Dentro i gruppi Facebook italiani che amano Putin e fanno disinformazione sulla guerra - Facta
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Dentro i gruppi Facebook italiani che amano Putin e fanno disinformazione sulla guerra

di Simone Fontana

Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina del 24 febbraio 2022, le istituzioni internazionali hanno moltiplicato gli sforzi per arginare la portata della disinformazione prodotta dal Cremlino. La decisione più importante in tal senso è giunta dalla Commissione europea, che il 2 marzo 2022 ha introdotto una serie di misure restrittive nei confronti dei media di Stato Russia Today e Sputnik, in una messa al bando di portata storica che ha interessato anche i motori di ricerca e i social media.

L’atteggiamento di rinnovata intransigenza espresso dall’Europa non ha però intimidito la propaganda di Stato russa, che si è fatta sentire attraverso gli account ufficiali social delle sue ambasciate nel mondo e ha sfruttato i suoi profili istituzionali (oltre che il neonato sito di “fact-checking”, in realtà un veicolo di propaganda, War on Fakes) per diffondere una versione alternativa dell’attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol e del massacro di Bucha

Accanto alle forme più tradizionali di cyberguerra, però, i giornalisti della Bbc e i ricercatori dell’Institute for Strategic Dialogue (Isd), istituto di ricerca indipendente con sede a Londra, hanno individuato una nuova modalità di diffusione dei contenuti prodotti dal Cremlino, basata su una rete apparentemente spontanea di gruppi Facebook, gestita da utenti (o presunti tali) devoti al presidente Vladimir Putin e intenzionati a promuovere l’immagine della Russia nel mondo. 

Facta ha scoperto che si tratta di una modalità comunicativa diffusa anche in Italia, che sfrutta contenuti di disinformazione e profili falsi per aumentare la percezione del sostegno dell’opinione pubblica nei confronti di Putin. Andiamo a vedere come funziona. 

I super-fan di Putin nel mondo

L’inchiesta pubblicata l’11 aprile 2022 dalla Bbc ha portato alla luce dieci gruppi pubblici molto attivi su Facebook, in grado di raccogliere complessivamente circa 650 mila iscritti di diverse lingue. Questi spazi virtuali presentano dei tratti comuni, spiega la Bbc, a partire dai nomi scelti, che citano il presidente russo e lo celebrano con aggettivi e titoli come «il leader del mondo libero». 

I gruppi analizzati funzionano da raccoglitore di contenuti pro-Putin e il loro intento è quello di descrivere il presidente russo come un condottiero coraggioso e affidabile, ma al tempo stesso anche come un uomo di pace, sorridente ed empatico. A tale scopo vengono impiegate immagini che ritraggono Putin con lo sguardo perso nel vuoto o intento ad accarezzare e allattare cuccioli di animale, presentate insieme a messaggi tradotti in diverse lingue, tra cui l’inglese, il russo, il farsi, l’arabo e il khmer.

A gestire questi gruppi Facebook sono amministratori che utilizzano account multipli registrati con lo stesso nome (i ricercatori hanno rintracciato circa 100 account di questo tipo all’interno della rete di gruppi) e che comunicano tra di loro nei commenti ai post utilizzando emoji e messaggi sdolcinati. Secondo il ricercatore dell’Isd Moustafa Ayad, questa pratica è ciò che in gergo viene definito astroturfing – un’operazione online che coinvolge più account per fornire la falsa impressione di un ampio supporto dal basso – e dal 24 febbraio, data dell’inizio del conflitto in Ucraina, ha attirato su questi gruppi circa 100 mila nuovi utenti. 

L’inchiesta della Bbc non è in grado di stabilire se la dinamica appena descritta sia totalmente genuina o se possa essere il risultato di un’operazione propagandistica condotta direttamente dal Cremlino, ma un portavoce di Meta ha comunque sottolineato che la proliferazione di account multipli viola la policy della compagnia e condurrà ad azioni disciplinari. 

