid-19, presenza di un quadro clinico e strumentale suggestivo di Covid-19, assenza di una chiara causa di morte diversa dal Covid-19, assenza di periodo di recupero clinico completo tra la malattia e il decesso». L’Iss ha precisato che la sola «positività al Sars-cov-2 non è sufficiente per considerare il decesso come dovuto al Covid-19, ma è necessaria la presenza di tutte le condizioni sopra menzionate, inclusa l’assenza di chiara altra causa di morte». Anche la Francia adotta il criterio dell’Oms per identificare i decessi legati alla Covid-19.

Insomma, come ci aveva detto Graziano Onder, direttore del dipartimento malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e membro del gruppo di lavoro sulle cause di morte Covid-19, i dati dei decessi sono accurati: nella prima fase della pandemia, durante la primavera 2020, quando la situazione era «più caotica e confusa» secondo Onder, già il 90 per cento dei decessi riportati al sistema di sorveglianza della pandemia aveva come causa principale Covid-19, mentre solo in un 10 per cento di casi la causa riportata era differente. Viceversa però, ha precisato Onder, molti morti per Covid non venivano né vengono tuttora segnalati come tali. In seguito i criteri per la definizione dei decessi Covid-19 sono stati rigorosamente definiti e standardizzati, come da questo documento dell’Iss, insieme a Inail e Istat, di giugno 2020.

Secondo i dati ufficiali elaborati dall’Oms, all’8 febbraio 2022, a livello globale, si contano oltre 5 milioni e 700 mila decessi per Covid-19. Come ha spiegato però la rivista scientifica Nature, questa cifra è una sottostima significativa perché i dati sull’eccesso di mortalità, cioè una metrica che confronta tutti i decessi registrati con la media degli anni precedenti, mostrano che molte più persone sono decedute durante la pandemia. L’Economist, ad esempio, ha stimato che i decessi per Covid-19 nel mondo sarebbero finora in realtà un numero compreso tra i 12 e i 22 milioni, ovvero tra 2 e 4 volte il bilancio ufficiale.

I vaccini contro il coronavirus non sono «veri vaccini»

Al minuto 4:54 del video, Perronne spiega di essere «profondamente scioccato» per l’iter seguito nell’approvazione dei vaccini contro il coronavirus, dal momento che «un vaccino normale impiega dieci anni per essere autorizzato». I vaccini contro la Covid-19 sono invece stati autorizzati «in pochi mesi», particolare che secondo Perronne non renderebbe questi «dei veri vaccini».

Si tratta di una notizia falsa.

Come abbiamo raccontato in un nostro approfondimento, è vero che l’approvazione di un vaccino richiede in media tempi più lunghi (più o meno 11 anni), ma questi sono dovuti principalmente a motivi di organizzazione e investimenti economici, nonché all’inevitabile rischio di impresa collegato a vaccini che vedono la luce solo nel 6 per cento dei casi.

L’approvazione dei vaccini contro la Covid-19 è stata estremamente rapida rispetto alla norma grazie agli ingenti investimenti pubblici, ma ha rispettato tutti i criteri di sicurezza normalmente imposti dalle autorità nazionali e sovranazionali.

Come abbiamo spiegato in un altro approfondimento, un vaccino, come qualunque altro farmaco, viene infatti approvato e messo in commercio al termine di tre fasi di studio clinico necessarie per verificarne la sicurezza e l’efficacia, seguite da una quarta fase di monitoraggio sui vaccini immessi sul mercato. I vaccini contro la Covid-19 hanno seguito questo rigoroso iter e i risultati degli studi di fase 3 effettuati su migliaia di volontari sono pubblicamente disponibili.

L’Ema e la composizione dei vaccini

Al minuto 5:37 del video, Perronne accusa l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) di aver autorizzato i vaccini «la scorsa estate» senza conoscerne «la composizione completa».

Si tratta di una notizia falsa.

