Dall’11 gennaio 2020, data in cui è stata confermata ufficialmente la prima vittima da coronavirus in Cina, il mercato ittico all’ingrosso di Wuhan situato nel distretto di Jianghan, provincia dell’Hubei (Cina centrale), e l’Istituto di virologia della stessa città sono stati messi al centro della ricerca sull’origine della variante di coronavirus SARS-CoV-2. Le stime ufficiali, come è possibile leggere sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno quantificato i morti da coronavirus, al 31 maggio 2023, in quasi 7 milioni. Tuttavia, questo numero oggi rappresenta solo una stima.
Diverse testate e istituti di ricerca nel mondo hanno spiegato i motivi della difficoltà nella registrazione dei decessi. La discordanza nei numeri riguarda per lo più i sistemi sanitari e le operazioni di registrazione nei singoli Paesi che non hanno trovato immediatamente la giusta formula per la produzione di test e per classificare le cause di morte.
Ci sono due affermazioni molto differenti che possono riassumere gli ultimi due anni di indagini sull’origine della Covid-19. Il 9 febbraio 2021 Peter Ben Embarek, coordinatore della prima spedizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Wuhan, ha riassunto così le prime tre settimane di ricerca: «I risultati suggeriscono che è estremamente improbabile che l’ipotesi degli incidenti di laboratorio spieghi l’introduzione del virus nella popolazione umana».
A due anni di distanza dall’affermazione di Embarek, il 28 febbraio 2023 – in un’intervista per CNN in prima serata – il direttore dell’FBI Christopher Wray ha risposto ad alcune domande circa l’origine del nuovo coronavirus: «L’FBI ha valutato da tempo che le origini della pandemia sono molto probabilmente un potenziale incidente di laboratorio».
Queste due informazioni hanno delineato il campo entro il quale ha operato e continua a operare la comunità internazionale per scoprire e ricostruire che cosa è accaduto tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 a Wuhan, in Cina. Da un lato, le diverse agenzie di intelligence e organizzazioni internazionali hanno lavorato sulla pista dell’origine del virus come prodotto di un incidente di laboratorio. Da un altro lato come effetto di uno spillover, cioè il passaggio di un virus dalla specie animale a quella umana in cui il virus diventa in grado di riprodursi e infettare. Tutto questo ha generato una notevole attenzione delle piazze virtuali sui social media, in cui sono state discusse e ricostruite molteplici teorie sull’origine del coronavirus, uscendo quindi dal perimetro della ricerca oggettiva e sconfinando in quello della produzione di disinformazione.
Di seguito abbiamo raccolto una rassegna dei principali filoni narrativi sull’origine del Sars-CoV-2 comparse in diverse lingue e in tutto il mondo.
Il video in questione appare come un montaggio di immagini riguardanti il complesso di Fort Detrick, cioè l’istituto di ricerca medica sulle malattie infettive dell’esercito degli Stati Uniti, sovrapposte a un testo in inglese che chiede chiarezza circa le operazioni portate avanti nel laboratorio americano. Il tweet di Lijian Zhao ha fatto scalpore e prodotto centinaia di reazioni.
Il 9 novembre 2021, l’ambasciata cinese in Germania ha pubblicato sul suo sito un testo dal titolo: “Doubtful Points about Fort Detrick”.
Fort Detrick è stato un centro di sviluppo di diversi programmi di armi biologiche negli Stati per alcuni decenni dopo la Seconda guerra mondiale. Dal 2010 in poi, invece, la struttura ha preso la forma di un campus in cui vengono condotte ricerche in ambito biomedico e studi approfonditi su agenti patogeni come ebola e vaiolo. Il campus, inoltre, ospita tuttora il Comando di ricerca medico dell’esercito americano. Il 2 giugno 2023 la teoria per cui il virus sarebbe fuoriuscito dal laboratorio di Fort Detrick ha ricevuto nuove attenzioni. La tesi complottista ha indicato Fort Detrick come laboratorio in cui la Covid-19 ha avuto origine. Nessuna agenzia di intelligence o documento ufficiale, ad oggi, ha riferito l’inizio di indagini su possibili perdite di virus dai biolaboratori statunitensi di Fort Detrick.
