Arriva dalla Francia Hold-Up. Retour sur un chaos (Hold-Up. Ritorno al caos), il nuovo punto di riferimento dei negazionisti del coronavirus, realizzato grazie a un crowdfunding da Pierre Barnérias, ex giornalista del canale televisivo Tf1 e già in passato regista di documentari complottisti. Tra i suoi lavori più noti troviamo ad esempio A qui profite le flou (“A chi giova la sfocatura”), un breve film sulle presunte manipolazioni giornalistiche messe in atto per ridimensionare la portata di una manifestazione contro i matrimoni tra persone dello sesso, oppure M et le 3 e Secret (“M e il terzo segreto”), documentario dedicato alle apparizioni della Madonna e che tra le altre cose diffonde teorie prive di fondamento su piani orditi da massoneria e Partito Comunista.
Il documentario è stato pubblicato online lo scorso 11 novembre, inizialmente on demand sulla piattaforma Vimeo e poi gratuitamente su Odysee (sito web dedicato allo streaming video, con una sezione dedicata ai filmati complottisti), dopo la scelta di Vimeo di rimuovere il video per violazione della sua policy. Ma già prima dell’uscita aveva attirato l’attenzione dei media francesi, grazie alla sua capacità di raccogliere circa 180 mila euro di finanziamenti dal basso, sulla piattaforma di crowdfunding Ulule. Hold-Up (prodotto dalle piccole Tprod e Tomawak) ha una durata complessiva di quasi tre ore e già dalla locandina promette di smascherare «le bugie, la corruzione e le manipolazioni» utilizzate dai presunti autori della pandemia. Il risultato è un potpourri di tutti i principali cavalli di battaglia della disinformazione volta a negare l’esistenza di un’emergenza sanitaria globale.
Un prodotto potenzialmente pericoloso, che servendosi di una fotografia attraente e di una narrazione ritmata punta dritto alla pancia di una Francia oggi in pieno lockdown e che i media francesi hanno provato a disinnescare mettendo in campo un imponente sforzo di fact-checking.
Che cosa dice il documentario
Il primo obiettivo di Hold-up è quello di screditare i medici, le autorità sanitarie e le istituzioni politiche che in questi mesi hanno affrontato l’emergenza sanitaria sul territorio francese. Come è stato analizzato dal settimanale francese L’Obs (più noto in Italia con il suo vecchio nome, Le Nouvel Observateur), nel documentario ciò avviene attraverso la presentazione con toni drammatici di dati già noti sui numeri dell’emergenza sanitaria, alternati ad approfondimenti sulle contraddizioni che hanno segnato la gestione della pandemia.
Tra le altre cose, il documentario si concentra sull’idrossiclorochina, farmaco antireumatico inizialmente approvato in Francia per il trattamento della Covid-19 e in seguito vietato dopo che alcuni studi ne avevano messo in dubbio l’efficacia e ipotizzato una possibile correlazione con l’insorgenza di malattie cardiache. Ma anche sull’utilizzo delle mascherine, che nel documentario vengono descritte come «non raccomandate dall’Oms». In questo caso, si tratta di una posizione non più attuale, dal momento che a partire da giugno 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità considera le mascherine una valida misura per ridurre il rischio di trasmissione del virus.
Come hanno spiegato i colleghi di CheckNews, progetto di fact-checking del quotidiano francese Libération, la tesi principale del documentario compare dopo quasi due ore dal suo inizio e consiste nella denuncia di un piano chiamato “Grande reset”, ovvero un presunto complotto mondiale ordito dal Forum economico mondiale di Davos al fine di sottomettere l’umanità.
Per farlo, i poteri economici avrebbero creato in laboratorio un virus (il nuovo coronavirus Sars-Cov-2) responsabile di una malattia «non più pericolosa di un normale virus stagionale». La teoria complottista del “Grande reset” ha trovato fortuna anche in Italia, dov’è attivamente diffusa dall’emittente radiofonica Radio Radio (di cui ci eravamo già occupati qui e qui), dal filosofo e opinionista televisivo Diego Fusaro e dall’influencer complottista e giornalista Cesare Sacchetti.
Il documentario presenta numerosi classici della disinformazione sulla pandemia, la maggior parte dei quali già ampiamente trattati e verificati anche da Facta. Si parla, ad esempio, della superiorità del «modello svedese» nella gestione dell’emergenza sanitaria, del presunto divieto dell’Oms di effettuare autopsie sui pazienti deceduti per coronavirus e dei brevetti presentati in tempi non sospetti per rivendicare la paternità della Covid-19.
A questo link è disponibile il puntuale fact-checking di Libération, che si è occupata di verificare le dieci principali bufale presenti nel documentario, mentre articoli dedicati al debunking del video sono stati pubblicati anche da France Culture, Le Parisien, Rtbf, Le Monde, Huffington Post, Le Figaro, FranceInfo e Afp.
Che cosa si dice del documentario
Come anticipato, la pubblicazione di Hold-up è stato un piccolo evento per i gruppi no mask e negazionisti della Covid-19, ma la sua popolarità ha ben presto valicato i confini ristretti del complottismo francese, diventando un vero e proprio caso nazionale.
