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Il Giorno della memoria e la lunga storia della disinformazione antisemita

Il 27 gennaio si commemora la Shoah, una tragedia costruita (anche) su stereotipi e disinformazione

27 gennaio 2023
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Il 27 gennaio ricorre il Giorno della memoria, un anniversario internazionale per commemorare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione degli ebrei e di coloro che hanno subito la deportazione, la prigionia e la morte per mano dei regimi nazista e fascista. In Italia questa commemorazione è stata istituita dal Parlamento nel 2000, mentre a livello internazionale si celebra a partire dal 2005 grazie a una risoluzione delle Nazioni unite.

La data è stata scelta perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata rossa, cioè le forze armate sovietiche, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, dove è stato calcolato che morirono più persone che in qualsiasi altro campo di prigionia nazista.

Nonostante l’attenzione pubblica dedicata all’evento storico sia rimasta immutata nel tempo, la commemorazione è ancora oggi macchiata da numerose notizie false e da stereotipi sul popolo ebraico, tratti che rappresentano uno dei principali motori dell’antisemitismo e che ostacolano la costruzione di una memoria condivisa sul tema. Tra questi, il filone di disinformazione più pericoloso è quello conosciuto come “negazionismo”, un insieme di teorie che a partire dalla Seconda guerra mondiale hanno messo in dubbio le proporzioni – e addirittura l’esistenza stessa – della Shoah.

Negazionismo: di cosa si tratta
Il negazionismo dell’Olocausto è una corrente di pensiero che nega la realtà storica di una serie di eventi connessi al fascismo e al nazismo.

La tesi più comunemente sostenuta dai negazionisti è quella secondo cui il genocidio nazista nei confronti degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale non sarebbe mai avvenuto o sarebbe avvenuto in circostanze radicalmente diverse da quelle su cui gli storici sono concordi. Un report presentato nel 2020 da Eurispes, ente che opera nel campo della ricerca politica, economica e sociale, ha mostrato che il 15,6 per cento degli italiani è d’accordo con l’affermazione secondo cui l’Olocausto non si sarebbe mai verificato.

Recentemente si sono diffusi anche alcuni tentativi di distorcere i fatti storici. Tra le manipolazioni più comuni figurano teorie che minimizzano la portata della Shoah parlando di qualche decina o centinaia di vittime, fino alla tesi secondo cui il diario di Anna Frank sarebbe un falso.

Questa cospirazione priva di fondamento è generalmente motivata dall’odio verso gli ebrei e da stereotipi antisemiti e si basa sull’accusa secondo cui l’Olocausto sarebbe stato inventato o esagerato dal popolo ebraico come strategia per promuovere i propri interessi.

L’antisemitismo affonda le sue radici in alcuni fatti avvenuti addirittura prima della Shoah, ma successivamente a questo tragico evento storico si sono succeduti eventi che hanno contribuito indirettamente alle teorie negazioniste.

Come riportato sul sito dell’United States Holocaust Memorial Museum (Ushmm), già tra il 1942 e il 1944, mentre il conflitto era ancora in corso, i tedeschi e i loro collaboratori hanno distrutto le prove delle fosse comuni nei campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka, nella Polonia occupata, e in altri luoghi in cui si erano svolte fucilazioni di massa, per nascondere le prove del genocidio degli ebrei in Europa.

Un altro evento chiave nella formazione della corrente negazionista è stata la fondazione da parte di Willis Carto nel 1955 della Liberty Lobby, un influente gruppo di estrema destra con sede negli Stati Uniti che proponeva l’idea di una “razza pura” degli Stati Uniti e incolpava gli ebrei dei problemi esistenti negli Stati Uniti e nel mondo. Negli anni e nei decenni successivi si sono poi susseguite una serie di dichiarazioni e pubblicazioni che hanno consolidato questa teoria infondata e pericolosa. In Europa, uno dei nomi che divennero più celebri per il sostegno delle tesi negazioniste fu quello dell’accademico francese Robert Faurisson, morto nel 2018.

L’Olocausto è un fatto storico comprovato
Contrariamente a quanto sostenuto da negazionisti e complottisti di vario genere, esiste un’enorme quantità di prove e testimonianze che confermano tragicamente la veridicità della persecuzione e uccisione degli ebrei e di altri gruppi di persone da parte del regime nazista e dei suoi collaboratori.