Per tentare di rafforzare la teoria secondo cui l’istituto di ricerca americano sarebbe implicato nelle origini del virus, diversimedia cinesi hanno mostrato alcuni fotogrammi di un fatto che sarebbe avvenuto nel 2019. Nelle immagini si vedono diversi ragazzi ricoverati con problemi respiratori dovuti all’utilizzo di sigarette elettroniche negli Stati Uniti durante, appunto, il 2019. Il video associa i problemi respiratori dei giovani ragazzi alla pubblicazione di un articolo del New York Times, datato 5 agosto 2019, in cui viene riportato che il centro di Fort Detrick è stato chiuso per problemi alla sicurezza nei reparti di ricerca su virus ad alta pericolosità.
Come mostra una ricerca di settembre 2020 dell’università di Rochester, non esistono, però, legami tra vapore delle sigarette elettroniche e Covid-19. Esiste, invece, una più elevata possibilità di propagazione del virus tra chi fa un utilizzo intensivo di questa tipologia di dispositivi in quanto i fori dell’apparecchio possono diffondere con più facilità goccioline infette nell’aria o la condivisione di un unico dispositivo tra più persone può veicolare con più facilità l’infezione. Allo stesso tempo la ricerca ha mostrato come l’infezione da Covid-19 sia stata più aggressiva su pazienti con un apparato polmonare più debole in seguito all’utilizzo di sigarette elettroniche.
Bill Gates e i Repubblicani americani
Il 17 aprile 2020 il New York Timesha pubblicato in esclusiva un’indagine che per prima faceva luce su una campagna di propaganda che ha collegato Bill Gates alla figura di ideatore del SARS-CoV-2, sostenuta anche da vari personaggi conservatori della politica americana. La prova di tale complotto, secondo la tesi poi rivelatasi falsa, sarebbe contenuta in un intervento di Bill Gates precedente di cinque anni allo scoppio della pandemia globale. Nel video in questione, il co-fondatore di Microsoft, durante un Ted Talk, ha illustrato un ipotetico scenario di emergenza epidemica, basandosi sull’esperienza dell’epidemia globale di Ebola in Africa occidentale che tra il 2014 e il 2016 ha provocato oltre diecimila morti. Di seguito le sue parole: «Nel 2014, il mondo ha evitato una terribile epidemia globale di Ebola, grazie a migliaia di operatori sanitari oltre che, francamente, grazie a un po’ di buona fortuna. Col senno di poi, sappiamo cosa avremmo dovuto fare meglio. Quindi, ora è il momento di mettere in pratica tutte le nostre buone idee, dalla pianificazione degli scenari alla ricerca sui vaccini, alla formazione degli operatori sanitari». Le parole “vaccini”, “epidemia globale” e “operatori sanitari” sono bastate a rendere Bill Gates, di fatto, protagonista di una delle teorie infondate sulle origini del coronavirus.
Bill Gates è stato a lungo chiacchierato per le somme di denaro che con la sua fondazione, la Bill & Melinda Gates Foundation, ha donato per accelerare le ricerche sui vaccini contro il coronavirus, stanziando oltre 2 miliardi di dollari di fondi dall’inizio della pandemia globale. Una tale esposizione ha reso il personaggio un facile bersaglio delle teorie più assurde, come abbiamo spiegato in diverseoccasioni su Facta.news.
A maggio del 2020 YouGov, società britannica che si occupa di ricerche di mercato e analisi dei dati, ha pubblicato una ricerca intitolata “La differenza tra ciò che democratici e repubblicani credono sia vero riguardo al COVID-19”. Secondo i risultati riportati da YouGov, le risposte degli intervistati repubblicani hanno registrato un grado di polarizzazione nettamente superiore a quelle dei Democratici su alcune delle principali tematiche di complotto alla base del dibattito pubblico sulle origini del coronavirus. Ad esempio, all’affermazione “Bill Gates vuole utilizzare la vaccinazione di massa da Covid-19 per impiantare microchip nelle persone e tracciare la loro vita attraverso un’identità digitale”, c’è una differenza di quasi 25 punti tra la percentuale di democratici (meno del 20 per cento) e repubblicani (più del 40 per cento) che hanno creduto alla teoria.