A favorire la circolazione del filmato ci ha pensato Sophie Marceau, la popolare attrice de Il tempo delle mele che su Instagram ha pubblicato la locandina di Hold-up, insieme a un commento che recita «“Loro” ci definiscono inutili». Una presa di posizione che ha fatto molto discutere in Francia e che ha garantito una discreta esposizione mediatica al film diretto da Pierre Barnérias.
Secondo la testata francese Rtbf, parte del successo di Hold-Up è dovuta al sapiente utilizzo dei codici televisivi: «Interviste su fondo nero, musica che rispetta i canoni del genere, utilizzo del rallenty in alcuni momenti chiave, documenti e immagini di repertorio» spiega Rbtf, «siamo lontani dalla clip complottista dove una voce sintetica legge un testo mentre le foto scorrono in dissolvenza incrociata». Oltre a Barnérias, tra gli autori del progetto troviamo anche Christophe Cossé, autore televisivo di France 3 e noto Oltralpe per aver creato nel 1996 il gioco televisivo La carte aux trésors, ancora oggi in onda.
Sempre secondo Rtbf, un altro ingrediente del successo di Hold-Up va ricercato nel suo cast, che riunisce molti personaggi controversi piuttosto noti nel mondo della controinformazione online. «La maggior parte delle persone che parlano in questo documentario hanno una cosa in comune: la loro credibilità è stata messa in dubbio in un modo o nell’altro negli ultimi mesi» ha spiegato Rtbf. «Nel film gli interventi mescolano verità, falsità ed elementi sui quali la comunità scientifica non è ancora certa. Abbastanza per rafforzare il bias di conferma degli spettatori».
Nel film compare ad esempio Christian Perronne, capo del dipartimento di malattie infettive dell’ospedale di Garches (Île-de-France) che a ottobre 2020 aveva affermato che «i pazienti Covid rappresentano un vantaggio finanziario per gli ospedali», l’attivista no-vax Jean-Bernard Fourtillan, il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier (sostenitore dell’infondata teoria secondo cui il Sars-Cov-2 sarebbe il risultato di un tentativo di produrre un vaccino contro il virus dell’Aids: ce n’eravamo occupati qui) e Alexandra Henrion-Caude, ex direttrice della ricerca presso l’Istituto nazionale di salute e sostenitrice della teoria della «manipolazione umana» del virus.
Un vero e proprio dream team del complottismo d’Oltralpe, in cui compare anche l’ex ministro della Salute, Philippe Douste-Blazy. Dopo essere comparso nel documentario, però, Douste-Blazy ne ha preso le distanze, chiarendo su Twitter: «Mi era stato presentato come un documentario sull’epidemia di Covid-19 e ho risposto, come sempre, alle domande che mi sono state poste. Non ho visto il film e se c’è il minimo complotto, voglio dire il più chiaramente possibile che mi dissocio da esso».
Il film è stato rimosso dalle piattaforme Vimeo e Dailymotion ma è ancora presente su YouTube, dove in appena cinque giorni ha sfondato il tetto del milione di visualizzazioni, e su Odysee, dove è stato visto da quasi 3 milioni di utenti.
La circolazione del video al di fuori dei confini francesi
Alla data del 17 novembre non esiste una versione del documentario sottotitolata o doppiata in italiano.
Abbiamo contattato i nostri colleghi fact-checker dei principali Paesi europei per verificare se il documentario avesse iniziato a circolare anche al di fuori dei confini francesi.
Al momento, in base a quanto ci hanno riferito da Correctiv, Maldita, Newtral e FullFact, non sembra che il video stia circolando – rispettivamente – in Germania (dove pure se ne è parlato, ma con riferimento alla Francia), Spagna e Regno Unito.
Tuttavia, stando a quanto ci hanno riferito ad esempio da Newtral il 16 novembre, l’ipotesi che il video venga presto diffuso anche in altre lingue in altri Paesi viene ritenuta probabile. Nel caso accadesse, provvederemo ovviamente a darne conto.
In conclusione
Com’era già accaduto a luglio e agosto 2020 con i due capitoli della produzione britannica Plandemic, il documentario francese Hold-Up è diventato il nuovo punto di riferimento della disinformazione volta a negare l’esistenza di un’emergenza sanitaria globale.
Hold-Up dura poco meno di tre ore e presenta alcuni tra i cavalli di battaglia cari ai negazionisti della pandemia, dalla presunta superiorità del “modello svedese” nel gestire l’emergenza al virus Sars-Cov-2 creato in laboratorio, tratteggiando quello che viene presentato come un complotto delle élite economiche per sottomettere l’umanità attraverso la paura per un virus in realtà innocuo. È la cosiddetta teoria del “Grande reset”, presente anche in Italia e diffusa dai diversi canali di disinformazione.
Il successo del documentario è dovuto a un mix di fattori, che la testata francese Rtbf identifica nell’abilità narrativa degli autori (che provengono dal mondo della tv) e nel cast, composto da alcuni dei più controversi scienziati francesi, sostenitori di teorie prive di fondamento. A sei giorni dalla sua pubblicazione, il documentario ha accumulato un milione di visualizzazioni su YouTube e 3 milioni di visualizzazioni sulla piattaforma di video streaming Odysee. Non risulta ancora una sua traduzione in lingua italiana né che stia circolando negli altri principali Paesi europei, anche se questo scenario non sembra improbabile che si verifichi nel prossimo futuro.