Le bufale razziste sui migranti haitiani hanno scatenato un’ondata di violenza reale - Facta
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Le bufale razziste sui migranti haitiani hanno scatenato un’ondata di violenza reale

Di Jacopo Di Miceli

La voce sugli animali domestici mangiati dalla comunità haitiana nella città di Springfield, in Ohio, ha ormai fatto il giro e, da meme della destra, è diventata un meme – e persino una canzone – per prendere in giro la destra e Donald Trump. 

Ma, fin dall’inizio, la teoria del complotto non si è mai limitata a essere una semplice immagine divertente su cui scherzare. È stata consapevolmente usata per legittimare una nuova forma di panico morale sull’immigrazione, ben al di là della sua realtà fattuale. «Non lasciatevi scoraggiare dai bambini piagnoni dei media, cari patrioti. Continuate a postare meme di gatti», esortava infatti il candidato repubblicano alla vicepresidenza JD Vance il 10 settembre, pur ammettendo, allo stesso tempo, che i rumors potessero risultare falsi. Cinque giorni più tardi, in un’intervista alla CNN, Vance ha confessato candidamente di aver mentito: «Se devo creare storie affinché i media americani prestino effettivamente attenzione alla sofferenza del popolo americano, allora è quello che farò».

È il copione che anche Trump ha iniziato a recitare per sminuire da un lato gli ormai numerosi fact-checking sulla notizia e, dall’altro, la spirale di insicurezza che la stessa menzogna ha innescato nel posto da cui tutto è partito, Springfield. 

Nell’ultima settimana un’ondata di allarmi bomba ha coinvolto il campus del college, l’università, il tribunale, la motorizzazione, il municipio e diverse scuole elementari. Il 14 settembre, per diverse ore, l’ospedale è stato messo in lockdown: nessuno poteva entrare e uscire finché non fossero stati completati i controlli di sicurezza. Il sindaco, Rob Rue, un repubblicano, ha rivelato che le minacce erano direttamente collegate all’odio razziale contro la comunità haitiana e ha poi chiamato in causa i politici nazionali per aver esposto la città al pericolo. «Non so nulla degli allarmi bomba» ha dichiarato in risposta Trump. «So che gli immigrati illegali hanno preso il controllo di Springfield, ed è una cosa terribile».

Il vortice in cui si è ritrovato il vecchio centro industriale dell’Ohio assomiglia a quello in cui sono loro malgrado finiti, in questi anni, scuole, biblioteche, ospedali e imprese dopo essere stati segnalati dall’account transfobico Libs of TikTok come ritrovi pubblici di pedofili o come luoghi di esperimenti woke su minorenni. Anche in quel caso, dai social si è passati alle minacce di bomba e alle irruzioni di gruppi estremisti, gli stessi che si stanno affacciando a Springfield.

Ad esempio, il 14 settembre sono stati avvistati, con cartelli e bandiere, una ventina di Proud Boys – una delle milizie coinvolte nell’assalto a Capitol Hill – e, dal Kentucky, è addirittura giunta una delegazione del Ku Klux Klan, storica organizzazione suprematista bianca, per fare proselitismo e propaganda anti-immigrazione. Si tratta della seconda volta in poco di più di un mese che la città è bersaglio di estremisti di destra. All’inizio di agosto, il gruppo neonazista Blood Tribe aveva organizzato una marcia non autorizzata contro l’immigrazione haitiana e, alla fine del mese, uno dei suoi capi aveva minacciato il consiglio comunale durante un’assemblea pubblica. Blood Tribe ha inoltre avuto un ruolo non secondario nel contribuire a diffondere la disinformazione sugli animali domestici rapiti, uccisi e mangiati.

La comunità haitiana di Springfield, arrivata negli Stati Uniti in fuga dalle gang criminali che hanno preso il controllo del Paese e garantita dalla protezione temporanea concessa dall’amministrazione Biden, è molto spaventata. I bambini hanno paura ad andare a scuola, gli atti vandalici e le intimidazioni sono in crescita. Pur essendo stati già in passato vittime di attacchi razzisti, mai gli haitiani si sono sentiti così insicuri, e gli abusi si sono estesi alla popolazione nera locale, confusa con quella caraibica. Nathan Clark, padre di un ragazzo morto lo scorso anno in un incidente stradale causato da un haitiano, ha ammonito Trump e Vance di non strumentalizzare il figlio per trarne un guadagno politico.

Trump sta, tuttavia, continuando a sfruttare la teoria del complotto sui cani e i gatti di Springfield per esacerbare i toni. Dopo averla esplicitamente nominata in diretta televisiva nel corso del primo dibattito presidenziale contro Kamala Harris, Trump ha promesso che «la più grande espulsione» di immigrati nella storia americana partirà proprio da lì, da Springfield, e in un recente comunicato ha adottato per la prima volta il termine “remigrazione”, in genere associato al partito di estrema destra Alternativa per la Germania. La parola è un conio del neonazista austriaco Martin Sellner ed è nata come eufemismo per indicare la deportazione di massa degli stranieri, non solo degli immigrati irregolari.

La vicenda è, quindi, esemplificativa di quanto il partito repubblicano sia disposto a innescare una macchina del fango contro i deboli pur di portare acqua al mulino dei discorsi anti-immigrazione. Anzi, gli influencer che hanno alimentato le odiose leggende sugli haitiani, come Laura Loomer e Benny Johnson, sono stati premiati nei giorni successivi con incontri al vertice, tra cui con lo stesso Trump, tanto che ci si comincia a domandare quanto ascendente abbiano queste personalità senza freni sulle opinioni dell’ex presidente.

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