L’Agenzia europea per i medicinali ha approvato i vaccini con una «autorizzazione all’immissione in commercio condizionata» (ce ne eravamo occupati qui), consentendone l’utilizzo temporaneo al termine di rigidi controlli di sicurezza. Il primo vaccino autorizzato con queste modalità è stato quello prodotto da Pfizer e BioNTech, che ha ricevuto il via libera dell’Ema il 21 dicembre 2020.

Gli ingredienti dei vaccini attualmente approvati in Europa sono pubblicamente disponibili sul sito dell’Ema a partire dal giorno della loro autorizzazione (qui, qui, qui e qui) e non sono mai cambiati da allora. Anche perché ogni minima alterazione nella composizione dei vaccini avrebbe fatto ripartire il processo di autorizzazione e avrebbe richiesto un nuovo controllo di sicurezza da parte dell’Ema.

I dati sulla pericolosità dei vaccini

Al sesto minuto del video, Christian Perronne fa riferimento ai dati raccolti dal sistema di farmacovigilanza passiva, secondo cui «il vaccino ha ucciso 36 mila persone in Europa, 25 mila negli Stati Uniti, tra cui centinaia di atleti».

Si tratta di una notizia fuorviante.

Come abbiamo spiegato in più occasioni e in un approfondimento dedicato al tema, i dati raccolti all’interno dei sistemi di farmacovigilanza (il Vaers negli Stati Uniti, Eudravigilance per l’Europa) sono un punto di partenza fondamentale per comprendere l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, ma da soli non bastano a stabilire se vi sia o meno il fondato sospetto di un effetto negativo legato ai vaccini. Questo perché le segnalazioni sono inviate spontaneamente e al momento dell’invio della segnalazione non sono verificate da personale medico specializzato.

Quanto ai «centinaia di atleti» deceduti a causa dei vaccini, la notizia non trova alcun riscontro. Su Facta abbiamo più volte smentito casi di disinformazione che hanno collegato i malori di alcuni sportivi alla campagna vaccinale in corso.

Tumori e vaccinazione

Nella stessa frase Perronne aggiunge che «gli oncologi negli Stati Uniti hanno dimostrato che c’è stato un aumento dei tumori dopo la vaccinazione».

Si tratta di una notizia falsa.

Non è ben chiaro a quale dimostrazione faccia riferimento Perronne, ma l’ente di riferimento sui tumori negli Stati Uniti è l’American cancer society, che nel suo ultimo report risalente al 12 gennaio 2022, così come in quelli precedenti, non traccia alcun collegamento tra tumori e vaccini contro la Covid-19. Al contrario, il recente report ha sottolineato come «la riduzione nell’accesso alle cure» dovuto alla pressione esercitata dalla Covid-19 sui reparti ospedalieri «hanno portato a ritardi nella diagnosi e nella cura, che potrebbero portare nel breve a una riduzione dell’incidenza del cancro, seguita da un aumento delle forme avanzate e, in definitiva, della mortalità».

Dunque non si prevede un aumento dei tumori in qualche modo collegato direttamente alla vaccinazione, ma problemi e ritardi nella diagnosi e nella cura, dovuti alla pressione sugli ospedali: pressione che è maggiore, in questa fase, anche perché continuano a esserci molti non vaccinati.

Già in passato avevamo smentito l’idea che i vaccini potessero causare il cancro, un’ipotesi che non trova alcun riscontro scientifico.

La campagna vaccinale in India

Al minuto 6:17 del video Perronne azzarda un collegamento tra la campagna vaccinale e il perdurare della pandemia, dichiarando che «il miglior esempio è che i Paesi che non hanno vaccinato o che hanno interrotto la vaccinazione sono i Paesi in cui l’epidemia è finita. Questo è piuttosto evidente, possiamo vedere l’esempio dell’India».

Si tratta di una notizia falsa.

Innanzitutto, la campagna vaccinale indiana non è terminata e procede spedita, con 730 milioni di persone (il 53,8 per cento della popolazione) completamente vaccinati alla data del 7 febbraio 2022. Il 21 ottobre 2021 il Paese ha festeggiato il traguardo della miliardesima dose somministrata e continua a vaccinare tra lo 0,4 e lo 0,6 per cento della sua popolazione ogni giorno.

