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Perché il video di Silvana De Mari fa confusione sulle terapie per la Covid-19

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24 novembre 2020
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Tra il 16 e il 17 novembre la redazione di Facta ha ricevuto più volte, via Whatsapp, la richiesta di verificare un video in cui parla la scrittrice fantasy e medico Silvana De Mari [1].

Il filmato, pubblicato il 14 novembre 2020 sul canale Youtube di De Mari e della durata complessiva di 5 minuti e 31 secondi, è intitolato “La tachipirina non contrasta l’infiammazione causata dal Covid-19”. Oltre a parlare più o meno genericamente della pandemia in corso e a riportare una serie di informazioni fuorvianti sul tema, De Mari discute soprattutto sulle attuali terapie. In meno di dieci giorni dalla sua pubblicazione, il video è stato visto quasi 23.000 volte e condiviso, nello stesso periodo, oltre 1.000 volte su Facebook.

De Mari era già salita alla ribalta della cronaca a causa di pesanti affermazioni omofobiche, che le sono valse a dicembre 2018 una condanna per diffamazione e l’apertura di un procedimento disciplinare da parte dell’Ordine dei medici.

Ma al di là delle vicende personali, quali sono i contenuti privi di fondamento scientifico o fuorvianti che De Mari tratta nel video diventato recentemente virale? Vediamoli insieme, uno per uno.

Le affermazioni fuorvianti su tachipirina, eparina e antinfiammatori

La principale affermazione fuorviante del video è al minuto 01:57, quando Silvana De Mari sostiene che le vittime Covid non siano state curate correttamente e che con l’utilizzo di «antinfiammatori, magari un po’ di cortisone, un filo di eparina» si sarebbero forse salvate delle vite. De Mari sostiene inoltre che «in Lombardia i medici hanno raccomandato di dare la tachipirina! Ma perché? La tachipirina non è un antinfiammatorio, non combatte l’infiammazione» e che somministrare questa cura «vuol dire fare il gioco del virus».

In questo snodo centrale del video vengono in realtà mescolate affermazioni in parte vere, che però finiscono per mettere fuori strada chi guarda il video. La tachipirina – un nome commerciale del paracetamolo – è un antipiretico (ossia abbassa la febbre) ed è un blando analgesico. A differenza di altri farmaci comuni con indicazioni simili per febbre e dolore, come l’ibuprofene, non è considerato un antinfiammatorio (anche se alcuni studi riscontrano una leggera attività di questo tipo).

Quando parla della Lombardia, De Mari si riferisce al fatto che lo scorso 13 novembre – giorno precedente al video che stiamo analizzando – la Regione ha elencato in un vademecum dalla Federazione regionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri il paracetamolo tra i trattamenti consigliati per la cura delle persone non ospedalizzate. Non è però vero, come insinuato nel video, che il paracetamolo è consigliato per trattare l’infiammazione da Covid-19 o, addirittura, che così facendo i pazienti non vengono curati correttamente.

Il paracetamolo è consigliato dal vademecum per la terapia di persone non ospedalizzate, quindi casi lievi che possono essere ancora trattati a casa, ed è esplicitamente indicato esclusivamente come trattamento sintomatico per la febbre. Un’indicazione simile è stata fornita il 6 novembre 2020 dalla Regione Lazio per la gestione a domicilio di pazienti sintomatici e il 14 novembre 2020 dalla Regione Liguria.

Non è poi vero che abbassare la febbre con il paracetamolo significhi necessariamente «fare il gioco del virus», come sostenuto da De Mari. Non ci sono ancora studi clinici che analizzano specificamente la sicurezza del paracetamolo durante la Covid-19.

Allargando infatti lo sguardo ad altre malattie respiratorie più conosciute, secondo almeno uno studio clinico, il paracetamolo non sembra avere effetti significativi sulla durata e gravità dell’influenza umana e una meta-analisi Oms lo giudica sicuro (anche se non particolarmente utile, provvedendo semmai al solo abbassamento della temperatura corporea) nel trattamento delle malattie infettive dei bambini.

