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Le posizioni di Montagnier sul nuovo coronavirus sono pseudoscienza

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21 aprile 2020
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Il 19 aprile la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp numerose richieste di chiarimento di un video dove in una lunga intervista, girata il 17 aprile 2020, il professore e premio Nobel per la medicina 2008 Luc Montagnier ha sostenuto alcune tesi sull’epidemia di Covid-19.

Prima tra tutte, che il nuovo coronavirus sarebbe un prodotto artificiale e che conterrebbe tratti di materiale genetico presi dall’Hiv, il virus dell’Aids. Altro punto sollevato durante l’intervista riguarda invece l’andamento dell’epidemia che, secondo Montagnier, potrebbe scomparire da sola col tempo, poiché il virus si starebbe autodistruggendo grazie alle mutazioni. Infine, il premio Nobel ha sostenuto che la tecnologia 5G potrebbe aver contribuito in modo significativo alla diffusione dell’attuale pandemia.

Si tratta in tutti tre i casi di dichiarazioni infondate e ascientifiche, al limite del cospirazionismo.

Montagnier e il nuovo coronavirus

Il video originale (l’intervento di Montagnier inizia al minuto 59:40 e termina con la fine della trasmissione, dopo circa 40 minuti) è stato diffuso dall’emittente televisiva francese CNEWS lo scorso 17 aprile. Si tratta di un’intervista in studio nel corso della trasmissione L’Heure des Pros, condotta dal giornalista Pascal Praud.

Lo stesso video è stato poi riproposto, in forma abbreviata e con la traduzione in italiano, a partire dal 19 aprile su profili social nostrani, diventando virale oltre che sui social network anche su WhatsApp.

Si tratta della più recente apparizione del Nobel sui media, ma non dell’unica a tema Covid-19.

Negli ultimi giorni le teorie di Montagnier sull’origine artificiale di Sars-Cov-2 e il legame con la sequenza dell’Hiv hanno avuto un’ampia diffusione sui media italiani (per esempio qui, qui e qui). Ciò è successo soprattutto in seguito alle dichiarazioni rilasciate dal professore il 16 aprile 2020 nell’intervista con un podcast francese, Pourquoi Docteur, che tratta di informazione sanitaria. Le teorie di cui Montagnier parla nel podcast sono le stesse presenti nel video oggetto della nostra analisi.

Il coronavirus «manipolato in laboratorio, con l’aggiunta di HIV»

«Siamo arrivati alla conclusione che effettivamente c’è stata una manipolazione del virus», dichiara Montagnier durante l’intervista, esponendo i risultati di quelle che sarebbero le sue ultime ricerche, condotte assieme al biomatematico Jean-Claude Perez, col quale sostiene di aver analizzato attentamente la sequenza genetica di Sars-CoV-2, il virus della Covid-19.

La manipolazione potrebbe essere avvenuta in un laboratorio cinese o altrove – Montagnier sottolinea di non essere a conoscenza dell’identità degli autori – ma ciò che apparirebbe chiaro allo scienziato sarebbe la presenza, all’interno del genoma di Sars-CoV-2, di piccoli frammenti di sequenza di Hiv, il virus che provoca l’Aids (scoperta, quella dell’Hiv che, ricordiamo, gli è valsa il Nobel nel 2008).

In poche parole, sarebbe stato condotto un taglia-e-cuci di pezzetti di materiale genetico di Hiv montati sulla catena di Rna di un coronavirus dei pipistrelli. Il nuovo coronavirus che ha messo in ginocchio il mondo non sarebbe, quindi, un prodotto naturale, bensì il risultato di «un lavoro di biologi molecolari, molto minuzioso, da orologiai». Il motivo? Non è dato sapere; «Forse – ipotizza Montagnier – mentre era in corso di studio un vaccino contro l’Hiv».

Cominciamo con il precisare che ad oggi non risultano pubblicazioni ufficiali nella letteratura scientifica sul nuovo coronavirus che riportino tra gli autori il nome di Luc Montagnier, quindi non è neppure così chiaro se il professore sia parte attiva delle ricerche come dichiara, perlomeno attraverso i canali ufficiali.

Di colui che viene presentato come suo «collega» invece (Jean-Claude Perez), ritroviamo uno scritto risalente a marzo 2020 intitolato Wuhan Covid-19 syntetic origins and evolution e pubblicato su International journal of research granthaalayah. Si tratta di una cosiddetta “rivista predatoria”, termine con cui si definiscono le pubblicazioni che non rispettano gli standard di qualità e controllo dei contenuti delle riviste accademiche più rispettabili.