È difficile sapere quanti furono esattamente gli ebrei uccisi dalla violenza nazista. Gli studiosi hanno utilizzato metodi differenti. Alcuni, per esempio, hanno confrontato i dati del censimento prebellico con le stime della popolazione effettuate dopo la Seconda guerra mondiale per ottenere un dato plausibile. Inoltre, i soldati nazisti tenevano scrupolosi registri e mappe delle deportazioni e delle uccisioni, che oggi sono utili come fonte per gli studiosi. Attraverso queste ricerche, ricercatori autorevoli hanno stimato che la cifra è di diversi milioni di vittime, solitamente posta a cinque o sei milioni.

Ad esempio, Raul Hilberg, studioso austriaco tra i più importanti in merito all’Olocausto, nel suo libro La distruzione degli ebrei d’Europa arrivò a calcolare la cifra di 5,1 milioni di persone uccise durante la Shoah.

Lucy Dawidowicz, storica e scrittrice statunitense, nella sua opera La guerra contro gli ebrei, pubblicata nel 1975, ha utilizzato i registri di nascita e morte prebellici per ottenere la cifra di 5.933.900 vittime. Invece Wolfgang Benz, direttore del Centro studi sull’antisemitismo presso la Technische Universität di Berlino, è arrivato a una stima tra i 5,3 e i 6,2 milioni.

Esistono vasti archivi che raccolgono prove e documenti che testimoniano l’orrore della Shoah, tra questi il Memorial and museum Auschwitz-Birkenau che propone anche una visita virtuale del campo, oppure gli archivi Arolsen in Germania che ospitano una vasta raccolta di dati e documenti digitalizzati.

I molti volti della disinformazione antisemita
Come abbiamo visto, il Giorno della Memoria rappresenta dunque un invito a ricordare gli eventi della Shoah, e al tempo stesso un monito affinché simili orrori non possano ripetersi. Nonostante l’attenzione pubblica dedicata all’evento storico, tuttavia, la disinformazione e gli stereotipi rappresentano ancora oggi il principale motore della discriminazione.

A partire proprio dall’antisemitismo, ancora presente nelle società contemporanee, ma costretto a cambiare pelle per sopravvivere. Il principale bersaglio dell’odio anti-ebraico è oggi il finanziere di origini ungheresi George Soros, accusato sui social media delle malefatte più disparate, ma in particolare di essere a capo di un piano che punta a sostituire gli europei bianchi con massicce ondate di immigrazione. È il mito neonazista della Grande Sostituzione, menzionato nei manifesti di molti stragisti di estrema destra. Termini come “sostituzione etnica” e concetti simili sono entrati a far parte del lessico anche della destra europea più istituzionale: vi hanno più volte fatto riferimento in passato l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini.

Nel 2019 la stessa Meloni aveva descritto Soros come un usuraio, facendo ricorso a uno dei più noti stereotipi che circondano la fede ebraica e che descrive gli ebrei come avidi prestatori di denaro. Tale riferimento affonda le sue radici nella condanna dell’usura e del prestito di denaro da parte della chiesa cattolica, che a partire dall’XI secolo lasciò alle persone di fede ebraica il compito di gestire banche e attività di prestito di denaro su pegno.

Come ha ricostruito nel 2019 un’inchiesta di BuzzFeed, la demonizzazione di Soros non è stato un processo spontaneo, ma un’azione propagandistica studiata a tavolino da due importanti consulenti politici, George Eli Birnbaum e Arthur Finkelstein, che nel 2008 sfruttarono, tra le altre cose, le origini del finanziere e filantropo per spingere alla vittoria delle elezioni politiche ungheresi il populista di estrema destra Viktor Orbán.

Un altro evidente caso di disinformazione di stampo antisemita è quello che riguarda la famiglia Rothschild, banchieri ebrei di origine tedesca i cui membri sono stati accusati nel corso del tempo di aver brevettato un test anti-Covid prima dello scoppio della pandemia, di controllare l’operato di papa Francesco, di aver lavorato per la sostituzione del presidente russo Vladimir Putin e più in generale di avere a libro paga i potenti della Terra.

Vale la pena ricordare che, oltre agli ebrei, furono deportati nei campi di sterminio anche gli afrodiscendenti europei, minoranze etniche come rom, sinti e jenisch, minoranze religiose, omosessuali e disabili. Categorie ancora oggi esposte a massicci fenomeni di discriminazione, spesso innescati dagli stessi stereotipi e notizie false che sono stati alla base dell’Olocausto.

Per approfondire le dinamiche di discriminazione, in Italia e nel mondo, consigliamo la lettura del rapporto pubblicato a dicembre 2022 dall’Associazione Carta di Roma, l’ultima relazione in Parlamento dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), il lavoro dell’associazione 21 luglio sul contrasto all’antiziganismo, questo approfondimento della Polizia sull’odio contro le persone disabili e il nostro approfondimento dedicato ai falsi miti da sfatare sulla comunità Lgbt+.

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