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No, il Ministero della Salute non sta autorizzando «il microchip sotto pelle su 2.500 persone tra Milano e Roma»

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21 maggio 2020
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Il 20 maggio la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp molte richieste di verifica di un articolo, pubblicato dal blog oasisana.com [1], dal titolo «Ministero della Salute autorizzerà il microchip sotto pelle su 2.500 persone tra Milano e Roma: “cambieranno vita”, dice la lobby transumanista».

L’articolo, pubblicato il 15 maggio, sostiene che il sito euronews.com avrebbe dato la notizia secondo la quale Roberto Speranza, attuale ministro della Salute, starebbe autorizzando «il chip sottocutaneo da impiantare entro la fine dell’anno su 2.500 persone tra Milano e Roma. Vite smart in smart city» si legge nel testo. Secondo Oasisana, un’azienda italiana sarebbe in attesa dell’approvazione delle autorità sanitarie e del Ministero della Salute e avrebbe in previsione di poter impiantare i chip sottocutanei «in circa 2.500 soggetti nei primi sei-otto mesi» ma, allerta il blog «anche senza la certificazione del Ministero della Salute, Biohax Italia [questo il nome dell’azienda, n.d.r.] è già riuscita a inserire questi chip in alcune centinaia di persone con l’aiuto di un centro medico».

Si tratta di una serie di notizie prive di fondamento e fuorvianti. Andiamo con ordine.

Innanzitutto, non esiste alcuna traccia di un’iniziativa che preveda l’autorizzazione all’impianto di microchip su esseri umani sul sito del Ministero della Salute. Le uniche comunicazioni ufficiali da parte del Ministero della Salute che includono il termine «microchip» riguardano l’iscrizione anagrafica di cani, gatti e furetti. La redazione di Facta ha contattato l’ufficio stampa del Ministero per ulteriori chiarimenti ed è in attesa di una risposta ufficiale.

La notizia di un’iniziativa di questo tipo da parte dello Stato italiano non trova inoltre riscontro in nessuna testata nazionale e locale, mentre è stata riportata in questi giorni da alcuni siti (qui e qui, per esempio) che già hanno mostrato in altre occasioni di essere veicolo di disinformazione (qui e qui, rispettivamente). Lo stesso blog Oasisana, aggiungiamo, si è fatto promotore in più di un’occasione (qui e qui sono reperibili i nostri articoli) di bufale a tema tecnologico.

Passando agli altri contenuti riportati da oasisana.com, leggiamo che anche l’articolo citato, (quello su euronews.com) fa sì riferimento all’azienda Biohax Italia, ma in nessun punto si legge che Roberto Speranza, o in generale il Ministero della Salute, starebbe autorizzando il chip sottocutaneo da impiantare entro la fine dell’anno: ciò che si legge è che l’azienda è «in attesa dell’approvazione delle autorità sanitarie e del Ministero della Salute», che è ben altra cosa.

Ma veniamo alle specifiche dell’azienda in questione. Da un sito dedicato alle startup e ai loro finanziatori, apprendiamo dell’esistenza di una startup dal nome Biohax International, con sede in Svezia. Il sito web cui rimanda la pagina Facebook di Biohax International è però fuori uso e non ci aiuta nell’approfondimento. Al nome Biohax Italia non corrisponde alcun sito web, ma solo una pagina Facebook che riporta le informazioni di un’azienda che si definisce «leader mondiale nella creazione e nell’impianto di chip sottocutanei». L’ultimo post pubblicato sulla pagina risale al 25 aprile 2019, quindi il profilo social non è in alcun modo utile a risalire ad eventuali dichiarazioni recenti dei leader dell’azienda, o a comprenderne i piani per il prossimo futuro, né fa chiarezza in merito alle «centinaia di persone che avrebbero già effettuato l’impianto in un centro medico». Non è dato sapere, per esempio, nemmeno se si tratti di cittadini e un centro medico italiani.

