Logo
Questo articolo ha più di 8 mesi

Che disinformazione aspettarsi sulle elezioni UE

Mancano diverse settimane alle elezioni europee: facciamoci trovare pronti, perché la disinformazione non tarderà ad arrivare

25 marzo 2024
Condividi

Tra il 6 e il 9 giugno 2024 i cittadini degli Stati membri dell’Unione europea saranno chiamati alle urne per eleggere i nuovi membri del Parlamento europeo. L’elezione avverrà con un sistema proporzionale in cui ogni Stato membro elegge un numero di deputati rapportato alla sua popolazione.

Per quanto riguarda il nostro Paese, tra l’8 e il 9 giugno 2024 i cittadini italiani con età superiore ai 18 anni potranno indicare, al momento del voto, da una a tre preferenze e saranno eletti i candidati (76 in totale) che ne raccolgono il maggior numero. Se è chiaro come si svolgeranno le elezioni, quanto ne sappiamo, invece, sulle false notizie che potrebbero accompagnarle? Abbastanza, pur mancando ancora diverse settimane al voto.

Cosa ci insegnano le false notizie del passato
Per stimare come sarà la disinformazione sulle elezioni europee 2024 possiamo partire da quanto accaduto durante le elezioni che si sono tenute in Europa nel 2023, quando in alcuni Paesi Ue (come Repubblica Ceca o Spagna) e in alcuni Stati membri del Consiglio d’Europa (come il Montenegro o la Turchia) i cittadini sono stati chiamati, a livello nazionale, ad esprimere il proprio voto per le elezioni parlamentari o presidenziali.

Stando all’ultimo report pubblicato a marzo 2024 da Edmo (European Digital Media Observatory, di cui fanno parte anche Facta e Pagella Politica), sono diversi i filoni della disinformazione rilevati: alcune false notizie riguardavano il processo elettorale o i politici stessi, altre le istituzioni o le norme europee, altre ancora l’economia, il cambiamento climatico, la guerra in Ucraina, l’immigrazione o la politica estera. Si tratta, in tutti i casi, di temi non nuovi alla disinformazione e che ben conosciamo anche noi.

Sono molte, infatti, le false narrazioni di argomento politico identificate in Europa nel 2023 e che avevamo già incontrato, in passato, anche in Italia. In vista delle elezioni politiche del settembre 2022, ad esempio, avevamo verificato su Facta diverse notizie che davano per favorito (o in rimonta) il Movimento Cinque Stelle (M5S); in realtà, si trattava di falsi sondaggi pubblicati con l’intento di disinformare e condizionare il voto degli italiani. È andata in modo simile anche in Montenegro, in occasione delle elezioni presidenziali dello scorso anno, dove sono stati diffusi dei falsi sondaggi per cercare di influenzare le scelte elettorali. Stessa cosa è successa anche in Turchia e in Repubblica Ceca in occasione delle rispettive elezioni presidenziali avvenute nel 2023.

Tra il giugno e il  settembre 2022 su Facta avevamo anche visto che, tra le categorie più colpite dalla disinformazione nelle settimane precedenti alle elezioni nazionali, c’erano sia i diversi esponenti politici, ma anche particolari categorie di elettori. Nel primo caso possiamo aspettarci che, con le prossime elezioni europee, personalità politiche europee di rilievo, come – ad esempio – la Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, saranno tra i protagonisti della disinformazione (argomento finito, anche negli ultimi giorni, sotto la lente dei nostri fact-checker). D’altra parte, però, avrà senso anche monitorare le notizie che riguarderanno gli elettori. In passato, ad esempio, sia in Italia che in Spagna non era mancata la disinformazione sul voto dei residenti all’estero.

Non dimentichiamo, infine, che negli ultimi anni sono stati diversi (e in differenti Stati) i casi di disinformazione che hanno insinuato dubbi sulle procedure elettorali. Presumibilmente, la falsa narrazione di un’Unione europea antidemocratica e dalle elezioni pilotate potrebbe ripresentarsi anche in occasione del voto di giugno.

Questi esempi e la loro capacità di adattarsi non solo a luoghi geograficamente distanti, ma anche a momenti politici differenti, ci permettono di ipotizzare che si tratti di temi particolarmente cari alla disinformazione politica e, proprio per questo, di argomenti da monitorare in vista delle prossime elezioni europee.

Ma non solo: bisognerà stare attenti anche alle novità. Pensando agli sviluppi tecnologici degli ultimi mesi e ai casi di disinformazione trattati, tra gli altri, anche da Facta, non si può non fare riferimento all’intelligenza artificiale. Che ruolo avrà in occasione delle elezioni europee?

L’intelligenza artificiale, nemica o amica delle redazioni?
L’intelligenza artificiale è entrata a tutti gli effetti nell’Unione europea e non solo perché la maggior parte dei cittadini ormai sa di che cosa stiamo parlando, ma anche perché nel mese di marzo 2024 il Parlamento Ue ha adottato l’Artificial Intelligence Act, una regolamentazione che vuole bilanciare il progresso tecnologico e la protezione dei cittadini.

Guardando alla disinformazione, l’intelligenza artificiale è oggi in grado di generale immagini, audio, video e testi che minano la corretta informazione dei cittadini. Se ci limitiamo ad analizzare i soli contenuti politici, in passato su Facta abbiamo verificato false notizie generate con l’intelligenza artificiale che riguardavano diversi esponenti politici, italiani o esteri. È il caso del falso servizio su Giorgia Meloni che guadagnerebbe cifre astronomiche grazie ad un’applicazione di Elon Musk o quello del Presidente russo Vladimir Putin che si sarebbe inginocchiato e avrebbe baciato la mano del presidente cinese Xi Jinping. O, ancora, il caso del video (manipolato con un intento satirico) in cui il procuratore statunitense Alvin Bragg sembrava ritirare le accuse contro Donald Trump.

I casi di disinformazione legati all’IA non sono una specificità italiana, ma hanno riguardato tanti altri Paesi europei, come Spagna, Germania e Grecia. Guardando l’altra faccia della medaglia scopriamo però che l’IA viene utilizzata da diverse redazioni giornalistiche a proprio vantaggio, per cercare di ridurre i tempi di lavoro e ottimizzare i propri sforzi.

Il quotidiano francese Le Monde, ad esempio, utilizza l’intelligenza artificiale per una prima traduzione degli articoli, poi rivista dagli editori, e ha così aumentato il numero di notizie pubblicabili in inglese; recentemente il quotidiano ha anche siglato un accordo con Open AI per permettere all’azienda di attingere ai propri contenuti per migliorare le risposte di Chat GPT. In Germania su Express.de è possibile imbattersi in articoli scritti da Klara, una giornalista virtuale. Gli editori continuano a decidere quali storie coprire e a rivedere ogni contenuto, ma la scrittura, la struttura e il tono sono affidati all’intelligenza artificiale. In Repubblica Ceca Radio Expres ha clonato la voce di una popolare conduttrice la cui replica artificiale è destinata a coprire le trasmissioni della notte.

Questi esempi ci mostrano come l’intelligenza artificiale sia diventata uno strumento utile in mano alle redazioni per aumentare la circolazione e la trasmissione delle notizie. Chissà se, al momento del voto europeo, saranno per i fact-checker maggiori gli svantaggi o i benefici offerti da questa nuova tecnologia. Staremo a vedere.

testo sintesi

Potrebbero interessarti
Segnala su Whatsapp