Infine, precisiamo che il vademecum della Regione Lombardia permette, in circostanze specifiche, l’utilizzo a casa di desametasone (un farmaco cortisonico) ed eparina: quindi, di nuovo, non è vero che i pazienti «non vengano curati» con i farmaci che suggerisce De Mari. Come abbiamo poi precedentemente discusso, eparina e desametasone non sono comunque farmaci risolutori né privi di effetti collaterali, e il loro uso è consigliato solo in caso di effettiva necessità.

Le informazioni sbagliate su idrossiclorochina, zitromax e plasma iperimmune

Al minuto 03:41 Silvana De Mari sostiene che la Covid-19 «non fa nulla al 95 per cento della popolazione. E il 5 per cento della popolazione guarisce nel 99 per cento dei casi se gli danno antinfiammatori, cortisone, eparina, idrossiclorochina e zitromax. E se proprio va storta, plasma iperimmune».

Qui De Mari cita altri due farmaci il cui uso nel trattamento della Covid-19 non è al momento supportato da evidenze scientifiche. Come avevamo già scritto in questo approfondimento, al momento sembra molto dubbio che l’idrossiclorochina possa dare miglioramenti significativi nella Covid-19. Aggiungiamo al riguardo che i test clinici dell’Oms, tra i più ampi mai effettuati con quasi 12.000 pazienti in 500 ospedali di 30 Paesi, hanno confermato che l’idrossiclorochina non riduce la mortalità.

Zitromax è invece il nome commerciale dell’azitromicina, un antibiotico. Come è stato riportato in dettaglio da un documento stilato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), numerosi studi mostrano che l’azitromicina non porta alcun beneficio ai malati di Covid-19 e anzi può causare complicazioni cardiache. Della stessa opinione anche un test clinico riportato il 4 settembre 2020 dalla rivista medica The Lancet.

Infine, sul plasma iperimmune – di cui Facta aveva parlato già a maggio 2020 – ci sono risultati, nel migliore dei casi, contrastanti. Uno studio pubblicato a settembre 2020 su Nature Medicine aveva dato risultati promettenti ma citava esplicitamente il bisogno di test clinici più robusti; lo stesso vale per un altro studio pubblicato sull’American Journal of Pathology a novembre 2020. E proprio in un test clinico condotto in India, discusso il 22 ottobre 2020 dal British Medical Journal, il plasma iperimmune è risultato inefficace e ha mostrato alcune controindicazioni.

I numeri sbagliati sui decessi Covid in Italia e all’estero

Al di là delle terapie, nel video vengono anche riportati dei dati. Dal minuto 0:05, De Mari elenca una serie di numeri sui decessi quotidiani in Italia e altri Paesi sostenendo che «siamo quelli che hanno più morti di tutti».

Non è affatto chiaro – né esplicitato dall’autrice del video – da dove provengono i dati elencati da De Mari. Su Our World in Data (dati scaricabili qui) troviamo corrispondenza solo per l’Italia.

Assumiamo che De Mari si riferisca al 13 novembre 2020, giorno prima della pubblicazione del video, in cui in Italia sono stati contati 636 decessi da Covid-19. Se è così, l’Italia è prima rispetto alle nazioni elencate da De Mari, ma non in generale: l’Italia quel giorno, con 10,52 nuovi decessi da Covid-19 per milione di abitanti, era al nono posto in classifica, sotto, tra gli altri, Repubblica Ceca, Belgio, Lussemburgo e Svizzera.

La disinformazione sull’isolamento dei pazienti

Al minuto 1:00 De Mari sostiene che «a dicembre, gennaio e anche la prima metà di febbraio i medici si sono trovati di fronte, come tutti gli anni, polmoniti atipiche e polmoniti interstiziali, forse un filino più carogne degli anni precedenti ma non in maniera così smaccata. Le hanno curate come fanno tutti gli anni, dando antibiotici e cortisone. Fino al 22 febbraio quando c’è stata un’ordinanza del Ministero della Salute che diceva uh no per carità, c’è questa malattia virale incurabile – incurabile? – per cui dovete isolare il paziente […]. Ma un paziente malato se lo isoli lo uccidi […], gli crolla il sistema immunitario e lo uccidi».

