Questa rana è diventata il passepartout della disinformazione complottista  - Facta
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Questa rana è diventata il passepartout della disinformazione complottista 

Di Enzo Panizio

Da parecchi giorni, su diversi social network, circolano video e immagini di un logo raffigurante una rana verde. Si sostiene che il marchio, quando apposto sulla confezione degli alimenti, indicherebbe la presenza di sostanze pericolose per la salute delle persone. Vaccini, insetti, pesticidi o altri elementi chimici sarebbero così ingeriti dalle persone che, ignare di tutto, acquistano e mangiano questi prodotti. Spesso i testi che accompagnano queste immagini fanno riferimento a cospirazioni per vaccinare la popolazione contro la propria volontà, o per alterare i loro sistemi endocrino e ormonale, che «trasforma giovani uomini in donne». 

In tutti i casi, si tratta di contenuti fuorvianti, che veicolano notizie false. Non ci sono prove a sostegno di queste teorie, e diverse affermazioni sono smentite dalla scienza. Nei fatti queste teorie complottiste risultano infondate, ma si intrecciano con diverse narrazioni di disinformazione già presenti, specialmente online.

Simbolo di sostenibilità 
Il marchio in cui figura la rana verde è quello della Rainforest Alliance, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro con sede a New York e fondata nel 1987. Il suo principale obiettivo, si specifica sul sito ufficiale, è «proteggere le foreste, migliorare le condizioni di vita degli agricoltori e delle comunità forestali, promuovere i loro diritti umani e aiutarli a mitigare e adattarsi alla crisi climatica». 

Da trent’anni la mascotte dell’organizzazione è una raganella dagli occhi rossi, anfibio comune nelle zone neotropicali, dove l’associazione ha iniziato le proprie attività per la protezione delle foreste. «Le rane sono quello che gli scienziati chiamano bioindicatori – la loro presenza è segno di un ambiente circostante salubre (e viceversa)», si legge ancora sul sito.

L’apposizione del logo sulla confezione di un prodotto alimentare certifica che gli ingredienti usati e la loro produzione rispettano alcuni standard di sostenibilità sociale, economica e ambientale, verificati da organizzazioni terze e indipendenti. Per quanto non tutte le etichette sugli alimenti siano affidabili, il lavoro della Rainforest Alliance è riconosciuto da enti autorevoli nell’ambito della protezione degli ecosistemi.

Cospirazioni  
Nei messaggi sui social, invece, il logo in questione viene presentato come il simbolo di un complotto con il fine di – a seconda dei casi – vaccinare, avvelenare o introdurre sostanze nocive nel corpo delle persone a loro insaputa. La prova della congiura sarebbe la presunta partecipazione nell’associazione dell’imprenditore e filantropo statunitense Bill Gates, già in passato oggetto di diverse teorie cospirazioniste. In alcuni post sui social si afferma che il «logo con la rana» sia di sua «proprietà», in altri che il marchio riceva donazioni da Bill e Melinda Gates, sua ex moglie e co-fondatrice dell’omonima fondazione

Ma perché una cospirazione che mira a manipolare segretamente le abitudini e la salute delle persone dovrebbe mostrare un simbolo tanto riconoscibile? Secondo chi diffonde queste teorie, sarebbe giustificato dal fatto che in questo modo i congiurati possono evitare di ingerire quello che vogliono invece somministrare alla popolazione.



Screenshot di un contenuto apparso sui social 

Per quanto riguarda la presunta affiliazione di Bill Gates alla Rainforest Alliance, precisiamo che l’imprenditore, in realtà, non è il proprietario e non figura nemmeno nel consiglio di amministrazione dell’organizzazione. La Rainforest Alliance rende pubblici molti dettagli su come viene finanziata e ogni anno redige dei report su obiettivi, attività svolte e fondi ricevuti. In quello del 2022, contenente i dati al momento più aggiornati, non c’è traccia di finanziamenti di Bill Gates e sul sito della Bill e Melinda Gates Foundation, fondazione a scopi umanitari dei due ex coniugi, l’ultima donazione alla Rainforest Alliance ammonta a oltre cinque milioni di dollari, ma risale al 2007, oltre quindici anni fa. 

Ciononostante la relazione tra Bill Gates e il marchio sia infondata, essa viene usata per suggerire l’esistenza di presunti complotti e screditare un’organizzazione che promuove la sostenibilità ambientale. Screditare le politiche che mirano a ridurre gli effetti della crisi climatica è un elemento ricorrente di queste narrazioni.
A tal proposito, la disinformazione sul cambiamento climatico è una delle più presenti, in Italia come in Europa, specialmente in relazione agli eventi meteorologici estremi che si stanno verificando in queste settimane.

La teoria del complotto sul marchio della Rainforest Alliance si è rivelata molto versatile ed è stata sfruttata anche per veicolare messaggi più affini ad altre narrazioni di disinformazione, ad esempio in merito alla pandemia di Covid-19, alle politiche dell’Unione Europea e alle istanze della comunità Lgbtq+.

Non esistono cibi con il vaccino
«Il famoso Bill Gates ha ammesso che in futuro coloro che non hanno fatto l’iniezione saranno vaccinati attraverso il cibo», si legge in molti contenuti circolati online, e dunque «questi alimenti contengono vaccini a mRNA». Il logo della Rainforest Alliance viene così collegato ai vaccini grazie alla figura del famoso imprenditore, spesso messo in relazione alle azioni messe in campo per sconfiggere  la Covid-19 da storie senza fondamento. Su Facta.news ci eravamo già occupati ad esempio delle presunte affermazioni sul vaccino per via orale. Gates non ha mai rilasciato simili dichiarazioni e, in quel caso, si trattava di un tweet artefatto per diffondere disinformazione.