I gruppi pro-Putin in Italia

Come anticipato, la dinamica descritta dalla Bbc ha trovato terreno fertile anche in Italia e la redazione di Facta ha analizzato questi gruppi per cercare di comprenderne l’origine. 

I gruppi pubblici Facebook in lingua italiana dedicati a Putin e attivi alla data del 13 aprile 2022 sono almeno cinque (“Putin Vladimir”, “Noi stiamo con la Russia di Putin”, “Per la Russia di Putin”, “Area Putin” e “#PutinGirls”) e contano un’utenza complessiva di circa 40 mila iscritti. Numeri decisamente più bassi rispetto a quelli riportati dalla Bbc, ma che si riferiscono a un pubblico esclusivamente italofono. 

Proprio come per i corrispettivi internazionali, i gruppi pro-Putin italiani sono amministrati da account multipli creati da singoli utenti, che si occupano di pubblicare contenuti celebrativi nei confronti del presidente russo e della sua politica, partecipando attivamente alle discussioni e stimolando l’audience.

Gli amministratori di Noi Stiamo con la Russia di Putin: almeno 5 account appartengono allo stesso utente

I contenuti pubblicati in questi gruppi sono, ad oggi, riconducibili a due filoni principali: le immagini (meme, in alcuni casi) che celebrano la statura umana e politica di Vladimir Putin e gli articoli di disinformazione sulla guerra in Ucraina. Nel primo caso si tratta perlopiù di post attinti da una vasta galassia di pagine Facebook filo-russe come “Vladimiro Put In” o “Figli di Putin” e consistono in foto che ritraggono il presidente russo impegnato in azioni di vita quotidiana o in attività sportive, come l’hockey o il judo. 

Una delle immagini condivise nei gruppi Facebook italiani pro-Putin

In alcuni casi le immagini non si limitano alla semplice celebrazione, ma si spingono fino a criticare le sanzioni occidentali nei confronti della Russia o la posizione dell’Italia rispetto al conflitto in corso, prendendo di mira soprattutto l’operato politico del presidente del Consiglio Mario Draghi.

Alcune immagini condivise nei gruppi Facebook italiani pro-Putin

L’obiettivo dei gruppi, in questo senso, appare piuttosto evidente: creare la percezione di un sostegno diffuso degli italiani nei confronti di Vladimir Putin e del rigetto della posizione politica espressa dal governo. Non mancano infatti gli attestati di vicinanza al popolo russo e le petizioni per accogliere Putin in visita sul suolo italiano.

La stessa strategia viene perseguita anche attraverso la diffusione mirata di notizie false. Le fonti e gli argomenti di questo tipo di disinformazione sono quelli già incontrati durante il lavoro quotidiano di Facta e coincidono con le posizioni ufficiali della propaganda russa: all’interno dei gruppi troviamo ad esempio contenuti tesi a negare l’autenticità del massacro di Bucha (ce ne eravamo occupati qui e qui) e ad avvalorare l’esistenza di biolaboratori americani in Ucraina (ne avevamo scritto qui e qui), dati sulle perdite militari ucraine comunicate direttamente dal ministero della Difesa russo e immagini propagandistiche che dimostrerebbero come l’invasione russa avesse l’obiettivo di «denazificare» l’Ucraina. 

Sui gruppi non mancano nemmeno falsi video di ringraziamento del governo russo nei confronti della popolazione italiana, riferimenti alla teoria del complotto nota come “Grande Reset” (ne avevamo parlato qui) ed esaltazioni della politica economica del Cremlino. L’entusiasmo nei confronti della politica Russa appare a prima vista genuino, ma proprio come per i gruppi esaminati dalla Bbc, non è possibile al momento escludere che questi spazi virtuali siano in tutto o in parte collegati alle autorità russe.