In realtà l’isolamento dei pazienti nelle strutture ospedaliere è uno standard per il trattamento e il controllo di malattie infettive e contagiose (qui ad esempio le dettagliate linee guida usate dai Centres for disease control and prevention statunitense) e si è dimostrato in passato essenziale, ad esempio, per migliorare la sopravvivenza di pazienti ustionati e suscettibili a infezioni.

La cospirazione politica

Infine, al minuto 4:10 de Mari abbandona la medicina e denuncia una cospirazione politica, parlando del forum internazionale di Davos e dell’intento da parte dell’organizzazione di «tagliare milioni di posti di lavoro e sopprimere definitivamente la piccola e media impresa».

In questo passaggio De Mari propone una delle teorie del complotto più in voga del momento, quella del “Grande Reset”, secondo cui il Forum economico mondiale di Davos avrebbe organizzato a tavolino la pandemia di Covid-19 per sottomettere l’umanità, imponendo restrizioni e obiettivi economici come parte della ricostruzione (ne abbiamo scritto qui).

In Italia la teoria attivamente diffusa dall’emittente radiofonica Radio Radio (di cui ci eravamo già occupati qui e qui), dal filosofo e opinionista televisivo Diego Fusaro e dall’influencer complottista e giornalista Cesare Sacchetti, mentre fuori dai confini nazionali è piuttosto popolare tra gli anti-vaccinisti e i sostenitori di QAnon.

In realtà un piano chiamato “The Great Reset” esiste, ma non ha nulla a che fare con lo scenario delineato da De Mari. Le leve principali del Grande Reset immaginato dal Forum economico di Davos sono state sintetizzate dal principe Carlo nel discorso d’apertura del meeting virtuale organizzato dal Forum lo scorso 3 giugno e sono liberamente consultabili a questo link.

Si tratta di una vaga dichiarazione d’intenti finalizzata a «plasmare la ripresa» e diretta a «tutti coloro che determinano lo stato futuro delle relazioni globali, la direzione delle economie nazionali, le priorità delle società, la natura dei modelli economici e la gestione di un bene comune globale». Il piano è approfondito in un libro – “Covid-19: The Great Reset”, appunto, scritto dal fondatore del Forum Klaus Schwab in collaborazione con l’economista Thierry Malleret  – che, come raccontato dallo Spectator, contiene spunti altrettanto vaghi e riferimenti ai sistemi di sorveglianza, alla tutela della salute mentale e agli effetti salutari del camminare della natura.

Nessun complotto, insomma, né tantomeno un piano che impone licenziamenti di massa e soppressione della piccola e media impresa.

In conclusione

Il 14 novembre 2020 sul canale YouTube di Silvana De Mari, scrittrice e medico, è stato pubblicato un video che riporta una serie di informazioni false, fuorvianti o prive di riscontri scientifici sulla pandemia in corso.

De Mari mescola informazioni vere, interpretazioni errate e informazioni parziali sulle terapie per la Covid-19, finendo per argomentare falsamente che le linee guida mediche attuali non siano di beneficio per i pazienti. Alcune delle terapie consigliare da De Mari sono inutili o addirittura pericolose, come nel caso dell’azitromicina, e non è assolutamente consigliato assumerla senza una prescrizione medica.

Infine, De Mari parla del “Grande reset”, decontestualizzando la vicenda e dando di fatto credito a una delle più diffuse e fantasiose teorie del complotto oggi in circolazione sulla pandemia.

[1] Per verificare l’appartenenza di Silvana De Mari all’ordine dei medici, ricercare la scheda a lei dedicata inserendo nome e cognome nel form dedicato.

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