Ad ogni modo, non esistono alimenti che contengono vaccini a mRNA. Le molecole di questo tipo di vaccini hanno bisogno di temperature molto basse per conservarsi, tanto che anche per il loro trasporto vengono utilizzati congelatori. Alcuni vaccini da assumere in via orale sono stati autorizzati in Cina, ma nessun farmaco di questo tipo è stato approvato in Unione Europea. Sono infatti ancora oggetto di sperimentazioni, perché sarebbero utili a chi vuole vaccinarsi senza subire un’iniezione con aghi, fermo restando il consenso della persona interessata.

Disinformazione contro le politiche europee
A essere contenuti nei cibi con il logo della rana, secondo i messaggi sui social, sarebbero anche parti di non meglio specificati «insetti». Questo fa riferimento a un vasto filone di disinformazione emerso a inizio 2023, dopo che l’Unione Europea ha autorizzato il commercio di alimenti contenenti farine di insetti per il consumo umano. La farina di insetti non ha nessun effetto negativo sulla salute, anzi è ricca di proteine e altri elementi utili per una corretta e sana alimentazione, prodotti in maniera più sostenibile a livello ambientale. Questo ha portato ad autorizzarne la vendita, ma è comunque previsto che la sua presenza nei prodotti sia segnalata al consumatore. 

Nonostante questo, una massiccia ondata di disinformazione sul tema ha investito molti Paesi membri Ue. Sull’argomento, uno dei filoni principali era proprio che le istituzioni europee e i loro rappresentanti volessero somministrare ai propri cittadini insetti contro la loro volontà, esattamente come sostenuto nel complotto del logo della Rainforest Alliance.

Erbicidi per cambiare sesso
A dimostrare la versatilità della teoria cospirazioniste sul logo della rana sul cibo, diversi post social sostengono che nei prodotti certificati dall’organizzazione per la protezione degli ecosistemi ci sia l’atrazina, un potente erbicida. Secondo le teorie diffuse online, questo composto sarebbe inserito nei prodotti contrassegnati al fine di alterare il sistema endocrino e ormonale dei consumatori inconsapevoli. La narrazione è in linea con una variante della stessa teoria cospirazionista già segnalata a livello europeo dal network dei fact-checker dell’European Digital Media Observatory (Edmo) ad aprile. Circolata in Bulgaria fin da inizio anno, sostiene che l’atrazina serva a «femminilizzare giovani uomini» e trasformarli in donne. O, più in generale, influire sull’orientamento sessuale e imporre lente e inconsapevoli transizioni di genere.

Screenshot di un contenuto apparso sui social 

La sovrapposizione in questo caso è con una delle principali narrative di disinformazione sulla comunità Lgbtq+, in particolare quella della sua presunta egemonia culturale. Più nello specifico, si suggerisce siano in corso complotti per costringere i ragazzi a cambiare sesso, simili a notizie false rintracciate anche in altri Paesi UE e a teorie cospirazioniste rilanciate da politici americani, secondo le quali agenti chimici (in particolare proprio l’atrazina) nell’acqua possano rendere  gli adolescenti gay o transgender. 

In realtà l’atrazina è vietata nell’Unione Europea dal 2004 e in Italia dal 1992, perché nociva per umani e animali. La stessa Rainforest Alliance l’ha inserita nella  lista di pesticidi proibiti dai loro standard di certificazione, che porta al bollino sulle confezioni. In più, presunti effetti sul cambio di sesso per gli umani sono supposti in base ad alcuni studi che Tyrone Hayes, professore di biologia dell’Università di Berkeley in California, ha svolto sulle rane in Africa. Per quanto riguarda gli umani, c’è uno studio che ha trovato correlazioni tra malformazioni genitali maschili e l’esposizione alla atrazina durante la gravidanza, ma lo stesso professore Hayes ha affermato che suggerire che l’atrazina «trasforma gli uomini in donne» per gli umani è scorretto e troppo semplicistico.

In ogni caso, non c’è nessuna prova o riscontro fattuale che elementi chimici di questo tipo siano inseriti volontariamente negli alimenti. Si suggeriscono correlazioni senza fondamento sulla base dell’elemento grafico della rana, scelto dalla Rainforest Alliance per tutt’altre ragioni.

In conclusione 
Nessuna delle varianti della teoria cospirazionista sul logo della Rainforest Alliance trova supporto nei fatti o nella scienza. Nonostante ciò il contenuto circola sui social, e in diverse lingue. Le supposte cospirazioni uniscono a vecchie notizie dimostrate false a nuove supposizioni prive di fondamento, a volte già circolate in altri Paesi. Così la storia falsa ha mostrato grande versatilità, sovrapponendosi ad alcune delle più comuni narrative di disinformazione. 

Altre suggestioni prive di fondamento, secondo cui, ad esempio, i presunti elementi presenti nei cibi con il logo della rana potrebbero rendere le persone intolleranti alla carne bovina, dimostrano ancora una volta l’adattabilità della narrazione e il suo sfruttamento a diversi fini, che potrebbe continuare in futuro con nuove varianti.

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Comments (1)

  • Cornelia Pfeffer

    A quanto pare, nessuna teoria di complotto è abbastanza idiota da non trovare frotte di persone a crederci….. poveri noi.

    reply

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