Falsa anche la notizia riferita alla presunta fine della pandemia. L’India sta infatti affrontando la variante omicron, che nell’ultima settimana (quella che va dal 31 gennaio al 6 febbraio 2022) ha causato una media 138 mila infezioni e 1.100 decessi al giorno. Durante il suo discorso mensile del 25 gennaio 2022, il primo ministro indiano Narendra Modi ha spiegato alla popolazione che «una nuova variante [omicron, ndr] ha bussato alle porte» dell’India, giustificando così la decisione, comunicata il 10 gennaio 2022, di arginare la diffusione del coronavirus attraverso la terza dose di vaccino.

L’alternativa ai vaccini

Al minuto 6:33 del video Perronne afferma che «un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata può essere ottenuta solo se è stato dimostrato che non esistono cure efficaci» e che nel caso della Covid-19, al contrario, «ci sono centinaia di pubblicazioni scientifiche che dimostrano l’esistenza di cure efficaci». Per rafforzare l’affermazione, Peronne cita incidentalmente anche il caso dell’India.

Si tratta di una notizia falsa.

Come spiegato dal sito dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata «è uno degli strumenti dell’Ema per incentivare nell’Unione Europea lo sviluppo e l’accesso precoce a farmaci che rispondano a esigenze mediche in precedenza insoddisfatte». Secondo la massima autorità italiana di farmacovigilanza, tale forma di autorizzazione permette di immettere in commercio un farmaco «quando il beneficio per la salute pubblica della sua immediata disponibilità per i pazienti supera i rischi derivanti dalla mancanza di dati completi», normalmente richiesti per le autorizzazioni standard.

Quando Perronne parla di «cure efficaci» come alternativa ai vaccini – con particolare enfasi sul caso indiano – si riferisce soprattutto all’idrossiclorochina e all’ivermectina, farmaci che la disinformazione internazionale e lo stesso Perronne hanno più volte falsamento collegato ad una diminuzione dei contagi in India. Sebbene il medico non ne faccia diretta menzione nella frase di cui ci stiamo occupando qui, i farmaci sono stati citati al minuto 1:10 del discorso e i colleghi di Afp hanno sottolineato come il collegamento fosse implicito, essendo l’ivermectina e l’idrossiclorichina un vero e proprio cavallo di battaglia di Perronne.

Come abbiamo più volte spiegato, l’idrossiclorochina è un medicinale antireumatico utilizzato per il trattamento della malaria e, sebbene il farmaco fosse stato in un primo momento autorizzato anche in Italia, non esistono prove esaustive della sua efficacia nel trattamento della Covid-19. La comunità scientifica appare invece compatta (qui e qui) nel sottolinearne i seri effetti collaterali. L’ivermectina è invece un cosiddetto farmaco antielmintico, ovvero che uccide o fa espellere vermi parassiti (specialmente intestinali), ma al momento ​​non esistono prove scientifiche della sua efficacia nel contrastare la Covid-19. Per questo motivo la Fda e l’Ema (ovvero le agenzie del farmaco americana ed europea) ne sconsigliano l’uso.

Contrariamente a quanto sostiene Perronne, dunque, al tempo dell’immissione in commercio dei vaccini non esisteva alcuna «cura efficace» contro la Covid-19, condizione che giustifica la decisione emergenziale dell’Ema.

Il codice di Norimberga vieta l’obbligo vaccinale

Al minuto 6:54 del filmato, Christian Perronne sostiene che «nei trattati internazionali e nel Codice di Norimberga è assolutamente vietato imporre un obbligo per un prodotto sperimentale» e che dunque tutti i parlamentari che voteranno o che hanno votato per una forma di obbligo vaccinale «possono essere perseguiti penalmente».

Si tratta di una notizia falsa.