La redazione di Facta si è messa telefonicamente in contatto con Biohax Italia, e in particolare con Eric Larsen, presidente esecutivo di Biohax Italia, citato sia da Oasisana e euronews.com, che ha confermato di aver rilasciato in due occasioni interviste a quest’ultima in merito alla sua recente partecipazione a un evento (qui il suo contributo), ma spiega di avere delle precisazioni da fare su come il suo intervento è stato riportato. «Quello che ho spiegato e che ribadisco, è che noi stiamo andando avanti con questa tecnologia – spiega Larsen – ma siamo ancora in una fase embrionale, dove stiamo testando i materiali di cui i microchip sono fatti, e non siamo ancora neanche lontanamente arrivati a poter chiedere un’autorizzazione all’Istituto Superiore di Sanità (organo tecnico-scientifico che lavora sotto la vigilanza del Ministero della Salute, n.d.r.)». Insomma: non solo il microchip non è vicino all’approvazione, come farebbe intendere invece Oasisana, ma stando alle affermazioni dell’azienda in questione la domanda per l’approvazione del dispositivo non è nemmeno stata ancora inoltrata alle autorità competenti: «non c’è nessuna intesa con il Ministero della Salute, non credo sappiano neanche della nostra esistenza in questo momento», sottolinea Larsen. Che ci fa sapere, inoltre, che non è vero che anche senza la certificazione del Ministero della Salute, Biohax Italia sarebbe già riuscita a inserire questi chip in alcune centinaia di persone con l’aiuto di un centro medico: «Biohax Italia non ha installato né dato via libera all’installazione. Abbiamo un unico campione del microchip in Italia, al momento, e non è stato ancora installato – precisando comunque che – ci sono anche altre aziende nel mondo che trattano questo tipo di prodotti, e se ci sono persone che lo hanno già installato, potrebbero averlo acquistato online all’estero, o su Biohax International o altre aziende, ed averlo installato in maniera indipendente».

Sui media Biohax è stata oggetto di attenzione in più occasioni, l’ultima delle quali (prima di questo caso) – ci riferiamo all’Italia – il 12 febbraio all’interno della sezione economia dell’agenzia Ansa, con un breve articolo sulla possibilità di utilizzare microchip sottocutanei (una tecnologia che, precisiamo, esiste davvero) per pagare in modalità contactless, senza uso di carte di credito, nel settore turistico. Nel testo si apprende che il servizio sarebbe già disponibile (per mano di Biohax International) per Paesi come la Svezia e gli Usa, mentre in Italia e in Giappone l’azienda starebbe lavorando per creare accordi. Ma ancora una volta, sottolineiamo, nessun link o riferimento ufficiale a un piano già definito per l’impianto su 2.500 cittadini di Milano e Roma o, più in generale, in Italia, attraverso un accordo tra Biohax Italia e il Ministero della Salute. «È vero che questa tecnologia è già applicata in Svezia, per esempio, da parte di Biohax International di cui siamo partner – precisa Larsen – ma noi di Biohax Italia non abbiamo accesso a certificazioni svedesi, in ogni nazione bisogna procedere con le proprie certificazioni per poi richiedere l’autorizzazione in commercio all’Unione Europea».

Sui microchip sottocutanei circolano da anni bufale di matrice complottista. Segnaliamo, solo nelle ultime settimane, quella (che abbiamo trattato ad aprile) secondo la quale esisterebbe un disegno di legge già siglato per l’impianto sottocutaneo in tutti i cittadini italiani entro i prossimi due anni, o in merito un progetto cosiddetto «Zero Borders Europeo» (anche questo, già smentito i primi di maggio). O ancora, a livello più globale, quella che riguarda uno dei presunti piani dell’imprenditore e filantropo Bill Gates, al centro di molti articoli e messaggi di disinformazione a tema salute nel corso dell’epidemia di Covid-19.

[1] Precisiamo che il sito oasisana.com non è una testata giornalistica registrata, come confermato anche in un «discalimer» (probabile refuso: il termine corretto è disclaimer) riportato sul sito stesso. Si tratta di un sito gestito, leggiamo, da «un gruppo umano di professionisti, terapeuti e cultori di discipline bionaturali che propone la giusta sintesi rigenerante e detossificante di medicina naturale e informazione Consapevole». Non si tratta, quindi, di un sito di riferimento medico-scientifico.

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