Il caso Russia News

L’aspetto più interessante del nostro viaggio all’interno dei gruppi Facebook dedicati a Vladimir Putin riguarda però Russia News, una testata giornalistica italiana che si definisce un «magazine di informazione italiana da e per i Paesi della Federazione Russa» e i cui articoli vengono massicciamente condivisi all’interno dei gruppi Facebook analizzati, in alcuni casi dallo stesso account ufficiale della testata.

Si tratta nella maggior parte dei casi di veri e propri articoli di disinformazione, che accusano l’Ucraina di satanismo, diffondono la falsa teoria di una fuga di Zelensky in Polonia e si scagliano contro le sanzioni occidentali alla Russia. Il direttore responsabile di Russia News è Gianfranco Vestuto, che dal 24 febbraio 2022 è diventato ospite frequente dei talk show di Rete 4 (qui e qui) e di La7 (qui e qui).

Vestuto ha un passato in politica come segretario federale della Lega Sud Ausonia, un movimento indipendentista del Sud Italia che nel 2011 lo ha candidato a sindaco di Milano, e come candidato della Lega Nord alle Europee del 2013. Oggi gestisce il «magazine» online Russia News, ma anche un’agenzia stampa ad esso collegata e un’associazione per la «difesa delle aziende italiane nel mercato eurasiatico». A Vestuto sono però riconducibili anche due dei cinque gruppi pro-Putin analizzati in quest’articolo, “Per la Russia di Vladimir Putin” e “#PutinGirls”. 

Il primo gruppo è direttamente gestito da Vestuto, che lo amministra utilizzando ben tre account personali e almeno due pagine da lui create, mentre il secondo è stato fondato ed è attualmente amministrato da Eva Bergamo, redattrice di Russia News che svolge le attività sul gruppo utilizzando due account personali e una pagina chiamata “We love Lavrov”, sempre di sua proprietà. È proprio Bergamo ad aver firmato la maggior parte degli articoli di disinformazione presenti su Russia News, compreso quello che accusa l’Ucraina di satanismo.

Gli amministratori del gruppo Facebook “Per la Russia di Vladimir Putin”
Gli amministratori del gruppo Facebook “#PutinGirls”

Un sito web d’informazione in rapida ascesa, una rete di gruppi propagandistici e le ospitate televisive, ma non solo, perché la popolarità di Vestuto e di Russia News è stata fortemente accresciuta dal conflitto in Ucraina, al punto da aver richiamato le attenzioni dei media di Stato russi. Il 6 aprile 2022 è così giunta in Italia una troupe di Russia Today Documentary (la sezione di Russia Today che si occupa di produrre documentari), alla quale Vestuto ha spiegato che «la maggioranza degli italiani ama i russi, perché questo legame è nella storia e non può essere cancellato».

Il post con cui Vestuto annuncia l’intervista rilasciata a Russia Today

A organizzare l’incontro tra Russia Today e Gianfranco Vestuto è stata Yulia Bazarova, giornalista italo-russa e dal 2014 organizzatrice del Premio internazionale Pushkin, che con il patrocinio dell’ambasciata russa in Italia riconosce la produzione saggistica e letteraria in russo e in italiano. Bazarova e Vestuto sono legati da un rapporto professionale che prosegue almeno dal 2015, come testimoniano i tanti articoli dedicati da Russia News alle iniziative di Bazarova e della sua associazione, oltre che la co-partecipazione dal 2017 all’iniziativa editoriale Planet 360, un «giornale internazionale di analisi politica, economica, sociale e culturale» che presta particolare attenzione al mondo russofono.