Come abbiamo già spiegato in precedenza, il “codice di Norimberga” è un documento di principi redatto in seguito alla sentenza del tribunale militare americano che il 19 agosto 1947 condannò 23 medici nazisti per gli esperimenti condotti nei campi di concentramento. Tali principi sono tuttavia poco più che delle semplici linee guida e non hanno alcun valore giuridico, dal momento che nessun Paese le ha adottate all’interno del suo ordinamento giuridico.

Ciò premesso, l’obbligo di vaccinazione contro la Covid-19 non violerebbe in ogni caso i principi del codice di Norimberga, perché i vaccini non sono considerati «prodotti sperimentali». Come abbiamo spiegato più volte su Facta (ad esempio qui, qui e qui), tutti i vaccini approvati in Europa hanno concluso con successo la fase 3 di sperimentazione, l’ultima necessaria prima della messa in commercio. La prima azienda a comunicare la conclusione della sperimentazione clinica è stata Pfizer il 18 novembre 2020, seguita da Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson.

Sono morti più bambini per il vaccino che per il Covid

Al minuto 7:26 Perronne conclude il suo discorso soffermandosi sulla vaccinazione dei bambini e dichiarando: «Ci sono bambini che muoiono per il vaccino e ora sappiamo che quelli che muoiono per il vaccino sono più numerosi di quelli che muoiono per Covid».

Si tratta di una notizia falsa.

Come hanno spiegato i colleghi francesi di Afp, stando ai dati di farmacovigilanza trasmessi dal Ministero della Salute francese nessun decesso infantile (nella fascia 5-11 anni) è stato registrato in Francia come conseguenza della vaccinazione anti-Covid. I decessi infantili (nella fascia 5-11 anni) «formalmente riconducibili» alla Covid-19 in Francia sono invece 3 in tutto.

Per quanto riguarda l’Italia, l’ultimo rapporto sulla “sorveglianza dei vaccini Covid-19” pubblicato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) non ha registrato alcun decesso collegabile ai vaccini tra i bambini nella fascia 5-11 anni. Il 10 dicembre 2021 lo stesso Iss ha comunicato che i bambini tra i 6 e gli 11 anni deceduti dall’inizio della pandemia a oggi sono stati 9.

Al rapporto costi/benefici della campagna vaccinale per i bambini abbiamo dedicato un approfondimento, dal quale emerge come i dati finora a disposizione della comunità scientifica indichino che i vaccini contro la Covid-19 sono sicuri ed efficaci anche sui bambini sopra i 5 anni, e che in ogni caso il virus Sars-CoV-2 porta un rischio di complicazioni e danni permanenti molto superiore a quello dato dalle vaccinazioni.

In conclusione

Il post dedicato al discorso di Christian Perronne «al Parlamento Europeo» contiene numerose informazioni false, a partire proprio dallo scenario del discorso, pronunciato di fronte ai deputati lussemburghesi (e non nella sede dell’Europarlamento). Perronne è un infettivologo francese diventato particolarmente celebre negli ambienti antivaccinisti francesi in seguito alla sua partecipazione a “Hold up”, documentario negazionista sul nuovo coronavirus uscito nel 2020 in Francia.

Durante il suo discorso, Perronne si rende protagonista di numerose affermazioni prive di fondamento, tese a mettere in dubbio l’efficacia e la sicurezza dei vaccini contro il coronavirus. Il medico afferma falsamente che una non meglio precisata «lobby» avrebbe pagato la rivista The Lancet per screditare l’idrossiclorochina, aggiungendo poco dopo che questa e l’ivermectina sarebbero delle «cure alternative» per la Covid-19. La comunità scientifica è compattamente convinta del contrario.

Secondo Perronne, i vaccini non impedirebbero i contagi né le forme gravi di Covid-19 e sarebbero stati prodotti saltando alcune fasi sperimentali. Come conseguenza, secondo il medico, i vaccini sarebbero insicuri e porterebbero a un aumento dei tumori. Si tratta di affermazioni false e smentite dai dati emersi dal monitoraggio delle campagne vaccinali in tutto il mondo.

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