La zuppa di pipistrelli
Un ulteriore filone della disinformazione sulle origini della Covid-19 è collegato a un video di Wang Mengyun, travel blogger cinese, girato nel 2016 per un programma cinese di viaggi chiamato Global Dream Tour e condiviso sul social network cinese Weibo nello stesso anno. Il filmato è stato scovato da diversi utenti subito dopo lo scoppio dei primi casi di Covid-19, generando fantasiose teorie del complotto. Nei frame del video, si vede la blogger Mengyun mentre mangia carne di pipistrello. Il filmato ha scatenato migliaia di commenti negativi che hanno collegato le prime notizie circolate sul legame tra coronavirus e pipistrelli, alle immagini nel filmato, ipotizzando che questo stesso filmato fosse la prova di uno spillover del virus dall’animale all’uomo. Come ha poi raccontato la stessa Mengyun, il video era stato girato tre anni prima a Palau, un’isola che fa parte di un arcipelago di 340 isole nel Pacifico occidentale e non ha quindi niente a che vedere con le origini della Covid-19.
A confermare poi, il 27 gennaio 2020, che tra il virus Covid-19 e il filmato di Mengyun non ci fosse alcuna correlazione è intervenuta Foreign Policy in un articolo dal titolo: “Non incolpare la zuppa di pipistrello per il coronavirus”.
Arma del governo cinese
Tra le narrazioni sull’origine del Sars-CoV-2 diventate virali rientra anche la teoria che vedrebbe una regia del governo cinese dietro la pandemia da coronavirus. Diverse testatehanno riportato la notizia a maggio del 2021 e ad accreditare questo racconto è apparso anche un articolo di The Australian, giornale online che ha sostenuto la tesi secondo cui il documento che proverebbe questa tesi, sarebbe frutto di una fuga di notizie degli apparati informativi cinesi.
In realtà ci sono diversi particolari che screditano questa teoria. Il documento imputato di essere la prova, in realtà è un saggio pubblicato nel 2015 e intitolato titolo “L’origine innaturale della SARS e nuove specie di virus artificiali come armi biologiche genetiche”Il testo , partendo da un’analisi dei risultati finali sull’epidemia da Sars che tra il 2002 e il 2003 uccise oltre 800 persone, ha ipotizzato scenari e problematiche future legate anche all’uso di armi biologiche. Risulta quindi errato affermare che questo documento sia trapelato da fonti di intelligence, ed è errato anche affermare che il documento sveli i piani della Cina per una guerra biologica.
Il laboratorio di Winnipeg e il virus rubato in Canada
Infine, un altro dei filoni disinformativi che sono circolati sull’origine del virus Sars-Cov-2 riguarda delle fantomatiche spie. Infatti, il 25 gennaio 2020 un account su Twitter ha diffuso la notizia dell’allontanamento di una coppia di spie cinesi da un biolaboratorio in Canada per aver rubato e spedito a Wuhan il virus Sars-CoV-2.
A smentire la teoria è intervenuta la CBC, un’emittente pubblica canadese, che ha condiviso la vera storia circa il laboratorio di Winnipeg, raccontata a luglio del 2019, sei mesi prima dello scoppio dell’epidemia. L’articolo del 2019 riportava la notizia di due ricercatori cinesi scortati fuori dall’ufficio di lavoro per una violazione delle politiche del laboratorio. Ad essere stati scortati fuori non sono stati solo i due scienziati cinesi ma tutti gli operatori presenti nel laboratorio di livello 4. Questo, dimostra quindi che anche questa teoria è completamente infondata.
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