In merito all’ipotesi sulla manipolazione del virus in laboratorio, si tratta di una teoria che ricorre già dalle prime fasi dell’epidemia e che, come abbiamo spiegato anche in altre occasioni, non trova alcun riscontro nel mondo scientifico. Gli scienziati hanno ampiamente dimostrato, esattamente un mese prima delle dichiarazioni di Montagnier e proprio attraverso l’analisi genetica, che non si tratta di un prodotto di bioingegneria creato e/o manipolato in laboratorio, bensì del risultato di processi naturali.

Sul presunto “collage” a base di frammenti di Hiv, si tratta di un’ipotesi già smentita da tempo: le sequenze geniche cui si riferisce Montagnier sono infatti comuni a molti altri microrganismi, batteri e non solo, e non sono quindi tipiche di questo virus (qui una spiegazione molto approfondita). Insomma, si tratta di segmenti di materiale genetico che non hanno alcuna specificità e che non supportano l’ipotesi di alcun tipo di manipolazione.

No, non sappiamo se l’epidemia «passerà da sola»

«La natura non accetta tutte le cose, se si fa un prodotto artificiale ha poche possibilità di sopravvivere. La natura ama le cose armoniose, e chi ne è estraneo, per esempio un virus che viene da un altro virus, non è ben tollerato»: altra dichiarazione rilasciata dal Nobel per la medicina protagonista dell’intervista, che però non trova alcun riscontro scientifico.

A supporto di questa tesi, ci sarebbero – stando a ciò che sostiene Montagnier – studi sul sequenziamento di Sars-CoV-2 condotti da lui stesso su pazienti di Seattle, negli Stati Uniti. Tali studi dimostrerebbero che le sequenze stanno mutando, e che «il tratto che porta le sequenze dell’Hiv – quelle che abbiamo confutato poco sopra, n.d.r. – muta più velocemente del resto, che scompare per delezione». In questo modo, secondo Montagnier,  il virus si starebbe “autodistruggendo” man mano che si diffonde nella popolazione, fatto che rappresenterebbe un «un barlume di speranza». Non troviamo però alcun riscontro di queste affermazioni all’interno della letteratura scientifica a nome di Montagnier (o di altri).

Ancora sul presunto legame tra 5G ed epidemia di Covid-19

«Questo virus accelera l’impoverimento delle nostre difese immunitarie?» dinanzi a questa domanda del conduttore Pascal Praud, Montagnier espone nel corso dell’intervista le proprie perplessità dinanzi all’ambiente in cui vive oggi l’essere umano, in particolare rispetto ai «progetti imponenti per aumentare le onde attorno a noi», riferendosi esplicitamente alla tecnologia di ultima generazione per le telecomunicazioni 5G.

Sul presunto legame tra segnale 5G e un calo delle difese immunitarie e altri problemi di salute abbiamo già fatto chiarezza in più occasioni (per esempio qui, qui). Ricordiamo che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito il tema tra i casi di disinformazione più diffusi sulla pandemia. Anche il Ministero della Salute italiano sottolinea che a oggi, e dopo molte ricerche effettuate, nessun effetto negativo sulla salute è stato collegato in modo causale all’esposizione alle tecnologie wireless.

«Si è detto che la città di Wuhan è molto avanti nell’installazione delle antenne 5G, in questa regione ci sono diecimila antenne e dunque queste hanno potuto contribuire al potere patogeno del virus»: anche in questo caso Montagnier si dimostra impreparato. Come avevamo già scritto in passato, Wuhan è coperta dalla rete 5G solamente per il 10 per cento del totale.

In conclusione

Nel corso dell’ultima settimana il professore e premio Nobel per la medicina Luc Montagnier ha rilasciato alcune interviste su media francesi a tema Covid-19.

I contenuti sono diventati velocemente virali per le affermazioni forti dello scienziato che ha sostenuto che il virus all’origine dell’epidemia sia stato ingegnerizzato in laboratorio, che il genoma del nuovo coronavirus abbia molto in comune con l’Hiv e che l’epidemia potrebbe essere connessa alla diffusione della rete 5G.

Nessuna di queste teorie trova riscontro nelle ricerche scientifiche in corso su Sars-CoV-2, come dimostra la letteratura scientifica a riguardo e come sostengono in modo unanime le autorità sanitarie.

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