Ma Yulia Bazarova è soprattutto la segretaria generale dell’associazione culturale “Amici della Grande Russia”, che dal 2020 è regolarmente accreditata come lobby nel parlamento italiano (come associazione, dunque, autorizzata a frequentare le aule parlamentari nel tentativo di influenzare a proprio vantaggio l’attività del legislatore e le decisioni del governo). “Amici della Grande Russia” è impegnata nel Parlamento italiano per le attività di «promozione dell’interscambio socio economico e culturale tra Italia e Russia, rappresentanza degli interessi diffusi della comunità Russa in Italia e promozione degli accordi economico-commerciali tra i due Paesi». Ad avere libero accesso alle stanze della Camera dei deputati è un consulente dell’associazione, Leo Maria Galati, ex candidato della Destra per il Comune di Roma e saltuariamente ospitato dalle colonne di Russia News.

Da sinistra verso destra: Leo Maria Galati, Yulia Bazarova e Gianfranco Vestuto (foto pubblicata su Facebook da Vestuto)

Vale la pena sottolineare ancora una volta che non esistono prove di un intervento delle autorità russe nel dibattito pubblico italiano, ma esiste senz’altro un fil rouge che collega alcuni gruppi Facebook nati per diffondere disinformazione pro-Putin a una lobby italo-russa con accesso diretto al Parlamento italiano. Una rete informale di organizzazioni che ha appena attirato la curiosità dei media finanziati dal Cremlino. 

In conclusione

Un’inchiesta della Bbc ha portato alla luce l’esistenza di gruppi Facebook pro-Putin, gestiti da amministratori che creano account multipli per dare la percezione di un ampio supporto per il presidente russo. Non è chiaro se e quanto questi gruppi siano collegati alle autorità di Mosca, ma secondo dichiarazioni di rappresentanti di Meta violerebbero la policy della piattaforma. 

In maniera molto simile, abbiamo rintracciato almeno cinque gruppi Facebook pro-Putin in lingua italiana, che pubblicano immagini del presidente russo e disinformazione sulla guerra in Ucraina. Anche in questo caso non ci sono prove di un intervento diretto del Cremlino, ma i contenuti rilanciano la propaganda russa. 

Due di questi gruppi Facebook sono direttamente riconducibili a una testata giornalistica italiana chiamata Russia News, che negli ultimi mesi ha prodotto disinformazione sul conflitto in Ucraina e ha avuto accesso ai principali talk show televisivi italiani. Negli ultimi giorni Russia News e il suo direttore Gianfranco Vestuto (ex candidato della Lega Nord alle Europee del 2013) hanno attirato l’attenzione della tv di Stato russa, giunta in Italia per un’intervista.

A organizzare l’incontro è stata Yulia Bazarova, una giornalista italo-russa che gestisce un’associazione regolarmente registrata come lobby alla Camera dei deputati. Si tratteggia così una rete informale che collega la disinformazione diffusa sul web alle aule del Parlamento italiano e che la Russia vuole utilizzare come arma di propaganda interna. 

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Comments (1)

  • Giovanni

    Non metto in dubbio che Putin sia come descritto dai media europei in questi mesi,
    chi conosce la sua storia sa che di lui meglio non averne.
    MA il problema indubbio è che ha arsenali nucleari in abbondanza per polverizzare il resto del mondo,
    che è condannabile all’ergastolo (non so come) per crimini di guerra.
    Ora immaginatevi uno che deve morire in carcere, morire per morire, fa partecipare tutti alla sua morte.
    Inoltre, cosa indubbia, è che più si forniscono armi alla Ucraina più il conflitto si allunga, perché si raggiunge un equilibrio maggiore.
    Se non ci fossero sati aiuti in armi, l’Ucraina sarebbe caduta in una settimana, e conterebbe molti ma molti meno morti.
    Ed egoisticamente, non dovremmo affrontare tutti noi europei una recessione senza precedenti.
    Bisogna fermare la Von Der Leyen, i capi di stato europei, perché ci stanno consegnando se non all’apocalisse, almeno a una crisi politica ed economica le cui dimensioni sono incalcolabili.

    Capirei fosse l’unica guerra al mondo, l’unico popolo che ha bisogno di aiuto, ma non è così, e noi abbiamo scelto loro a discapito di qutte le altre guerre e popolazioni dimenticate.

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